Clementina Gily |
È stato detto molto
sullEsasperatismo, il movimento lanciato nel 2000 da Adolfo Giuliani e da allora
molto attivo, tanto da suscitare una serie di interventi autorevoli ed internazionali,
artisti che hanno inserito nel movimento opere e deviazioni interessanti; si sono fatte in
pochi anni tante mostre nazionali ed internazionali di rilievo, tantissime personali e collettive in loco, anche nella galleria dello stesso Giuliani. Linteresse che suscitano i bidoni, bandiera dellEsasperatismo, è costante nella critica ma anche nel pubblico che partecipa agli eventi, per quellimplicita e chiarissima immagine che è il bidone. Già nel primo manifesto del movimento, si dichiarava il suo concetto che lo sottrae alla sua natura di imbroglio, come nellespressione prendere un bidone: è un che di raffinato, un fondo oscuro da modellare, casuale ma atto a destare il divino. Duttile sostrato, sa trasformare la sua inerzia nellinnesco di fuochi pirotecnici. Ed è quindi piuttosto una metafora della rinascita; ma si presenta modesta ed ironica, nel carattere rivoluzionario ed urtante. Un Masaniello pescatore che simprovvisa re per rabbia e disperazione; ma poi riesce, inopinatamente, nellintento: ed è re. Quel che non accadde a Masaniello e a tanti simili ribelli, è che il bidone porta in sé il segno inconfondibile del suo essere, non sa innovarsi che in parte. Materia inerte che custodisce a1 suo interno un mistero, non sillude del tutto quando si riveste di colori ed immagini: bidone resta. Sembra un limite, una trasformazione mai completa, mentre indica la sua forza e potenza, se il sapere è un cammino che non si interrompe, un processo valido finché è ben vivo e vegeto, finché insiste nella volontà di cambiare quel se stesso che non dimentica. Il limite è la forza di saper attingere ogni volta al simbolo per rinnovare la linfa, seguitare a sapere che bisogna tornare alloscuro per procedere, Proserpina e Ade, Primavera e Inverno. Quel che tradì Masaniello fu il credere finita la lotta, pensare di aver conseguito il diritto di passare dallaltra parte, di diventare anche lui un prepotente come si deve, e finalmente regnare; dimenticando quel che laveva fatto re, lodio alla prepotenza: e perì. Mentre il bidone ha la forza della sua resistenza invincibile, resta dovè e dovera. Simbolo dellostinazione vivificante. Era, racconta Giuliani, il fermaposto per il parcheggio dellauto, in una via stretta che una volta si chiamava la nfrascata, una via verso il verde delle colline vomeresi. Oggi non cè il verde settecentesco, ma nemmeno la polvere di quando nacque il bidone. Allora era percorsa dalle auto, tra due file di parcheggio. Per aggravio di pena, ospitava i lavori del metrò dellarte; al momento, polvere e macerie, antiche e nuove, che si contendevano senza fiducia il cantiere. Eppure, piano piano, sè alzata lì la guglia di Mendini, sopra quelle mura che ritraggono il senso dellarchitettura dintorno; i muri dei condomini circostanti si sono riempiti di ori e fregi per evocare uno spazio assente, per fantasticare una città dove il Piccolo Principe sarebbe a suo agio. Intanto, il bidone faceva il suo lavoro. Trasportato di qua e di là da chi voleva accampare la sua auto con certezza. Una metafora di come basti poco alle persone semplici per inventare le comodità, per suscitare dal nulla parcheggi inesistenti. Finiti i lavori, il bidone doveva estinguersi con loro e dichiarare finita la sua sbattuta esistenza: invece trovò Adolfo, che in qualche favola dellinfanzia era una creatura delle foreste, che lo inventò simbolo dellepoca vissuta con lui, unepoca di sfratto e di sfranto, da cui alla fine si era innalzata la sottile guglia color del cielo. Che aveva persino saputo ridare la loro dignità ad antichità insospettate, emerse dai cumuli di erba e rifiuti. Un sogno che recupera il sé più antico e più vero, quello che ha lasciato traccia profonda nellanimo. Laccato in rosso e nero, i colori del vulcano, il bidone da allora lancia lontano il suo nuovo nome. Il termine ESASPERATISMO non esiste. Se nominare significa determinare, se dare un nuovo nome è diventare coscienti di qualcosa, cercare una definizione per qualcosa di ineffabile che è nellaria il nome è una mongolfiera. La ribellione di ogni giorno nel respirare la polvere senza sapere se mai finirà e se mai concluderà in qualcosa questa doglia aggiuntiva, si è mirabilmente trasformata nel decoro dello sdegno, nella solerte quanto immobile maschera dellindignazione. Contro chi non ti rispetta. Come un vecchio indiano dal casco di penne, disposto alla morte e non a tradire il credo antico, il napoletano vive spesso questo stato danimo, stretto tra gli emigranti, festosi e ciarlieri, e quelli che gli rubano il sole. Tira diritto badando alla strada e a non imprecare, a tenersi pulita lanima, forse memore, come diceva De Crescenzo con ironia e saggezza, dellantico epicureismo, di Virgilio Mago, delle tante favole alchemiche che sono ovunque. E le anime delle Fontanelle tornano, ogni tanto, a far assaporare qualche sibilante sapore di vendetta o a suggerire qualche numero. Il senso però non è mai nella vendetta o nellazzardo, come dice bene Pulcinella ed ha ripetuto Totò, il senso è nel prendere la vita con umorismo, nel pensare alla salute, nel continuare a sperare. A volte si ride con sarcasmo per uno che cade, ma è solo umana debolezza. Quello in cui poi in fondo ci si ritrova tutti, è che la vita vale la pena di essere vissuta nonostante. E il bidone questo lo dice meravigliosamente. Può essere che ognuno nel nascere ha avuto un bidone. Ma si tratta poi di vedere quel che ci si sa trovare, nel crogiolo. Se lo si sa spostare sotto un arcobaleno, è la ricchezza. Tutto può succedere. Immaginazioni, forse, ma come lo sono i miti, le religioni ed i progetti. Se si trovano le pietre giuste, si alzano i campanili delle città delle fate. Nel 2009, il bidone è più attuale che mai. Lesasperatismo è un invito a lottare, non a mandare tutti al diavolo. Ma talvolta anche questo ci vuole. Tratto dal libro Esasperatismo Logos & Bidone 2000-2009 |