Presentazione
del libro di Adolfo Giuliani:
"Esasperatismo Logos & Bidone 2000 - 2009"
Eventi documenti rassegna stampa
e testimonianze.
Bidone d'oro 2009 alla
cultura al maestro Roberto De Simone
Introduzione di Gerardo Marotta.
Interventi:
Clementina Gily
Emilia Mallardo
Leo Strozzieri.
Moderatrice: Clara Guarino.
- Motivazione del premio:
- Movimento culturale "Esasperatismo
Logos & Bidone" ha l'onore di consegnare il Bidone d'oro 2009 per la cultura al
maestro Roberto De Simone stimato e apprezzato per le sue doti di regista e compositore,
figura di primissimo piano nel mondo artistici internazionale. Egli ha sempre onorato la
città di Napoli con il suo impegno di attento studioso della cultura partenopea, della
sua espressività popolare e del suo patrimonio teatrale e musicale. Il suo estro creativo
è un emblema della città di Napoli, la passione e la dedizione per il suo lavoro sono
l'esempio del rigore e dell'etica professionale per il cittadino del mondo.
PREFAZIONE al libro di Gerardo
Marotta
Presidente e fondatore dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Un artista e filosofo geniale, Adolfo
Giuliani, ha voluto ideare il simbolo di un'intera umanità sofferente, che può
rappresentare per noi Italiani tutto ciò che la nostra Patria ha smarrito o è sul punto
di perdere: la memoria, del Risorgimento, la virtù, il costume, la solidarietà tra i
cittadini, la capacità di accogliere lo straniero e di prendersi cura di centinaia dei
suoi figli migliori, quei ricercatori costretti a emigrare lontano, a vivere un'esistenza
precaria e a profondere i tesori dei loro ingegno ad altre nazioni.
Così, il "Bidone", col suo fusto sanguinante di ferite, ricordo di profonde
percosse non facili a rimarginarsi, reclinato su un solo lato, come creatura cui manca
finanche un ultimo grido se non di indignazione, almeno di rabbia, appare come sconfortato
dalle tante virtù perdute e quasi pieno di scoramento per le mai davvero nuove presenze,
che egli ben non riconosce come uomini: esseri vili, gravi di un'immonda avidità di
ricchezza. Una borghesia parassitaria, che si nutre dei traffici di rifiuti tossici,
quella borghesia dei gestori dei rifiuti, essa stessa un rifiuto umano che avvelena la
terra, gli orli, le campagne un tempo ubertose, che sparge diossina e tumori e mille
terribili forme di morbi che devastano le terre e i cieli di questo Mondo e con ancor
maggiore odio si accaniscono contro questo nostro Mezzogiorno d'Italia, culla delle più
belle e raffinate civiltà del Mediterraneo e tuttavia oggi esempio di una turpe
schiavitù al comando di forti potentati animati da un solo sentimento, l'habendi rabies.
Su questa linea anche il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che, in
una dichiarazione riportata dalla Repubblica del 5 Giugno dei 2008, diceva come sia
«assolutamente accertato, anche attraverso inchieste parlamentari, il sistematico
trasferimento dei rifiuti tossici altamente pericolosi dall'industria del Nord al
territorio campano, un traffico, cogestito dalla camorra».
E il Bidone risuona nell'esasperazione dei dannati della Terra. del lamento di coloro a
cui resta soltanto un margine di sopravvivenza e nessuna speranza per i figli che scorgono
all'orizzonte una sola linea opaca: la precarietà... A meno che non si decida di
invertire drasticamente la rotta.
Questo è in sintesi l'Esasperatismo dal mio punto di vista, il termine che riassume in
sé il male e il malaffare dei nostri giorni e, nello stesso tempo, l'ipotesi, se pur
lontana e vacillante, di un possibile ravvedimento.
15 marzo 2009
Clementina Gily
Estetica/Educazione allimmagine Università Federico 11, dir. OSCOM Dip.
Filosofia
ESASPERATISMO
È stato detto molto sull'esasperatismo, il movimento lanciato nel 2000 da Adolfo Giuliani
e da allora molto attivo, tanto da suscitare una serie di interventi autorevoli ed
internazionali, artisti che hanno inserito nel movimento opere e deviazioni interessanti;
si sono fatte in pochi anni tante mostre nazionali ed internazionali di rilievo,
tantissime personali e collettive in loco, anche nella galleria dello stesso Giuliani
L'interesse che suscitano i «bidoni", bandiera deIl'esasperatismo, è costante Della
critica ma anche nel pubblico che partecipa agli eventi, per quell'implicita e chiarissima
immagine che è il bidone. Già nel primo manifesto del movimento, sì dichiarava il suo
concetto che lo sottrae alla sua natura di imbroglio, come nell'espressione "prendere
un bidone": è un che di raffinato, un fondo oscuro da modellare, casuale ma atto a
destare il divino. Duttile sostrato, sa trasformare la sua inerzia nell'innesco di fuochi
pirotecnici. Ed è quindi piuttosto una metafora della rinascita; ma si presenta modesta
ed ironica, nel carattere rivoluzionano ed urtante. Un Masaniello pescatore che
s'improvvisa re per rabbia e disperazione; ma poi riesce, inopinatamente, nell'intento: ed
è re.
Quel che non accadde a Masaniello e a tanti simili ribelli, è che il bidone porta in sé
il segno inconfondibile del suo essere, non sa innovarsi che in parte. Materia inerte che
custodisce al suo interno un mistero, non s'illude del tutto quando si riveste di colori
ed immagini: bidone resta. Sembra un limite, una trasformazione mai completa, mentre
indica la sua forza e potenza, se il sapere è un cammino che non si interrompe, un
processo valido finché è ben vivo e vegeto, finché insiste nella volontà di cambiare
quel se stesso che non dimentica. Il limite è la forza di saper attingere ogni volta al
simbolo per rinnovare la linfa, seguitare a sapere che bisogna tornare all'oscuro per
procedere, Proserpina e Ade, Primavera e Inverno. Quel che tradì Masaniello fu il credere
finita la lotta, pensare di aver conseguito il diritto di passare dall'altra parte, di
diventare anche lui un prepotente come si deve, e finalmente regnare; dimenticando quel
che l'aveva fatto re, l'odio alla prepotenza: e perì. Mentre il bidone ha la forza della
sua resistenza invincibile, resta dov'è e dovere. Simbolo dell'ostinazione vivificante.
Era, racconta Giuliani, il fermaposto per il parcheggio dell'auto, in una via stretta che
una volta si chiamava la 'nfrascata, una via verso il verde delle colline vomeresi. Oggi
non c'è il verde settecentesco, ma nemmeno la polvere di quando nacque il bidone. Allora
era percorsa dalle auto, tra due file di parcheggio, Per aggravio di pena, ospitava i
lavori del metrò dell'arte al momento, polvere e macerie, antiche e nuove, che si
contendevano senza fiducia il cantiere. Eppure, piano piano, s'è alzata lì la guglia di
Mendini, sopra quelle mura che sono il senso dell'architettura d'intorno; i muri dei
condomini circostanti si sono riempiti di ori e fregi per evocare uno spazio assente, per
fantasticare una città dove il Piccolo Principe sarebbe a suo agio. Intanto, il bidone
faceva il suo lavoro. Trasportato di qua e di là da chi voleva accampare la sua auto con
certezza. Una metafora di come basti poco alle persone semplici per inventare le
comodità, per suscitare dal nulla parcheggi inesistenti.
Finiti i lavori, il bidone doveva estinguersi con loro e dichiarare finita la sua sbattuta
esistenza: invece trovò Adolfo, che in qualche favola dell'infanzia era una creatura
delle foreste, che lo inventò simbolo dell'epoca vissuta con lui, un'epoca di sfratto e
di sfranto, da cui alla fine si era innalzata la sottile guglia color del cielo. Che aveva
persine-) saputo ridare la loro dignità ad antichità insospettate, emerse dai cumuli dì
erba e rifiuti. Un sogno che recupera il sé più antico e più vero, quello che ha
lasciato traccia profonda nell'animo.
Laccato in rosso e nero, i colori del vulcano, il bidone da allora lancia lontano il suo
nuovo nome. Il termine ESASPERATISMO non esiste. Se nominare significa determinare, se
dare un nuovo nome è diventare coscienti di qualcosa, cercare una definizione per
qualcosa di ineffabile che è nell'aria - il nome è una mongolfiera. La ribellione di
ogni giorno nel respirare la polvere senza sapere se mai finirà e se mai concluderà in
qualcosa questa doglia aggiuntiva, sì è mirabilmente trasformata nel decoro dello
sdegno, nella solerte quanto immobile maschera dell'indignazione. Contro chi non ti
rispetta.
Come un vecchio indiano dal casco di penne, disposto alla morte e non a tradire il credo
antico, il napoletano vive spesso questo stato d'animo, stretto tra gli emigranti, festosi
e ciarlieri e quelli che gli rubano il sole. Tira diritto badando alla strada e a non
imprecare, a tenersi pulita l'anima, forse memore, come diceva De Crescenzo con ironia e
saggezza, dell'antico epicureismo, di Virgilio Mago, delle tante favole alchemiche che
sono ovunque. E le anime delle Fontanelle tornano, ogni tanto, a far assaporare qualche
sibilante sapore di vendetta o a suggerire qualche numero. Il senso però non è mai nella
vendetta o nell'azzardo, come dice bene Pulcinella ed ha ripetuto Totò, il senso è nel
prendere la vita con umorismo, nel pensare alla salute, nel continuare a sperare. A volte
si ride con sarcasmo per uno che cade, ma è solo umana debolezza. Quello in cui poi in
fondo ci si ritrova tutti, è che la vita vale la pena di essere vissuta nonostante. E il
bidone questo lo dice meravigliosamente.
Può essere, che ognuno nel nascere ha avuto un bidone. Ma si tratta poi di vedere quel
che ci si sa trovare, nel crogiolo. Se lo si sa spostare sotto un arcobaleno, è la
ricchezza. Tutto può succedere. Immaginazioni, forse, ma come lo sono i miti, le
religioni ed i progetti. Se si trovano le pietre giuste, si alzano i campanili delle
città delle fate.
Nel 2009, il bidone è più attuale che mai. L'esasperatismo è un invito a lottare, non a
mandare tutti al diavolo. Ma talvolta anche questo ci vuole.
Clara Guarino
Dirigente scolastico Presidente Lions Club "Napoli Vesuvio"
In un momento storico in cui i cani feroci mordono al cenno del padrone e la canizie,
invece di adornarsi di "liete voglie e sante...", finisce nell'elenco degli
affiliati e/o collusi con la camorra, mentre i funamboli della politica tentano gli
equilibrismi più disparati, in un'era di globalizzazione accelerata e, per forza di cose,
incompleta e carente, con un progresso incondizionato e poco accorto alle esigenze della
terra e dell'uomo, nasce un movimento artistico - culturale quale l'Esasperatismo - Logos
& Bidone, opera e merito di Adolfo Giuliani, con un manifesto di intenti legalizzato e
pubblicato a Napoli nel maggio del 2000. Ben presto il movimento si diffonde non solo
nella città e provincia, ma in tutta Italia e da qualche anno all'estero, come dimostra
questa rassegna stampa onnicomprensiva di articoli pubblicati da giornalisti,
simpatizzanti e intellettuali a vario titolo. Esso sottolinea, esprime e, talvolta,
denunzia, senza mai diventare grossolano o irriverente, violento, gli aspetti psico -
sociali, il malessere umano e culturale nella infinita serialità dei nostri giorni
inquieti. Anzi serpeggia qua e là, non solo nel manifesto degli intenti, ma nelle opere
di quasi tutti gli artisti, che al movimento hanno con slancio aderito, un senso di umana
pietas per la nostra parte debole, vulnerabile, amareggiata, per le esigenze del nostro
istinto vitale, che motivano e giustificano la vita. E' palpabile la sensazione che
l'Esasperatismo voglia indicare alla nostra coscienza intenzionale, intendendo per
"coscienza intenzionale" quella che Husserl riteneva essere la capacità
dell'uomo di ", tendere in", uscire da sé per andare incontro all'altro suo
simile, che in fondo tutte le cose e tutti gli uomini siano sempre, gli uni rispetto agli
altri, chiunque essi siano, degli sconosciuti, inesorabilmente, e come le nostre strade si
incrociano sempre per pochi passi e istanti, conquistando la fugace parvenza della
comunione, della vicinanza, dell'amicizia. Eppure scorrendo i cataloghi, osservando i
bidoni dipinti, le figure che li ornano o li comprendono, o li indicano, l'amarezza, lo
scoramento, un malcelato pessimismo legato all'idea che siamo maschere ignude in una terra
resa ostile dal progresso mai gestito, passano in secondo piano, quando si intravede un
campanile, un volto segnato, degli alberi, delle macchine messe lì ammaccate e alla
rinfusa, una figura contorta e scheletrica. Allora vicinissimo ci sembra dì sentire, di
avvertire, con "animo perturbato e commosso", uomini, animali, piante che appena
scorgiamo, che non riusciamo a distinguere, che si muovono, emettono suoni, lavorano,
vivono una loro vita, E tutto ha qualcosa dì fiabesco, di ignoto, dì inafferrabile, di
affascinante. Si rimette in moto la speranza in una vita serena incardinata in un mondo
migliore. Soltanto così potremo essere in pace con noi, per noi, tra noi. E non per cosa
di poco conto.
Leo Strozzieri
Scrittore e Critico d'arte
ESASPERATISMO E UTOPIA BIDONE E LOGOS
Ho sempre desiderato che il vivere quotidiano scorresse cadenzato come ticchettio di
orologio.
Ho sempre desiderato che la natura fosse biancovestita anche quando la serranda della mia
anima è abbassata.
Ho sempre desiderato che la scienza sconfiggesse la tristezza dei miei pensieri.
Ho sempre desiderato che l'arte nascondesse un sogno fruibile come neve, d'inverno, per ì
bambini. E INVECE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
I miei passi, i nostri passi sono diventati pesanti. Le mie mani, le nostre mani non
dipingono più l'aurora.
I miei occhi, i nostri occhi vanno a posarsi sul muro grigio. Qui appoggio, appoggiamo i
nostri bidoni.
Un tempo era fioca la voce della mia, della nostra esasperazione.
Ora rinvigorita dalla frequentazione e -mi permetto di dire- dall'amicizia di Adolfo
Giuliani, promotore del movimento che va sotto il nome di ESASPERATISMO, il cui simbolo è
proprio il BIDONE, diventa urlo contro i dottori che accudiscono le partorienti (il
progresso e la globalizzazione) dei mostri.
Un'onda inarrestabile di sdegno per questi giorni infausti di nebbia che avvolge il nostro
paese di cui la città partenopea ove vive ed opera Giuliani è lapalissiana
testimonianza, ha coinvolto e tuttora sta coinvolgendo personaggi della cultura di ogni
parte d'Italia; e per me e per noi si sprigiona un cocente desiderio di neoumanesimo che
non tarderà a spuntare. Ed allora questo novello Poverello d'Assisi potrà, magari ebbro
di un eccitante odore di mosto, nuovamente intonare il Cantico di frate sole, che a suo
tempo fu indubbiamente mirabile profezia della rinascenza.
Ritenetelo pure utopista ma Giuliani da uomo colto pur conoscendo bene il significato di
utopia (ottimo luogo che non è in alcun luogo), da sognatore persegue questo respiro più
ampio, che poi è il respiro della poesia, che diventi da un lato denuncia dei mali della
società, dall'altro indirizzo verso itinerari di assolutezza. Il territorio proprio
praticato dall'artista esasperatista è quello dell'utopia; all'uomo incatenato entro la
caverna platonica non basta la reminiscenza del regno, ma il regno, ovvero l'Assoluto,
l'Iperuranio, il luogo sopra il cielo, in pratica il non-luogo. In questa fittizia
isola-regno, abitata da una società ideale, il bidone abdica totalmente in favore del
logos. |