Domenico Raio
Giornalista e scrittore

Esasperatismo, un Movimento cosmopolita

Nel villaggio globale del mondo, dov’è ormai prassi che si progetti in Europa, si produca in Asia e si venda in America, connotare territorialmente un Movimento culturale sarebbe limitativo. La Seconda Mostra Internazionale del Movimento Esasperatismo Logos & Bidone sancisce in maniera definitiva lo spessore cosmopolita di un movimento che, nato a Napoli agli albori del terzo millennio, si è diffuso repentinamente in ogni continente raccogliendo le adesioni di un cospicuo numero di artisti, alcuni dei quali sono presenti in questa esposizione ospitata in una sede tanto prestigiosa quanto universalmente conosciuta come Castel dell’Ovo. È significativo che sia proprio Napoli ad accogliere questa importante collettiva, ma si sbaglia di grosso chi dovesse pensare che il contenuto di denuncia, riscontrabile nelle opere degli artisti partecipanti, possa avere una qualche relazione con la città partenopea.
Le questioni affrontate dal Movimento sono anch’esse globali e riguardano in particolare la casa comune degli uomini, la nostra terra, per la cui salvaguardia si rende necessario il concorso di tutti i popoli del mondo. Problemi come l’inquinamento, il buco dell’ozono e i conseguenti cambiamenti climatici che tante rovine stanno causando, giusto per citare qualche esempio, non si possono di certo fermare alla frontiera. Il ciclo industriale produzione-vendita-consumo che sta risucchiando nella sua spirale uomini di ogni continente uniformandoli nell’insoddisfazione e nelle frustrazioni di un vivere quotidiano privo ormai di ogni umano interesse, è una questione che sta assumendo cittadinanza universale. Passaporto internazionale sembrano avere anche altri scottanti temi d’attualità quali la clonazione e gli organismi geneticamente modificati, frutto di una scienza priva di etica già tesa a sostituirsi a madre natura per partorire mostri dagli effetti imprevedibili. In questa occasione proprio da Napoli, città vituperata, ma straordinariamente vitale e sensibile, giunge un invito universale alla riflessione attraverso lo strumento dell’arte che, quando si conserva libera e pura, come quella espressa dagli artisti dell’Esasperatismo, rappresenta un monito da prendere in seria considerazione.
L’arte riconquista così una nuova rappresentatività, diventa metafora della nostra epoca nelle sue molteplici situazioni, si sostituisce a voci ben più autorevoli se queste tacciono per calcolo o per mancanza di senno. Non ha la pretesa di fermare il corso degli eventi, non sarebbe neanche suo compito, ma d’intervenire sulle coscienze per modificare i comportamenti più irresponsabili delle comunità, dei suoi rappresentanti, come dei singoli cittadini. Il pericolo di non ritorno è già alto e riguarda tutte le nazioni perché di fronte a problemi di tali dimensioni nessun paese può ritenersi esente da rischi concreti. Gli artisti dell’Esasperatismo convergono a Napoli per lanciare proprio dall’antica capitale europea un messaggio di speranza all’Europa ed al Mondo. La città contenitore per antonomasia, di storia e di esperienze, vissuta, ferita, sofferta, si desta e da metropoli cosmopolita qual è sempre stata si assume la responsabilità morale e culturale di denunciare, attraverso le opere degli artisti presenti in mostra, quei mali del mondo che stanno mettendo in pericolo la stessa sopravvivenza del genere umano sul nostro pianeta.