Clara Guarino
Docente di lettere, latino e greco

Esasperatismo ovvero il recupero dei valori

Cercherò di illustrare, brevemente, i motivi che hanno indotto un gruppo di persone, direi folto, a unirsi, a mettere insieme le forze per fare appello a uomini e donne che hanno creduto e credono in una politica che non fa a meno dei partiti, ma che non si esaurisce in essi, persone che vogliono incidere sui meccanismi di selezione, sottolineando i criteri di preparazione e di meritocrazia. Oggi, infatti, la politica è sempre più delegata e il sistema dei partiti, ahimé, sovente, assomiglia molto a un ordine professionale, portatore com’è di logiche e interessi propri, spesso addirittura separati da quelli del resto della comunità dei cittadini.
L’economia è sempre più consumismo sfrenato; la soglia del rispetto dei diritti è sempre più bassa; la società è considerata luogo di dominio, inibita nella sua vitalità dall’eccesso di legislazione e dai vincoli burocratici. Si è instaurata una forma di totalitarismo, se vogliamo più intransigente e aggressiva nei riguardi della dignità della persona, il totalitarismo del denaro, facendo affievolire il piacere e l’arte di vivere, nonostante che oggi si parli tanto e con frenesia di conquiste, di emancipazione e di diritto al piacere. Le responsabilità vengono ignorate o rimandate a un paradisiaco quanto illusorio futuro. E la deificazione del futuro immiserisce il presente anche perché ne sgretola, con una critica insultante, una dimensione fondamentale: la serena consapevolezza del passato. La tradizione non è buona in quanto tale, ma quanto ha di buono va tutelato e difeso. Essa ha contribuito a formare la coscienza dell’uomo contemporaneo, il quale non si sentirà mai compiutamente europeo se non possiede le tradizioni alle quali, del resto, è necessaria la chiarezza del senso storico. Questa ci dà la consapevolezza non solo dell’antichità dell’antico, ma anche della sua presenza; non ci fa sentire arbitrari, fortuiti, ma di crescere da un passato come fiori e frutti, e di venire, in tal modo, giustificati della nostra esistenza e della nostra evoluzione. Monod diceva (“Il caso e la necessità”, 1967 ) che l’unico, grande e vero scopo a cui tendere non è la felicità del genere umano (troppo fugace e individuata solo quando è già passata) ma la conoscenza obiettiva. Oggi, invece, si assiste non al vuoto di questo o quel potere, ma al vuoto di potere in sé. E’ questo il grido di allarme che echeggia da più parti. In un ordinamento che si rispetti la gestione pubblica appartiene, per sua natura, alla società. E una società percorsa da forti correnti valoriali non appalta il suo pensiero a uno sterile burocraticismo dove tutto e il contrario di tutto sono sullo stesso piano o, peggio ancora, a un manipolo di politicanti impreparati e arrampicatori senza storia personale e senza coscienza civile. E se è vero, come è vero, che il futuro è costruzione di significati, noi come persone e come gruppo vogliamo, concretamente, fattivamente contribuire alla costruzione di questi significati con una forte pressione a crescere, a costruire l’agire umano dotato di senso. Diversamente questo movimento non ha ragione di esistere. Abbiamo, perciò, lanciato un grido di allarme costruttivo. L’ideatore del movimento, il prof. Adolfo Giuliani, e gli artisti che lo compongono hanno una storia che non rinnegano. Essa sta là, è magistra vitae, è il presupposto dell’evoluzione del pensiero e delle azioni. L’intento dell’Esasperatismo è quello di potenziare i sentimenti di concordia, di costruire una geocultura della solidarietà, dell’alterità, del pluralismo. Il passato è dentro di noi, il presente è costante lotta, il futuro è nelle mani e nelle menti degli artisti che, descrivendo la nostra umanità dolente, hanno rimesso in moto la speranza.