FEBBRAIO 2018 | Prima edizione, luglio 2016 | |||
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All'inizio degli anni
settanta nuove formazioni terroristiche arabe sconvolsero l'Europa con
attentati sanguinari. In particolare, il Fronte per la liberazione
della palestina (Fplp) inaugurò la tecnica del dirottamento
aereo, fino ad allora sconosciuta nel Vecchio continente. Nel 1973 il
terrorismo colpì direttamente l'Italia: all'aeroporto di
Fiumicino fu consumata una strage che provocò 34 morti. Che cos'è il <<Lodo Moro>>? È l'accordo che i servizi segreti italiani strinsero con il Fplp teso ad evitare il ripetersi di eventi delittuosi sul suolo italiano. In cambio il governo italiano avrebbe chiuso un occhio sui movimenti dei terroristi arabi nel nostro Paese. Ad essi avrebbe acconsentito anche al trasporto di armi da e per il Medio Oriente. Per sei anni l'accordo funzionò benissimo. Cosa accadde però la notte tra il 7 e l'8 novembre 1979? Furono scoperti dei missili nel bagagliaio di un'auto appartenente a due romani. Le indagini portarono a un arabo residente a Bologna, Abu Anzeh Saleh, che fu arrestato. Furono accertate le sue connessioni con il Fplp. Si celebrò il processo, che iniziò il 17 dicembre 1979 a Chieti (pag. 93). Il Fplp iniziò a mandare messaggi inequivocabili ai nostri servizi segreti, raccolti dal colonnello Stefano Giovannone, di stanza a Beirut e rilanciati immediatamente a Roma. Il Lodo era ancora "in vigore": il 10 gennaio 1980 l'organizzazione terroristica rivendicò pubblicamente la proprietà dei missili sequestrari (pag. 100). Ma il governo italiano, altrettanto pubblicamente, diramò una nota in cui smentì l'esistenza di accordi e rapporti con il Fplp (pag. 105). Si arrivò alla sentenza: il 25 gennaio gli imputati furono condannati a sette anni di reclusione. Nei mesi successivi al verdetto i servizi segreti militari continuarono a cercare un accomodamento con gli arabi (è la prova che la politica estera italiana aveva due volti: quello intransigente del governo e quello accomodante del Sismi). Ma gli arabi decisero di vendicarsi. Sfruttando i loro legami con l'URSS contattarono il terrorista venezuelano Iliz Ramirez Sanchez ("Carlos"), di stanza a Mosca, e lo incaricarono di organizzare un attentato in Italia (pag. 126). Il resto lo conosciamo tutti. Un intero capitolo è dedicato alla descrizione della strage e delle successive indagini. La cosa che mi ha colpito è che i tentativi di depistaggio partirono il giorno stesso. La sentenza definitiva ritenne responsabili della strage due terroristi neri, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Nel 2001 il capo della polizia rivelò la presenza a Bologna il giorno della strage di un terrorista tedesco reclutato da Carlos, Thomas Kram (pag. 227). Rimangono due gialli da scoprire. 1. Un certo Salvatore Muggironi, di professione insegnante, fu presente nel luogo dell'attentato: fu ritrovata tra le macerie la sua valigia con il passaporto. Come abbia fatto a scampare alla strage non si sa: dalle indagini non emerse nulla di significativo, però il dubbio rimane (pag. 237 e segg.). 2. Fu ritrovato il corpo di tutte le persone decedute, tranne una. Si tratta di una donna, Maria Fresu. Non si trovava nelle immediate vicinanze del luogo dell'esplosione. Assieme alla figlia e a un'amica si trovava a più di 5 metri. I corpi dell'amica e della figlia sono stati ritrovati intatti, del suo invece non c'è più traccia (pag. 253 e segg.). Per finire: il 14 agosto del 1981 Abu Anzeh Saleh fu scarcerato in attesa del processo d'appello. La Corte d'Appello confermò la condanna, ma Anzeh Saleh si rese irreperibile prima dell'esecuzione della sentenza (pag. 217). Il libro contiene un'interessante spiegazione dell'attentato che, nei cieli dell'isola di Ponza, causò la caduta di un aereo civile italiano, noto come "disastro di Ustica". È alle pagg. 137-143. |