GIUGNO 2017 | Seconda edizione, luglio 1971 | |||
L'Autore
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Editore
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Questo
libro, uscito nel 1971, approfondisce quanto l'Autore aveva scritto
nella sua precedente opera del 1964. Quando uscì, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, 25 luglio - 8 settembre,
destò grande scalpore. Vi era esposta una tesi mai enunciata
fino ad allora: il Capo di Stato maggiore generale, Vittorio Ambrosio,
si accordò segretamente con il maresciallo tedesco Kesselring
affinché lasciasse andare indisturbati il re e il maresciallo
Badoglio. In cambio i vertici italiani non avrebbero impartito alcun
ordine di resistenza alle truppe, lasciando così ampia
libertà di manovra ai tedeschi per occupare la penisola fino
alla Campania, nonostante lo sbarco alleato di Salerno. La presente opera giunge dopo sette anni di ulteriori ricerche: contiene una ricostruzione molto dettagliata di quei giorni. Fin dal 28 luglio 1943 il re diede l'ordine di prendere le opportune misure per un allontanamento da Roma (p. 141). Ai primi di settembre la nuora Maria José, con i quattro figli, fu fatta trasferire in un castello in Val d'Aosta, da dove poi passò in Svizzera. Il 3 settembre 1943 il generale Castellani firmò l'armistizio con il generale Eisenhower. Le azioni dei vertici italiani proseguirono con maggiore celerità: il re e il maresciallo si diedero da fare per mettere in salvo i propri familiari e le proprie ricchezze. Badoglio il 4 settembre fece condurre oltralpe la figlia Maria e la nuora Annina. Per quanto riguarda i beni preziosi, il re fu il più tempestivo anche in quest'occasione. Ai primi di agosto partì da Roma un treno di ventuno vagoni chiusi e piombati diretto a Ginevra. Alla dogana furono impartiti severi ordini di non far aprire nessun carico (p. 143). Vennero fatti sparire anche i due conti correnti speciali intestati al segretario particolare di Mussolini. All'indomani del 25 luglio i due conti vennero uniti per ordine di Badoglio e in pochi giorni ne venne prelevato il 60% del valore (p. 144). Il regista di tutta l'operazione fu il già nominato generale Ambrosio. Egli conobbe, con Castellano e Badoglio, i termini dell'armistizio sin dal 3 settembre ma ebbe cura di non informare i comandanti militari, né quelli di stanza in Italia né quelli al comando delle truppe d'occupazione nei Balcani. Nel pomeriggio dell'8 settembre il generale Eisenhower, da Algeri, annunciò alla radio la firma dell'armistizio. Il generale americano possedeva copia del disco con la voce registrata di Badoglio e una dichiarazione dello stesso controfirmata. In Italia, i comandanti militari erano rimasti all'oscuro di tutto (tranne Ambrosio, ovviamente). Appena dopo l'annuncio, messo di fronte all'evidenza, il re avrebbe potuto assumere su di sé la responsabilità dell'armistizio davanti alla nazione. In questo modo avrebbe onorato la sua figura di monarca. Ma non volle fare neanche questo. Convocò per le 18,15 un consiglio della Corona allo scopo di non assumere su di sé nessuna responsabilità, ma di farla assumere a un organo collegiale. Rimaneva un ultimo impiccio: annuciare pubblicamente alla nazione la firma dell'armistizio. Cosa che fu fatta alla radio alle 19,45. Badoglio lesse lo stesso identico messaggio che aveva già registrato per Eisenhower. Infine, nelle prime ore della notte del 9 settembre, Ambrosio strinse un'intesa segreta con Kesselring al fine di garantire la salvezza del re e di Badoglio (e propria, naturalmente). A condizioni ignominiose: l'abbandono dell'esercito, che venne lasciato senza ordini, e del paese, che venne subito invaso dalle truppe tedesche (p. 26). Chi fu l'intermediario tra Ambrosio e Kesselring? Se ne ebbero due: uno per parte tedesca e uno per parte italiana. L'Autore li individua, rispettivamente, nel generale Rintelen (p. 182) e nel maggiore Marchesi (p. 183). Tutto fu premeditato, preordinato, calcolato. Si volle accreditare durevolmente una determinata, circoscritta e falsa versione di eventi e responsabilità, quasi a sbarrare il passo a ulteriori indagini e a condizionare il giudizio della generalità degli italiani (p. 17). Dal momento che in Italia la versione ufficiale di quei giorni parla ancora di fuga improvvisa del re e di Badoglio all'insaputa dei tedeschi, questo libro va necessariamente ricompreso tra le opere revisioniste. |