AGOSTO 2017 | Prima edizione, marzo 2013 | |||
L'Autore
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Editore
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Un
normale neurochirurgo svolge la propria attività in una
clinica nell'Est degli Stati Uniti. Una famiglia normale, con due
figli: uno già grande e uno di 10 anni. Un brutto giorno, al
risveglio, Eben Alexander sente un gran dolore in tutto il corpo.
Inizialmente rifiuta l'aiuto della moglie, poi viene convinto ad andare
al Pronto soccorso. Appena in tempo: pochi minuti dopo entra
in coma. Un
virus, il famigerato Escherichia
coli, ha attaccato il suo cervello. Dopo un giorno i
medici sono
costretti a comunicare alla famiglia che la parte superiore del suo
cervello è completamente spenta. Se
tornerà cosciente, Eben avrà perso tutte le
facoltà intellettive tra cui il linguaggio e la memoria.
Fortuanatamente le cose non andranno così. Eben non è più nel suo corpo e vive un'esperienza di pre-morte. Dapprima percepisce di essere immerso nella terra, poi si libra in volo. Qui un angelo lo affianca e gli dice: «Sarai amato e protetto, affettuosamente, per sempre» «Non hai nulla da temere»«Non c'è niente di sbagliato che tu possa fare» (pag. 47) In
realtà l'angelo non
gli ha parlato, ma la comunicazione è avvenuta
istantaneamente.
Il concetto è stato immediatamente compreso da Eben. Se
dovesse
condensarlo in una frase, il contenuto sarebbe questo: «Tu sei
amato». Nel luogo dove si trova ora la
presenza di Dio è percepibile e pervasiva.
"L'amore è, senza dubbio, la base di tutto. Non un tipo di amore astratto difficile da penetrare, ma l'amore quotidiano che tutti conoscono, quello che proviamo quando guardiamo nostra moglie e i nostri figli. Nella sua forma più pura e più potente, questo amore non è geloso o egoistico, ma incondizionato. Questa è la realtà delle realtà, la gloriosa quanto incomprensibile verità delle verità che vive e respira al centro di tutto ciò che esiste o che mai esisterà, e non possiamo capire neppure vagamente chi o che cosa siamo se non la conosciamo e non la incarniamo in tutte le nostre azioni". E continua: "Non vi sembra un'analisi molto scientifica? Bene, mi permetto di dissentire. Io sono tornato da quel luogo, e niente potrebbe convincermi che questa non è soltanto la più importante verità emotiva dell'universo, ma anche la più importante verità scientifica". (pag. 77) Per quanto riguarda il rapporto mente-cervello, in virtù di ciò che visse Alexander mutò radicalmente la sua concezione su cos'è il cervello e cos'è la coscienza (pag. 128). Non che non credesse nell'esistenza della coscienza, ma si dichiarava consapevole della bassissima probabilità meccanica che la coscienza esistesse come fenomeno indipendente (p. 150). Durante la sua esperienza extracorporea egli sperimentò di vivere nella realtà, di essere vivo e cosciente. Ciò lo portò a concludere che "la nostra eterna essenza spirituale è più reale di qualsiasi cosa percepiamo in questo regno fisico, e ha una connessione divina con l'infinito amore del Creatore" (pag. 148). L'errore compiuto dalla comunità scientifica è stato quello di eliminare ciò c'è di spirituale nell'uomo: "ciò che avevamo da dire su Dio e sui mondi spirituali superiori ha fatto sì che li abbiamo abbassati al nostro livello piuttosto che elevare le nostre percezioni al loro" (pag. 157). Da ciò deriva la concezione riduzionista della conoscenza che oggi predomina nel mondo accademico. Durante un'esperienza di pre-morte estremamente lunga (una settimana), l'Autore ha appreso cose riguardo alla natura e alla struttura dell'universo che andavano ben al di là della sua comprensione. Oggi, a distanza di anni, è ancora impegnato a comprenderle fino in fondo. Alexander ha ripreso tutte le facoltà mentali superiori ed è tornato a fare il proprio lavoro. Ritiene essenziale comunicare agli altri ciò che ha vissuto. (pag. 87) Tra le cose che si è portato dietro dall'aldilà vi sono: una nuova definizione di reale ed una nuova consapevolezza della mente umana, che non può essere disgiunta dalla sua parte materiale: il riduzionismo ha creato l'opposizione mente/cervello, ma il nostro organo dev'essere trattato come un tutt'uno. "L'universo non ha né un inizio né una fine, e Dio è presente dentro ogni sua particella" (pag. 157). "Quella che ho imparato lassù non è una teoria, ma un fatto. In secondo luogo, aggiungerei che ciascuno di noi è inestricabilmente, irremovibilmente connesso con l'universo (pag. 155). |