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 Libro del mese   

Anno 2016


Epistemologia e storia del pensiero scientifico
FEBBRAIO 2016 Prima edizione,
1997

L'Autrice

Nicla Vassallo (Imperia, 1963), nel 1997 era dottore di ricerca; si era specializzata presso l'Università di Genova e il King's College di Londra.

Nicla Vassallo


La naturalizzazione dell'epistemologia
Contro una soluzione quineana

Editore

FrancoAngeli, Milano, 1997. 
Collana "Epistemologia".

ISBN: 978-88-464-0489-0

Nicla Vassallo
Questo libro, uscito nel 1997, parla di un dibattito nella comunità internazionale che dura (almeno) dagli anni ottanta. Nel dicembre 1997 io mi sono laureato. In quell'epoca scrivevo una tesi in scienze cognitive e non sapevo nulla di quello che è contenuto in questo libro. 

Parliamone, cercando di andare per gradi. Questo libro si occupa di confutare la tesi di Willard Quine, un filosofo statunitense. Non sono andato a vedere su internet chi è Quine. Non sono neanche andato a vedere se è ancora vivo o morto. Quello che conta è che le sue idee hanno avuto un impatto sul dibattito filosofico a livello mondiale. Nel lontano 1951 scrisse un saggio (apparso come articolo in una rivista specialistica), Two Dogmas of Empiricism, in cui annnciava una tesi ardita:
la verità di un enunciato dipende, indifferentemente, tanto da fattori extralinguistici quanto da fattori linguistici. L'unità di misura è l'intero linguaggio umano.
La sua posizione era in netta controtendenza rispetto alla visione comunemente accettata, decisamente più empirista: non a caso Quine, nel titolo del saggio, prende di mira proprio l'empirismo. Qual era dunque l'idea che Quine prende di mira? Quella secondo secondo la quale ogni enunciato scientifico ha il proprio contenuto empirico.

Quella di Quine fu una provocazione? Una boutade? Un ballon d'éssai? Non lo so. Di certo, leggere questo libro mi ha permesso di ragionare su questi problemi.

Ma cosa sostiene invece chi scrive il libro? Come si capisce dal titolo, l'Autrice difende la visione comunemente accettata, secondo la quale se un enunciato è dotato di significato, esso racchiude conoscenza. Il problema epistemologico fondamentale è come controllare la veridicità di una proposizione: il ragionamento del filosofo A può essere diverso dalle considerazioni del filosofo B.
L'epistemologia è molto diversa dalla scienza empirica. Faccio un paragone partendo da quest'ultima. Galileo Galilei fece un esperimento? Bene, un altro scienziato può rifare lo stesso esperimento ed arrivare alle stesse conclusioni. Il filosofo A ritiene una determinata proposizione valida? Il filosofo B può ritenerla sbagliata. E tutti e due possono fornire argomentazioni razionali, giustificando le proprie argomentazioni.

Compito fondamentale dell'epistemologia è trovare il criterio in base al quale si sappia per certo se una data proposizione possa essere universalmente accettata, e non essere semplicemente la credenza di qualcuno.

Nella prima metà del XX secolo imperava nel mondo scientifico l'ideologia positivista. A livello epistemologico questa posizione può essere tradotta affermando che esistono sicuramente (come nei dogmi?) enunciati analitici, cioè proposizioni che definiscono con certezza un dato oggetto. Il compito dell'epistemologia è prettamente fornire definizioni.

Al momento in cui nasceva questo libro tale posizione era ancora maggioritaria.

Quine ha inteso scardinare questa concezione affermando, in Two Dogmas of Empiricism, che non esistono enunciati analitici. Di più, egli sostiene che bisogna tenere conto del soggetto che pronuncia una data proposizione, della sua intenzione. Detto in un altro modo, il filosofo statunitense rigetta il positivismo e sostiene invece che non si può guardare il mondo indipententemente dalla cultura (p. 60).

A sua volta, Quine è stata accusato di voler confondere l'epistemologia con la psicologia, di voler "psicologizzare" l'epistemologia. L'Autrice dichiara nettamente di nutrire una concezione normativa dell'epistemologia; confuta la proposta di Quine nel suo complesso, rigettando la sua "naturalizzazione" dell'epistemologia (il titolo di questo libro deriva dal titolo di un saggio di Quine del 1969, Epistemology Naturalized). 

A mio parere, il cardine attorno al quale ruota la sua argomentazione contro Quine è la giustificazione: se si accettasse il pensiero di Quine non si avrebbero più i mezzi per poter giustificare una proposizione. L'Autrice difende strenuamente l'attività di giustificare una credenza (p. 75).

Al momento in cui sto leggendo questo libro sono passati 19 anni dalla sua pubblicazione. Non so se le cose siano cambiate o no.

A distanza di ben 19 anni non so quale direzione abbia preso la ricerca epistemologica su questo fronte. Ero curioso di andare a vedere su internet. Ma ho voluto prima scrivere questa recensione.


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