AGOSTO 2016 | Prima edizione, aprile 2011 |
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Sigmund Freud è stato uno scienziato? La sua disciplina può essere considerata una branca della medicina? Leggendo le sue opere (quattromila pagine: fu un autore molto prolifico) si trovano riferimenti al metodo scientifico. Ma se si legge la sua biografia (soprattutto le sue lettere) si scopre che Freud è stato in realtà un filosofo. L'Autore scopre che, mentre negli scritti pubblicati, quelli "ufficiali", Freud sostiene di non avere alcun debito con la filosofia, prima dei ventotto anni aveva letto tutto quello che c'era da leggere su Schopenhauer e, soprattutto, su Nietzsche. Perché allora non riconobbe di aver avuto tra i suoi "maestri" due filosofi? Lo si può capire leggendo la sua biografia: iniziò come medico, tentò l'approccio alla neurologia, provò in varie direzioni. Dopo i ventotto anni capì che non avrebbe fatto molta strada. Proprio all'età di ventotto anni decise di bruciare tutti i suoi scritti: ricerche, articoli saggi. Si intuisce che era interessato soprattutto a cancellare le tracce del suo debito verso la filosofia. Freud si rifece una verginità come scienziato: decise che da allora in poi avrebbe voluto essere considerato uno scienziato. In che cosa si distinguono i due mondi (scienza e filosofia) lo spiega bene l'Autore: - Mondo della scienza: osservazioni, esami,
controlli incrociati, deduzione scientifica; Freud scoprì la psicanalisi oppure l'inventò? Questo è il punto cruciale, decisivo. Freud spiegò fin dai suoi primi testi che la psicanalisi era stata "scoperta", così come Newton aveva scoperto la legge di gravità. In altre parole: è sempre esistita, c'era solo bisogno di qualcuno che se ne accorgesse e che la portasse a conoscenza dell'umanità. Freud difese questa idea e lo fece con molta determinazione. La comunità scientifica gli ha dato credito ed oggi la psicoanalisi gode di grande reputazione. Ma nei suoi scritti privati il dotto viennese ha lasciato tracce da cui si evince che egli pretese che la psicanalisi fosse considerata una scienza. In realtà la psicanalisi è la filosofia di Freud (p. 71). Un elenco che ha attirato il mio interesse riguarda i debiti di Freud verso i filosofi dell'antichità (p. 55). Eccolo: -La coppia di opposti pulsione di vita/pulsione di morte è presa da Empedocle e la sua teoria della coppia amore-odio; -La necessità dell'introspezione e dell'autoanalisi è presa dal socratico "conosci te stesso"; -Il metodo simbolico dell'Interpretazione dei sogni ha numerosi punti di contatto con la Chiave dei sogni di Artemidoro; -Curare le persone attraverso il dialogo che cos'è se non la tecnica di Antifonte di Atene, che curava patologie facendo parlare la gente e poi si faceva pagare? -La teoria freudiana della bisessualità è assimilabile alla teoria dell'androgino nel discorso di Aristofane del Simposio di Platone. Ma molto più importanti sono i debiti da filosofi a lui più vicini. I debiti da Nietzsche (p. 56): -La madre come primo oggetto di investimento libidico - L'idea che la madre rappresenti il prototipo psichico dello schema femminile, a partire dal quale ogni uomo costruirebbe il suo rapporto con l'altro sesso (Umano, troppo umano); -L'ideale dell'io freudiano - L'affermazione nietzschiana in virtù della quale se non si ha un buon padre bisogna farsene uno; - La tesi freudiana del sogno guardiano del sonno - La constatazione che il sogno deriva dall'economia della veglia e che il senso di ciascun sogno si trova nascosto nella vita quotidiana; -La dottrina architettonica dell'inconscio psichico - L'affermazione secondo cui il conscio abbia un'origine un inconscio istitivo e pulsionale, che resta inaccessibile al sapere (La Gaia scienza e Al di là del bene e del male); - La teoria freudiana della rimozione - Il ruolo dinamico dell'oblio come fattore di mantenimento dell'ordine psichico (Genealogia della morale); - L'eziologia sessuale della nevrosi - La relazione tra pratica dell'ideale ascetico e costruzione di un'identità patologica; - I due argomenti dell'economia libidica - La costituzione dell'anima attraverso il rovesciamento degli istinti su sé stessa; - Il ruolo repressivo della censura nell'inconscio e la trama analitica del Discorso della civiltà - Il ruolo patogeno della civiltà che, tramite la morale e la religione, reprime gli istinti, massacra la vita, genera disagi individuali e collettivi; -La relazione tra ferite narcisistiche e genealogia del masochismo - Il coinvolgimento del sacrificio di sé nell'economia della produzione della crudeltà; -La dottrina della sublimazione - La plasticità degli istinti che, repressi qui, emergono altrove trasfigurati; -La critica della morale sessuale dominante - Il legame tra: a) L'odio del corpo, l'invito cristiano alla rinuncia alla vita qui e ora e b) La produzione del nichilismo, la malattia della civiltà occidentale. Il titolo stesso di questo libro è tratto da un'opera nitzschiana, Crepuscolo degli idoli. Non c'è peggior filosofo di colui che rifiuta di esserlo e si ritiene uno scienziato (p. 39). Freud, per affermare i propri postulati, non esitò a falsificare risultati, inventare conclusioni, mettere sotto silenzio i casi in cui il suo metodo non aveva funzionato e mentire sul numero dei pretesi casi che gli permisero di celebrare il trionfo della psicanalisi come disciplina scientifica. Nell'ultima parte del libro l'Autore si addentra nella metodologia psicanalitica. Freud afferma che l'innesco di un processo psicopatologico è dato dalla rimozione. La psicoanalisi si propone di dare un nome a questa rimozione e di riportarla alla coscienza per mezzo del lavoro analitico e, mediante questo semplice processo, guarire il paziente (p. 236). In realtà molti pazienti non furono guariti. Il famoso caso di "Anna O." non fu risolto. Freud mentì scrivendo che la donna era guarita: in realtà il suo stato di depressione continuò a tormentarla per lunghi anni. Vale più di qualunque spiegazione ciò che disse lo stesso Freud: basta leggerlo. In un colloquio privato con il collega Sàndor Ferenczi, confidando nella discrezione dell'interlocutore, Freud si riferì con queste parole ai suoi pazienti: "Sono gentaglia: sono buoni solo a farci vivere, materiale per imparare. A ogni modo non possiamo aiutarli" (p. 305). |