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 Libro del mese   

Anno 2015


Mente e cervello
OTTOBRE 2015 Prima edizione tascabili Newton, febbraio 1995

L'Autrice

Stanislao Nievo (1928-2006), scrittore e giornalista, fu un discendente diretto dello scrittore e patriota Ippolito Nievo (1831-1861).

Stanislao Nievo

Il prato in fondo al mare

Editore

Stanislao Nievo, 1974.
Collana "Biblioteca Economica Newton/Contemporanei" (1995).

ISBN 978-88-7983-772-9

Stanislao Nievo
Ippolito Nievo morì 29enne il 4 marzo 1861. Quale fu la causa della morte di un uomo così giovane? Un duello? Un suicidio per amore? Oppure uno scontro in battaglia? Niente di tutto questo. Ippolito Nievo, giovane scrittore già affermato, morì nel naufragio della nave che lo portava da Palermo a Napoli.

Vittorioso nel 1860 a Napoli con la spedizione garibaldina dei Mille, era rimasto nell'ex regno borbonico continuando a lavorare come tesoriere della spedizione. Nel marzo 1861 stava tornando nell'ex capitale borbonica, da cui avrebbe poi fatto ritorno a casa, nel Nord Italia. Il naufragio fu così strano che in molti pensarono ad un attentato. Il sospetto fu accresciuto dal fatto che Nievo non viaggiò solamente con il suo bagaglio personale, ma portò con sé una notevole mole di documenti contabili: tutta la rendicontazione di un anno al seguito di Garibaldi. "Attentato politico!" Esclamarono in molti. Le ricerche durarono qualche mese, senza troppa convinzione. La nave non fu mai trovata e alla fine dell'estate 1861 l'inchiesta fu ufficialmente chiusa.

Finché un discendente dell'illustre personaggio decise di avviare delle ricerche personali.  Le tecnologie sulla costruzione di batiscafi per l'esplorazione dei fondali marini erano in costante e rapido sviluppo.

La storia dell'individuazione del relitto apparterrebbe a un genere ben noto, la memorialistica, se non fosse che l'autore inserisce in queste pagine delle acute riflessioni sul rapporto tra mente e  
cervello. Il primo segnale è a pag. 68. L'autore, dopo aver passato mesi a cercare notizie sulla nave affondata (si chiamava Ercole, era una nave a vapore e pesava circa 450 tonnellate) negli archivi di Stato di Genova, di Roma, di Napoli, di Palermo e di Torino, era riuscito solamente a individuare una zona (ampia) in cui erano affondate non meno di 70 navi negli ultimi cento anni. Come faceva a sapere qual è quella giusta? Gli strumenti di misurazione (sonar, ecc.) erano all'epoca molto costosi: Nievo calcola che avrebbe dovuto sborsare circa 25 milioni di lire (circa _____ milioni di euro del 2002). «Doveva esserci una risposta più rapida, uno strumento meno costoso, anche se raro. Lo trovai in Olanda, [...] stava nella casa dei signor Gerard Croiset. E precisamente nel suo cervello».
Il signor Croiset era un parapsicologo.

È la scoperta della parapsicologia, definita come la "psicologia dei fenomeni aberranti e non rilevabili" (p. 100). Nel 1958 ha assunto il suo nome ufficiale.

A pag. 102 si legge questa riflessione: «Il cervello è un organo che respinge la maggior parte delle informazioni che gli arrivano, accogliendone soltanto alcune, più decisamente necessarie alla nostra economia profonda. È una caratteristica spesso dimenticata. Come una radio bene sintonizzata che esclude le altre stazioni perché la ricezione sia chiara, il cervello si serve di ciò  
che ha captato per guidare la nostra esistenza attraverso la ragione, sospinto dalle emozioni prevalenti».

Le visioni della veggente, Pasqualina, sono vere e proprie esperienze mentali: la donna rileva immagini visualmente e acusticamente rilevabili; raggiunge una zona del tempo sintonizzata in qualche modo col suo cervello (p. 131).

«Allora cosa impediva, dopo tante ricerche, di trovare la nave scomparsa? La risposta mi venne mentre osservavo Pasqualina. Fu un processo deduttivo, lento. Era il mio stesso cervello. Questo organo, al fine di non schiacciare la mente sotto un bombardamento di informazioni [...], rifiutava di aiutarmi concretamente» (pag. 132). «Il cervello respinge molte informazioni. Se captasse tutto ciò che passa intorno a noi impazziremmo. Così abbiamo queste censure. Pasqualina ne aveva sollevate alcune» (pag 133). La medium rivela che la nave affondò in 12 ore e che la causa del disastro fu "lo strappo di una persona che non ha saputo [condurre il mezzo]".

Nievo riscopre il potere del sogno. Decide di adottare una nuova abitudine: appena si sveglia trascrive tutti i sogni che ricorda. Dopo mesi, riesce a vedere in sogno quattro naufraghi, tra cui un volto che riconosce: «Era una giornata di sole. Ad un tratto l'uomo si alzò. Il nostro incontro siconcludeva. Lo accompagnai per le scale. Scendemmo insieme. Gli raccontai cosa facevo io, nella vita. Ascoltava appena, ma era gentile, come certi grandi personaggi quando li accosti un attimo. Gli strinsi la mano. Era una stretta reale, decisa. L'emozione mi sconvolse». È la scoperta di facoltà mentali sconosciute o, fino ad allora, non considerate "all'altezza" del ragionamento logico.

Perché Nievo scrive questo? Grazie a questa ricerca, la sua visione del rapporto tra mente e cervello si è trasformata. Ora Nievo pensa che la razionalità è solamente una delle facoltà del nostro cervello. «Per quanto mi credessi largo di vedute, [mi affidavo] ad una piccola parte del mio cervello razionale e tutto faceva capo qui. Avevo trascurato di usare gli abissi immobili del resto della mente» [...]. «Per eseguire una completa ricerca bisognava tentare la via della totale libertà mentale verso se stessi» (pag. 135).

Intanto si susseguono le immersioni con batiscafi speciali: nella prima missione raggiunge i 267 metri scendendo fino alle fondamenta dell'isola di Capri; nella seconda si spinge fino a 682 metri. Qui trova il relitto, enorme, di una nave militare. Poi altri tre: in totale quattro navi inabissate nello stesso punto. Le esplorazioni sono affiancate al consulto dell'anziana medium. Pasqualina rivelò che alcune persone si trovavano ancora laggiù, tra cui una persona che durante il naufragio si era rotta un braccio e ciò gli aveva impedito di salvarsi. Nella terza immersione decide di superare quota mille metri. Qui trova finalmente il relitto: «La nave non esisteva più. Il suo fantasma si sfaceva, appena si giungeva a toccarlo» (pag. 135).