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 Libro del mese   

Anno 2015


Manuali universitari
NOVEMBRE 2015 Prima edizione, 2011

Gli Autori

Ian Neath insegna nel Dipartimento di Psicologia alla Memorial University di Newfoundland (Canada).

Aimée Surprenant è una ricercatrice della medesima università.

Ian Neath
Aimée Surprenant



La memoria umana
Apprendimento e organizzazione delle conoscenze

Editore

Ed. or. Human memory (2003)

Idelson-Gnocchi, Napoli, 2011.

ISBN 978-88-7947-536-5

La memoria umana

Facile recensire questo libro: è un trattato completo, indicato come testo per un esame universitario.

Me lo sono letto per scoprire se non sapevo qualcosa. Scorrendo l'elenco dei capitoli (XIV) mi hanno colpito questi titoli: “Modello modale” (cap. III), “Oblio” (cap. VI), “Mnemotecniche” (cap. XVI).

Modello modale”: sapevo della modularità del cervello. Ebbene: lo stesso modello può essere applicato alla memoria. Tale teoria risale alla prima metà del XX secolo, quindi ancora prima delle teorie cognitive. Teorie cognitive che sono descritte in altra parte del libro.

Il capitolo si conclude con la seguente dichiarazione: “Il modello modale, quindi, spiega i seguenti risultati: 1) la curva di posizione seriale si osserva indipendentemente dalla lunghezza della lista; ...”

Segue una lista di quattro risultati spiegabili tramite questo modello. Sono andato a vedere se questa conclusione è presente. Il cap. IV (“La memoria di lavoro”) si conclude con l'affermazione che “Invece di sottolineare la memoria di lavoro quale luogo in cui le informazioni vengono conservate brevemente in uno stato altamente accessibile eseguendo nel contempo compiti cognitivi, questa teoria enfatizza l'elaborazione condivisa da diversi compiti cognitivi”. Si può dire altrimenti che questa teoria è interessata a determinare le componenti comuni che partecipano all'esecuzione di un compito cognitivo multiplo.

Il capitolo V non presenta una vera e propria conclusione.

Il capitolo VI presenta un titolo che mi ha colpito: “Oblio”. È anch'esso una funzione cognitiva? In realtà no. Il termine è usato per descrivere la mancata memorizzazione, ovvero la perdita di ciò che è stato precedentemente immagazzinato. Il capitolo è molto focalizzato sugli esperimenti. Anche gli altri capitoli: scorrendoli mi accorgo che in tutte le pagine compaiono schemi e diagrammi. Il libro è tutto basato sulle risultanze di esperimenti.

Riprendo la ricerca su come si concludono i capitoli. Il capitolo VII, sulla memoria implicita, contiene una interessante tabella intitolata “Principali sistemi e sottosistemi di memoria” (Schacter e Tulving, 1994).

Ci sono molti termini per me nuovi. L'elenco inizia con la “memoria procedurale”, chiamata anche “non dichiarativa”. Il secondo sistema è quello della “rappresentazione percettiva” e anch'esso ha come secondo nome “non dichiarativa”. Che cos'è il primo sistema? Contiene le informazioni sulle nostre abilità motorie e su tutte le abilità cognitive che abbiamo imparato e che eseguiamo senza pensarci (creare frasi ben formate nella nostra lingua, andare in bicicletta, ecc.). Con il secondo sistema, anch'esso non dichiarativo, individuiamo la forma visiva delle parole (se stiamo leggendo) o la forma uditiva (se stiamo ascoltando), e anch'esso è coinvolto in operazioni non consapevoli.

I sistemi di Schacter e Tulving sono cinque. Abbiamo parlato dei primi due. Gli altri tre hanno in comune il fatto di essere sistemi dichiarativi: agiscono se l'individuo è consapevole. Il primo di essi è la “memoria primaria” (detta anche “memoria di lavoro”); il secondo è la “memoria semantica” (noto anche come conoscenza o memoria generica) e il terzo è la “memoria episodica” (nota anche come memoria autobiografica). Perché si trova alla fine? Che senso ha questa scansione? Questa è una scelta degli autori. Altri studiosi mettono sullo stesso piano memoria semantica e memoria episodica (Johnson e Chalfonte, 1994; Squire 1994). Io sono d'accordo con questi ultimi.

Come si conclude il cap. VIII? “Memoria, cervello e amnesia” è un capitolo prettamente di anatomia.