MARZO 2014 | Prima edizione, aprile 2011 | |||
L'Autore
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Editore
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Finora nella
sezione
«Revisione
storiografica» hanno dominato i libri riguardanti la storia
d'Italia. Era dal 2001 (sic!) che non leggevo un libro che avesse per
argomento un'altra nazione. Ora pongo la mia attenzione su un testo che
riguarda gli Stati Uniti. La più grande democrazia del mondo
ospita un vivo e fecondo dibattito che verte sulle proprie origini. Perché la ricostruzione di Woods è politicamente scorretta? Perché nel tempo, si è consolidato un racconto della storia, una versione della storia, e questa versione ha assunto la forma di una verità. E' bello leggere questo libro perché si scopre che molte di queste verità sono apparenti. Cominciamo dall'inizio della storia del Paese. Gli americani sono convinti che la persecuzione degli indiani incominciò sin dal XVII secolo, cioè dall'epoca in cui le colonie inglesi erano abitate prevalentemente da "puritani" ossia seguaci di una particolare confessione cristiana. Woods invece smonta pezzo per pezzo questo assunto, facendolo apparire come una mera convizione. Gli americani sono arciconvinti che nella Guerra di secessione la vera posta in palio fosse la schiavitù. Gli stati del Sud, schiavisti, persero, infatti subito dopo la schiavitù fu abolita! Ma non andò proprio così. Woods ci ricorda che i deputati al Congresso volevano tenere la schiavitù fuori dei territori del Nord per riservarli ai bianchi. Inoltre, James Buchanan il presidente che venne prima di Lincoln) lasciò che sette stati uscissero pacificamente dall'unione. Lincoln invece volle farli ritornare ricorrendo alla forza militare. Altra verità condivisa: i grandi industriali (Rockfeller, Carnegie, Dow ed altri) hanno pensato essenzialmente a se stessi ed ai loro capitali. Woods dimostra invece che essi hanno fatto di più per gli USA che non tutti i grandi programmi d'intervento statale messi insieme. Per quanto riguarda la storia del Paese nel secondo dopoguerra, essa non è caratterizzata dai partiti, come in Italia (il "centro-sinistra", il "compromesso storico", eccetera), ma da emendamenti alla Costituzione (famoso quello che abbassò il limite della maggiore età a 18 anni, connesso con la guerra del Vietnam) e da sentenze della Corte costituzionale, che hanno modificato il rapporto cittadino-Stato. Le principali dopo il 1945 sono state:
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