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 Libro del mese   

Anno 2014


Studi sui mass media
DICEMBRE 2014 Prima edizione, ottobre 2012

L'Autore

Giorgio Simonelli è docente di Giornalismo radiofonico e televisivo e di Storia della radio e della televisione all'Università Cattolica di Milano.

Giorgio Simonelli

Cari amici vicini e lontani
L'avventurosa storia della radio

Editore

Bruno Mondadori, Milano, 2012.
Collana: "Saggi".

Cari amici vicini e lontani
La storia della radio mi ha sempre lasciato un interrogativo: come mai, se la scoperta scientifica risale all'Ottocento, l'inizio di regolari trasmissioni radiofoniche data dagli anni venti (in Italia dal 1924)?
Ho trovato la risposta in questo libro: perché Marconi, e con lui i pionieri del medium, pensavano alla radio come mezzo di trasmissione da punto a punto. Marconi inventò il radio-telegrafo. In effetti, egli stesso definì la radio il “telegrafo senza fili”: tale espressione denotava compiutamente la caratteristica precipua della sua invenzione: la radio di Marconi inviava segnali. Niente voce umana, niente musica. La radio che conosciamo noi è venuta dopo.

Ho appreso anche alcuni episodi gustosi ed interessanti:
  • Marconi seguì un'edizione dell'America's Cup (all'epoca si disputava in un'unica regata) ed inviò il resoconto appena dopo la fine della gara (da una nave attrezzata), consentendo al suo giornale di stampare la cronaca dell'evento “prima che le barche rientrassero in porto” (p. 12);
  • Nel 1910 la comunicazione via radio (anche in questo caso da una nave) fu alla base della cattura di due amanti omicidi. Il fatto rese la radio molto popolare; gli storici lo definiscono il “battesimo mondano” della nuova invenzione.
  • L'evento che sancisce la fine della radio come mezzo di comunicazione punto-a-punto (la radio di Marconi) e l'inizio dell'era della trasmissione di voce e musica è la cessione dell'American Marconi alla RCA (il colosso che esiste ancora oggi), avvenuta il 20 novembre 1919. Già nel 1920 fu la radio a dare per prima i risultati delle elezioni presidenziali americane.
  • Non c'è radio senza pubblicità: la prima volta che una radio vendette i suoi spazi per trasmettere comunicati pubblicitari fu, sempre negli Stati Uniti, il 28 agosto 1922. In Europa, invece si affermò il modello della “radio unica nazionale”. Il Regno Unito lanciò la propria radio nazionale (la notissima BBC) sempre nel 1922 (il 14 novembre). Gli altri Paesi europei importarono il modello, con una modifica: mentre a Londra si creò un'impresa di natura privata, ciascun Paese del continente creò una vera e propria “radio di stato”.
Altro elemento pregevole è la chiarezza dell'esposizione. Ampie sono le pagine dedicate alla nascita dei tre “generi” classici della radio: informazione, divulgazione e intrattenimento (pagg. 46-79), ricche di particolari. Interessanti le pagine dedicate alle esperienze radiofoniche di Filippo Tommaso Marinetti, l'inventore del futurismo (82-89).

La terza parte del libro è dedicata al periodo post-bellico. La radio, che fino ad allora aveva fatto bella mostra di sé nel salotto di casa, viene scalzata bruscamente dalla televisione. Ma non muore, anzi si rigenera: trova nuovi spazi nelle altre stanze della casa: cucina, bagno, camere da letto. Caratteristica della nuova radio è il transistor, che permette di ridurne notevolmente le dimensioni, facendo della radio un oggetto portatile.
Inoltre, nascono anche in Europa le “radio libere”, che offrono una programmazione nettamente diversa da quella, “paludata”, delle radio nazionali. Tali emittenti sono apprezzate soprattutto dai giovani, che chiedono pressantemente di ascoltare la “loro” musica, il rock. Gli anni settanta sono, in Europa, il periodo della rivoluzione del consumo radiofonico. In Italia le prime radio libere appaiono nel 1975-76; in poco tempo si affermano nuove logiche di palinsesto e nuovi modi di relazionarsi con il pubblico (si pensi all'invenzione delle “dediche e richieste”). Le trasmissioni radiofoniche che hanno segnato questo passaggio epocale sono entrambe della RAI: Alto gradimento (di Arbore e Boncompagni) e Chiamate Roma 3131 (prima trasmissione della storia italiana in cui il microfono fu aperto agli ascoltatori, che poterono chiamare in diretta).

Negli anni ottanta, la ripartizione nei tre generi classici viene progressivamente abbandonata; la programmazione radiofonica diventa un flusso continuo (Raymond Williams, 1974) in cui i contenuti si alternano senza cesura e senza distinzione tra “segmenti testuali” (quelli che erano i programmi).

Qual è la tendenza attuale? Oggi la radio gode di buona salute: si ascolta dappertutto e la ascoltano tutti. La radio è un vero mezzo di comunicazione mondiale, più della televisione e di internet. Secondo l'Autore si possono individuare cinque fattori che ci porteranno alla radio del futuro: 1) nuovi investimenti editoriali; 2) aumento delle radio che uniscono informazione ed intrattenimento (come “Radio 24”); 3) rinascita della parola (ovvero dei fatti raccontati) come alternativa alle immagini della tv; 4) valorizzazione del pubblico, creazione di una comunità; 5) digitalizzazione, ovvero integrazione della comunicazione radiofonica nel sistema dei nuovi media.

Una cosa che non mi piace di questo libro è l'aver intitolato tutti i capitoli in inglese e il fatto di utilizzare molti sostantivi in quella lingua, anche quando esiste il corrispettivo in italiano. Ormai sembra che gli autori di lingua italiana sentano il bisogno di fare l'inchino a chi conta più di loro. Come il comandante Schettino.