NOVEMBRE 2014 | Prima edizione, 2010 | |||
L'Autore
|
Editore
|
|
||
L'Autore intende
studiare sistematicamente il rapporto esistente in Italia tra, da una
parte il lobbista (il professionista che ha la competenza di interloquire in maniera specifica con gli attori partitici e istituzionali) e, dall'altra il sistema giornalistico e gli attori politici. Nella parte iniziale è tracciata la storia delle relazioni pubbliche. L'attività di lobbying, com'è noto, nasce negli Stati Uniti, poi si è diffusa in tutte le società moderne. Oggi il lobbying è una risorsa professionale: per ottenere l'accesso alle sfere istituzionalizzate e per influenzare il processo decisionale. Rapporto tra lobbista e sistema giornalistico. In quale punto le due attività s'incrociano? Da una parte il lobbista è impegnato a promuovere la visibilità mediatica e il punto di vista dell'organizzazione per cui lavora. Il giornalista, nella sua attività di cercatore di notizie, necessita di accedere alle informazioni che riguardano la politica. Nel tempo il ruolo dei lobbisti è aumentato d'importanza, mentre il ruolo del giornalista, sempre più pressato dall'esigenza di produrre notizie in tempo reale, è stato indebolito dall'avvento dei social network e del giornalismo partecipativo. Oggi il giornalista è costantemente alla ricerca di interlocutori. Risultato: il lobbista è diventato un collaboratore fisso del giornalista. L'interazione presenta vantaggi per entrambe le categorie: il giornalista vede il proprio lavoro semplificato; il professionista delle relazioni pubbliche costruisce un rapporto stabile tra l'azienda per cui lavora e il sistema dell'informazione. Negli ultimi anni si è assistito in Italia a una pluralizzazione delle fonti non giornalistiche. L'attività del professionista delle pubbliche relazioni non si limita soltanto ad intervenire nella costruzione della notizia, ma va oltre: egli partecipa anche alla selezione, alla circolazione e alla definizione delle notizie, compiti che prima spettavano esclusivamente al giornalista. Nel capitolo successivo l'autore fornisce le esatte definizioni di gruppo di interesse (“associazione di persone che si mobilitano accomunate da uno stesso interesse”) e gruppo di pressione (“l'associazione condiziona le decisioni politiche”). Quest'ultima definizione va spiegata: nel momento in cui un gruppo d'interesse riesce ad accedere alle sedi formali e ad interloquire con gli attori politici, diventa un gruppo di pressione, poiché acquisisce la capacità di condizionare le decisioni politiche (pag. 93). Lobby è sinonimo di gruppo di pressione; azione di lobbying significa “perseguire la rappresentanza dei propri interessi presso i decisori politici”. Essenzialmente, il lavoro del lobbista consiste nel trasferire informazioni dalla propria organizzazione al decisore pubblico (governo o parlamento). Alle pagg. 110-111 sono elencati i cinque principii ispiratori del lavoro del lobbista. Quanto all'attività di lobbying, essa può essere divisa in tre fasi: a) mappatura; b) fase nominale (ricerca delle persone giuste da contattare); c) pressione (l'azione vera e propria). L'ultimo capitolo è dedicato all'attività di lobbying nelle istituzioni europee. |