OTTOBRE 2014 | Prima edizione, aprile 2011 | |||
L'Autore
|
Editore
|
|
||
Il presente volume è, ovviamente, il manuale adottato nei corsi di Metodologia della Ricerca sociale. L'approccio che va per la maggiore oggi è la ricerca quantitativa. Ben venga, quindi, un testo che fa luce sulla teoria qualitativa, che anch'io conosco poco. Nell'Introduzione trovo un'efficace spiegazione delle differenze tra i due approcci: la ricerca quantitativa è basata sulla semplificazione dell'oggetto; la ricerca qualitativa, invece, tende a ridurre l'estensione del dominio osservato. Trovo uno schema delle diverse tecniche di ricerca qualitativa a pag. 27. È molto efficace: il ricercatore ha davanti a sé due opzioni: seguire semplicemente il flusso degli eventi, oppure creare-modificare il contesto. Appartengono alla prima categoria l'osservazione partecipante, il diventare l'ombra del soggetto osservato (shadowing), l'analisi delle conversazioni e altri. Appartengono alla seconda categoria gli esperimenti sul campo, l'intervista discorsiva, il focus group (gruppo di discussione, in italiano), e altri. L'Autore dà particolare importanza a tre tecniche di ricerca: l'osservazione partecipante, l'intervista discorsiva e il gruppo di discussione. Dopo un (lungo) secondo capitolo (oltre 40 pagine) dedicato a come si effettua il disegno della ricerca (si punta molto sulla prefigurazione e sulla ricostruzione), l'Autore dedica i tre capitoli successivi alle tecniche suddette. Il capitolo sull'osservazione partecipante è ancora più esteso del precedente: oltre 50 pagine. È presentata come “la tecnica principe per lo studio dell'interazione sociale” (p. 93). Sue caratteristiche: avviene in un contesto naturale; la descrizione si prolunga per un tempo abbastanza lungo (“profondità temporale”); il ricercatore partecipa alla vita delle persone coinvolte nello studio. La ricerca condotta secondo questo metodo è divisa in quattro fasi: disegno, costruzione della documentazione empirica, analisi e scrittura. Attiene alla prima fase la scelta se condurre l'osservazione “in incognito” oppure dichiararsi. In termini tecnici, se condurre un'“osservazione coperta” o “scoperta”. È citata come caso esemplare di osservazione coperta la ricerca Tearoom Trade (1975) di Land Humphreys. La costruzione della documentazione avviene, ovviamente, tramite la ricerca sul campo. Il ricercatore procede intrecciando e intervallando osservazione, partecipazione e dialogo (pag. 118). Il ricercatore inizia subito a scrivere; la scrittura deve procedere di pari passo con l'esperienza. Il problema fondamentale è mettere a fuoco in maniera oggettiva gli elementi che compongono lo scenario in cui si svolge l'esperienza. Il fatto è che il ricercatore è parte esso stesso dello scenario. L'Autore suggerisce alcune euristiche, «trucchi per vedere altrimenti» (pp. 119-129). La scrittura delle note etnografiche, che dev'essere quotidiana, contribuisce a fissare nella mente l'esperienza dell'osservatore; è il materiale di base che gli servirà per scrivere la monografia. Le “note di campo” devono essere lette come una sceneggiatura, in cui si evidenziano chi ha fatto cosa, quando, come e perché (p. 138). La seconda e la terza metodologia di ricerca presentate nel volume condividono il fatto che la documentazione empirica è generata dal ricercatore. L'intervista (51 pagine) costituisce lo strumento di lavoro di un'ampia schiera di sociologi e scienziati sociali. L'intervista discorsiva si può definire paragonandola all'intervista strutturata. Mentre in quest'ultima il testo delle domande è predefinito (le domande vanno lette così come sono scritte) e all'intervistato vengono presentate delle opzioni preordinate, tra cui deve scegliere la risposta, l'intervista discorsiva si caratterizza per la totale libertà di dialogo. Questa modalità d'intervista viene così definita: biografica, conversazionale, focalizzata, informale, qualitativa (p. 148). La forma scelta dall'Autore («intervista discorsiva») è in rapporto col tipo di documentazione empirica raccolta: con questa forma d'intervista acquisiamo soprattutto discorsi. Nel rispondere alle domande, l'intervistato alterna narrazioni e argomentazioni ed espone i suoi punti di vista. L'intervista da singolo a singolo è una sola delle possibili forme di intervista discorsiva; altre forme possono essere: l'intervista in “tandem” (una coppia pone le domande a una persona); il gruppo di discussione (uno o più ricercatori pongono domande a una pluralità di persone). La terza tecnica di ricerca qualitativa esaminata nel volume è il gruppo di discussione (focus group). Il passaggio dall'interazione uno-a-uno (propria dell'intervista) all'interazione uno-a-molti comporta la sostituzione di una relazione lineare e asimmetrica con una relazione «reticolare e simmetrica» (p. 200). In un gruppo di discussione si possono udire varie argomentazioni, ma è interessante anche l'interazione tra i membri che si crea: entrambe diventano parte integrante dello studio. Esistono vari modelli di gruppo di discussione. In ogni caso, la struttura di fondo è sempre la stessa: un ricercatore assume il ruolo di moderatore e propone al gruppo (composto normalmente da persone che non si frequentano) un tema attorno al quale ruota la discussione. La discussione viene videoregistrata. Nell'ultimo capitolo («Analisi della documentazione empirica e scrittura») viene esaminata quella che costituisce la parte finale del lavoro di ricerca. Essa si divide in tre fasi: segmentazione del materiale in segmenti, qualificazione (di ciascun segmento rilevante) e individuazione (delle relazioni forti tra gli attributi assegnati ai segmenti). |