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 Libro del mese   

Anno 2014


Manuali universitari
OTTOBRE 2014 Prima edizione, aprile 2011

L'Autore

Mario Cardano insegna Metodi qualitativi per la Ricerca sociale all'Università di Torino.

Mario Cardano

La ricerca qualitativa

Editore

Il Mulino, Bologna, 2011.
Collana "Manuali".

Cardano

Il presente volume è, ovviamente, il manuale adottato nei corsi di Metodologia della Ricerca sociale. L'approccio che va per la maggiore oggi è la ricerca quantitativa. Ben venga, quindi, un testo che fa luce sulla teoria qualitativa, che anch'io conosco poco. Nell'Introduzione trovo un'efficace spiegazione delle differenze tra i due approcci: la ricerca quantitativa è basata sulla semplificazione dell'oggetto; la ricerca qualitativa, invece, tende a ridurre l'estensione del dominio osservato.

Trovo uno schema delle diverse tecniche di ricerca qualitativa a pag. 27. È molto efficace: il ricercatore ha davanti a sé due opzioni: seguire semplicemente il flusso degli eventi, oppure creare-modificare il contesto. Appartengono alla prima categoria l'osservazione partecipante, il diventare l'ombra del soggetto osservato (shadowing), l'analisi delle conversazioni e altri.

Appartengono alla seconda categoria gli esperimenti sul campo, l'intervista discorsiva, il focus group (gruppo di discussione, in italiano), e altri.

L'Autore dà particolare importanza a tre tecniche di ricerca: l'osservazione partecipante, l'intervista discorsiva e il gruppo di discussione. Dopo un (lungo) secondo capitolo (oltre 40 pagine) dedicato a come si effettua il disegno della ricerca (si punta molto sulla prefigurazione e sulla ricostruzione), l'Autore dedica i tre capitoli successivi alle tecniche suddette.

Il capitolo sull'osservazione partecipante è ancora più esteso del precedente: oltre 50 pagine. È presentata come “la tecnica principe per lo studio dell'interazione sociale” (p. 93). Sue caratteristiche: avviene in un contesto naturale; la descrizione si prolunga per un tempo abbastanza lungo (“profondità temporale”); il ricercatore partecipa alla vita delle persone coinvolte nello studio. La ricerca condotta secondo questo metodo è divisa in quattro fasi: disegno, costruzione della documentazione empirica, analisi e scrittura.

Attiene alla prima fase la scelta se condurre l'osservazione “in incognito” oppure dichiararsi. In termini tecnici, se condurre un'“osservazione coperta” o “scoperta”. È citata come caso esemplare di osservazione coperta la ricerca Tearoom Trade (1975) di Land Humphreys.

La costruzione della documentazione avviene, ovviamente, tramite la ricerca sul campo. Il ricercatore procede intrecciando e intervallando osservazione, partecipazione e dialogo (pag. 118). Il ricercatore inizia subito a scrivere; la scrittura deve procedere di pari passo con l'esperienza. Il problema fondamentale è mettere a fuoco in maniera oggettiva gli elementi che compongono lo scenario in cui si svolge l'esperienza. Il fatto è che il ricercatore è parte esso stesso dello scenario. L'Autore suggerisce alcune euristiche, «trucchi per vedere altrimenti» (pp. 119-129).

La scrittura delle note etnografiche, che dev'essere quotidiana, contribuisce a fissare nella mente l'esperienza dell'osservatore; è il materiale di base che gli servirà per scrivere la monografia. Le “note di campo” devono essere lette come una sceneggiatura, in cui si evidenziano chi ha fatto cosa, quando, come e perché (p. 138).

La seconda e la terza metodologia di ricerca presentate nel volume condividono il fatto che la documentazione empirica è generata dal ricercatore.

L'intervista (51 pagine) costituisce lo strumento di lavoro di un'ampia schiera di sociologi e scienziati sociali. L'intervista discorsiva si può definire paragonandola all'intervista strutturata. Mentre in quest'ultima il testo delle domande è predefinito (le domande vanno lette così come sono scritte) e all'intervistato vengono presentate delle opzioni preordinate, tra cui deve scegliere la risposta, l'intervista discorsiva si caratterizza per la totale libertà di dialogo. Questa modalità d'intervista viene così definita: biografica, conversazionale, focalizzata, informale, qualitativa (p. 148). La forma scelta dall'Autore («intervista discorsiva») è in rapporto col tipo di documentazione empirica raccolta: con questa forma d'intervista acquisiamo soprattutto discorsi. Nel rispondere alle domande, l'intervistato alterna narrazioni e argomentazioni ed espone i suoi punti di vista.

L'intervista da singolo a singolo è una sola delle possibili forme di intervista discorsiva; altre forme possono essere: l'intervista in “tandem” (una coppia pone le domande a una persona); il gruppo di discussione (uno o più ricercatori pongono domande a una pluralità di persone).

La terza tecnica di ricerca qualitativa esaminata nel volume è il gruppo di discussione (focus group). Il passaggio dall'interazione uno-a-uno (propria dell'intervista) all'interazione uno-a-molti comporta la sostituzione di una relazione lineare e asimmetrica con una relazione «reticolare e simmetrica» (p. 200). In un gruppo di discussione si possono udire varie argomentazioni, ma è interessante anche l'interazione tra i membri che si crea: entrambe diventano parte integrante dello studio.

Esistono vari modelli di gruppo di discussione. In ogni caso, la struttura di fondo è sempre la stessa: un ricercatore assume il ruolo di moderatore e propone al gruppo (composto normalmente da persone che non si frequentano) un tema attorno al quale ruota la discussione. La discussione viene videoregistrata.

Nell'ultimo capitolo («Analisi della documentazione empirica e scrittura») viene esaminata quella che costituisce la parte finale del lavoro di ricerca. Essa si divide in tre fasi: segmentazione del materiale in segmenti, qualificazione (di ciascun segmento rilevante) e individuazione (delle relazioni forti tra gli attributi assegnati ai segmenti).