Home page      

 Libro del mese   

Anno 2012


Teorici del pensiero
politico ed economico
LUGLIO 2012Prima edizione,
maggio 2011



L'Autore

Pascal Salin, economista francese, è un esponente della Scuola austriaca. Insegna Economia all'Università Paris-Dauphine. È stato presidente della Mont Péléren Society.

Pascal Salin

Ritornare al capitalismo per evitare le crisi.


Editore

Rubbettino, 2011.
Collana "Problemi aperti".
Ed. or., Revenir au capitalism... pour eviter les crises, 2009


Il libro è stato scritto quando la crisi scoppiata negli anni 2008-2009 era ancora in corso, ma prima del crollo della Grecia e del boom del differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi.

Scopo del libro è dimostrare che la vera storia della crisi non è quella di un sistema dominato da capitalisti senza morale il cui unico scopo è il guadagno (p. 34). Il crollo della fiducia negli Stati è dipeso dalle scelte di politica economica dei decisori pubblici, che si sono rivelate totalmente inadeguate. I media hanno addossato le colpe alla finanza perché è stato quello che voleva sentirsi dire la gente. Ma l'opinione pubblica ha una concezione sbagliata del capitalismo (se ne sottovaluta la capacità di accrescere la ricchezza per tutti) e del libero mercato (si sottovaluta la sua potenzialità). D'altra parte, la gente sopravvaluta enormemente la capacità riequilibratrice dello stato. L'opinione pubblica è stata vittima di un pregiudizio: l'idea che lo Stato rappresenti un'istituzione di ultima istanza contro i rischi economici.

Ripercorrendo le vicende degli anni ottanta-novanta, l'Autore si concentra sulle decisioni prese in quel periodo da organismi statali, in primis il Congresso e la Banca centrale statunitensi, ispirate a concezioni keynesiane di politica monetaria. L'espansione del credito garantita dallo stato che tali scelte hanno generato (ispirate all'insegnamento di J. Keynes), ha portato gli investitori privati ad aumentare a dismisura il margine di rischio. Si è arrivati così alla bolla del 2008.

Conclusione: sono state le autorità pubbliche a creare le condizioni per le quali si è prodotta l'enorme bolla speculativa che ha portato al disastro.

Per facilitare la comprensione della crisi degli anni 2008-2009, l'Autore illustra le differenze tra due diversi modelli economici: uno ("moderno") è quello attualmente esistente nei Paesi occidentali, l'altro invece ("di riferimento") è ispirato alla Scuola austriaca. I due modelli si presentano come segue (p. 75):

MODELLO DI RIFERIMENTO
MODELLO MODERNO
RisparmioVolontario e consistente
Fondi propri consistenti
Basso
Fondi propri bassi
Creazione monetariaNulla Positiva
Tasso d'interesseStabileMolto variabile
Determinazione del
tasso d'interesse
Sui mercatiDa parte delle
autorità monetarie
Attività economicaCrescita regolareInstabilità
Strutture produttiveEvoluzione lentaChoc congiunturali

Conclusione: il sistema economico (e istituzionale) attuale permette il verificarsi delle crisi finanziarie perché si è allontanato dai principii fondamentali del capitalismo. Tutti gli economisti hanno provato a spiegare la crisi. L'unica teoria emersa è che, per sollevare le economie colpite così duramente dalla crisi, sia necessario "più stato" (ovvero più regolamentazione, ovvero più coercizione legale). I piani di salvataggio puntano a "riformare il capitalismo". L'Autore nota come sia l'esatto contrario di quello che serve. Salin ribalta il rapporto tra equilibrio dei mercati e crisi: "La crisi svolge il ruolo necessario di ripristinare gli equilibri ritornando a strutture produttive che sarebbero prevalse in assenza dell'instabilità di origine monetaria".

Dopo aver ribaltato il rapporto tra equilibrio dei mercati e crisi (la crisi qui assolve a una funzione positiva), l'Autore soggiunge: "La crisi non è una disfunzione del sistema economico che bisognerebbe correggere. È, al contrario, il modo per verificare gli errori del passato" (p. 148). Ora è possibile fare la seguente considerazione: si attribuisce al "mercato" la colpa della crisi, quando invece è emerso come essa sia stata provocata da politiche sbagliate. Non basta: si cercano soluzioni stataliste alla crisi, quando invece sarebbe questo il momento di affidarsi al libero mercato! Questo è il motivo per cui il libro è stato scritto.

L'opera non è di agevole lettura. L'autore adotta uno stile da pamphlet, ma non è polemico. Sembra un saggio, ma vuole fare rivelazioni tranchant. Secondo il mio modesto avviso, l'autore non ha ben individuato il lettore modello: scrive per i colleghi, per i suoi studenti, o per il pubblico generalizzato?