Epistemologia e Storia del pensiero scientifico |
LUGLIO 2011 | Prima edizione, maggio 2008 |
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I
curatori
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Il
volume raccoglie i testi degli interventi resi a un convegno tenutosi
nel 2006 ad Urbino. Vi hanno partecipato neuroscienziati e filosofi.
Negli ultimi anni i rapporti tra questi due campi del sapere si sono
intensificati. Si va verso la nascita di una nuova disciplina, la neurofilosofia? Negli intenti degli organizzatori vi è stata soprattutto l'intenzione di ampliare il più possibile il dialogo tra scienziati e filosofi, al fine di instaurare un'efficace comunicazione. Il tema proposto dal convegno è stata la natura umana. Tra i problemi che sono stati dibattuti uno dei più importanti è stato il libero arbitrio. Un tema che appassiona da sempre i filosofi. La scienza è stata sempre al di fuori di questo dibattito perché i suoi strumenti di misurazione delle attività cerebrali sono stati fino a poco tempo fa rudimentali. Queste difficoltà cominciano ad essere superate con le tecnologie di visualizzazione cerebrale (brain imaging). Recentemente, i risultati di alcune ricerche hanno posto nuove domande sull'effettiva esistenza del liberio arbitrio, investendo anche il dibattito filosofico. Gli esperimenti mostrerebbero come ,nell'individuo sottoposto ad espertimento, la piena coscienza di aver commesso un'azione (es. alzare un braccio), sorge qualche millisecondo dopo che l'impulso neuronale è partito dal cervello all'arto. Secondo i fautori del determinismo, ciò sarebbe la prova che il libero arbitrio non esiste e che l'essere umano è da ritenersi molto meno razionale di ciò che comunemente si crede. Lungi da credere che ciò rappresenti un avanzamento della conoscenza scientifica, gli interventi al convegno hanno piuttosto lo scopo di dimostrare come il valore dell'uomo non venga minimamente intaccato. Nella prima parte scrivono i neuroscienziati. Dopo un ampio excursus sulla storia degli studi sui processi nervosi che collegano la stimolazione sensoriale alla risposta motoria (Guido Cimino, cap. 1), si elencano i grandi progressi che la scienza ha fatto nel XX secolo, soprattutto nella biochimica dei neuroni e nell'architettura anatomo-funzionale del cervello. Si rileva peraltro che queste conoscenze non ci dicono nulla di nuovo né sulla conoscenza dell'uomo né sulla differenza rispetto agli animali. Un altro contributo (Giovanni Berlucchi) verte sui concetti di libertà e responsabilità personale. Se la scienza dimostrasse che il cervello è un sistema deterministico, allora crollerebbe il concetto di libertà dell'azione umana. Berlucchi ritiene che tale programma appartenga più all'ideologia che alla scienza. Secondo l'autore siamo molto lontani dal definire compiutamente il cervello. Neanche il modello fornito dalla meccanica quantistica e dalla scienza del caos si avvicina alla spiegazione di che cosa sia la mente umana. Infine, la scienza non ha ancora fornito una spiegazione soddisfacente dell'esistenza del senso estetico nell'uomo (Filippo Tempia). Nella seconda parte sono raccolti i contributi (otto) dei filosofi. Virgilio Melchiorre pone la seguente questione ontologica: una cosa è dire che le sinapsi neuronali costituiscono il pensiero, altra cosa è dire che lo costituiscono in modo assoluto (pag. 93). Santino Cavaciuti affronta il tema del dualismo mente-corpo di memoria cartesiana e lo aggiorna così: "il dualismo della natura umana non [è] tanto, alla radice, quello dello spirito e del corpo, quanto piuttosto quello che è interno all'essere più profondo dell'uomo stesso qual è la libertà [La libertà può essere intesa in due modi opposti: come] capacità di 'iniziativa' [e come] capacità di 'rifiuto' della creatività" (pag. 154). Mario Signore critica il riduzionismo e argomenta che l'uomo tutt'oggi rimane ancora uno sconosciuto "più per cattiva scienza che per ignoranza". Il riduzionismo ha disintegrato l'umano, eliminando lo stupore e l'interrogazione sull'identità umana (pag. 166). All'opposto del paradigma riduzionista vi è il paradigma di complessità (p. 176). Citando Edgar Morin: Il vero dibattito, la vera alternativa si hanno ormai tra complessità e semplificazione [Morin, Il Metodo, vol I, La natura della natura]. |