Mente e cervello | APRILE 2011 | Seconda edizione, aprile 2010 |
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L'Autore
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In che rapporto sono il
corpo, le emozioni e la coscienza? L'uomo ha cercato di dare una
spiegazione a questo interrogativo sin da quando esiste la filosofia.
Boncinelli cerca di guardare alla questione da un punto di vista
strettamente scientifico. La prima vittima del suo ragionamento è il dualismo mente-cervello (che è anche il nome di una categoria di "Libri del mese": questa!). L'Autore afferma molto apertamente che tale dualismo non esiste. Il titolo del primo capitolo, «L'invenzione della mente» è abbastanza esplicativo in questo senso. Non c'è evidenza scientifica del fatto che esista una regione del cervello che sia distaccata da tutto il resto e che possa guardare al resto del cervello su un piano di oggettività e di razionalità. Non c'è: punto e basta. Invece, esistono i sensi ed esistono le emozioni perché sono misurabili. E perché servono per la sopravvivenza. Le emozioni sono l'argomento del secondo capitolo («Le palpitanti metafore del sentimento»). Apparentemente le emozioni servono ad arricchire la nostra vita psichica (pag. 78). Invece hanno anche un ruolo nella nostra sopravvivenza. Non dobbiamo dimenticarci che la nostra specie, che ha qualche centinaia di migliaia di anni, è nata in un ambiente molto diverso da quello in cui viviamo ora. Le emozioni, in origine, servivano a preparare il corpo per la fuga (da un predatore) o per l'attacco (a una preda), e per la riproduzione. Ma all'autore interessa soprattutto spiegare cosa succede nel cervello quando viviamo un'emozione. Si attiva il sistema nervoso autonomo, che adatta il nostro organismo alla nuova situazione in cui ci siamo imbattuti (una bella scarica di adrenalina, per esempio) e, nello stesso tempo, ci prepara a mettere in atto le azioni di risposta. Gli esseri umani hanno sviluppato, grazie all'evoluzione, un controllo delle emozioni incomparabilmente superiore a quello degli altri mammiferi. Con essi abbiamo in comune un sistema di risposta "veloce": sensi-amigdala-ipotalamo-reazione. Solo nell'uomo, invece, è presente una cosiddetta "via alta" che coinvolge la corteccia cerebrale. Nella nostra specie, è quest'ultima che decide la risposta più consona da dare all'emozione percepita. Nell'uomo, l'emozione è quindi «la registrazione di un movimento somatico interno provocato da qualcosa di visto, sentito o anche solo di pensato» (pag. 114). Nella seconda parte del capitolo inizia la discussione su «Un cervello provvidenzialmente immaturo». L'Autore spiega che l'uomo nasce immaturo perché il suo cervello sarebbe troppo grande per le dimensioni dell'utero. La totale dipendenza dell'individuo dai genitori rappresenta un handicap rispetto agli altri animali. I nostri antenati, invece, hanno saputo farlo diventare un vantaggio: l'uomo è l'unico essere vivente che apprende sempre, per tutta la vita [L'Autore esprime questo concetto usando i termini hardware e software]. Ecco perché il cervello è «provvidenzialmente» immaturo: se non fosse così non si sarebbe sviluppato fino a raggiungere la complessità diHomo sapiens sapiens. L'Autore poi si spinge a trattare l'"amore romantico", un fenomeno anch'esso di esclusiva pertinenza degli esseri umani. Ammette che la ricerca scientifica sull'argomento è solo agli inizi: «Si tratterà probabilmente di un insieme di meccanismi e di circuiti nervosi che scattano al momento opportuno con il coinvolgimento di alcuni ormoni e neuromodulatori» (pag. 158). Il terzo capitolo s'intitola «I gradi della coscienza». Anche il tema della coscienza è stato affrontato e studiato da duemila anni a questa parte. La domanda fondamentale è: che cosa ci fa dire: "penso questo", "credo questo", "voglio questo"? A livello di segnali nervosi è molto difficile trovare la risposta. Ma un indizio ci giunge dall'esame dei neurostati. Il nostro cervello mette insieme vari segnali nervosi, elaborandoli in parallelo. Tutta l'elaborazione si svolge a livello inconscio. Solo pochi eventi emergono a livello conscio: in questi momenti il cervello dispone vari eventi nervosi (chiamati neurostati) in sequenza, non più in parallelo, ma uno dopo l'altro e la nostra coscienza li osserva. Quanto dura questa "esposizione"? Da uno a venti secondi, in base alla lunghezza della catena di neurostati. "In questa ottica la coscienza corrisponde a una serializzazione forzata di eventi nervosi e mentali per loro natura paralleli" (pag. 185). La nostra vita mentale si svolge dunque quasi interamente in maniera subcosciente. Gli stati di coscienza vera e propri sono come attimi. A questo scopo è stato introdotto il termine di "presente dinamico", per indicare la frammentarietà della realtà così come viene elaborata dal cervello. Noi percepiamo la realtà come un continuum e un tutto unico: merito sempre del cervello e del suo costante lavoro di normalizzazione delle nostre percezioni e stati mentali. Siamo arrivati alle ultime domande: che cosa garantisce la continuità della nostra vita interiore? La domanda per il momento è senza risposta. Anche il quesito, altrettanto fondamentale, su come funziona la nostra capacità logica e raziocinante per il momento è insoluto. Non ci resta che continuare a studiare il cervello e - nel frattempo - mantenere uno sguardo aperto e pieno di stupore sulla realtà che ci circonda. |