Comunicazione organizzativa | GENNAIO 2011 | Prima edizione, 2009 | ||
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La tesi del libro è che la comunicazione non è solo trasmettere messaggi, ma "interpretare indizi". Nelle prime pagine viene offerta una definizione di comunicazione a livello aziendale. Sono ben otto i significati con cui può essere usato il termine "comunicazione interna". Nel capitolo seguente entriamo in argomento: viene criticata la famosa teoria della comunicazione di Shannon e Weaver, risalente al lontano 1949. Nel modello conta solamente che tutta l'informazione attraversi il canale e giunga intatta al destinatario. Il limite insito nella teoria è la "tirannia del codice", cioè il fatto che lo schema sia centrato esclusivamente sul messaggio. Il ricevente non deve fare altro che decodificarlo nel suo significato letterale. È proprio l'idea di codice il primo punto debole del modello. Nel modello trasmissivo, il significato della comunicazione non è mai messo in discussione: è perfetto e il ricevente deve "solo" capire il messaggio. Sappiamo bene che non è così: nel mondo reale la comunicazione è una continua negoziazione. Il modello trasmissivo non può essere valido a livello di significati, perché, nel mondo reale, le parole possono non coincidere affatto con i pensieri delle persone. Esso può essere valido solo a livello sintattico. Altra importante criticità: il modello prescinde dal contesto. Ciò impedisce di considerare gli elementi non ortodossi della comunicazione, per esempio l'ironia e la metafora, che nel modello sono anzi visti come anomalie. Invece nella vita reale essere rivestono, ça va sans dire, un ruolo importante. Il modello di Sperber e Wilson è molto più aderente alla vita reale. È basato sulle teorie linguistiche di Paul Grice e i suoi "principii di cooperazione", sintetizzati in alcune massime. Nel "modello inferenziale" di Sperber e Wilson la priorità non è assegnata al messaggio, ma al lavoro interpretativo e cooperativo, basato su inferenze, svolto dal destinatario per comprendere ciò che l'emittente intendeva dire. E fino adesso ho riassunto le prime 40 pagine. Erano per me le più interessanti della prima parte del libro. I tre capitoli successivi riguardano, rispettivamente, i soggetti, le metafore e gli strumenti (cioè i mezzi a disposizione per trasmettere i messaggi) all'interno di un contesto aziendale. I primi cinque capitoli compongono la Parte I del libro, intitolata "Malattie". In essa si analizzano le "tossicità" esistenti nella comunicazione interna.La Parte II s'intitola, ovviamente, "Terapie". In essa si spiega come il modello inferenziale possa essere applicato in un contesto aziendale. Oggi le aziende sono caratterizzate "da un forte grado di connettività, da un forte tasso di produzione immateriale e da un'estrema permeabilità rispetto al proprio contesto di riferimento (mercato, fornitori, concorrenti, ecc.)". La comunicazione avviene essenzialmente via e-mail, telefono, forum su internet e intranet, ecc. L'utente della rete è al tempo stesso produttore di messaggi, che vengono subito messi in circolazione. Devono adeguarsi alla nuova realtà anche i progetti di knowledge management. Acquisiscono molta importanza le comunità di pratica (cap. 7). Tra le loro caratteristiche: partecipazione e senso di appartenenza. Nelle ultime pagine del volume si enunciano le nuove regole della comunicazione in azienda. I punti essenziali sono: a) Lavorare con le "famiglie professionali" interne all'azienda; b) Convivere con l'incertezza (metafora dell'agorà); c) "I significati emergono alla fine". |