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 Libro del mese   

Anno 2011


Teorici del pensiero politico
ed economico
MARZO 2011Prima edizione, giugno 2009

Gli Autori

Antonio Andreoni è dottorando in Economia dello sviluppo presso l'Università di Cambridge. È stato co-fondatore di micro.Bo, associazione onlus per lo sviluppo della microfinanza.

Vittorio Pelligra è ricercatore di Economia politica all'Università di Cagliari.

Antonio Andreoni
Vittorio Pelligra

Microfinanza
Dare credito alle relazioni


Editore

Il Mulino, Bologna: 2009.
Collana "Saggi". 

 ISBN: 978-88-1513143-0 

Microfinanza
È una sfida al pensiero economico e politico dominante: il microcredito mostra come le nostre assunzioni sul mercato e sullo scambio non sono le migliori possibili (all'interno di un contesto storico, ovviamente, e come risultato di un'evoluzione storica), anzi, si basano su convinzioni non dimostrate.
Partiamo dal concetto di sviluppo. Secondo la cultura prevalente, la misura dello sviluppo è l'aumento di benessere. Domandiamoci allora che "tipo" di benessere vogliamo: ricchezza materiale o espansione delle possibilità di autorealizzazione? Secondo la cultura dominante il benessere si misura con dati oggettivi, uno dei quali è sicuramente la ricchezza materiale. Ma tale concezione si basa sull'equivalenza tra mezzi (denaro) e fini (benessere).
È una convinzione non dimostrata. È come dire: possono esistere persone tristi e ricche, ma non possono esistere individui poveri e felici. Ma: una comunità di monaci? Una famiglia numerosa che vive in un Paese in via di sviluppo?
In realtà è molto più plausibile l'idea che esistano diversi livelli di benessere, in base alle variazioni della ricchezza disponibile. (io farei una parafrasi prendendo a prestito i termini della Scienza della Complessità: tra reddito e benessere c'è una relazione complessa, non lineare)
Tutto ciò a livello macroeconomico significa che non è la ricchezza materiale l'obiettivo principale che un Paese deve perseguire nel processo di sviluppo. Contano anche la possibilità stessa di lavorare, indipendentemente dal livello del reddito, il partecipare attivamente alla vita della comunità, l'autonomia e la libertà personale, la fiducia e il capitale sociale diffusi in un determinato territorio.
Il microcredito si inserisce all'interno di queste relazioni complesse: il "significato" del microcredito è che la cura di ogni forma di povertà è soprattutto nel valorizzare i rapporti: interpersonali prima di tutto, ma anche istituzionali e con l'ambiente. Ecco quindi che il concetto di sviluppo viene ridefinito: esso non deriva tanto dal possesso dei beni, ma dalla loro circolazione; non è il consumo dei beni a determinare il benessere, bensì la loro condivisione.

Oltre al concetto di sviluppo, un'altro concetto-cardine del pensiero dominante è quello di contratto. Il contratto, individuale e sociale, è una delle fondamenta della società odierna. Secondo l'impostazione prevalente, alla base del contratto c'è lo scambio, il quale deve produrre un mutuo vantaggio per i contraenti. Apparentemente è un principio oggettivo. In realtà è una convinzione.
Si può argomentare, infatti, che il contratto è stato inventato perché è venuta a mancare la fiducia reale tra le persone. Quindi il contratto, invece che ristabilire rapporti di fiducia tra gli individui, nega la possibilità stessa dell'esistenza di rapporti di fiducia. L'alternativa al contratto è il «patto fiduciario» tra le persone. In questo modo, anche una persona nello stato di bisogno (= un individuo che può solo ricevere) è in gioco. Inoltre, mentre il contratto ha come base la diffidenza tra gli individui, il patto genera affidabilità, a patto che sia genuino, cioè che le due persone non si muovano in base a un calcolo.
Queste condizioni sono alla base, se non si era capito, del microcredito. Il modello di agente tradizionale dell'homo economicus (mosso solo dalla ricerca strumentale dell'interesse personale) è sostituito da un agente multidimensionale, che è alla ricerca sì di una convenienza, ma è anche mosso da princìpi spiccatamente relazionali quali la reciprocità (= sensibilità alle aspettative dell'altro) e la rispondenza fiduciaria.