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 Libro del mese   

Anno 2010


Teorici del pensiero politico
ed economico
SETTEMBRE 2010 Prima edizione,
gennaio 2010



L'Autore

Luca Ricolfi (1950), sociologo, insegna Analisi dei dati all'Università di Torino. Ha fondato l'Osservatorio del Nord Ovest e la rivista di analisi elettorale Polena.


ISBN 978-88-6250-170-5 

Luca Ricolfi

Il sacco del Nord.
Saggio sulla giustizia territoriale


Editore

Guerini e Associati, Milano, 2010.


Ricolfi
L'Autore identifica i limiti della contabilità nazionale e propone un nuovo metodo di calcolo macroeconomico: la "contabilità  nazionale liberale". In essa il "prodotto" coincide con il valore aggiunto del settore esposto al mercato. Non sono considerati quindi i servizi essenziali forniti dalla Pubblica amministrazione. Introduce poi alcune costanti:
- π (parassitismo)
- ε (evasione)
- σ (sottoproduzione e spreco)
- λ (livello dei prezzi)

Se si vuole fornire una ricostruzione accurata degli squilibri territoriali nel nostro Paese è importante calcolare anche il valore di queste costanti. L'Autore, rielaborando gli ultimi dati ISTAT disponibili sul reddito delle imprese (2006), giunge a questa conclusione: fatto 100 il reddito prodotto, la tassazione è pari al 37,6%, il reddito evaso è il 10%. Le imprese, quindi, possono detenere alla luce del sole il 52,4% della ricchezza prodotta.
Applicando lo stesso metodo alle tre tradizionali macro-aree dell'Italia, si scopre che il prodotto per abitante al Sud è poco più della metà (51,4%) di quello del Nord. Resta da capire l'origine di questa minore capacità di generare ricchezza. Calcolando le quattro costanti già enunciate, si evince come i territori del Sud siano caratterizzati da elevati tassi di parassitismo (π) e spesa pubblica (σ). Ne consegue che le regioni virtuose "pagano" le inefficienze delle regioni sprecone. Le sei regioni virtuose sono: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana e Marche. La Lombardia da sola pesa per il 50% (cioè come tutte le altre messe insieme).
Ma i cittadini del Sud non sono poveri: i loro consumi sono paragonabili a quelli delle altre regioni. Ne deriva che essi riescono a sottrarre al fisco quote di reddito maggiori. A quanto ammonta l'evasione (ε) fiscale e contributiva? Elaborando i dati ISTAT, si può dire che il valore del sommerso è di circa 250-300 miliardi, quindi le imposte non pagate ammontano a 100-150 miliardi all'anno. Effettivamente il divario Nord-Sud esiste, ma non in termini di consumi (qui la differenza è solo del 10,9%), bensì in termini di disuguaglianza. Al Sud il reddito è distribuito in modo più ineguale che al Nord. «Questo significa che per colmare il [divario] che ancora separa i bilanci familiari del Sud da quelli del Nord basterebbe che il Sud usasse in modo efficiente la spesa pubblica, con conseguente aumento dei servizi pubblici effettivamente resi, e riducesse le sue disegualiganze interne, ad esempio combattendo il lavoro nero, l'evasione fiscale e gli extra-profitti delle organizzazioni criminali» (pag. 134).
La conclusione di questa «radiografia del Paese» (come la definisce l'Autore), è netta: il Mezzogiorno non ha alcun interesse immediato a cambiare uno stato di cose che, finora, gli ha permesso di vivere largamente al di sopra dei propri mezzi. Bisogna quindi convincere i meridionali che conviene loro produrre di più. L'Autore suggerisce una soluzione: «la via maestra è anticipare sia i benefici futuri dei comportamenti virtuosi, sia i costi futuri di quelli viziosi» (pag. 173). « …quella dell'anticipazione dei benefici e dei costi [è] l'unica vera arma di cui la politica dispone se vuole guidare la transizione senza provocare una rivolta incontrollabile degli interessi colpiti» (pag. 174).