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 Libro del mese   

Anno 2008


Basi scientifiche dello
apprendimento e dell'intelligenza
GENNAIO 2008 Prima edizione,
dicembre 2004

Base di conoscenze

Le nuove scoperte delle neuroscienze portano a modificare l'idea tradizionale di una memoria-magazzino che si sviluppa per accumulo di conoscenze ed esperienze. Il nuovo paradigma ipotizza l'esistenza di più memorie, localizzate in zone specifiche del cervello.
Tali memorie sarebbero, da un lato, organizzate secondo una mappatura distributiva delle risorse cognitive della corteccia cerebrale e, dall'altro, interrelate da una serie di nessi di interdipendenza che permettono una certa intercambialità nelle funzioni delle diverse aree del cervello. In particolare, gli studi condotti sulle basi neurali della percezione tattile, dell'apprendimento e della memoria sembrano suggerire l'ipotesi di una dimensione cognitiva del piano percettivo-sensoriale. Questa ipotesi contraddice la concezione tradizionale secondo cui la corteccia sensoriale non avrebbe alcun ruolo nei processi cognitivi superiori e nei processi di memorizzazione.

Claudia Sabatano

Come si forma la memoria
Ipotesi sperimentali di
ricerca bioeducativa





Editore

Carocci, Roma, 2004.
Collana "Biblioteca di testi e studi".

L'Autrice

Claudia Sabatano è dottore di ricerca in Pedagogia della Formazione all'Università di Napoli, ove collabora con la cattedra di Pedagogia generale. Coordina il Laboratorio di Embodied Cognition and Implicit Learning per il gruppo di ricerca nelle scienze bioeducative BES.

Ristrutturazione

La memoria è una funzione cognitiva di primo piano nei processi di apprendimento. Si deve proprio alle neuroscienze (Damasio, 2003), l'idea che il sé, che ciascun individuo si costruisce negli anni dello sviluppo, abbia un precedente biologico preconscio nel proto-sé.
Il proto-sé sarebbe un insieme di configurazioni neurali che appartengono al soggetto in modo non consapevole, frutto dell'interazione sinaptica tra regioni differenti. Il proto-sé, quindi non si trova nelle strutture neuronali ma le attraversa, coinvolgendo molteplici livelli cerebrali. Seguendo questa linea interpretativa, è ragionevole ipotizzare che anche la memoria possa disporre di un precedente biologico inconscio, a partire dal quale si sviluppino i diversi sistemi mnestici.
L'autrice chiama questa struttura proto-memoria e, basandosi sulle acquisizioni delle neuroscienze sul ruolo attivo che i sistemi corticali sembrano svolgere nei processi cognitivi, suggerisce l'idea "che non esista una precisa gerarchizzazione delle funzioni cognitive" (pag. 69).
L'autrice illustra i processi di formazione della protomemoria (cap. 3) e spiega che "una prospettiva bioeducativa riconosce alla sfera percettiva e sensoriale una sua specificità epistemica". Tutto ciò come si traduce a livello pedagogico? Con l'idea che la dimensione senso-motoria dello sviluppo percettivo ha "un ruolo di co-costruzione del percorso di crescita cognitiva" del soggetto.

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