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 Libro del mese   

Anno 2008


Mente e cervello NOVEMBRE 2008 Prima edizione, 2007

Base di conoscenze

Cos'è la coscienza? Cosa vuol dire avere un'esperienza cosciente? Come si è evoluta la coscienza?
Sono domande che attendono risposte da secoli, sulle quali si sono esercitati tutti i più grandi scienziati e filosofi.
Ad oggi è abbastanza chiaro solo l'aspetto neurofisiologico; manca invece una consapevolezza di ciò che fa essere la coscienza quello che è.
Analizziamo un singolo stimolo di coscienza: uno schermo illuminato da una luce rossa.
Che cosa vediamo? La risposta non è una sola, ma due: 1) C'è qualcosa che si mostra a noi; 2) Stiamo facendo l'esperienza del vedere. La prima si chiama esperienza fenomenica; il secondo atteggiamento proposizionale.
Ma c'è anche una terza componente: il fatto di sentire di avere una sensazione.
Come sono collegate queste tre componenti non è ancora stato pienamente compreso.

Nicholas Humphrey

Rosso.
Uno studio sulla coscienza


Editore

Codice edizioni, Torino, 2007.
Ed or. Seeing Red. A Study in Consciousness, 2006.

L'Autore

Nicholas Humphrey, psicologo e filosofo, insegna al Centro per la Filosofia delle Scienze Naturali e Sociali alla London School of Economics.

Ristrutturazione

Scopo del libro è scoprire come funziona l'equazione mente-corpo per le sensazioni.
Le sensazioni hanno sempre cinque caratteristiche: 1) Proprietà. La sensazione appartiene sempre al soggetto. 2) Localizzazione corporea. 3) Attualità. Le sensazioni avvengono in questo momento, nel presente. 4) Modalità qualitativa. Possono essere visive, somatiche, ecc. ma appartengono sempre ad una modalità. 5) Immediatezza fenomenica. "Cosa più importante, la sensazione è, per il soggetto, sempre immediata e le quattro proprietà sopra descritte sono automanifestantesi" (pag. 62).

Il punto di partenza è che un soggetto diventa cosciente per il fatto di avere sensazioni. Cioè la sensazione è la causa naturale di un fenomeno complesso denominato coscienza. Se la coscienza è emersa ad un certo punto dell'evoluzione, significa che serve a qualcosa. Da cui si deduce che per capire a cosa serva la coscienza bisogna comprendere prima a cosa serve la sensazione, la sua base fisica.
Porre la base fisica della coscienza significa ammettere l'equazione:

esperienza della sensazione = attività neuronale

Dove sul lato sinistro c'è la mente e sul lato destro c'è il cervello (cioè il corpo). Una identità significa che due fatti sono lo stesso fatto (pag. 58). L'evoluzione deve aver creato questa identità: ci dev'essere stato un motivo per cui ad un certo punto è emersa la necessità di un'uguaglianza tra sensazione e coscienza, più che una semplice correlazione tra le due.
Le sensazioni apparvero come contrazioni appositamente create per dare una risposta positiva o negativa (quindi qualitativa) agli stimoli dall'esterno. L'evoluzione le ha portate a diventare, nei mammiferi, qualcosa di prettamente interno all'organismo; la sensazione, da un ruolo di mera ricezione, ne ha assunto uno di produzione di uno stato interno. La sensazione serve all'organismo per capire in che stato è mentre prova qualcosa. L'Autore lo definisce un "controllo centrale su ciò che succede" (pag. 75). Nell'essere umano la possibilità di avere sensazioni "dipende da se stessi".
La spiegazione ultima dell'equazione, che nel libro viene presentata come frutto dell'intuizione prima ancora che dell'evidenza scientifica, è che la chiave risieda nel Sé, cioè nella capacità dell'essere umano di riflettere su se stesso.
Un meccanismo cognitivo-neurofisiologico che conferma il ruolo centrale del Sé nella percezione-azione sono i "neuroni specchio".

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