Base di conoscenze
Cos'è la coscienza? Cosa vuol dire avere un'esperienza
cosciente? Come si è evoluta la coscienza?
Sono domande che attendono risposte da secoli, sulle quali si sono esercitati
tutti i più grandi scienziati e filosofi.
Ad oggi è abbastanza chiaro solo l'aspetto neurofisiologico; manca
invece una consapevolezza di ciò che fa essere la coscienza quello
che è.
Analizziamo un singolo stimolo di coscienza: uno schermo illuminato da
una luce rossa.
Che cosa vediamo? La risposta non è una sola, ma due: 1) C'è
qualcosa che si mostra a noi; 2) Stiamo facendo l'esperienza del vedere.
La prima si chiama esperienza fenomenica; il secondo atteggiamento
proposizionale.
Ma c'è anche una terza componente: il fatto di sentire di avere
una sensazione.
Come sono collegate queste tre componenti non è ancora stato pienamente
compreso.
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Nicholas Humphrey
Rosso.
Uno studio sulla coscienza
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Editore
Codice edizioni, Torino, 2007.
Ed or. Seeing Red. A Study in Consciousness, 2006.
L'Autore
Nicholas Humphrey, psicologo e filosofo,
insegna al Centro per la Filosofia delle Scienze Naturali e Sociali
alla London School of Economics.
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Ristrutturazione
Scopo del libro è scoprire come funziona l'equazione
mente-corpo per le sensazioni.
Le sensazioni hanno sempre cinque caratteristiche: 1) Proprietà.
La sensazione appartiene sempre al soggetto. 2) Localizzazione corporea.
3) Attualità. Le sensazioni avvengono in questo momento, nel
presente. 4) Modalità qualitativa. Possono essere visive, somatiche,
ecc. ma appartengono sempre ad una modalità. 5) Immediatezza
fenomenica. "Cosa più importante, la sensazione è, per
il soggetto, sempre immediata e le quattro proprietà sopra descritte
sono automanifestantesi" (pag. 62).
Il punto di partenza è che un soggetto diventa
cosciente per il fatto di avere sensazioni. Cioè la sensazione
è la causa naturale di un fenomeno complesso denominato coscienza.
Se la coscienza è emersa ad un certo punto dell'evoluzione, significa
che serve a qualcosa. Da cui si deduce che per capire a cosa serva la
coscienza bisogna comprendere prima a cosa serve la sensazione, la sua
base fisica.
Porre la base fisica della coscienza significa ammettere l'equazione:
esperienza della sensazione = attività neuronale
Dove sul lato sinistro c'è la mente e sul lato
destro c'è il cervello (cioè il corpo). Una identità
significa che due fatti sono lo stesso fatto (pag. 58). L'evoluzione
deve aver creato questa identità: ci dev'essere stato un motivo
per cui ad un certo punto è emersa la necessità di un'uguaglianza
tra sensazione e coscienza, più che una semplice correlazione
tra le due.
Le sensazioni apparvero come contrazioni appositamente create per dare
una risposta positiva o negativa (quindi qualitativa) agli stimoli dall'esterno.
L'evoluzione le ha portate a diventare, nei mammiferi, qualcosa di prettamente
interno all'organismo; la sensazione, da un ruolo di mera ricezione,
ne ha assunto uno di produzione di uno stato interno. La sensazione
serve all'organismo per capire in che stato è mentre prova qualcosa.
L'Autore lo definisce un "controllo centrale su ciò che succede"
(pag. 75). Nell'essere umano la possibilità di avere sensazioni
"dipende da se stessi".
La spiegazione ultima dell'equazione, che nel libro viene presentata
come frutto dell'intuizione prima ancora che dell'evidenza scientifica,
è che la chiave risieda nel Sé, cioè nella capacità
dell'essere umano di riflettere su se stesso.
Un meccanismo cognitivo-neurofisiologico che conferma il ruolo centrale
del Sé nella percezione-azione sono i "neuroni specchio".
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