Base di conoscenze
Oggetto del lavoro degli Autori sono i meccanismi di trasformazione
senso-motoria coinvolti nell'esecuzione di atti come l'afferrare, il
tenere, lo strappare: cioè di atti guidati dalla vista.
Secondo la concezione del sistema motorio che ha dominato a lungo il
panorama della fisiologia e delle neuroscienze, il vedere qualcosa e
l'atto di afferrare qualcosa coinvolgono aree corticali diverse: da
una parte la corteccia superiore e dall'altra la corteccia motoria primaria.
La trasformazione dell'informazione visiva in informazione motoria è
compito esclusivo di una parte del cervello, quella superiore.
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Giacomo Rizzolatti
Corrado Sinigaglia
So quel che fai
Il cervello che agisce e i neuroni specchio
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Ristrutturazione
I risultati delle ricerche effettuate negli ultimi vent'anni sulle
proprietà funzionali dei neuroni indicano che anche il circuito
neurale dell'afferrare è coinvolto nelle trasformazioni visuo-motorie
necessarie per afferrare un oggetto.
La questione principale da risolvere diventa: quale funzione hanno
i neuroni di quest'area nella trasformazione dell'informazione visiva
nel formato motorio richiesto per l'esecuzione di un atto?
Questo tipo di neuroni fu localizzato per la prima volta negli Trenta,
quando venne ipotizzato, osservando le scimmie, che la corteccia
premotoria potesse essere coinvolta in trasformazioni visuo-motorie. Ma
all'inizio degli anni Novanta durante registrazioni compiute in
situazioni sperimentali in cui la scimmia non era condizionata a
compiti fissi bensì poteva agire liberamente, si è visto che i neuroni
della corteccia superiore non erano il solo tipo ad avere proprietà
visuo-motorie.
Le ricerche del gruppo dell'Università di Parma guidato da Rizzolatti hanno portato
alla scoperta dei neuroni specchio, ovvero di un gruppo di
neuroni che si attivano in una persona quando il soggetto sta osservando
un'altra persona compiere l'azione che egli sta pensando. Queste ricerche
permettono di scoprire come l'attività cognitiva del nostro
cervello coinvolga numerose regioni cerebrali contemporaneamente e
che le componenti che si definiscono non-linguistiche, come i neuroni
specchio, sono coinvolte nella comprensione delle emozioni e delle
azioni altrui.
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Com'è
avvenuta la scoperta dei neuroni-specchio? Negli anni '80 l'équipe
guidata dal prof. Rizzolatti studiava il cervello delle scimmie. Un
giorno avvenne un fatto inspiegabile con un macaco che era sotto esame
(risonanza magnetica del cervello). In una fase di pausa, uno dei
sperimentatori prese una banana da un cesto di frutta, appena lo fece
si attivò un gruppo di neuroni nel lobo frontale del cervello del
macaco. Quell'area era considerata sede di neuroni esclusivamente
motori. L'evento stupì i ricercatori: la scimmia non aveva compiuto
alcun movimento e pertanto quel tipo di cellule nervose non avrebbero
dovuto attivarsi.
L'équipe decise di studiare il fenomeno; dagli studi emerse la
scoperta dei neuroni specchio.
Luigi Dell'Aglio, «Che atleti quei neuroni», Avvenire,
7 settembre 2008
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