Area della ricerca sociale e antropologica | MAGGIO 2007 | Prima edizione, 1986 | ||
Questo libro è davvero sorprendente. Chiedo scusa agli amici comunicatori se stavolta non recensisco un libro nuovo ma uno vecchio. L'occasione è veramente ghiotta. Ci sono un sacco di cose da imparare da questo libro: - Ventun'anni fa c'erano già gli strumenti per fare un'analisi delle tecniche di comunicazione che può considerarsi valida ancora oggi; - Nonostante gli uffici relazioni esterne dei partiti italiani si chiamassero ancora Ufficio stampa e propaganda (come negli anni Cinquanta, quando la tv non aveva ancora dispiegato il suo potere), gli autori parlano già di "marketing politico" seppur tra virgolette. Non pensavo che esistesse già a quell'epoca! - Gli Autori identificano la nostra tradizione culturale come basata sul verbale, anziché sul visivo o sul sonoro. Dovevo leggere questo libro per rendermene conto! Scopo del libro è analizzare la comunicazione politica non tanto dal punto di vista del messaggio, ma da quello dell'oratore, per scoprire come e in che misura quello che un oratore dice influenza quello che la gente pensa di lui, ovvero: come il suo comportamento contribuisce a creare la sua immagine. |
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Gli autori, senza saperlo, hanno emesso delle vere e proprie profezie:
Un'altra frase sembra sia stata scritta l'altro giorno: Il fatto che il partito [si identifichi con il] volto di un personaggio fa sì che anche il sistema dei mass-media possa occuparsene più frequentemente, con più diretti riferimenti alle sue vicende personali, al suo carattere, alle sue simpatie e antipatie, [ ]; si apre così un maggior ventaglio di occasioni di parlarne, che in fin dei conti si riverberano sul partito, incrementandone per interposta persona - è il caso di dirlo - la popolarità.
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