Home page      

 Libro del mese   

Anno 2007


Area della ricerca sociale e antropologica MAGGIO 2007 Prima edizione, 1986

Questo libro è davvero sorprendente. Chiedo scusa agli amici comunicatori se stavolta non recensisco un libro nuovo ma uno vecchio. L'occasione è veramente ghiotta. Ci sono un sacco di cose da imparare da questo libro:

- Ventun'anni fa c'erano già gli strumenti per fare un'analisi delle tecniche di comunicazione che può considerarsi valida ancora oggi;

- Nonostante gli uffici relazioni esterne dei partiti italiani si chiamassero ancora Ufficio stampa e propaganda (come negli anni Cinquanta, quando la tv non aveva ancora dispiegato il suo potere), gli autori parlano già di "marketing politico" seppur tra virgolette. Non pensavo che esistesse già a quell'epoca!

- Gli Autori identificano la nostra tradizione culturale come basata sul verbale, anziché sul visivo o sul sonoro. Dovevo leggere questo libro per rendermene conto!

Scopo del libro è analizzare la comunicazione politica non tanto dal punto di vista del messaggio, ma da quello dell'oratore, per scoprire come e in che misura quello che un oratore dice influenza quello che la gente pensa di lui, ovvero: come il suo comportamento contribuisce a creare la sua immagine.

G. Tinacci Mannelli ed Enrico Cheli

L'immagine del potere
Comportamenti, atteggiamenti e strategie d'immagine dei leader politici italiani



Editore

FrancoAngeli, Milano, 1986.


Gli Autori
(cosa facevano all'epoca)

Gilberto Tinacci Mannelli, era docente di T/T della Comunicazione di massa all'Università di Firenze.
Enrico Cheli, sociopsicologo, lavorava come consulente ed insegnava Strategie d'immagine alla LUISS di Roma.

Gli autori, senza saperlo, hanno emesso delle vere e proprie profezie:

  1. Sorge spontaneo l'interrogativo se il mass-media system, in particolare la televisione, non venga a costituire una nuova forma di interazione collettiva in campo politico (Prefazione);
  2. Un aspetto di indubbia rilevanza della società contemporanea, ed ancor più di quella informatica che per chiari sintomi si preannuncia [siamo nel 1986!], sarà dato dal fatto che, superando le barriere linguistiche, la maggior parte delle comunicazioni si rivolgerà principalmente all'occhio, piuttosto che all'orecchio (Cap. 1: "La parola e l'immagine");
  3. Uomini pagheranno altri uomini specializzati per creare e gestire la propria immagine, quella della propria azienda, del ruolo esercitato nei vari settori delle attività umane (stesso capitolo);
  4. […] ogni periodo storico ha le sue forme di comunicazione congeniali e tutto fa ritenere che lo spazio assunto dalla spettacolarizzazione personalizzata della vita politica sarà sempre maggiore (Cap. 2: "Politica e comunicazione in Italia");
  5. Numerosi autori individuano la televisione come il fattore primario di cambiamento per la comunicazione politica […]. In questa situazione, proiettata verso una crescente personalizzazione e spettacolarizzazione, appare sempre più rilevante, per l'immagine dell'uomo politico, non ciò che la gente capisce, quanto piuttosto ciò che la gente sente (Cap. 4: "Pragmatica della comunicazione del leader").

Un'altra frase sembra sia stata scritta l'altro giorno:

Il fatto che il partito [si identifichi con il] volto di un personaggio fa sì che anche il sistema dei mass-media possa occuparsene più frequentemente, con più diretti riferimenti alle sue vicende personali, al suo carattere, alle sue simpatie e antipatie, […]; si apre così un maggior ventaglio di occasioni di parlarne, che in fin dei conti si riverberano sul partito, incrementandone per interposta persona - è il caso di dirlo - la popolarità.