Base di conoscenze
1) La caratteristica della tv "generalista" è che la
sua programmazione si rivolge alla gran massa del pubblico. Sia la tv
commerciale sia la Rai appartengono a questa categoria.
Entrambe si fanno concorrenza sul mercato degli ascolti. Siccome la visione
di un programma da parte di uno spettatore è esclusiva in
quanto pregiudica la visione di altri, il successo di un programma determina
indirettamente l'insuccesso di un altro trasmesso alla stessa ora.
2) Ogni televisione ha l'obiettivo di raggiungere il più alto numero
di persone, vale a dire di massimizzare l'ascolto.
3) La programmazione televisiva è fondata sui generi. I principali
sono tre: intrattenimento (varietà e film), informazione e cultura.
4) Nella tv generalista, i programmi sono un bene di scambio particolare
in quanto fra l'emittente televisiva e il telespettatore non c'è
uno scambio economico diretto. Lo scambio effettivo avviene con un terzo
soggetto, l'inserzionista pubblicitario.
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Francesco Devescovi
Principi di economia della televisione
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Editore
Guerini e associati, Milano, 2003.
Collana "alf@net".
L'Autore
Francesco Devescovi è un
dirigente Rai, membro del Consiglio direttivo di Pubblicità
Progresso e dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. È
professore a contratto di Economia dell'Informazione e della Comunicazione
all'Università La Sapienza.
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Ristrutturazione
1) Ecco quindi che, a parità di mezzi e di investimenti, conta
di più quanto pubblico si è in grado di catturare, e non
quanti programmi si è in grado di produrre. Compito dell'azienda
televisiva è piuttosto creare valore ai programmi, creare cioè
un'alta aspettativa da parte del pubblico. La rete, infatti, vende agli
inserzionisti le aspettative di ascolto (nel periodo di garanzia) sulla
base delle previsioni dell'andamento del mercato pubblicitario.
2) L'ascolto per una televisione comerciale è un mezzo,
non un fine. Un mezzo necessario per acquisire la pubblicità. Fondamentale
è la distinzione tra i vari tipi di pubblicità: a) Tabellare
(lo spot); b) Telepromozione; c) Televendita; d) I "prossimamente";
e) "inviti all'ascolto" (lo sponsor invita all'ascolto di un
programma); f) Sovraimpressioni; g) Diari.
3) Oggi le televisioni gestiscono direttamente la strategia dell'offerta
ma, esclusa l'informazione, la maggior parte dei programmi è acquistata
o coprodotta. Esternalizzare significa risparmiare sui costi e poi si
affida la realizzazione di un programma a imprese specializzate.
4) Qual è il valore economico della comunicazione televisiva? In
una fiction di medio valore, il 35% del valore è speso in ideazione
e immagine; il 30% nelle spese di produzione; il 27% nel pagamento dei
salari; il rimanente 8% in oneri sociali. In valori assoluti, in una produzione
di 6 puntate da 100 minuti l'una, solo la sceneggiatura costa mezzo milione
di euro, la regia poco meno di mezzo milione e gli attori un milione e
mezzo.
260 mila euro per la produzione in senso stretto, la stessa cifra per
la post-produzione (montaggio, doppiaggio e missaggio).
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