L'antefatto: la Corte Costituzionale, con la sentenza 826/1988 aveva
ribadito il valore del pluralismo nel sistema televisivo italiano e con
la sentenza 420/1994 aveva indicato nel 20% il tetto massimo di concentrazione
nel settore.
Da allora Retequattro venne ufficialmente definita eccedente (l'etere
italiano aveva spazio per undici reti nazionali, di cui tre riservate
al servizio pubblico).
Invece da allora Retequattro ha beneficiato di una serie di proroghe che
l'hanno mantenuta in vita. Sembra di poter dire: "Niente in Italia
è più definitivo del provvisorio"! Fino a quando, con
la sentenza del 31/1/2002 n° 466, la Consulta ha stabilito che la
fine del regime transitorio doveva essere posta al 31/12/2003. Il libro
racconta come si è arrivati a questa decisione e, soprattutto,
racconta la battaglia legale dell'editore che dovrebbe sostituire Retequattro,
ma che non può trasmettere perché il suo posto è
tuttora occupato dall'emittente berlusconiana. Europa 7 è depositaria
della concessione a trasmettere sul territorio nazionale essendo arrivata
in sesta posizione nella gara indetta nel 1999 dal Ministero delle Comunicazioni.
Il libro è un instant book di poco più di cento pagine
e contiene nelle ultime pagine un'intervista con Francesco Di Stefano,
50 anni, abruzzese, il proprietario di Europa 7. Si ferma al mese di ottobre
2003.
Sugli sviluppi della vicenda vi terrò informati.
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Alessandro Wagner
Il grande scippo. Europa 7 e Rete 4
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Editore
Editori Riuniti, Roma: 2003.
Collana "Primo piano".
L'autore
Alessandro Wagner è
un giornalista professionista. Ha lavorato per il Corriere della Sera,
Il Giorno, L'Indipendente, Il Messaggero, la Repubblica e La Stampa.
Inoltre ha diretto l'ufficio stampa della Borsa di Milano. Attualmente
cura l'edizione italiana del Wall Street Journal per il quotidiano
Mf-Milano Finanza.
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Sul numero 50 del 2003 di «Sette» (il settimanale del Corriere
della Sera) Aldo Grasso ha recensito Il grande scippo. In uno dei
numeri successivi della rivista è stata pubblicata la replica di
Mauro Crippa, direttore Comunicazione e Informazione di Mediaset. In questa
dichiarazione il manager fornisce la sua versione dell'intera vicenda:
1) Non c'è alcun nesso tra le sorti di Europa 7 e quelle
di Retequattro;
2) Europa 7 ha ottenuto la concessione ministeriale a trasmettere ma non
le frequenze su cui farlo, strumento che nessun operatore tv privato ha
mai ottenuto gratuitamente dallo Stato;
3) Retequattro, da parte sua, ha ottenuto l'autorizzazione a trasmettere.
E per farlo usa le frequenze proprie (acquistate dal Gruppo Fininvest
nel 1984 per 132 miliardi di lire);
4) Anche Europa 7 potrebbe acquistare le frequenze, come hanno fatto tutte
le tv commerciali, ma per farlo occorre investire, cosa che agli imprenditori
di Europa 7 evidentemente ripugna. Tanto è vero che recentemente erano
sul mercato quelle ex di Telepiù: ma Europa 7 le ha ignorate e sono state
acquistate da altri.
5) Non si capisce, quindi, perché Europa 7 invochi la consegna
gratuita di frequenze da parte dello Stato. E perché reclami proprio
quelle di Retequattro che appartengono a Mediaset. Non è vero infatti
che la Corte Costituzionale, come erroneamente sostenuto nell'articolo
di Aldo Grasso, stabilisca che dal 2004 le frequenze di Retequattro debbano
passare "al legittimo vincitore della gara d'appalto". Anche
se Mediaset fosse costretta a cedere una rete, non c'è alcuna base
giuridica per un automatico trasferimento delle frequenze ad altri operatori.
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