Area linguistica e semiotica | OTTOBRE 2004 | Prima edizione, marzo 2003 |
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L'autore François Jost è docente alla Sorbonne Nouvelle Paris III, dove dirige il Centro di Studi sull'immagine e il suono mediatici (CEISME) e insegna analisi della televisione e semiologia degli audiovisivi. È visiting professor in università di diversi Paesi e autore di numerosi saggi sul cinema e sulla televisione. |
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Ecco finalmente il primo libro di un semiologo del cinema. Colmo una
lacuna! Quest'opera comunque non si occupa strettamente di cinema, anzi
l'Autore tratta insieme il cinema e la tv. Lo spettatore, nel decodificare un messaggio, cerca come prima cosa di
collocarlo in una categoria appropriata, in un genere. Jost ricorda che
su questo concetto convergono la semiotica e la neurologia: quest'ultima
afferma infatti che l'uomo, per intendere un concetto nuovo, deve riferirlo
a concetti già esistenti nella sua mente. La stessa cosa detta
in termini linguistici suona così: nel ricevente, la comprensione
dell'idea soggiacente ad un racconto di invenzione è veicolata
dal genere (documentario, fiction, ecc.). Da notare che il termine
ricevente usato da Jost comprende cinema, audiovisivi, radio, giornali
e libri: insomma tutti i media. Per Jost, quindi, il ricevente si chiede
per prima cosa a quale categoria appartiene il racconto. Come spiega Jost i casi di emulazione di comportamenti estremi visti nei film? Jost discute il caso di un ragazzo francese che aveva ucciso a coltellate una compagna di classe dopo aver visto Scream. Le autorità pubbliche avevano successivamente proposto di vietare il film. dimostrando di non avere capito nulla. Non è il film ad essere responsabile - altri giovani lo vedono senza per questo uccidere il padre o la madre -, ma il rapporto particolare che si crea tra il ragazzo e il film. Cioè quello spettatore sarebbe stato indotto a decodificare il film secondo il codice del reale, mentre [il ragazzo] a forza di sentir trattare le finzioni come dei mondi possibili, non ha capito che la finzione è un punto di vista ontologico radicalmente differente dal nostro mondo. |
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In sintesi, la finzione e la realtà
sono bel lungi dall'essere mondi separati, come lascerebbero pensare le
etichette 'documento', 'fiction', 'real tv', ecc. Se posso fare un
esempio personale sulla tv italiana, io citerei Quark, la nota trasmissione
di divulgazione scientifica con documentari ed interviste. La proposta di
senso di Quark è migrata dall'ambito scientifico-cattedratico
degli anni '80 ad un ambito più spettacolare degli anni '90. La trasmigrazione
ha coinvolto la funzione dello stesso Piero Angela, che dalle vesti iniziali
di divulgatore-garante dell'obiettività della ricerca scientifica
(= genere "documentario"), ha assunto i panni più rassicuranti
del presentatore (= genere "varietà"). Non troneggia più
solitario nello studio, ma 'vive' in una stanza piena di oggetti, che tocca
e con cui interagisce. Anche il linguaggio che accompagna le immagini ha subito un'evoluzione: se negli anni '80 si potevano udire frasi come: "Alla scoperta dei mari del sud", con gli anni novanta la frase diventa: "Entrate con noi dentro i segreti dei mari del sud". |