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 Libro del mese   

Anno 2004


Studi sui mass media SETTEMBRE 2004 Prima edizione,
maggio 1999

Gli autori

L'Osservatorio della Comunicazione Radiotelevisiva di Pavia è nato nel 1994 all'interno dell'ateneo lombardo. Oggi è nota la sua autorità come principale rilevatore dell'esposizione mediatica degli uomini politici.

Per questa inchiesta hanno lavorato sei ricercatori: Andrea Caretta, Vittorio Cobianchi, Adriano Pagnin e Michele Prandi per la TV; Cristina Candiracci e Lucia Canino per la stampa.
Supervisore teorico dell'intera indagine è stato il prof. Franco Rositi.

Osservatorio di Pavia

Il caso Di Bella nella televisione e nella stampa italiana




Editore

Rai-Eri, Roma: 1999.
Collana VQPT. Volume n° 163.


Tra la fine del 1997 e l'inizio del 1998 ha tenuto banco sugli organi d'informazione italiani uno dei casi più dibattuti ed appassionanti dello scorso decennio. Il protagonista è stato un medico modenese, Luigi Di Bella, che nel corso di ricerche farmacologiche decennali aveva sviluppato un suo metodo di lotta contro il cancro. Tale metodo consisteva in un cocktail di farmaci, tra cui spiccava come farmaco-guida la somatostatina. Il principale vantaggio della cura era che non faceva male come la chemioterapia, che aggrediva il fisico del malato insieme al tumore. La terapia Di Bella no: era una cura soft. Uno svantaggio su tutti invece era dovuto ai costi, altissimi: un mese di cura poteva costare fino a 18 milioni di lire (oltre 9mila euro)!
Nella vicenda i mass media sono entrati quando il pretore di Maglie (Lecce) ha accolto il ricorso di una famiglia che chiedeva di sottoporre il proprio bambino alla terapia Di Bella a spese dell'Asl locale. Questo fatto è avvenuto il 17 dicembre 1997. Da quel giorno tutto quello che riguardava Di Bella ha cominciato a fare notizia e il medico modenese ha cominciato ad apparire costantemente sulle prime pagine dei giornali e in tv. Parallelamente cresceva l'interesse presso la popolazione per la terapia del medico e si formavano le prime code davanti al suo ambulatorio.
La vicenda viene cavalcata dai giornali e dalle reti televisive, che si contendono esperti, politici e lo stesso dottor Di Bella fino al 17 gennaio 1998, quando il ministro della Sanità Rosy Bindi accetta di apparire in diretta a fianco di Di Bella al "Maurizio Costanzo Show" e dichiara davanti alle telecamere che avvierà la sperimentazione ufficiale dell'ormai famosa terapia.
I giornali hanno spettacolarizzato le notizie ricorrendo a schemi come: a) Ministro della Sanità contro Di Bella (= la medicina ufficiale, il 'sistema', contro la medicina che tratta il malato con umanità); b) Referendum somatostatina sì/somatostatina no; c) Libertà di cura: ogni cittadino ha diritto a curarsi come meglio crede, anche a spese del Servizio sanitario nazionale se da solo non se lo può permettere?
L'analisi è stata condotta sia dal lato quantitativo che dal lato qualitativo e copre il periodo di massima esposizione mediatica del caso, cioè dal 17 dicembre 1997 al 17 gennaio 1998. Sono state prese in considerazione le prime 7 reti televisive e 5 quotidiani nazionali, oltre a tre periodici.
Analisi quantitativa. TV: sono stati monitorati i telegiornali di prima serata; Stampa: è stata presa nota dei titoli che comparivano nelle prime tre pagine e del numero totale degli articoli.
Analisi qualitativa. TV: connotazione e personalizzazione dei protagonisti; gli stili comunicativi. Stampa: temi e soggetti; come i titoli affrontano i temi più importanti (p. es. 'somatostatina', 'chemioterapia', 'cartelle cliniche'); la caratterizzazione delle parti in gioco.
La conclusione della ricerca è sorprendente: il dato più significativo che è emerso dall'indagine è stata la tendenza dei media ad autocitarsi. Una tendenza autoreferenziale che spiega, a mio parere, come in un regime di concorrenza le differenze sui contenuti tendono ad appiattirsi ed ogni operatore ricorre sempre più spesso a tecniche volte a fidelizzare il proprio pubblico e a farsi unico garante della veridicità dell'informazione.