L'autore analizza alcuni episodi-chiave del 1943 e il ruolo che hanno
avuto le classi dei contadini e degli operai durante la Resistenza. In
cento pagine l'autore demolisce i vari assiomi su cui vien fatto poggiare
il "mito" della Resistenza intesa quale lotta spontanea, popolare e di
massa contro fascismo e nazismo. Alcune delle tesi di Gobbi: 1) Gli scioperi
nelle fabbriche del marzo 1943 non furono affatto un preannuncio della
Resistenza; 2) Dopo l'8 settembre gli operai non si opposero affatto al
"tedesco invasore", ma si limitarono a non lavorare per il Reich;
3) Non è vero che i contadini fornirono il loro incondizionato
appoggio ai partigiani.
Anche il metodo di indagine è molto interessante.
Prima approssimazione. Gobbi gioca sul rapporto storia/fiction: si chiede,
in altre parole, quanto c'è di verità e quanto c'è
di mito nel racconto della Resistenza.
Seconda approssimazione. L'approccio adottato consiste nel dividere nettamente
un episodio dalla fama che esso ha acquisito col tempo, allo scopo di
vedere i fatti "nudi".
Conclusione. Si può notare che eventi che nel futuro verranno definiti
"eroici" non siano stati percepiti come tali dai contemporanei.
Inoltre anche gli eventi storici, come gli eventi della vita, spesso sono
la conseguenza inintenzionale di azioni umane intenzionali.
Questo metodo è ricavato dalla Scienza della complessità,
cui l'Autore afferma esplicitamente di ispirarsi.
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Romolo Gobbi
Il mito della Resistenza
Editore
Rizzoli, Milano, 1992.
Collana "I Torchi".
L'autore
Romolo Gobbi, è nato a Torino nel 1937. Saggista
e ricercatore di storia all'Università di Torino, ha pubblicato
numerosi libri sulla Resistenza in Piemonte. Ha collaborato a riviste
come "Quaderni Rossi" e "Classe operaia" ed ha fatto
parte dei relativi gruppi.
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