I mobili barocchi
Introduzione

"Spazi rappresentati e realmente tridimensionali vennero usati negli arredamenti non religiosi del XVI e XVII secolo che potevano aver oltre 50 cassetti, porte e pannelli, ognuno decorato con panorami in prospettiva o dipinti di genere.
I dipinti rappresentati sulle porte e sui cassetti duplicavano, in maniera ironica, gli spazi tridimensionali che tentavano di tenere nascosti. In questo modo, i dipinti bidimensionali presenti al di là delle porte si aprivano su spazi immaginari, mentre quelli dipinti sulle porte stesse si aprivano su spazi reali." (Bolter & Grusin, Remediation, Guerini e associati, pag. 61)

E' strano utilizzare termini come "rimediazione", "trasparenza" e "ipermediazione" riferendosi a dei mobili. Abbiamo già affrontato questo vocabolario riferendoci a un percorso nell'arte, ma adesso è bene contemplarne anche un altro aspetto. Infatti, se è molto facile che almeno una volta nella vita ciascuno di noi abbia ammirato una chiesa o una cattedrale, o si sia soffermato su un dipinto, non è detto che tutti possano aver apprezzato l'arte che si cela nei mobili, che forse troppo spesso vengono considerati "opere minori" rispetto a pittura, scultura e architettura.
Questa ricerca ha avuto inizio proprio per la curiosità di capire cosa possano avere a che fare i mobili d'antiquariato con una terminologia e delle caratteristiche così manifestamente moderne, ma soprattutto per il desiderio di comprendere come siano fatti questi mobili a cui Bolter si riferisce, perché non è così facile averli presenti. In realtà, invece, il mobile è uno dei più tangibili legami con il passato: ci presenta infatti, con immediata evidenza visiva, tutto un modo di vivere e concepire l'arte vecchio di secoli.


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  • 01 - Stipo con sostegno a ponte - Spagna, metà del XVII secolo
  • 02 - Cabinet - Francia, 1630 circa
  • 03 - Stipo - Svezia, XVII secolo
  • 04 - Cabinet (o monetario) - Modello di mobile del secolo XVII
  • 05 - Cassettiera - Spagna, primi del XVIII secolo
  • 06 - Specchiera - Modello di cornice intagliata della fine del 1500
  • 07 - Stipo - Toscana, fine 1500
  • 08 - Cabinet vescovile - Italia centrale, XVII secolo
  • 09 - Cabinet - Roma, fine 1600
  • 10 - Cassettone con ribalta ed alzata - "arte povera" veneziana, XVIII secolo
  • 11 - Modello di sedia barocca - gusto spagnolo, 1600
  • 12 - Stipo fiorentino a tarsie di pietre dure - 1707/1709 - autore: Foggini
  • 13 - Stipo con pannelli di pietra dura - Versailles, 1683 - autore: Domenico Cucci
  • 14 - Stipo - artigianato dei Gobelins, XVII secolo
  • 15 - Cabinet dipinto - Anversa, 1640

Introduzione storica ai mobili barocchi

Nel primo sessantennio del Seicento il gusto Barocco si avvia a svilupparsi, differenziandosi nettamente a seconda delle nazioni. Concepito per lo più in funzione di una sufficiente facilità di trasporto, il mobilio è scarso e schierato contro le pareti. Nel contempo, però, fanno la loro apparizione tecniche di lavorazione inedite quali la placcatura (ossia il rivestimento con placche di legni pregiati sulla struttura del mobile), l'incrostazione (ovvero una tarsia ottenuta con materiali non lignei quali l'osso, l'avorio, la madreperla e vari tipi di metalli, anche preziosi), la marqueterie (ovvero il rivestimento con impiallacciature di legni sottili e variamente colorati a formare disegni e figure sulla struttura del mobile). Ecco dunque ampliarsi notevolmente i margini di libertà creativa dell'attività artigiana.
La seconda metà del Seicento vede affermarsi il primo grande stile "ufficiale": il Luigi XIV. Il Re Sole dà vita a un vero e proprio "stile della corona" che sappia, esaltandone la grandezza, essere il simbolo universalmente riconoscibile della monarchia assoluta. Gli stilemi sono innumerevoli: le L incrociate, la conchiglia a pettine, i candelabri, gli intrecci, il sole raggiato, i putti, il grande vaso con i fiori, i trofei, eccetera. La monumentalità del mobilio è sfarzosa, sia per quanto riguarda gli arredi riccamente decorati e scolpiti, sia per la tecnica delle intarsiature, soprattutto nei Paesi Bassi, dove si amplia l'uso di questa tecnica in maniera sempre più complessa, attraverso l'uso di pannelli di lacca orientale, nonché di legni esotici provenienti dalle colonie, come l'ebano.

Rimediazione

Durante i secoli XVII e XVIII, col passaggio dal periodo rinascimentale a quello barocco, si assiste ad una graduale "re-interpretazione" (o, diciamo pure, rimediazione) degli stili, del gusto, delle tecniche artistiche fino ad allora utilizzate, ridefinendo gli spazi che delimitavano l'arte architettonica da quella scultorea, da quella pittorica.
Il Rinascimento privilegiava la razionalità prospettica, il ruolo dell'uomo all'interno della natura secondo una visione antropocentrica, il dominio dello spazio grazie a regole matematiche, la schematizzazzione delle zone di luce e di ombra secondo parametri che ne vedevano il lento convergere l'una nell'altra.
Il Barocco esalta la linea sfuggente, prevalentemente curva e straripante (fig. 02), la natura e il mondo esterno come possibili forme illusorie attraverso abili trompe l'oeil (fig. 14), lo spazio come incontro di forme e generi differenti che si mischiano in maniera spesso non equilibrata ma mai disarmonica (fig. 03, 09), giochi netti di luci e di ombre senza passaggi intermedi (fig. 01).
Prendendo in prestito dalla tradizione classica e rinascimentale elementi di decorazione pittorica (fig. 05, 08, 15), scultorea (fig. 02) e architettonica (soprattutto fig. 01, 04), nonché materiali appartenenti ad altri specifici settori (metalli e pietre preziose dall'arte orafa, marmi dall'architettura), a volte riproducono fedelmente le facciate dei palazzi, interpretandone i pieni ed i vuoti, gli affreschi, con i cassetti che spesso simulano finestre, le nicchie che contengono statue, le colonne e le balconate, tanto da essere perfetti pezzi architettonici in miniatura. Questi mobili sono costruiti con una ricchezza mai più superata, sia per le plurime tecniche impiegate che per le decorazioni di ogni genere.

Ipermediazione e Trasparenza

Il mobile si orna di pannelli dipinti, come elemento di alleggerimento, essi "sfondano" le superfici, le porte, i cassetti, proiettano lo spettatore oltre il mobile e la stanza dove esso è collocato, come dice Bolter, " i dipinti bidimensionali presenti al di là delle porte si aprivano su spazi immaginari (fig. 14), mentre quelli dipinti sulle porte stesse si aprivano su spazi reali (fig. 05, 08, 15)". Spesso le cornici dei cassetti sono sporgenti per poterli estrarre ed evitare il collocamento del pomello che avrebbe deturpato la pittura (fig.12), oppure i pomelli stessi diventano parte della composizione artistica (fig.11). In questo caso la funzione utilitaria del mobile passa in second'ordine.
Spesso una campionatura di marmi pregiati di differenti colori e dalle venature ricercate, pietre preziose, semipreziose, oro e argento copre completamente la superficie di legno, ed essa scompare totalmente sotto il luccichio dei metalli e delle pietre offrendo una spettacolare visione di ricchezza orientale (fig. 13). Questi processi artistici trasfigurano la funzionalità stessa dell'oggetto, che perde il suo ruolo di mobile per acquistare una valenza ornamentale e decorativa, di ostentata opulenza e ricercatezza artistica.
Non è raro che all'interno degli sportelli (fig. 05) o all'esterno delle ante stesse, siano collocati degli specchi (fig. 15 anche se non sono visibili), con funzioni simili a quelle dei dipinti. Così come, a prescindere dai dipinti, si cerca di ottenere effetti di trompe l'oeil attraverso le incisioni stesse del legno, come nel caso di sedie che imitano i merletti e i drappeggi dei cuscini (fig. 11), specchiere le cui cornici richiamano ordini architettonici con tanto di paraste dal capitello corinzio, come se fossero gli stipiti di ricche finestre (fig. 06).


Le immagini e il testo intitolato "Introduzione storica ai mobili barocchi" sono tratti dai libri: "Storia del mobile" e "Il mobile italiano dal XV al XIX secolo", Istituto geografico De Agostini, Novara - "Mobili, sei secoli di stili", Oscar illustrati Mondadori. Gli altri testi sono elaborazioni personali dei contenuti.
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