tratto da "La Stampa" di Sabato 12 agosto 1995
Ho trovato il Santo Graal
di David Keys
Graham Phillips è uno storico dilettante di Coventry ma è convinto di aver scoperto il Santo Graal, la reliquia che secondo la tradizione medievale fu usata da Giuseppe d'Arimatea per raccogliere il sangue di Gesù durante la crocifissione. La straordinaria scoperta è avvenuta dopo sette anni di ricerche e, a dispetto dello scetticismo di molti accademici Phillips sostiene di avere le prove che il calice è proprio quello del mito. Sempre secondo la leggenda la reliquia, che si credeva dotata di poteri soprannaturali, fu portata in Britannia dallo stesso Giuseppe e da quel momento la ricerca del Graal diventò uno dei temi centrali dei romanzi del ciclo arturiano.
Ma al di là della letteratura, un fondamento storico sembra esistere: fu nel IV secolo che le autorità imperiali romane, appena cristianizzate, trovarono un calice e decisero di farne oggetto di culto. E' lo storico greco Olimpiodoro a narrare che la madre dell'imperatore Costantino Elena, lo raccolse nel sepolcro di Gesù e lo portò a Roma prima che oltrepassasse la Manica. L'oggetto della scoperta sarebbe proprio questo calice, o una sua replica di poco posteriore. Sembra che il Graal abbia lasciato Roma per la Britannia tra il 401 e il 407, quando l'esercito di Alarico minacciava Roma, che poi saccheggiò nel 410. Tuttavia, negli stessi anni, le autorità imperiali decisero di ritirare le legioni dalla Britannia, diventata indifendibile, e nello spazio di pochi decenni buona parte dell'isola cadde nelle mani degli anglosassoni. E' probabile che sia in quel periodo che la reliquia fu messa al sicuro nello Shropshire, una regione vicina al confine con la Scozia. La principale città della zona era Viroconium, capitale del regno di Cornovii, più tardi noto con il nome di regno di Powys. Si sa che poco prima che Viroconium cadesse in mano agli anglosassoni nel 658 i difensori misero in salvo i tesori del regno, consegnandoli ai monaci di una vicina abbazia. L'episodio è raccontato in una ballata gallese del IX secolo, "La Ballata di Lyarch, il Vecchio".
La storia si interrompe e riprende tre secoli dopo con un manoscritto del 1200 in cui si racconta che un discendente del re di Powys - il barone Fulk Fitz Waryn - vide il Graal nella cappella dell'abbazia, adiacente al castello di Whittington, le cui rovine sono tuttora visibili. Fu lui che, dopo essere diventato cieco per aver fissato l'aura emanata dalla reliquia, decise di conservarla in una nuova chiesa - l'«Abbazia Bianca» - che dedicò a Maria Maddalena. Poi, nel 1539, durante la riforma di Enrico VIII l'abbazia fu pressoché distrutta e fu solo anni dopo - nel 1593 - che un certo Robert Vernon acquistò il terreno su cui sorgevano le rovine e scrisse un saggio sul suo antenato Waryn,oltre che un poema epico sul Graal, intitolato «Sir Gawain e il Cavaliere Rosso». E' stato Phillips a individuare questo testo, che fu studiato nell'Ottocento da uno storico locale Thomas Wright, il quale sposò l'ultima discendente di Robert Vernon e si appassionò alla reliquia. Ed è lui che l'avrebbe custodita in un luogo segreto situato nella cava di Hawkstone Park, a una ventina di chilometri da Whittington Castle.
Nel suo studio sul Graal Wright aggiunse 14 parole misteriose e 24 altrettanto misteriosi numeri romani, quelli che lui chiamò «i canti del pastore per guidare il cammino». Il codice fu decifrato per la prima volta solo negli Anni 20 da un parente di Frances Vernon, Walter Langham, il quale riuscì a impossessarsi della reliquia. La notizia della scoperta del calice alla base di una statua d'aquila, fu resa nota molto più tardi, nel 1934, in una piccola guida dedicata allo Shropshire. A sua volta, Phillips ha provato a interpretare l'enigma ed è riuscito in breve tempo a svelare l'arcano: le parole misteriose si riferiscono al re David mentre i numeri si riferiscono ad alcuni salmi della Bibbia. Ogni versetto ha aggiunto un pezzo al giallo, fino a portarlo alla cava, dove un tempo vegliava l'aquila di pietra, simbolo di San Giovanni, l'unico evangelista che racconta l'incontro tra Maria Maddalena e Cristo resuscitato. A questo punto, Phillips si è messo sulla tracce della bisnipote di Walter Langham, Victoria Palmer 24 anni, grafica pubblicitaria, abitante a Rugby città finora famosa solo perché vi ebbe i natali l'omonimo gioco. E' stata lei l'ultima discendente dei re gallesi Powys a confermargli la veridicità delle storia del ritrovamento, aggiungendo di aver ricevuto in eredità la coppa senza conoscerne il valore storico.
«Walter voleva che la famiglia lo tenesse ma non ne ho mai capito
davvero il motivo». A una prima analisi, il Graal è alto sei centimetri, in
onice verde probabilmente di epoca romana: che sia la medesima reliquia presa
dall'imperatrice Elena nel 327 oppure una replica più tarda è ancora da
stabilire con certezza. Comunque, dalla parte di Phillips ci sono tre prove
testuali: lo storico Olimpiodoro, un manoscritto medievale e un poema tudoriano.
A differenza delle descrizioni tardomedievali che lo dipingono come un calice
d'oro tempestato di pietre preziose, la reliquia dello Shropshire è piccola e
modesta, fatta di pietra anche se pregiata. Chiunque avesse voluto fabbricare un
falso nel Medioevo, non avrebbe certo scelto un calice così poco appariscente.
Fa eccezione solo una delle primissime testimonianze - uno dei romanzi arturiani
dell' inizio del 1200 - secondo la quale la coppa era di piccole dimensioni e di
pietra.
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