Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 11 luglio 2004
La "memoria" dei cavalieri secondo F. Bramato
L'antico fascino dei Templari una storia scandita dai perché
C’è chi ha scoperto i Templari leggendo il pendolo di Foucault di Umberto Eco, ma in Puglia erano di casa ai tempi dei Normanni e di Federico II e non poche testimonianze ricordano la loro presenza. C'è chi ne vede il segno anche in Castel del Monte, una serie di siti in Internet dimostra una sorprendente curiosità per le loro vicende e per la loro leggenda che riemerge dalle ombre del Medioevo. Per la storia, si tratta di uno degli Ordini religioso-cavaliereschi, nati a Gerusalemme dopo le Crociate per assistere e curare i pellegrini e per difenderli dai rischi lungo il viaggio ed in Terrasanta.
Sottoposti solo all'autorità del pontefice, i cavalieri del tempio diventano, nel giro di meno di due secoli, più ricchi e potenti di molti Stati nazionali grazie anche ad attività commerciali e finanziarie. La soppressione dell'Ordine, tenacemente voluta dal re di Francia, Filippo IV, e decisa dal papa, Clemente V, la confisca dei beni e la fine sul rogo, a Parigi, nel 1314, dell'ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay, e di Geoffrey de Charney, conclude il capitolo delle certezze sulla milizia rossocrociata. È una pagina sulla quale, nel tempo, ha pesato "la parzialità se non la mala fede con cui la questione era da molti trattata" come non esita a riconoscere Salvemini.
Restano, ad ogni modo, diversi interrogativi che hanno finito per ispirare una vasta letteratura anche in Italia. Di questa, da storico, si occupa Fulvio Bramato nel suo recente volume La memoria dei Templari che, in un certo senso, completa il discorso avviato con i due volumi della Storia dell'Ordine dei Templari in Italia presentata da Franco Cardini e pubblicata dalla stessa casa editrice.
È, come scrive Domenico Cofano nella presentazione del nuovo libro, "un contributo prezioso al racconto di una storia altra" lungo un percorso che porta a "quel filone neotemplare che, per quanto se ne voglia e se ne debba negare la continuità rispetto alla più autentica Tradizione, non ha mancato di alimentare tutte quelle opere e organizzazioni, di varia natura odi vario livello, che, favorite dalla strumentalizzazione degli ambienti massonici, teosofici, e persino occultistici, dalle fiamme dell'antico rogo si sono sprigionate in un'orgia più o meno sfrenata di rinascenze".
Bramato spazia a tutto campo dalle testimonianze di Dino Compagni e di Giovanni Villani a Dante ed a Boccaccio, dall'avventura di Carlo Gonzaga duce di Nevers ai tentativi di riportare gli Stuart sul trono inglese al veto nella Francia di Richelieu per le esperienze neotemplari, dalle prime logge massoniche ad Antonino Amico, al mito dei "re segreti" ed alle ricerche più recenti. Anche se non è stato scoperto nessun codice segreto e le teorie sui misteri templari sono fermi sui "mitemi elaborati fra il Settecento e l'Ottocento dalla cultura latomistica europea", sa indubbiamente di novità ad alto rischio la rivisitazione "dal di fuori dei Palazzi", come scrive l'autore, di una storia difficile quanto affascinante.
Gianni Custodero
"La memoria dei Templari" di Fulvio Bramato (Atanòr ed., pp. 191, euro 14,00)
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