IL SITO DEL MISTERO


 CLAUDIO MAURI, “LA CATENA INVISIBILE – IL GIALLO DEL FASCISMO MAGICO”, MURSIA

 

“La catena invisibile” è un romanzo storico che narra la storia di un attentatore alla vita di Mussolini rimasto sino ad oggi sconosciuto.

Il libro è basato in buona parte su documenti autentici e spesso rari; l'invenzione narrativa, inoltre, cerca di ricostruire l'ambiente e la personalità dei protagonisti di questa vicenda eccezionale. Dopo una lunga ricerca sul mondo sotterraneo delle società esoteriche del tempo ("Gruppo di Ur", "Società teosofica" ecc.), l’autore dimostra che esiste un legame tra gli attentati del 1926 a Mussolini di Violet Gibson e di Anteo Zamboni e quello del protagonista del libro:  il mandante è la medesima persona. In una foto dell'attentato della Gibson, comparsa misteriosamente negli anni '30, un volto è coperto da uno strano ritocco. Si tratta del "regista" dei tre attentati? E’ un vero e proprio giallo il cui intreccio avvincente affonda le radici nella verità storica. Nel libro vi è un altro “scoop”: le ultime frasi scritte da Anteo Zamboni contengono la chiave per identificare mandanti e movente dell’attentato.

Il “Presidente”, un inglese trasferitosi a Roma, è l’organizzatore degli attentati. Questo misterioso personaggio, legato al mondo teosofico-occultistico e probabilmente ai servizi segreti inglesi (tramite la mediazione di Aleister Crowley), è stato una sorta di “agente 007” che ha operato segretamente nell’Italia fascista.

La fotografia dell’attentato. Scrive l’autore nella parte finale del libro: “Dopo la testimonianza di “Marco”, ho cercato a lungo inutilmente le fotografie dell’attentato di Violet Gibson del 1926. Quando ormai avevo perso ogni speranza, finalmente uno di questi importanti documenti è venuto alla luce: all’inizio degli anni ’80, Renzo De Felice e Luigi Goglia hanno trovato nel fondo della Mostra della Rivoluzione fascista una copia “ritoccata” della fotografia, poi pubblicata nel libro Mussolini, e il mito, Laterza, Bari, 1983. Per il momento, mancano ancora all’appello il negativo che permetterebbe di riprodurre il volto che si cela dietro al ritocco e, soprattutto, la fotografia che riprende a distanza più ravvicinata il volto del “Presidente”. Spero un giorno di ritrovare questo materiale, fornendo così un altro importante tassello per completare il quadro di questa vicenda. De Felice e Goglia, naturalmente, non conoscevano il “giallo” nascosto dietro a questa immagine. I due studiosi non sono riusciti a ricostruire in che modo la fotografia sia arrivata alla Mostra, anche se un timbro lascia supporre che sia stata spedita da Buenos Aires da una persona ignota che nel 1926 era presente sul luogo dell’attentato. Anche in questo caso, il misterioso ritocco nasconde qualcuno”

Il sito dell'autore: Claudio Mauri



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