tratto da 'Margini' n. 23
Piero Di Vona, René Guénon e la metafisica, SeaR
Massimo Pacilio
Con questo secondo saggio dedicato al pensiero metafisico di
Guénon, Piero Di Vona apporta un contributo determinante allo studio dell'opera
del pensatore francese. Già con il precedente Evola e Guénon (Napoli 1985)
l'Autore aveva offerto un significativo approfondimento dei contenuti dell'opera
di René Guénon, studiata sia in rapporto al pensiero di Evola, sia nel contesto
della cultura europea della prima metà del secolo. Un approfondimento la cui
importanza fu posta in evidenza immediatamente da due lati fondamentali: il
primo rappresentato dalla puntualità e dall'ampiezza che caratterizzavano la
stesura del saggio, come si conviene ad uno studioso del livello del Di Vona; il
secondo per avere sottratto Guénon a quei giudizi sommari provenienti dagli
ambienti della cultura cosiddetta 'ufficiale'. Liquidare Guénon come uno dei
tanti scrittori dell'ambiente occultista francese di inizio secolo era
un'operazione che mostrava la lontananza che tanti intellettuali europei
intendevano stabilire fra essi e il mondo culturale nel quale il pensiero di
Guénon ha preso forma. Ma tale posizione - che dopo questo secondo saggio del Di
Vona si mostra ancora più chiaramente con i caratteri di un pregiudizio
ideologico - celava l'incapacità di una comprensione, una difficoltà a
ricondurre l'opera di René Guénon entro il panorama intellettuale
dell'Occidente. Lo studio condotto da Piero Di Vona va proprio nel senso di una
riconduzione, fin dove possibile, del pensiero di Guénon entro le categorie
concettuali dell'Occidente, e questo soprattutto in riferimento al discorso
metafisico che l'autore francese sviluppa in diverse opere, in un arco di tempo
di oltre una decina di anni. Di Vona restringe lo studio a quelle opere che si
occupano direttamente di argomenti di metafisica: Introduction générale à
l'étude des doctrines hindoues (1921), La métaphysique orientale (1939, la cui
prima stesura risale al 1925), Le Simbolisme de la Croix (1931), Les Etats
multiples de l'Etre (1932). In esse vengono messi in risalto i contatti tra il
pensiero dell'autore francese e la metafisica elaborata in Europa. Quali
elementi della metafisica occidentale, e di quella moderna in particolare,
Guénon introduce nella sua opera? Quanto nei suoi testi è derivato dalla sua
formazione occidentale? Quali filosofi si intravedono, sovente in maniera molto
chiara, negli scritti di uno dei maggiori maestri del pensiero tradizionale?
Guénon non rivela mai, se non in rarissimi casi, gli autori a cui si riferisce,
e tuttavia alle precedenti domande Di Vona dà una risposta chiara, in un saggio
che appare subito ben distante, per il tono della scrittura e per l'esaustività
dell'analisi, sia da quelle impostazioni che sconfinano spesso in una sterile
'agiografia', sia dalle, altrettanto sterili, critiche accademiche. Certo, dopo
la pubblicazione di questo saggio noi non crediamo ingenuamente che il mondo
accademico si aprirà, senza pregiudizio alcuno, all'opera del pensatore
francese, ma riteniamo, certi di non poter essere smentiti, che quelle critiche
a cui i lettori di Guénon sono abituati ora avranno anche il limite di mostrare
chiaramente che derivano da una 'semplice' ignoranza. Non si tratta forse
dell'ignoranza del 'profano', del 'laico'?
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