tratto da "L'Unità" di Sabato 12 agosto 1995
Il Santo Graal è nascosto a Rugby
di Valerio Magrelli
Archeologi e insieme archeofobi, gli abitanti di Roma sono abituati da sempre alle scoperte più inattese. Infatti, nel sottosuolo della città eterna, fogna o scrigno convivono intatti. Per non parlare poi della commistione tra un passato di misteri e un presente da ministeri. Come quando, in mezzo al tinello del convento di Santa Croce spuntarono le fondamenta dell'Anfiteatro Castrense. Come quando nella cappella adibita agli esercizi spirituali dei gesuiti, venne installata la sede delle guardie di Pubblica sicurezza. Come quando durante i lavori per i Fori Imperiali venne estratto lo scheletro di un elefante fossile. Come quando durante gli scavi di un'autorimessa in Viale Manzoni sbucò l'Ipogeo degli Aureli. Come quando, tra i casamenti dei ferrovieri a San Giovanni, emersero i resticdelle Terme Eleniane.
Roma, in una parola, rappresenta il massimo cortocircuito immaginabile, almeno sul piano spaziale, tra mito e quotidianità. Eppure, tra tanti segni e segnacoli del Tempo, proprio il più prezioso, introvabile fra tutti i tesori fu allontanato dalle sue mura. Per uno sconcertante paradosso, la capitale della cristianità dovette rinunciare al calice in cui, secondo la leggenda, venne raccolto il sangue di Cristo. Stiamo parlando del Graal, la cui ricerca ha attraversato quasi due millenni per approdare adesso sulle pagine dell'Indipendent. In un articolo di ieri, l'autorevole quotidiano inglese ha annunciato una scoperta sconvolgente: uno studioso di Coventry, Graham Phillips, avrebbe rinvenuto, in una casa di Rugby, l'originale inestimabile reliquia. Si tratterebbe di una piccola coppa di onice verde di probabile datazione romana, appartenente a tale Victoria Palmer. Ed ecco svelato il segreto dei segreti. La proprietaria del Santo Graal sarebbe dunque una giovane graphic design del Warwickshire.
Intitolato The Search of the Graal, il saggio di Phillips uscirà tra qualche giorno dall'editore Century al prezzo di 15,99 sterline. Si sa comunque sin d'ora che il gioiello, prima d'essere affidato a una cassetta di sicurezza, venne trovato dal bisnonno della Palmer in una caverna. Il perchè del legame tra questa famiglia e il sacro manufatto esige però, come ogni racconto che si rispetti, il fatidico passo indietro, un passo che ci porta appunto a Roma.
Secondo la tradizione, fu lo stesso uomo che seppellì Gesù, ossia Giuseppe d'Arimatea, a conservarne il sangue in una coppa di cui le autorità religiose iniziarono a parlare esplicitamente intorno al IV secolo. Poco più tardi, Olimpiodoro introdusse un'altra versione dei fatti (ed è a questa che Phillips aderisce). Secondo lo storico greco, sarebbe stata Maria Maddalena ad usare il recipiente. Recuperato dall'imperatrice romana Elena nel Santo Sepolcro, il Graal venne finalmente inviato a Roma, dove però rimase poco tempo. Nel 408, sotto la minaccia delle invasione barbare, eccolo in viaggio per la Gran Bretagna, diretto in quelle zone dove sorse più tardi il reame di Powys. Discendente di quella dinastia, la nostra giovane pubblicitaria sarebbe quindi la legittima depositaria del sangue divino.
Come dare un'idea della potenza racchiusa in questo simbolo dei simboli? Nel corso dei secoli, dai romanzi del ciclo Artù fino al terzo episodio dell'Indiana Jones di Spielberg, la sua ricerca si è andata tramutando nella Ricerca per antonomasia. Tra le celebrazioni letterarie e artistiche, poi, basterebbe pensare all'energia figurativa che si irradia dal Parsifal. In certo senso, come la vita del Signore si raccolse nel Graal, così la storia del Graal confluì nella musica di Wagner, destinata ad alimentare l'opera di Proust, Debussy e mille altri. Ora quel vaso, dicono, è stato trovato. Sarà, ma resta difficile accettare un finale così scontato e in un momento in cui tanto sangue imbratta il mondo. Forse sarebbe meglio che continuasse a giacere nascosto, per far segno ad un tempo in cui nessun calice possa trovare più un simile impiego.
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