IL SITO DEL MISTERO

tratto sa "Rivista Massonica" n. 8 ottobre 1974, vol.LXV, pp. 467-473 - Ed. Erasmo

Dell'attualità anistorica del Graal

di A.A. I. C.

Quando i nazisti incominciarono a sventolare la croce uncinata nelle Lande di Germania, si disse che Sir Baden Powel abbia protestato, non contro i crimini che sotto quella bandiera venivano commessi e di cui nulla ancora si sapeva, ma avverso l'impiego, per scopi profani, di un simbolo la cui forza non poteva venir provocata impunemente. Trarre da ciò gli auspici nefasti sulla fine immonda del nazismo ci sembra per lo meno azzardato anche perché pochi allora fecero delle previsioni in tal senso.

E' comunque probabile che sia nata anche da ciò la fama, che non manca fra l'altro di qualche testimonianza apparentemente attendibile, di un nazismo facente capo ad una associazione segreta di carattere iniziatico. L'impiego dello Swastika, sia pure rotante a sinistra, l'appartenenza di qualche nazista alla fantomatica accademia di Thule, le capacità medianiche di altri e la procedura quasi iniziatica per l'ammissione dei primi adepti hanno certo fornito attendibilità alla leggenda.

Non è qui il caso di un esame profondo sul valore dello Swastika sinistroso che alcuni vogliono difforme a quello destroso, ed altri contrario e femminile mentre, per altri ancora, non sarebbe che una interpretazione della verga magica in mano all'apprendista stregone e quindi incontrollabilc apportatore di danni e lutti anche contro la volontà di chi tenta di farlo girare.

Vi è d'altronde popolare credenza che l'impiego di simboli sacri o magici per opere profane provochi comunque male, ma è certo che le cause vengono sempre analizzate ad effetto acquisíto. Si può invece affermare, senza tema di venir contraddetti, che ogni volta che un uomo (o più uomini) ha cercato di imporre se stesso od il suo volere al popolo od alle nazioni si è sempre servito di simboli il cui significato era magari al di fuori delle sue capacità ma che riteneva avesse il pregio di affascinare gli altri senza preoccuparsi delle ragioni per cui veniva pregiato. Così è stato per la Croce di Lorena più volte in Francia, per la Luna nascente nel bacino del Mediterraneo e per la Bipenne in Italia; ovvio che l'elenco potrebbe continuare per intere pagine.

Tutto questo proemio sullo Swastika non avrebbe ragione di essere nel nostro discorso se non vi fosse stato chi, nell'entusiasmo di cercare lombi più o meno sacri ad un movimento di cui non si riusciva a comprendere l'essenza e di gíustificarne atteggiamenti ingiustificabili, non avesse tentato, forse per fare quella confusione che ne avrebbe celata la vacuità, di suonare assieme pifferi e campane.

Sicché lo Swastika che Goering aveva una volta casualmente visto inciso su di un caminetto di una casa svedese, ha avuto, sia pur rovesciato, il suo ruolo essenziale quale simbolo della tradizione ariana accanto alle esse runiche. Ovvio quindi che si facesse mescolanza fra le leggende germaniche che il romanticismo aveva riesumate e la tradizione celtica senza tener in alcun conto gli influssi che su questa avevano avuto la Gnosi, il cristianesimo e gli altri movimenti di pensiero che, coperti dalle nebbie medioevali, avevano circolato vorticosamente nel bacino mediterraneo ed avevano investito l'Europa fino all'estremo Nord.

Sicché ancor oggi si trova qualche magazziniere di idee tradizionali che, come al solito, sa tutto ed il significato di tutto, che quando si parla di Graal, non manca di rifarsi agli influssi nefasti che la sua interpretazione avrebbe avuto nella storia ad opera di chi lo aveva inteso in modo erroneo ed al pericolo che altri ancor oggi in tal modo lo intenda e finisce con il richiamarsi a Julius Evola che, a torto od a ragione, è pur sempre un personaggio di rilievo negli studi tradizionali se viene citato da autori di ogni paese.

Egli infatti, dopo il solito tentativo di collegare, sfruttando argomenti marginali - secondo la sua tecnica - la leggenda all'idea del "Re del Mondo concepito come cakravartì, accosta con una disinvoltura che, a dir il vero, non gli è nemmeno solita, Re Artù al solare Vishnù cbe gira lo swastika e conclude: " Il regno del Graal, che avrebbe dovuto assurgere a nuovo splendore, era lo stesso Sacro Romano Impero. L'eroe del Graal che avrebbe dovuto divenire il dominatore di tutte le creature e colui al quale è stata affidata la potenza suprema è l'Imperatore storico Federicus se egli fosse stato il realizzato del Mistero del Graal, del mistero iperboreo ".

A suffragio della sua tesi mette in rilievo il fatto che "nessun testo sul Graal sembra essere anteriore all'ultimo quarto del XII secolo e nessuno posteriore al primo quarto del XIII secolo ".

Poi " come sparse arterie, organizzazioni segrete sembrano aver custodito gli antichi simboli e tradizioni sul Graal... Fedeli d'Amore, trovatori, ermetisti. Così arriviamo fino ai Rosacroce... " che si sarebbero auto-annullati nell'illuminismo e nelle vicende politiche della rivoluzione francese.

Nonostante gli accostamentí a Shambala e alla conclusione che la via settentrionale, la devayâna, risiede nel cuore degli asceti tibetani, il Graal di Evola altri non è che una interpretazione parziale della cakravartì strumentalizzata prima dai ghibellini e poi dagli illuministi rivoluzionari.

Considerata la personalità dello autore, non fa meraviglia che altri abbia pensato di rinnovare tale strumentalizzazione trovandovi una certa quantità di elementi che si prestavano all'uopo.

Ma ciò che è più assurdo è il fatto che alcuni di coloro che non erano e non sono certamente da annoverare fra i seguaci di Evola, abbiano visto, e magari vedano ancora, in tale interpretazione, se non addirittura nella stessa concezione del romanzo graalico, un germe dello sviluppo dell'idea nazista.

Noi non vogliamo dissentire dalla quasi totalità degli altri che trovano per sicuro assurda tutta la nostra premessa e con loro conveniamo che non è certo dimostrazione di buon gusto l'averla fatta. A nostra giustificazione possiamo solo dire che era nostro intento cercar di dimostrare -se ve ne fosse stato bisogno - a quali aberrazioni può portare la ricerca di un significato storico a fatti e leggende che possono averlo solo su un piano rituale.

D'altronde la stessa idea del re del mondo e quella giudeo-cristiana del regno di dio, se attuate su un piano storico, non hanno mancato di produrre le stesse confusioni catastrofiche che, come abbiamo altrove osservato, produrrebbero in un campo più limitato e però più facilmente accessibile alla constatazione, l'impiego dei precetti dei metallurgísti nell'industria siderurgica o di un catechismo massonico in un cantiere per grandi strutture.

Nella prefazione alle " Dimore filosofali " del Fulcanelli, Eugène Canseliet così recita: " Esprimiamo qualche riflessione sul sale a cui la fusione dà una consistenza vetrosa, particolarmente adatta ad impregnarsi di colore ed a trattenerlo saldamente, foss'anche il colore più prezioso ed evanescente. Poiché il colore è la manifestazione specifica e visibile dello zolfo segreto, l'artista conosce per tramite suo l'origine delle sue tinture. Tra queste occupa un posto importante lo spirito universale: è proprio alla base della gamma policroma della Grande Opera. Questo spiritus mundi, disciolto nel cristallo dei Filosofi, produce quello smeraldo che si staccò dalla fronte di Lucifero,, quand'egli precipitò negli abissi, smeraldo nel quale fu tagliato il santo Graal. E' la gemma ermetica che orna l'anello di Pelle d'Asino, ed è la stessa del papa alchimista Giovanni XXII nella sua tomba, e che ritroviamo sulla volta dipinta della cappella di Cimiez; essa è posta nel costone di un anello e magnificata dall'apprezzamento giustapposto in lingua italiana: "NE LA TERRA NE IL CIELO VIST HA PIU' BELLA ".

Tutto questo discorso - o la parte essenziale di esso - potrà, dopo quanto abbiamo premesso, sembrare anche ermetico per quel tanto che può far sorridere i mistici della ragione.

E la cosa più importante a nostro avviso, è quella di non mettere in dubbio il loro diritto a sorridere perché, nella costruzione del Tempio, non v'è differenza, fra le pie

tre cubiche ottenute col lavoro meccanico del tagliatore e quelle fuse nella fornace alchemica, purché vi sia intenzione unanime di realizzare l'Opera.

E ciò abbiamo, in varie altre occasioni, affermato circa l'affrancamento di ciascuno sul piano di livello che meglio egli crede.

Se ci è concesso mutuare da discipline differenti - per quanto il paragone non calzi altro che come metodo - vorremmo dire che consideriamo questi piani di affrancamento infiniti e mobili e che ognuno di essi si colloca simultaneamente in tutto lo spazio, similmente a quanto si dimostra per certe entità che, a velocità della luce, ruotano occupando in ogni istante l'íntiera orbita e tutte le orbite possibili.

Non consideriamo pertanto che un piano sia inferiore o superiore ad un altro né che il sottile sia, in assoluto, più valido di ciò che è tattile o che tattile possa sembrare né, parimenti, nella acquisízione dei simboli, che il processo analogico possa essere più nobile della semplice similitudine ma, soprattutto, ciò che íntendiamo è escludere che vi sia separazione netta fra questi e quelli e cercar anzi di non mancare occasione per notare che vi è continua interferenza e, per quanto non sempre apparente, collimazione.

Il ché può anche essere essenziale per evitare fraintendimenti. Pur non avendo la pretesa, con le nostre sommarie note (vedi: Dei tesori nascosti e dei valori sostituiti) di liberare il romanzo del Graal da ogni riferimento storico o razionale, abbiamo cercato solo di individuare alcune delle cause di inquinamento senza curarci di quella ritenuta di origine giudeo-cristiana in quanto ci sembra, se rettamente intesa, che non si presenti sostanzialmente difforme dal concetto originario.

Il giudeo-cristianesimo, a differenza dell'idealismo storico, o se meglio dir si voglia dello storicismo, sia esso idealista o materialista, in tutti i tentativi fatti, da Sant'Agostino in poi, per storicizzare gli accadimenti anche considerando la storia come un grande ciclo escatologico, non manca di ripetere i piccoli cicli come delle vere e proprie jerofanie. L'anno giudeo-cristiano non è costituito da anniversari ma da ripetizione di fatti con relative prescrizioni e divieti e la nascita, passione e morte del Cristo si ripetono, anche sul piano tattile, non come celebrazioni ma come autentici trasporti " in illo tempore ".

In attesa che i secoli siano consumati, gli accadimenti si susseguono nell'anno solare e nella vita degli individui secondo una logica tradizionale.

E vi è chi ha trovato nel romanzo del Graal, in certo qual modo, anche il superamento di questa doppia concezione ciclica, oltre al comune denominatore fra la tradizione occidentale e quella giudeo-cristiana.

" Il Graal ", dice Pierre Dujols - cito sempre dalle Dimore filosofali - " è il mistero più alto della Cavalleria Mistica e della Massoneria che è la degenerazione di quella; esso è il velo del Fuoco creatore, il Deus absconditus della parola INRI, incisa sopra la testa di Gesù sulla Croce ".

Per il nostro discorso è proprio quella parola " degenerazione " che alcuni potranno magari trovar appropriata senza luogo a discutere -che importa interesse. Bisogna, in primis, specificare che cosa si intende per " cavalleria mistica "; se cioè lo spirito che la informava - sempre che sia esistita secondo quanto ci è stato tramandato - o tutte quelle pratiche propedeutiche e di comportamento che avevano valore solo in quel contesto storico,.

Nel secondo caso, non troviamo per nulla fuori luogo la parola degenerazione per quanto ci sembri più appropriato il termine evoluzione o, almeno, adattamento se non addirittura - ci si perdoni la brutta espressione - aggiornamento.

Se invece è allo spirito che si riferisce Pierre Dujols, allora bisogna vedere a quale massoneria egli si riferisce.

Non intendiamo, sia chiaro, mancar di rispetto ad alcuno ed abbiamo anzi appena precisato che non ci consideriamo in grado di emettere giudizi sui metodi che uno sceglie per costruire il proprio Tempio; ma per una società che si proclama iniziatica e che si definisce massoneria ci sembra per lo meno contraddittorio certo atteggiamento quale quello assunto da qualche obbedienza in determinati periodi storici o nelle vicende profane di qualche paese.

Se è a tale massoneria che Dujols si riferisce non possiamo che trovare benevolo il termine " degenerazione " pur senza attribuire ad esso senso dispregiativo.

Ora noi non ce la sentiamo di rimproverare coloro che in nome della Massoneria hanno lottato, fino all'estrema sofferenza, per la libertà del proprio paese, né quelli che hanno propugnato il credo libertario fino alle estreme conseguenze utopistiche dell'anarchia. Ed ancor meno intendiamo criticare chi ha deformata la concezione di eguaglianza, ritenendola, sul piano profano come egualitarismo e livellamento, nel nobile tentativo di distribuire più equamente le ricchezze del mondo. E conserviamo rispetto ed ammirazione anche per l'interpretazione sentimentalistica della fraternità profanamente intesa come pietismo, o meno lacrimevole, per i bisognosi siano essi amici o nemici.

Questi sono i massoni; e possiamo trovare positivo tutto ciò, ma non chiamarlo Massoneria. Il comportamento del massone in campo profano può essere benissimo conseguenza degli apprendimentí morali acquisiti in Massoneria, ma se tale comportamento viene confuso con la Massoneria allora non è facile essere in disaccordo con Dujols anche se non è convincente il semplicismo con cui egli, che alcuni dicono Fratello di Heliopolis, emette un si drastico ed assoluto giudizio verso la unica istituzione che egli stesso definisce l'erede della Cavalleria Mistica.

E' pur vero anche che ciò che amiamo lo vorremmo migliore e quindi, come uomini più vicino a quelle che consideriamo le nostre attese. Ma come si può genericamente affermare che ciò che attendiamo non sia più vicino di quanto pensiamo?

I massoni del mondo si riconoscono nei loro simboli, ma il lavoro che compiono lo compiono nel più profondo del loro essere. Il risultato del loro lavoro non possono certo comunícarlo ad altri, né informare i Fratelli dello stato di avanzamento dell'Opera.

Nessuno è in condizione di affermare nemmeno quale delle vie scelte, o verso la quale si è indirizzato, sia migliore o più sicura di un'altra né se si possa magari intersecare con quella abbandonata o congiungersi definitívamente.

Secondo Fulcanelli il Graal è il Baphomet dei Templari: " Nella pura espressione ermetica, corrispondente al lavoro dell'Opera, Baphomet deriva dalle radici greche mès, tintore e baphéùs usato per mèn, la luna; a meno che non si voglia prendere il termine mètèr, genitivo métròs, madre o matrice, che ha lo stesso significato lunare, perché la luna è la vera madre e matrice mercuriale che riceve la tintura o sperma dello zolfo, che rappresenta il maschio, il tintore della generazione metallica... cosa che ci riconduce al battesimo simbolico di Meti... La parola latina Bapheus, tintore, e il verbo meto, indicano in egual maniera quella speciale virtù... capace di captare la tintura... che la madre conserverà nel suo seno il tempo richiesto. Si tratta del Graal... ".

Tutto ciò ci porta indietro nel tempo: Meti è divinità androgina venerata dagli Ofiti e il battesimo di Meti, secondo il barone von Hammer, corrisponde al battesimo della luce dei Frammassoni.

Ed è anche chiaro, a meno che non si pretenda di riassumere ogni cosa per addivenire a delle conclusioni; il ché abbiamo escluso dai nostri intendimenti. Abbiamo anzi tenute le nostre osservazioni malignamente slegate.

Il fatto che alcuni ritengano che Graal sia parola di derivazione greca non comporta necessariamente che il Graal sia un vaso od una coppa. Che sia stato usato come contenitore nell'Eucarestia o per raccogliere il Sangue di Cristo non implica ancora che sia un vaso o che abbia una qualunque forma. E questo lo possiamo comprendere anche noi che non siamo particolarmente versati - ci perdoni l'estensione chi ritiene di esserlo - negli studi ermetici.

Graal, per altri, non è che la deformazione linguistica di Gradal. Ed anche ciò non fa differenza.

Abbiamo visto come, per tutti, il Graal non sia altro che la pietra nella sua essenza più nobile come le Tavole della Legge, le Tavole di Smeraldo, il mercurio verde e forse anche, per le menti più versatili, il Sundial di Edimburgo.



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