Antonio Montanari
Tam Tama di Febbraio 2003
Sommario
864. Calzature (9.3)
863. Milano-Sanremo (2.3)

Indice del Tam Tama 2003

Tama 864. Calzature
Bella riconoscenza, diceva sempre Adamo ad Eva ricordando di averle dato una costola, e di aver ricevuto in cambio una mela. Avvelenata, precisava più avanti negli anni quando confondeva la consorte con la strega di Biancaneve.
Bella riconoscenza, può aver pensato Silvio Berlusconi meditando sul fatto che il suo più fidato consigliere, Giuliano Ferrara, lo ha definito pazzo nel tg della Sette, in un dibattito ad Ottoemezzo sulla stessa rete, e in un articolo del Foglio, giornale da lui diretto e di proprietà della consorte del Cavaliere, quella che il marito sbeffeggiò come «povera donna» perché avrebbe manifestato un gradimento estetico nei confronti del filosofo comunista Massimo Cacciari.
L'antefatto era nella questione della Rai. Maurizio Costanzo aveva ricevuto l'elenco dei possibili componenti il prossimo Consiglio di Amministrazione della televisione di Stato, e lo aveva letto durante la registrazione pomeridiana del suo show di Canale 5, suscitando l'ira non soltanto dell'opposizione, ma degli stessi presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, ai quali tocca per legge la nomina di quel Consiglio.
Il Cavaliere, costretto già dalle circostanze sfavorevoli di questa vicenda a dover soggiacere al volere della Lega che rappresenta soltanto il 3,9 per cento dell'elettorato, ha dovuto ingoiare il rospo servitogli su di un piatto d'argento con l'ironica frase di Ferrara, tradotta dal dialetto napoletano: il padrone questa volta è uscito pazzo. Ma non ha resistito all'indignazione di Casini. Voleva rispondere al presidente della Camera che non facesse la verginella, perché tutti sappiamo che la Rai è sempre stata lottizzata dal governo. Poi gli ha soltanto detto che «mica viene da Marte».
Berlusconi, il primo tra i politici più ricchi del mondo, si è sentito persino dare del «tapiro in persona» dal suo dipendente Antonio Ricci, premiato da Bocca e dal 'criminale' Biagi per Striscia la notizia. All'opposizione che lo accusava sulla vicenda Rai di essere in conflitto d'interessi, il Cavaliere rispondeva rivelando lo spirito aziendale di Ricci: «L'Ulivo lo racconti a Drive in», una vecchia trasmissione comica.
Le battute politiche sono altra cosa, non queste freddure. Gliene offriamo gratis un esempio, Cavaliere, affinché possa imparare. «Perché Lenin portava le scarpe e Stalin invece gli stivali?». «Perché sotto Lenin la merda arrivava soltanto alle caviglie». Anche per noi è l'ora di adeguare le calzature.
Antonio Montanari [Ponte n. 10, 9.3.2003]

Tama 863. Milano-Sanremo
La signora Daniela Santanché (deputato di Alleanza Nazionale) ha espresso il suo tormento per il possibile immediato scoppio della guerra in Iraq, manifestando la speranza che si trovi una soluzione pacifica: infatti, ha spiegato, «si avvicinano i giorni delle sfilate di moda» a Milano che sarebbero danneggiate da un conflitto mondiale. Il segretario del suo partito, Gianfranco Fini, nelle stesse ore era angustiato da altri gravi avvenimenti legati alla capitale lombarda.
Fini aveva messo sotto accusa il Consiglio di Amministrazione della Rai, chiedendone le dimissioni, dopo che esso aveva deciso di trasferire a Milano la direzione della seconda Rete sottomettendosi al volere di Bossi e con il beneplacito del Cavalier Berlusconi coniugato Mediaset. Il leghista aveva puntato i piedi adeguando geograficamente un motto garibaldino: «O Milano o morte (del governo)». Fini a questo punto crede di aver capito che Bossi minacci una crisi dell'esecutivo in caso di scioglimento del Consiglio della Rai, ma il capo leghista smentisce (confermando se stesso).
Il governo credeva di aver trovato con la Rai un argomento tranquillo in cui avere voce in capitolo: mica la storia della guerra dove il buon Cavaliere si agita tanto, baci ed abbracci a Mosca e persino a Tripoli bel suol d'amore come fosse una rediviva Gea della Garisenda (1911), raccogliendo soltanto critiche e fischi, per cui un giorno dice una cosa ed il secondo deve aggiustare il tiro.
Lo spirito di resistenza che ha rivelato Berlusconi verso Fini è stato fatto immediatamente proprio da Pippo Baudo che, come direttore del Festival di Sanremo, bocciava con severità alcune proposte di Vittorio Sgarbi, scelto per condurre la trasmissione di commenti prevista dopo le esibizioni canore. Sgarbi, rimanendo con correttezza al livello delle questioni internazionali che ci minacciano, rifiutava il Dopofestival accusando il noto presentatore di «ragionare come Tareq Aziz», il numero due di Baghdad.
Baudo, tra l'altro, non aveva voluto quale ospite a Sanremo il sempre simpatico Francesco Cossiga vestito di bianco, come propostogli da Sgarbi. Cossiga ha commentato la vicenda definendo Baudo un pescecane ed un guitto, la cui cosa più notevole è la gentile consorte, e confidando che apparire in una sua trasmissione gli avrebbe fatto «un po' di schifo».
Al Dopofestival ci sarà un celebre cuoco, Vissani. Non tocchi Baudo: si è dimostrato già cotto a puntino.
Antonio Montanari [Ponte n. 9, 2.3.2003]
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