DINOSAURI, I DOMINATORI DEL MESOZOICO

 

SISTEMATICA, EVOLUZIONE E

SCOMPARSA DEI PIÚ GRANDI RETTILI

MAI ESISTITI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad Achille, compianto maestro

di Paleontologia, e a Maurizio,

mio mentore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I DINOSAURI

 

I Dinosauri rappresentano non solo le forme fossili più popolarmente conosciute e più comuni nell’immaginario collettivo, ma anche quelle che hanno dominato l’ambiente terrestre dal Triassico superiore alla fine del Cretaceo, cioè da 245 a 65,5 (o 66,5, a seconda delle diverse datazioni) di anni fa. Questi animali sono così studiati ed interessanti per la diversità degli adattamenti che presentano e per le notevolissime dimensioni di molti membri di questo gruppo, il cui dominio sulla Terra è durato per 150 milioni di anni!

Popolarmente sono riuniti spesso in un singolo gruppo, ma occorre distinguerli in due ordini, Saurischia ed Ornitischia, i cui rappresentanti non sono apparentati tra loro più di quanto lo siano Pterosauri e Coccodrilli. Questa separazione, un tempo basata prevalentemente sulla forma del cinto pelvico, triradiato nei Saurischi e tetraradiato negli Ornitischi, trova oggi le sue ragioni d’essere in un’origine separata dei due gruppi.

                                          

Cinto pelvico di Ceratosaurus, tipico                  Cinto pelvico di Thescelosaurus, un

rappresentante dei Saurischi                                 tipico Ornitischio.

 

Il motivo iniziale del successo: la camminata

Tutti gli Arcosauri, gruppo a cui appartiene gran parte dei Dinosauri e i cui unici rappresentanti attuali sono i Loricati (coccodrilli), tendono a portare gli arti in posizione più sottostante al corpo rispetto a tutti gli altri Rettili e a camminare con un movimento dell’arto “avanti-indietro” e con l’arto tendente al verticale. Nei Tecodonti questa camminata, definita «parasagittale», è raggiunta anche grazie ad un leggero disassamento della testa dell’omero/femore, ma per lo più grazie ad una curvatura del femore stesso, che è concavo verso l’interno. Già nei primi rappresentanti dei Dinosauri, l’articolazione posteriore tra femore e cinto pelvico, è molto specializzata e la camminata è effettuata con gli arti molto più verticali che nei precedenti Rettili. La testa del femore è molto più disassata e vergente verso l’interno del corpo, e la cavità acetabolare è molto profonda, in modo da sopportare meglio il peso del corpo. Contemporaneamente, nella parte superiore del femore, si sviluppano delle tuberosità, dette piccolo e grande trocantere, che fungono da inserzione per i due muscoli ileofemorali. Nella cavità acetabolare, inoltre, si apre una fenestrazione che permette il passaggio ai vasi sanguigni, al tessuto nervoso e ai fasci di fibre che legano il femore al cinto e, indirettamente, alla colonna vertebrale. Nelle forme bipedi la coda è sempre utilizzata come bilanciere.

 

Ordine Saurischia

(Triassico superiore-Cretaceo superiore)

 

Sono caratterizzati da un bacino di tipo triradiato, più primitivo, e ciò li rende simili ai Tecodonti (arcosauri ancestrali). In questo gruppo le forme bipedi carnivore sono prevalenti su quelle quadrupedi, che raggiungono però le massime dimensioni.

Da un punto di vista tassonomico, vengono distinti in due Sottordini:

Theropoda   forme primitive, bipedi, carnivore.

A loro volta si dividono in Coelurosauria e Carnosauria. Questa divisione non ha base scientifica, ma serve a distinguere le forme di dimensioni relativamente piccole

e corritrici (Coelurosauri) dalle forme di grandi dimensioni (Carnosauri). Per questioni pratiche conserviamo questa divisione, anche se spesso si trovano esemplari presentanti caratteri intermedi tra i due gruppi.

Sauropoda   forme specializzate, semibipedi o quadrupedi, erbivore. Anche in questo caso si ricorre ad una classificazione artificiale di comodo, suddividendo il Sottordine in Prosauropoda, i cui membri rappresentano forme di passaggio fra Theropoda e Sauropoda, e Sauropoda strictu sensu.

I Theropodi primitivi

La prima forma ritenuta appartenente ai Dinosauri Theropodi per i caratteri del cinto pelvico, dell’arto posteriore e dei denti, è Staurikosaurus,  proveniente dal Trias medio del Sud del Brasile. Di questa forma sono conosciuti soltanto la colonna vertebrale, il cinto pelvico, la mandibola, il femore, il radio e l’ulna. Herrerasaurus, del Trias superiore del Sud America, è conosciuto leggermente meglio. Queste due forme presentano caratteri che non si discostano da quelle successive; occorre mettere in particolare evidenza la tendenza alla tridattilia nell’arto superiore, per ablazione del quinto dito e riduzione del primo, e all’allungamento dei metatarsali, caratteri che si ritroveranno sviluppati successivamente.

Ricostruzione di Starikosaurus, il più antico dinosauro conosciuto, proveniente dal Triassico medio del Sud America. Lunghezza totale 2.1 metri.

 

Theropodi Coelurosauri

Sono caratterizzati dagli arti posteriori allungati, con grande sviluppo dei metatarsali, fatto che denota la loro attitudine alla corsa. Il cranio è in genere molto piccolo, con grandi orbite e fenestrazioni molto arretrate. Sono forme comuni dal Trias superiore al Cretaceo terminale. Coelophisis è una forma tipica del Trias superiore del Nord America, ed era lungo circa 2,5 metri. La coda, per controbilanciare il peso della zona toracica e della testa, è lunga, mentre gli arti posteriori sono snelli e presentano metatarsali molto più allungati che nelle forme primitive; il piede, che presenta quattro dita munite di artigli, è molto simile a quello di un uccello, in quanto il primo dito è assai ridotto. Il cinto e l’arto anteriore sono ridotti, ma non escludevano completamente una stazione quadrupede. La camminata di questa forma è esemplificativa per tutti i Teropodi Coelurosauri: gli arti inferiori erano portati in posizione subverticale, mentre il tronco e la prima parte della coda erano quasi orizzontali; il collo e la testa si bilanciavano con il fulcro nel bacino.

Coelophysis, piccolo teropode preveniente dal Triassico superiore degli Stati Uniti occidentali.

 

Durante il Giurassico superiore è presente in Europa Compsognathus, il più piccolo dinosauro conosciuto, che probabilmente non doveva pesare più di 3 chili e che presenta l’arto anteriore provvisto di due sole dita. Un gruppo molto interessante, frequente nel Cretaceo del Nord America e dell’Asia, è quello degli Ornitomimidi (Ornithomimus, Struthiomimus ed Oviraptor ne sono gli esponenti principali), che avevano le dimensioni e la struttura corporea degli attuali struzzi e che si distinguono dagli altri Dinosauri per l’assenza totale di dentatura. Tutte queste forme rientrano chiaramente nel gruppo formale dei Coelurosauridi, ma alcune forme, tra cui ricordiamo in particolare Deinonychus del Cretaceo inferiore del Montana, presentano caratteri quali tronco e collo accorciati, cranio molto sviluppato e metatarsali non molto allungati, che li collocano a metà strada tra Coelurosauri e Carnosauri.

                                     

Confronto fra Deinonychus e uomo.                 Rappresentazione schematica di un artiglio di Deinonychus

 

Theropodi Carnosauri

Fatta eccezione per le forme precedentemente citate, tutti gli altri Teropodi appartengono al gruppo dei Dinosauri carnivori, che hanno espresso i più grandi carnivori mai esistiti. Questi animali potevano infatti raggiungere i quindici metri di lunghezza e un peso di settanta quintali. Le forme del Triassico sono ancora oggetto di studio per gli esperti. Dal Giurassico superiore al Cretaceo superiore (non terminale) Nord America ed Asia erano popolati dagli Allosauridi. Allosaurus, risalente al Giurassico superiore del Nord America, è una forma primitiva, con struttura abbastanza massiccia, con femore e tibia/fibula all’incirca della stessa lunghezza e metatarsali non molto allungati e parzialmente fusi tra loro. L’arto anteriore è ridotto e probabilmente non veniva utilizzato nella camminata. Il cranio è abbastanza allungato e stretto, ed i denti sono acuminati e rivolti all’indietro. Le fenestrazioni postorbitarie sono grandi, indice di una potente muscolatura. Un esemplare di Allosaurus poteva raggiungere dodici metri di lunghezza.

I Tirannosauridi sono i giganti del gruppo, e si distinguono dai precedenti per un ulteriore accorciamento del torace e del collo, per gli arti anteriori estremamente ridotti e per un cranio più corto (anche se superava abbondantemente 1.30 metri di lunghezza) ma più largo e possente. Di questo gruppo fanno parte Tyrannosaurus, Albertosaurus (Nord America) e la forma cinese Tarbosaurus, che è probabilmente un sinonimo di Tyrannosaurus.

Ricostruzione di un esemplare di Tyrannosaurus rex.

 

 

 

Teropodi erbivori: i Sauropoda

Occorre precisare che viene utilizzata, anche in questo caso, una classificazione di comodo per distinguere le forme primitive del Trias superiore/Giurassico inferiore (Prosauropoda) da quelle evolute del Giurassico/Cretaceo (Sauropoda strictu sensu).

Le forme triassiche, rappresentate da Prosauropoda (o Plateosauria) provengono dai giacimenti del Triassico superiore tedesco (Plateosaurus), del Nord e Sud America (Mussaurus), Sud Africa (Plateosauravus) e Cina (Lugengosaurus). Nel Trias superiore, quindi, troviamo forme già ben differenziate e che occupavano un ampio areale geografico. 

Scheletro di Plateosaurus, uno dei dinosauri più primitivi, proveniente dal Triassico medio-superiore della Germania. Misurava fino a 7 metri di lunghezza.

Plateosaurus, lungo fino a sette metri, presentava arti anteriori ridotti rispetto a quelli posteriori. Il cranio, relativamente piccolo rispetto al resto del corpo, portava denti guanciali molto numerosi e differenziati, spesso tricuspidati, mentre i denti centrali erano di forma vagamente conica. Il collo era moderatamente allungato, a differenza della potente coda. Il piede mostra quattro dita, per riduzione del quinto, mentre la mano è completa di cinque dita.

Le origini dei Sauropodi sono estremamente oscure: per i caratteri del cinto posteriore, li si può avvicinare ai Teropodi più primitivi del Trias medio (Staurikosaurus ed Herrerasaurus). I caratteri di primitività si riscontrano anche nella postura: il femore si discosta di un angolo di circa venticinque gradi dall’asse verticale, mentre nelle forme più evolute questo angolo è inferiore ai quindici gradi.

I veri Sauropodi, naturale evoluzione dei precedenti e rappresentati da Diplodocus, Brachiosaurus, Brontosaurus e Camarasaurus, sono caratterizzati dalle enormi dimensioni: potevano raggiungere trenta metri di lunghezza e un peso variabile fra le settanta e le ottanta tonnellate. A causa di queste dimensioni, dovevano essere forzatamente quadrupedi, con arti solidi portati quasi verticalmente. Questo tipo di arto è detto arto colonnare a struttura graviportale, con omero e femore più lunghi in rapporto a tibia e fibula. Questo fenomeno si riscontra anche in alcuni mammiferi di grandi dimensioni (Proboscidati) e, più in generale, caratterizza le forme camminatrici.

Ricostruzione dello scheletro di un Diplodocus.

Il cranio di queste forme è sempre molto piccolo in rapporto alle dimensioni corporee: il Diplodocus, che poteva misurare fino a trenta metri di lunghezza, aveva un cranio lungo “soltanto” 55 centimetri, che portava denti incisiviformi adatti a brucare vegetali, ma soltanto nella parte anteriore, e non in posizione guanciale; il fatto poi che sul dente non si riscontri la presenza di una superficie masticatoria, fa pensare che la dieta di questi dinosauri fosse costituita prevalentemente da vegetali acquatici. Le narici, in posizione arretrata, fanno ipotizzare che conducessero gran parte della loro vita immersi nell’acqua, per poter meglio sopportare il grande peso. L’endocranio, inoltre, è piccolissimo. I Sauropodi formano una “famiglia” molto omogenea durante il Giurassico superiore e il Cretaceo inferiore, mentre sono piuttosto rari nel Cretaceo superiore. Si estinsero tutti alla fine del Campaniano, prima della crisi di fine Cretaceo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ordine Ornitischia

(Giurassico inferiore – Cretaceo superiore)

Costituiscono un gruppo molto eterogeneo, e si distinguono dai precedenti soprattutto per il bacino tetraradiato, morfologicamente molto simile a quello degli Uccelli. Il bacino è infatti costituito da un ileo molto espanso, da un ischio rivolto verso la parte posteriore e da un pube espanso sia anteriormente che posteriormente, parallelo all’ischio.

Ricostruzione scheletrica del bacino di un ornitischio.

La grandezza del pube potrebbe essere riconducibile al bipedismo delle forme primitive, che, essendo erbivore ed avendo quindi una cavità addominale di grandi dimensioni, necessitavano di una muscolatura assai efficiente per poter mantenere una camminata di tipo parasagittale. Un altro carattere comune a tutti gli Ornitischi è la presenza del predentale nella mandibola, un’ossificazione accessoria priva di dentatura. Per quanto riguarda le origini, non è mai stata trovata una forma che possa rappresentare il tramite tra Saurischi ed Ornitischi, in quanto anche le forme primitive presentano già caratteri distinti.

Gli Ornitischi vengono generalmente divisi in cinque sottordini:

         Ornithopoda forme bipedi primitive del Triassico superiore-Cretaceo

       Pachicephalosauria forme con cranio globoso e ispessito

                                                          (Cretaceo).

Stegosauria forme quadrupedi, con doppia fila di piastre ossee dorsali         (Giurassico superiore-Cretaceo inferiore).

Ankilosauria forme provviste di corazza ossea dermica (Giura superiore-Creta superiore).

Ceratopsida forme con cranio terminante con una specie di becco (Cretaceo superiore).

 

Sottordine Ornithopoda

La forma più antica conosciuta proviene dal Triassico superiore argentino: Pisanosaurus, poco conosciuto a causa della scarsità e incompletezza dei resti rinvenuti, che mostra già netti caratteri ornitischi, come la presenza del predentale. Molto meglio conosciuto è Fabrosaurus, del Giurassico basale del Sudafrica. Questa forma presentava uno scheletro molto leggero e simile a quello dei primitivi Saurischi quali Coelophysis, con arti anteriori ridotti, che denotano uno spiccato bipedismo. Il cranio è piccolo ed accorciato, con la fenestrazione preorbitaria parzialmente occlusa, come in gran parte degli Ornitischi, dall’espansione dei mascellari. Il premascellare presenta ancora i denti, che andranno perduti nelle forme successive, mentre nella mandibola è presente un rudimentale predentale, caratteristico di tutti gli Ornitischi. La forma dei denti, compressi lateralmente, segnala una dieta di tipo onnivoro/erbivora. Nel cinto pelvico, l’ischio è molto allungato in senso antero-posteriore, mentre il sottilissimo pube non presenta alcuna espansione rivolta anteriormente. La testa del femore non è molto disassata sotto la colonna vertebrale, fatto che indica che durante la camminata il femore non era verticale, ma era portato in modo leggermente divaricato.

Altrettanto primitivo è Heterodontosaurus, contemporaneo di Fabrosaurus, che presenta una dentizione differenziata e arti anteriori più sviluppati, che gli potevano permettere anche un’andatura quadrupede. Da queste forme ancestrali si svilupperanno diverse linee evolutive, che si differenzieranno fino al Campaniano. Per gli Ornitopodi evoluti esamineremo in questa sede soltanto le tre linee filetiche principali: Ipsilofodonti, Iguanodonti e Adrosauri.

Gli Ipsilofodonti del Giurassico superiore-Cretaceo rappresentano il gruppo più conservativo all’interno degli Ornitopodi, ripetendo, in modo leggermente più evoluto, i caratteri visti in Fabrosaurus, da cui si differenziano per il pube espanso anche anteriormente e per l’assenza di dentatura sul premascellare. Raggiungono inoltre maggiori dimensioni, fino a cinque metri di lunghezza. Sono presenti dal Giurassico superiore in Europa, Nord America ed Australia. Il genere più caratteristico e rappresentativo di questo gruppo è Hypsilofodon.

Gli Iguanodonti sono caratterizzati da grandi dimensioni e dalla struttura graviportale degli arti posteriori; probabilmente si sono evoluti da antenati Ipsilofodonti. Potevano avere stazione tanto bipede quanto quadrupede. Camptosaurus è una forma abbastanza primitiva proveniente dal Giurassico superiore del Nord America. Ha un cranio allungato, con predentale e premascellari privi di denti. I denti guanciali, compressi lateralmente e taglienti, dovevano essere adatti a strappare i vegetali. I robusti arti presentano una struttura quasi graviportale, con quelli posteriori più sviluppati di quelli anteriori. Poteva raggiungere una lunghezza di sei metri. Tipico rappresentante di questo gruppo è Iguanodon, del Cretaceo inferiore inglese, che è stato in assoluto il primo dinosauro ad essere descritto.

Ricostruzione di Iguanodon.

         Gli Adrosauri, o “dinosauri dal becco d’anatra”, sono forme comuni nel Cretaceo superiore del Nord America, Asia, Europa e Sud America. Strettamente collegati al mezzo acqueo, presentano arti posteriori molto più sviluppati di quelli anteriori, e un piede allargato, quasi palmato. Caratteristica del cranio di queste forme è la grande espansione delle narici interne. I denti erano costituiti da piastre dentarie. Gli Adrosauri si estinsero al limite fra Cretaceo e Terziario. Le forme più rappresentative di questo gruppo sono Corythosaurus, Anatosaurus e Limnosaurus.

 

Sottordine Pachicephalosauria

(Cretaceo)

Si tratta di un piccolo gruppo di antiche origini, che probabilmente rappresenta una linea filetica separatasi dagli Ornitopodi. Sono forme relativamente piccole, bipedi, la cui caratteristica principale è quella di avere un cranio globulare, dovuto ad un ispessimento dei parietali e dei frontali. Yaverlandia, la forma più antica conosciuta, viene dal Cretaceo inferiore inglese, ma esemplari appartenenti a questo gruppo sono stati ritrovati anche in Nord America ed in Asia.

 

Sottordine Stegosauria

(Giurassico medio-Cretaceo superiore)

Sono forme che hanno conservato la protezione ossea dermica tipica di molti Tecodonti. La forma più conosciuta e rappresentativa del gruppo, del Giurassico superiore del Nord America, è Stegosaurus, che presenta una doppia fila di piastre osse mobili assai vascolarizzate, situate sopra la colonna vertebrale ed orientate perpendicolarmente ad essa, che probabilmente fungevano da “pannelli solari”. Forme analoghe sono Omosaurus (Europa) e Kentrosaurus (Africa).

Ricostruzione di un esemplare di Stegosaurus.

La forma ancestrale di questo gruppo può essere individuata in Scutellosaurus, che era provvisto di piastre dermali in corrispondenza delle vertebre.

 

Sottordine Ankylosauria

(Giurassico superiore-Cretaceo superiore)

Possono essere considerate forme corazzate, in quanto l’intero tronco era rivestito da piastre ossee dermiche. Anche il cranio è ricoperto da piastre ossee saldate alle ossa craniche. Queste piastre erano disposte in “strisce” articolate fra loro. La coda in alcune forme era munita di espansioni ossee terminali, analoghe alle spine che si trovano sulla coda di alcuni Stegosauri. Si tratta sempre di forme quadrupedi, con arti tozzi e corti. La testa del femore non è molto disassata, quindi la loro camminata è intermedia tra la reptazione e la camminata parasagittale. La dentatura è sempre poco sviluppata e, in qualche caso, assente. Le forme più comuni sono Ankylosaurus (Cretaceo superiore dell’Alberta), lungo più di quattro metri; Scolosaurus, provvisto di spine su tutto il corpo, Acanthopholis (Cretaceo superiore inglese) e Struthiosaurus (Cretaceo superiore francese e della Transilvania).

 

Sottordine Ceratopsia

(Cretaceo)

Sono un gruppo che offre un esempio di sempre maggiore specializzazione. Gli Psittacosauri, le forme più primitive, compaiono nel Cretaceo inferiore cinese, e presentano predentali, premascellari e rostro conformati a simulare un becco di pappagallo. Psittacosaurus presenta un’andatura tipicamente bipede, con arto anteriore moderatamente ridotto. Il fatto che la parte distale dell’arto posteriore sia più lunga di quella prossimale, denota l’attitudine alla corsa. Probabilmente i Ceratopsidi derivano dai Protoceratopsidi del Cretaceo superiore, come Protoceratops, forma cinese di non grandi dimensioni, nel cui cranio si assiste ad uno spostamento all’indietro degli squamosi e dei parietali, che vanno a costituire un collaretto che ricopre le vertebre cervicali e che funge da ampia base di ancoraggio per i muscoli che chiudono le mandibole. Il grande successo dei Ceratopsidi all’inizio del Cretaceo può essere dovuto all’estrema specializzazione ed efficienza dell’apparato di assunzione del cibo. Nelle forme più evolute compaiono anche corna ossee: dapprima un solo corno formato da un’espansione dei nasali (Monoclonius), e nelle forme finali tre corna formate da postorbitali e parietali (Triceratops). Le forme evolute di Ceratopsidi sono esclusive del Nord America, le forme primitive di Psittacosauri si ritrovano soltanto in Asia, mentre i Protoceratopsidi si ritrovano in entrambi i continenti.

 

 

Il mistero dell’estinzione

La fine del Cretaceo (66.5 o 65.6 milioni di anni fa secondo la cronologia assoluta) si caratterizza per la scomparsa di molte forme terrestri, fra cui Dinosauri (Saurischi ed Ornitischi) e Pterosauri, mentre in ambiente marino si estinsero Plesiosauri e Mosasauri. Pur tuttavia, i dinosauri non furono gli unici gruppi a subire questo passaggio (anche Marsupiali e Multitubercolati andarono incontro a una forte riduzione numerica). L’interpretazione di questa crisi ha da sempre stimolato i geologi e anche scienziati che hanno considerato il fenomeno soltanto dal punto di vista fisico, trascurando completamente le componenti biologiche. Per questo è ancora accesissima una sorta di lotta tra i “gradualisti” e i “catastrofisti”.

 

LA GRANDE CATASTROFE

L’ipotesi catastrofica ha preso piede dopo i lavori di Alvarez et alii durante gli anni ’80. base di questa ipotesi è la constatazione che nelle rocce sedimentarie la concentrazione di Iridio è estremamente bassa (0.3 parti per blione), mentre è leggermente più alta nelle rocce ignee ricche in ferro, in cui l’Iridio è solubile. Assai più ricchi di Iridio sono i meteoriti (0.5 parti per milione). In molte successioni stratigrafiche, il passaggio tra Cretaceo e Terziario è marcato da uno strato, generalmente molto sottile, in cui si ha un notevole arricchimento in Iridio, fino a 160 volte la norma. Questo strato, segnalato per la prima volta in località Bottaccione, nei pressi di Gubbio, venne ritrovato in molte altre località, dal Portogallo ad Israele, dal Sud America alla Nuova Zelanda. Su questa base, Alvarez (che è un fisico) ipotizzò che un meteorite di grandi dimensioni (almeno dieci chilometri di diametro) fosse stato catturato dalla gravità terrestre e avesse orbitato per un certo tempo attorno alla Terra. Il contatto con l’atmosfera l’attrito avrebbe provocato una disgregazione almeno parziale del corpo celeste. L’impatto, avvenuto presumibilmente nella zona dell’attuale Yucatan, avrebbe sollevato una nuvola di polvere densa che avrebbe oscurato la Terra per alcuni mesi, impedendo ai raggi solari di raggiungerne la superficie. Questo oscuramento avrebbe indotto un notevole raffreddamento della temperatura, in quanto i raggi solari sarebbero stati riflessi dalla polvere. Le prime vittime di questo immane impatto sarebbero stati i vegetali e, di conseguenza, venendo a mancare la fotosintesi, il tasso di anidride carbonica sarebbe aumentato notevolmente, inducendo un effetto serra e quindi, dopo la precipitazione della maggior parte delle polveri, un surriscaldamento. L’aumento dell’anidride carbonica si sarebbe ripercosso anche sulla vita marina, rendendo impossibile agli organismi la fissazione del carbonato di calcio, da cui sarebbe dipesa l’estinzione di gran parte degli organismi planctonici, delle Ammoniti e delle Rudiste. Secondo questa teoria, quindi, un’unica causa avrebbe portato alla grande estinzione di fine Cretaceo. Ad onor del vero, alte concentrazioni di Iridio sono state notate anche in sedimenti mesozoici e terziari, ma mai correlate ad estinzioni. Un’altra ipotesi catastrofica invoca l’effetto di eruzioni vulcaniche verificatesi in prossimità della zona di collisione tra India ed Asia che, disperdendo una grande quantità di polveri nell’atmosfera, avrebbero provocato effetti simili a quelli descritti per l’impatto di un corpo extraterrestre.

 

L’IPOTESI GRADUALISTA

 

A – Gli avvenimenti che precedono la crisi

Durante l’ultima parte del Cretaceo, l’estensione dei continenti era andata riducendosi a causa di un innalzamento del livello del mare. In queste condizioni di circolazione delle correnti marine e con la frammentazione dei continenti, il clima era probabilmente temperato caldo ed abbastanza uniforme, con bassa stagionalità. Verso la fine del Cretaceo, queste condizioni iniziarono a mutare a causa dell’attività tettonica: le Americhe si stavano allontanando da Europa e Africa, mentre l’allontanamento della Groenlandia da America ed Europa, provocò il riversarsi di acque fredde verso basse e medie latitudini. La circolazione delle acque marine iniziò ad organizzarsi in modo più simile a quello attuale, con un conseguente raffreddamento generale, indicato dai cambiamenti delle flore. In Wyoming si passò da temperature annuali medie superiori ai venti gradi centigradi nel Maastrichtiano, a temperature di poco superiori ai dieci gradi nella parte iniziale del Terziario. Questo raffreddamento portò all’abbassamento del livello marino e alla scomparsa del mare interno nord americano. Esiste poi il fatto innegabile delle polveri vulcaniche originate dallo scontro far Asia e India, come anche esistono i segni dell’impatto con un corpo celeste, ma risulta assai difficile valutare gli effetti di questi eventi sulla vita.

B – I VERTEBRATI TERRESTRI COINVOLTI

Approssimativamente, i Vertebrati terrestri viventi al passaggio fra Cretaceo e Terziario erano i Dinosauri (Saurischi ed Ornitischi), i Crocodylia, i pochi rettili volanti, un gran numero di Lepidosauri, generalmente di piccole dimensioni, e due Sottoclassi dei Mammiferi: gli Alloteri, rappresentati dai Multitubercolati (oggi completamente estinti), e i Therii, rappresentati da Marsupiali e Placentati, tutti di piccole dimensioni. Per quanto concerne i “Dinosauri”, la loro massima differenziazione si era verificata nel Campaniano, cioè circa dieci milioni di anni prima della grande crisi. Delle 24 famiglie di Dinosauri esistenti nel Campaniano, già nel Maastrichtiano superiore, ne sopravvivono soltanto otto. Una considerazione analoga deve essere fatta per i Rettili volanti, di cui nel Maastrichtiano ne sopravvive una sola famiglia, composta da tre soli generi di grandi dimensioni, che si estingueranno alla fine del Cretaceo. Discorso a parte meritano invece i Lepidosauri, che si erano differenziati nel Giurassico ed erano rappresentati da un gran numero di Famiglie, con esemplari generalmente di dimensioni medio/piccole. Passarono il famigerato limite K/T apparentemente senza problemi, ad eccezione dei Mosasauri, Rettili marini. Dalla crisi di fine Cretaceo non furono interessati nemmeno i Testudinati.

È doveroso aprire una parentesi sul caso dei Mammiferi, che durante il Maastrichtiano erano in grande espansione. I Multitubercolati, rappresentati nel Cretaceo da undici generi, nel Paleogene iniziale consteranno di soli sette generi. Anche i Marsupiali subiscono una profonda crisi: alla fine del Cretaceo ne esistevano tre o quattro famiglie, mentre nel Paleocene è presente soltanto la Famiglia Didelphidae a cui apparteneva una sola specie, da cui evolveranno tutti i Marsupiali attuali. I Placentati erano rappresentati, durante l’ultima fase del Cretaceo, da Leptictidi, Paleocritidi, dai primi Condilartri (Protungulatum), dai Primati (Purgatorius) e dai Taeniodonti (Procerberus): tutti questi gruppi passano indenni il K/T andando incontro ad una grande differenziazione, che li porterà a dominare la terraferma dopo i Dinosauri.

 

C – CONTEMPORANEITÀ DELLE ESTINZIONI

Per determinare la natura dell’evento che caratterizza la fine del Mesozoico (K/T), è necessario sapere per quanto tempo questo evento è durato e conoscere anche la sincroneità nei vari ambienti. Il criterio paleobiologico, che stabilisce l’inizio dell’era Terziaria sulla base della comparsa di una o più specie tipicamente terziarie, non è sempre applicabile con certezza. Una correlazione abbastanza esatta è possibile quando si opera in ambiente marino, ma è difficile correlare tra loro sedimenti marini, d’acqua dolce e continentali, specialmente se sono separati da grandi distanze. Anche le datazioni radiometriche sono, per un evento lontano nel tempo come il K/T, abbastanza imprecise, ammettendo un errore di un milione di anni in più o in meno. In definitiva, il criterio più sicuro per il riconoscimento del limite K/T è basarsi sull’anomalo picco di Iridio nei sedimenti. Per quanto riguarda l’estinzione dei Dinosauri sulla terraferma, l’unico continente accuratamente studiato è il Nord America. Nel Montana e nell’Alberta (Canada) la fauna del Campaniano superiore era composta da circa trenta generi; nel Maastrichtiano superiore (non terminale) ne sopravvivono soltanto tredici. Anche in altre località si riscontra un impoverimento della fauna; nell’ultima parte del Maastrichtiano superiore, l’80% dei resti fossili è rappresentato da Triceratops. Si può ipotizzare che l’ambiente del Maastrichtiano superiore fosse un ambiente stressato e che Triceratops potesse essere una forma opportunista. Sarebbe quindi plausibile pensare che l’estinzione non sia sta improvvisa, ma che vi sia stato piuttosto un lungo periodo di crisi, culminato con l’estinzione finale. Per quanto riguarda la contemporaneità di queste estinzioni, occorre tener presente che nel Montana, in sedimenti fluviali di sicura età paleocenica (in quanto sovrastanti il picco di Iridio), sono stati ritrovati resti isolati di Dinosauri. Questo fatto non prova però che i Dinosauri siano vissuti anche in età paleocenica, in quanto i resti potrebbero essere stati erosi da un deposito del Cretaceo e rideposti in sedimenti paleocenici. Possiamo soltanto affermare che i Dinosauri hanno avuto il massimo della loro diversificazione nel Campaniano, che nel Maastrichtiano presentavano un sempre più basso livello di diversificazione, e che l’ambiente era “stressato”, con il sopravvento di specie opportuniste.

 

LA FINE DEI DINOSAURI

I Dinosauri hanno rappresentato, tra i Vertebrati terrestri, le forme dominanti dal Triassico superiore fino al Cretaceo superiore, cioè da 210 a 65 milioni di anni fa, occupando un gran numero di ambienti, corrispondenti grosso modo a quelli occupati attualmente dai Mammiferi, e si estinsero poco dopo il raggiungimento della loro massima diversificazione.

Perché i Dinosauri raggiunsero questa posizione di predominio e per quale ragione si estinsero senza essere entrati in evidente competizione con altri Vertebrati?

Per quanto riguarda l’inizi del loro predominio, va detto che ciò avvenne nel Trias superiore, in corrispondenza con un trend che portò il clima sulla terraferma ad essere più caldo e secco. Molti dei cosiddetti “Rettili mammaliani”, più adatti alle zone caldo-umide, erano già estinti. Per scoprire le ragioni dell’estinzione dei Dinosauri, è necessario fare alcune considerazioni sulla loro biologia e sugli avvenimenti del Cretaceo superiore.

Premessa: ECTOTERMIA e ENDOTERMIA

Il metabolismo dei Mammiferi e degli Uccelli attuali differisce da quello degli altri Vertebrati per molti caratteri, in quanto permette un’attività fisica più continuata nel tempo e presenta la fonte primaria del calore corporeo. Il metabolismo basale si esprime in termini di quantità di ossigeno consumato nell’unità di tempo per unità di peso quando il corpo è in assoluto riposo. A parità di peso corporeo, il metabolismo di un mammifero è circa 10 volte superiore rispetto a quello di un rettile. Sotto sforzo, il metabolismo di un rettile aumenta da sei a quattordici volte, quello di un mammifero aumenta fino a quaranta volte. Per quanto concerne il controllo della temperatura, Mammiferi ed Uccelli riescono a mantenere una temperatura costante, generalmente più alta rispetto a quella esterna, e per questo si dicono Omeotermi. Fino a pochi anni fa si pensava che i Rettili avessero una temperatura corporea fluttuante in relazione a quella dell’ambiente, ed erano pertanto definiti Eterotermi, ma attualmente si riconosce ai Rettili un certo controllo della temperatura. Molto più importante è distinguere i Rettili da Mammiferi ed Uccelli sulla base dell’origine della temperatura corporea. I Rettili mantengono la loro temperatura corporea più o meno costante e al di sopra della temperatura dell’ambiente assorbendo dall’esterno il calore delle radiazioni solari e, in misura minore, ricavando calore dal loro metabolismo basale. Per questo motivo, i Rettili sono definiti Ectotermi. Mammiferi ed Uccelli, invece, mantengono la loro temperatura corporea costante e più elevata rispetto a quella dell’ambiente, soprattutto grazie al calore prodotto dal loro metabolismo basale, quindi vengono definiti Endotermi. Il grado di attività mostrato dai Dinosauri pare essere più alto da quello dei Rettili attuali: può forse essere correlata ad un metabolismo più elevato?

Per dare una risposta a questa domanda, dobbiamo analizzare alcuni elementi.

 

1 – LA CAMMINATA

Tutti i Dinosauri hanno una postura più eretta rispetto ai Rettili attuali, che portano omero e femore orizzontalmente rispetto al corpo. In questo carattere i Dinosauri sono più vicini ai Mammiferi che non ai Rettili. Molti Dinosauri, inoltre, avevano la possibilità di una stazione eretta, usando la coda come bilanciere, cosa che non accade mai negli altri Rettili, che sono tutti quadrupedi. La camminata quadrupede è messa in relazione, per i Rettili, ad un basso metabolismo. Infatti, i Rettili attuali utilizzano per i movimenti un metabolismo fermentativo, in cui l’attività muscolare prolungata porta ad un rapido accumulo di acido lattico, fatto che porta all’inevitabile e frequente sospensione dell’attività muscolare stessa per consentire il riassorbimento dell’acido. Nessun rettile attuale può essere considerato un buon camminatore o corridore, in contrasto con i Mammiferi, che presentano un metabolismo ossidativo. I Dinosauri, per l’architettura scheletrica e per le tracce fossilizzate lasciate sul terreno, si presentano come ottimi camminatori e talvolta anche corridori. Periodi prolungati di attività muscolare avrebbero richiesto uno spostamento verso un metabolismo ossidativo, con conseguenti modificazioni al sistema digestivo, a quello respiratorio e a quello circolatorio, ma la Paleontologia non può portare alcuna argomentazione a favore dell’una o dell’altra ipotesi, perché ben difficilmente i tessuti molli fossilizzano.    

 

2 – ISTOLOGIA DELLE OSSA

Le ossa dei Rettili attuali mostrano pochi canali haversiani ed un basso tasso di rimodellamento: è pertanto possibile riconoscere delle “linee di accrescimento” corrispondenti a momenti di temperatura corporea più o meno elevata.

Nelle ossa dei Mammiferi, e in misura minore nei Dinosauri, non si notano linee di accrescimento, ma si osserva un’alta densità di canali haversiani. Ciò suggerisce che i Dinosauri avessero un metabolismo più elevato, un rimodellamento dell’osso più attivo, temperatura corporea più alta ed uno scambio di minerali tra sangue ed ossa più rapido ed efficiente. Conseguentemente, nulla vieterebbe di pensare, per i Dinosauri, ad una temperatura corporea e ad un metabolismo più elevati rispetto agli attuali Rettili. Rimane aperto il problema se l’istologia delle ossa sia collegata ad una temperatura corporea più elevata, che potrebbe avere qualsiasi origine, o ad un tasso metabolico maggiore, il che ci porterebbe verso l’endotermia. Occorre comunque fare una distinzione all’interno dei Dinosauri per quanto concerne l’istologia delle ossa: i grandi Sauropodi sono quelli che più si avvicinano ai Mammiferi, mentre i Carnosauri e i piccoli Coelurosauri sono più vicini ai Rettili. Gli attuali coccodrilli, unici rappresentanti viventi della classe degli Arcosauri a cui appartenevano i Dinosauri, pur essendo ectotermici, hanno caratteri istologici che si avvicinano a quelli dei Mammiferi. L’analisi dell’istologia delle ossa dei Dinosauri ci porta a concludere quindi che i grandi Sauropodi avevano una temperatura corporea più alta e costante rispetto a Carnosauri e Coelurosauri, ma non ci dà precise indicazioni di ectotermia o endotermia.

 

3 – STRUTTURA DELLA COMUNITÀ

Se i Dinosauri, come i Mammiferi endotermi, necessitano di almeno dieci volte la quantità di cibo consumata dagli ectotermi, questo dovrebbe essere evidenziato dal rapporto predatori/predatori+prede, espresso come biomassa.

Nelle comunità Paleozoiche di Anfibi e Rettili ectotermici, questo rapporto è, approssimativamente di uno a uno. Nelle comunità di Mammiferi attuali, i predatori rappresentano circa il 3-5%  delle possibili prede. Nelle comunità di Dinosauri, questo rapporto si avvicina a quello dei Mammiferi (5-10%), il che potrebbe essere un’indicazione di endotermia per i Dinosauri, almeno per quelli carnivori. Bisogna però ricordare che studi recenti condotti sul grande varano dell’isola di Komodo, che è una forma ectotermica, hanno mostrato un rapporto predatori/prede simile a quello dei Mammiferi.

 

4 – DIMENSIONI

Alcuni autori recentemente hanno suggerito che probabilmente i Dinosauri non avevano un metabolismo intermedio tra quello dei Rettili e quello dei Mammiferi, ma che la loro soluzione era del tutto originale. Ciò che più colpisce dei Dinosauri sono le dimensioni, talvolta veramente gigantesche: solo pochissime forme pesavano meno di cinque kg, mentre molte pesavano più di una tonnellata. Basti pensare che i grandi Sauropodi avevano un peso variabile tra le dieci e le 100 tonnellate. Gli attuali Mammiferi ed Uccelli si caratterizzano, al contrario, per le loro dimensioni abbastanza contenute. L’effetto più importante delle grandi dimensioni risiede nel rapporto fra perdita e acquisto di calore con l’ambiente. A causa dell’elevato rapporto superficie/volume, i piccoli Rettili attuali perdono rapidamente calore corporeo durante la notte e i periodi freddi, e non sono pertanto capaci di uno sforzo prolungato. Al contrario, le forme rettiliane di grandi dimensioni (tartarughe, coccodrilli, varani), grazie al favorevole rapporto tra superficie e volume del corpo, presentano oscillazioni della temperatura corporea più contenute. Animali di dimensioni enormi, quali erano i Dinosauri, potrebbero avere avuto un ottimo controllo della temperatura corporea senza avere bisogno di un metabolismo troppo elevato e paragonabile a quello dei Mammiferi, sfruttando la cosiddetta Omeotermia inerziale. Animali delle dimensioni di un sauropode con un livello metabolico paragonabile a quello di un mammifero, avrebbero avuto necessità di particolari strutture, come ghiandole sudoripare, per disperdere il calore, ma queste non traspaiono dai resti fossili (abbiamo anche l’impronta della pelle dei Dinosauri). La temperatura costante raggiunta attraverso l’aumento delle dimensioni avrebbe offerto i vantaggi dell’omeotermia dei Mammiferi, ma ad un costo, in termini di consumo di cibo, molto inferiore.

Vantaggi nei Mammiferi, l’80-90% del cibo consumato è utilizzato, dalle forme di piccole dimensioni, per mantenere una temperatura corporea abbastanza alta e costante. L’endotermia permette ai Mammiferi un’ampia distribuzione geografica. Questi vantaggi sono bilanciati dal fatto che essi debbono consumare dieci volte più cibo di forme ectotermiche dello stesso peso.

Si può pensare che il gigantismo abbia rappresentato la “scappatoia” più semplice per mantenere una temperatura corporea costante e più alta rispetto all’ambiente, e ciò ad un costo metabolico basso. Questa scelta rende però l’organismo estremamente vulnerabile ad ogni deterioramento climatico. Così, quando le variazioni di temperatura, tanto in positivo quanto in negativo, avessero superato una certa soglia per un periodo abbastanza prolungato, avrebbero rappresentato un fattore “fatale” per l’individuo.

Gli esemplari delle poche specie di piccole dimensioni e gli esemplari giovani non sarebbero logicamente stati omeotermi inerziali, ma sarebbero stati soggetti ad una rapida perdita di calore e pertanto avrebbero dovuto regolare la temperatura corporea utilizzando le risorse ambientali.

Rimane evidente che la soluzione qui prospettata per la fisiologia dei Dinosauri non può che ritenersi, anche se logica, puramente speculativa. Tra gli attuali Vertebrati esiste una chiara distinzione tra eterotermi ed omeotermi, ma attualmente non abbiamo alcuna possibilità di studiare forme che presentino omeotermia inerziale.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Secondo la prima ipotesi, cioè quella prospettata da Alvarez, si avrebbe avuto un improvviso raffreddamento del pianeta, che sarebbe durato solo alcuni mesi, che avrebbe causato una drastica riduzione della vegetazione. Questo periodo sarebbe stato seguito da un altrettanto notevole innalzamento della temperatura a causa dell’aumento dell’anidride carbonica. L’effetto del raffreddamento avrebbe dovuto farsi sentire su ogni essere vivente, non soltanto su quelli di maggiori dimensioni, quali Saurischi ed Ornitischi, e su alcune forme medio-piccole, quali i Marsupiali. Inoltre, se il famigerato meteorite fosse stato l’unico responsabile dell’estinzione, questa avrebbe dovuto essere improvvisa e non diluita nel tempo. Oggi noi sappiamo con certezza che sulla terraferma si estinsero, tra i Rettili, i Saurischi, gli Ornitischi e gli Pterosauri, mentre altre forme (coccodrilli, tartarughe e lacertidi) non subirono alcuna crisi. Inoltre, da alcuni recenti studi, si evince che il fenomeno finale non sia stato improvviso, ma si sia protratto per almeno duecento mila anni, inducendo a pensare che l’estinzione sia stata dovuta ad un graduale cambiamento climatico. Ed i Dinosauri, con le loro grandi dimensioni e la loro omeotermia inerziale, risultano i più esposti ai cambiamenti climatici, sia in positivo che in negativo. Gli altri rettili di piccole e medie dimensioni hanno ancora oggi nel meccanismo di ibernazione/estivazione una naturale difesa contro le variazioni climatiche (un dinosauro non avrebbe mai potuto trovare o scavarsi una tana abbastanza grande in cui svernare). Anche tra i Mammiferi l’estinzione fu, in un certo senso, selettiva: fu più pesante tra le forme con endotermia meno perfezionata (Multitubercolati e Marsupiali), e più leggera per quelle già più spiccatamente endotermiche (Placentati).

A cosa bisogna imputare quindi l’estinzione di massa di fine Mesozoico?

La grande estensione dei mari durante tutto il Cretaceo aveva instaurato su tutti i continenti un clima fortemente influenzato dalle grandi masse acquee, con scarsa stagionalità e temperature medie più alte di quelle attuali. Verso la fine del Cretaceo, si verificò un aumento dell’attività tettonica, che portò variazioni nella circolazione delle correnti marine. Conseguenza principale della caduta del livello marino fu la continentalizzazione del clima, mentre il cambiamento di circolazione delle acque portò ad un abbassamento della temperatura media stimato, negli Stati Uniti, dell’ordine di dieci gradi centigradi. Questo abbassamento della temperatura e l’instaurarsi di una stagionalità con inverni freddi ed estati calde è sufficiente per spiegare la grande rivoluzione che si nota nelle flora, ma soprattutto nella fauna e che abbiamo appena descritto. Non sembra pertanto necessario invocare anche un fattore extra terrestre per spiegare la crisi biologica della fine del Cretaceo, in quanto l’interpretazione del succedersi degli eventi è sufficiente a darne una motivazione plausibile. 

Sia comunque chiaro che non si intende in questa sede sottovalutare la presenza dell’Iridio al limite K/T: esso è il testimone di un evento catastrofico contemporaneo al culmine della crisi biologica; di questo evento catastrofico è comunque difficile valutare gli effetti su una fauna la cui biologia è soltanto ricostruibile per supposizioni e non basandosi su correlazioni con le faune attuali.

 

 

DINOCURIOSITÀ

 

IL PIÙ LUNGO

Seismosauro: 40 metri

IL PIÙ PICCOLO

Compsognato: 60 centimetri

IL PIÙ VELOCE

Gallimimo e ornitomimo: 70 chilometri all’ora

IL CARNIVORO PIÙ GRANDE

Gigantosauro: 14 metri (primato in discussione dopo la scoperta di un carnivoro ancora più grande)

IL PIÙ LONGEVO

Tutti i Sauropodi, circa 100 anni

 

IL COLLO PIÙ LUNGO

Mamanchisauro: 14 metri

LA CODA PIÙ LUNGA

Diplodoco: 13 metri

IL MAGGIOR NUMERO DI DENTI

Gli Adrosauri, con circa 96 denti

IL PIÙ LENTO A «DIVENTARE GRANDE»

Botriospondilo: impiegava 43 anni per raggiungere le dimensioni dell’adulto

IL CRANIO PIÙ GRANDE

Triceratopo: 3 metri

Albero filogenetico semplificato dei Dinosauri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Letture consigliate di Paleontologia generale:

Beneš, Josef, 1982 – Animali e piante della preistoria, Fabbri Editori, Milano.

Colbert, Edwin H., 1973 – Animali e continenti alla deriva, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.

de Groot, G. E., 1972 – I fossili raccontano (titolo originale: Levensvormen uit het verleden), Zanichelli, Bologna.

Kirkaldy, J. F., 1978 – Fossili a colori, Edizioni Paoline, Roma.

Moore, Ruth, 1954 – Uomo, tempo e fossili storia dell’evoluzione, Garzanti, Milano.

Paul, Chris, 1982 – Storia naturale dei fossili, Etas libri.

Pinna, Giovanni, 1974 – Alla ricerca dei fossili, Longanesi, Milano.

Raffi, Sergio & Serpagli, Enrico, 1993 – Introduzione alla Paleontologia, collana Scienze della Terra, UTET, Torino.

Schneipp, Hermann, 1978 – I fossili, Editrice La Scuola, Brescia.

Sirotti, Achille – appunti di Paleontologia dei Vertebrati, Università degli Studi di Modena.

Špinar, Zdenĕk V., 1972 – Quando l’uomo non c’era (illustrazioni di Burian, Zdenĕk), Fratelli Fabbri Editori, Milano.

Zorzin, Roberto, 2001 – Fossili per conoscere il nostro passato, collana Piccole perle, Demetra, Verona.

 

 

 

Letture consigliate sull’argomento:

Aa. Vv., 1977 – L’avventura dei dinosauri, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.

Aa. Vv., 2001 – Dinosauri, numero speciale della rivista “Newton”, RCS, Milano.

Benton, Mike, 1999 – Nel mondo dei dinosauri, i fatti, BBC Worldwide Limited.

British Museum (a cura del), 1982 – I Dinosauri e i loro parenti viventi, Cambridge University Press.

Haines, Tim, 1999 – Nel mondo dei Dinosauri – immagini dalla preistoria, DeAgostini, Milano.

Lambert, D., 1991 – I Dinosauri dall’A alla Z, realtà e leggenda delle più grandi creature del mondo preistorico, A. Vallardi.

Parker, Steeve, 1988 – Dinosauri dove e come vivevano, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.

Rigutti, Adriana, 1993 – Dinosauri, Atlanti Scientifici Giunti.

 

Letture consigliate sull’estinzione dei Dinosauri:

Alvarez, 2001 – T. Rex e il cratere dell’apocalisse, Arnoldo Mondadori Editore (titolo originale: T. Rex and the crater of doom), Milano.

Hsü, Kenneth J., 1993 – La grande moria dei Dinosauri (titolo originale: The Great Dying), Adelphi.

Michael, Jean-Guy, 1993 – I Dinosauri misteri di una scomparsa (titolo originale: Le mond perdu des dinosaures), Electa/Gallimard.

 

Letture varie e di approfondimento:

Carlini, F., 1993 – Il ritorno dei DNAsauri, i segreti di Jurassic Park, Manifesto libri.

Kent, George C., 1997 – Anatomia comparata dei Vertebrati, Piccin, Padova.

 

Su Internet:

http://Sandia.gov/media/dinosaur.htm

http://www.mediasoft.it/dinosuri/pages/p1.htm

http://members.it.tripod.de/LORY 88/dino.htm

http://www.areacom.it/arte_cultura/dinosauri

http://spazioitalia.com/fossili/index.htm

http://www.hcc.hawaii.edu/dinos/dinos1.html

http://www.babyonweb.com/giochi/dinosauri.htm

http://www.nationalgeographic.com/dinorama

http://www.dinosaur.org/frontpage.html

http://www.search4dinosaurs.com/pictures.html

http://www.tarantasio.it/pangea/homepage.asp

http://www.arts-letters.com/dino2/ency/index.html

http://www.ucmp.berkeley.edu/diapsids/dinolinks.html#art

http://www.EnchantedLearning.com/subjects/dinosaurs/index.html

 

 

Ringraziamenti finali

Desidero ringraziare infinitamente il prof. Maurizio Gnoli, che mi ha inculcato l’amore per la Paleontologia, il prof. Achille Sirotti, già docente di Paleontologia dei Vertebrati presso l’Università di Modena, per l’aiuto fornitomi, e tutte le persone e i professori che mi hanno aiutato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milioni di anni

Era

Periodo

Epoca

 

23,5

 

Terziario

 

Paleogene

Oligocene

35

Eocene

65

Paleocene

 

88

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mesozoico

 

 

 

 

 

 

 

 

Cretaceo

Senoniano

 

 

130

Gallico

 

145

 

 

Neocomiano

157

 

Giurassico

Malm

180

Dogger

210

Lias

235

 

Triassico

Tr 3

243

Tr 2

 

 

 

 

245

Scitiano

 

 

 

Paleozoico