Uno speaker di Radio Marte Stereo : Mimmo Cipolletta

- intervista del 26 marzo 1997 -

Cos’hai pensato quando hai saputo di questa intervista? Ti sei incuriosito?
No, mi capita spesso. Mi faceva piacere anche perché eravate dei ragazzi, degli ascoltatori che hanno un sito Internet. Siamo abituati a interviste un po’ più complesse, però è bello dare spazio a tutti, anche perché un po’ di tempo si trova sempre, per tutti. Per me, personalmente, al di là di quella che è la situazione mediata dalla radio tra noi e voi, mi fa piacere avere un contatto diretto con le persone anche perché a noi è utile per capire le cose sul futuro della programmazione.

Come mai tra voi speaker ci sono molti più uomini che donne?
Domanda da sei milioni di dollari! Perché è molto difficile trovare delle buone voci femminili, sono poche in Italia, sono più gli uomini che fanno questo lavoro che le donne. Poi per molte donne la vita continua tra marito e figli e diventa complicato poi lavorare.

Ma la voce è importante in questo mestiere?
No, non è importante, chiaramente bisogna avere una timbrica accettabile, non bisogna essere sgradevoli, però non è essenziale. È il colore della voce che è importante, tecnicamente si dice così, cioè la caratteristica della voce che deve essere simpatica, originale, deve trasmettere qualcosa, deve essere meno fredda possibile.

Per fare il lavoro di speaker radiofonico, devi ascoltare molta musica?
Sì, ma non per fare il lavoro, la devi ascoltare prima di cominciare questo mestiere, devi iniziare ad amarla; è molto importante questo, inoltre devi essere abbastanza esperto. Puoi avere anche un redattore che ti scrive le cose, però una cosa è che le dici con una convinzione e sicurezza tua, una cosa è che le leggi o te le hanno dette gli altri. Si capisce quando di musica non ne capisci niente.

Qual è il tuo genere preferito?
Mi piace molto la musica sudamericana e poi il pleat pop, cioè il pop inglese, la musica commerciale inglese che ricorda molto i Beatles. Amo poco la musica italiana perché secondo me ci sono pochi prodotti italiani validi in commercio.

La musica di oggi è molto cambiata rispetto agli anni ’80?
Sì, allora era più bella, inoltre c’erano anche esigenze diverse, invece oggi il tutto è molto commerciale e questo rovina la musica. Purtroppo oggi bisogna produrre, vendere, mentre una volta si faceva anche solo per arte e veniva meglio, adesso su dieci cantanti italiani due sanno veramente cantare, gli altri sono organizzati, infarinati di bella musica, bei suoni, i computer che lavorano in sottofondo.

Hai un cantante o un gruppo preferito?
Come cantante mi piace molto Gloria Estefan, impazzisco per questa cantante che ha fatto cose sì molto commerciali, ma anche cose molto belle e intense. Tra l’altro io mi occupo anche della programmazione musicale della radio, io e Michelangelo Orsanto e questo è un brutto lavoro perché chiaramente non si può passare quello che piace. Comunque, tra i gruppi preferiti adoro i Light House Family.

E tra i giovani qual è la musica preferita?
Per fortuna, i giovani in questi ultimi tempi si sono allontanati un po’ da quella dance squallida e cattiva di pessima qualità che si faceva prima, uno o due anni fa; si stanno invece avvicinando alla musica italiana giovane tipo l’hip pop o gli artisti giovani tipo Syria, tipo la Pausini, che tecnicamente è bravissima, magari i testi che canta non sono eccezionali, però tecnicamente è molto brava.

Quando è iniziata la tua professione?
Ho cominciato dieci anni fa, avevo intorno ai vent’anni e ho cominciato così per gioco.

È stato difficile agli inizi?
No, però uno non si rendeva conto di quello che faceva, era così per gioco e non si aspettava mai che sarebbe diventata una professione.

Cosa ti piace del tuo lavoro?
Quando la luce rossa del microfono è accesa è molto bello sapere che ti ascolta molta gente, soprattutto se sei uno che ha qualcosa da dire è una grande soddisfazione che gli ascolti siano alti. Se sei convinto di essere una persona che può dire delle cose, anche se questa è un’espressione un po’ presuntuosa, è bello. Il messaggio radiofonico è anche saper annunciare una canzone. Il fatto che si accende quella luce rossa e sai che ci sono un sacco di persone che ti ascoltano in diretta non mi fa paura, anzi mi piace anche sbagliare essere lì in quel momento perché evidentemente ho qualcosa da dire e poi mi piace molto il fatto di essere a contatto con le persone, anche se non ho un ottimo rapporto con le persone.

C’è una particolare scuola per diventare d. j.?
Non esiste una scuola, ci sono vari corsi di cui non fidarsi: la vera scuola è l’esperienza.

Purtroppo l’esperienza non te la fanno fare.
No, perché ormai è tutta questione di marketing, le piccole radio non esistono più perché, purtroppo, per colpa della legge stanno sparendo; io non sono d’accordo, darei spazio anche alle piccole radio, comunque il ragazzo che vuole iniziare questo lavoro non lo potrà mai fare, non c’è speranza.

Allora è inutile chiedere se bisogna avere qualche lato particolare del carattere per intraprendere questo lavoro! Ma se qualcuno volesse tentare?
Non bisogna avere un particolare carattere, bisogna essere nati intelligenti e per fortuna molti giovani oggi lo sono, bisogna essere preparati, a livello culturale, anche se vuoi dire una stupidaggine, bisogna avere tecnica per dirla, non è così casuale.

Solo il lavoro di speaker permette di andare avanti?
Sì, è chiaramente un lavoro, ma comunque ti permette di fare altro perché si lavora un tre, quattro ore al giorno.

Ma tu potresti farne a meno?
Sì, mi piacerebbe molto lasciare, non per abbandonare la radio o la comunicazione, ma per andare via dalla gente la gente che lavora nella radio, per avere contatti diversi, conoscere altre persone di altri mondi. Per conoscere altri mondi che non siano legati allo spettacolo perché quello dello spettacolo non mi sta bene, io sono diverso dagli altri, sono poco presente, nelle serate non mi vedrete mai nemmeno di girare per i locali e dire: "Io sono Tizio e Caio… Io lavoro a Radio Marte", non mi vedrete mai in situazioni televisive sempre presente, anche se mi piace questo lavoro.

Quando si parla in diretta si segue uno schema, una specie di copione o è tutto completamente inventato lì sul momento?
Questa è un’altra domanda da sei milioni di dollari. No, ci sono delle regole, poi dipende dall’ora in cui si trasmette, dal format del programma…Una volta c’era maggior libertà, oggi non più, infatti ci sono anche dei tempi precisi per parlare. A voi sembra tutto naturale, ma non è così, infatti ci sono dei display che ci dicono per quanto tempo possiamo parlare: 15 secondi, 20 secondi, 1 minuto e 20 secondi.

Il discorso comunque viene così?
Sì, la bravura sta proprio nel sapersi giostrare il tempo a disposizione. Il discorso viene così? Sì, io sono uno che dice quello che pensa.

Mimmo Cipolletta è il tuo vero nome, oppure è un nome d’arte?
È il mio vero nome e cognome, infatti non mi piaceva mettere un nome d’arte, gli altri lo fanno perché vogliono avere successo; io no perché Cipolletta o un altro cognome non cambia niente. La scelta del nome è una cosa molto particolare, deve essere fatto bene, la gente lo deve ricordare. Io ho lasciato così il mio nome non per questo, ma perché non mi andava di falsificare oltremodo visto che già ormai siamo costretti a falsificarci parecchio e io cerco di farlo il meno possibile.

Cerchi di essere te stesso?
No, questo no perché se fossi me stesso non farei radio. Cerco di fare bene il mio lavoro, come un operaio fa bene il suo anche se in quel momento vorrebbe stare alle Maldive.

Cosa ne pensi dei giovani d’oggi?
Penso che stiano riscoprendo dei valori, come la religione, invece la mia generazione, vuoi per protesta, vuoi per moda, li ha un po’ tralasciati, ma nella vita ci vogliono e i giovani d’oggi stanno cominciando a riscoprirli. Voi siete più intelligenti di quando io avevo diciotto anni.

È difficile la mattina svegliare le persone col programma "Sveglia la radio"?
Sì, non è facile soprattutto se sei una persona educata, rispettosa e abbastanza per bene, perché comunque entri nelle case della gente e potresti dare fastidio. Chiaramente il tutto deve essere reso radiofonico. Sì, è difficile, però credo di saperlo fare: abbiamo provato a cambiare orario, a mettere qualcun altro al mio posto, ma non ha funzionato. Chiamare le persone e svegliarle non è facile. È tutto vero, avviene a microfoni aperti e le telefonate non sono registrate.

C’è mai stato qualcuno che vi ha minacciato o insultato in diretta?
Sì, è successo. Abbiamo un sistema per evitare queste cose perché le telefonate sono molto controllate. Qualche volta però scappa o perché la segretaria in quel momento è andata a bere o per altri motivi, comunque c’è una persona che si occupa delle sveglie, che prende le telefonate, che controlla i numeri, ma qualche volta ci fregano. Anche a me è successo di essere stato insultato in diretta e ho risposto: "Grazie, altrettanto!"

Per diventare famosi, se uno ha delle potenzialità, come bisogna fare?
Non lo so perché non mi interessa. Bisogna certo calpestare troppi piedi, non avere una famiglia, dei valori, non avere niente, andare avanti e basta. Questo in generale succede in tutti i lavori e io preferisco essere nella media; se sono un po’ famoso è successo, ma non l’ho mai voluto, inoltre, mi fa quasi paura. Evito la telecamera e anche gli autografi, non hanno un grande senso perché io non sono nessuno, non sono degno di essere messo sopra un foglio in una stanzetta. Se poi vedo che la persona che me lo chiede ci crede veramente, allora sì lo faccio.

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format: caratteristica di un programma televisivo o radiofonico in cui si stabilisce cosa si deve fare, quando lo si deve fare, eccetera.ritorna sopra

Sveglia la radio: è una rubrica che viene ripetuta varie volte dalle 6:30 alle 10:00 di mattina. Consiste nel dare la sveglia a delle persone. Gli ascoltatori telefonano in radio e richiedono una sveglia per un amico antipatico o per un amico dormiglione o per qualcuno che si conosce e che si vuole vedere come reagisce a questo tipo di “scherzo”. Dopo la sveglia, fatta da Mimmo Cipolletta, il mandante può parlare con la “vittima” e può sentirsi dire qualsiasi cosa, ovviamente sempre nell’ambito della moderazione.ritorna sopra