Legambiente è presente alla festa de L’Unità di Quinzano. Mercoledì 31 luglio, ore 21,15, dibattito su ”Idee per una città possibile, a misura di abitante“, Riduzione del traffico, piste ciclabili, interventi viabilistici. A cura degli Amici della bicicletta. Interverrà Carlo Pozzerle, assessore infrastrutture per la mobilità. NELLO STAND IL BANCHETTO CON LIBRI ED ALTRO MATERIALE LEGAMBIENTE, NON MANCATE !
01/08/2002 - Soave (VR) - Cinema all'aperto: «Amnèsia»
Legambiente di Soave organizza presso Parco Zanella (Soave - VR) la rassegna "Cinema all'aperto". Ingresso: 5 Euro. Inizio della proiezione, ore 21,15. Questa sera è in programma la pellicola «Amnèsia» di Gabriele Salvatores.
Legambiente è presente alla festa de L’Unità di Quinzano. Giovedì 1 agosto, ore 21,15, serata a cura di Donna Città Futura. NELLO STAND IL BANCHETTO CON LIBRI ED ALTRO MATERIALE LEGAMBIENTE, NON MANCATE !
Legambiente è presente alla festa de L’Unità di Quinzano. Sabato 3 agosto, ore 22,30, all’interno della rassegna “C’è mondo fuori da queste mura” , diaporacconto a cura del Coordinamento Turismo Responsabile di Legambiente. NELLO STAND IL BANCHETTO CON LIBRI ED ALTRO MATERIALE LEGAMBIENTE, NON MANCATE !
Alle amiche e agli amici che si trovassero in zona, comunico che presenterò il mio romanzo «IL VINCERE» (finalista del Premio Viareggio) alle ore 21 del 4 agosto p.v., nell'Aula Magna del Comune di Predazzo (TN). Un caro saluto: Ettore Masina
6 agosto 1945: Hiroshima. 9 agosto 1945: Nagasaki. Pensavamo fosse chiusa per sempre la partita dell’arma nucleare. Sta rientrando con lo scudo spaziale, stracciando gli accordi internazionali sanciti da tempo; è ipotizzata come possibile arma da primo colpo. Per uscire dalla recessione economica non c’è di meglio che raddoppiare i fondi per l’industria degli armamenti. La guerra oggi ha cambiato volto. E’ senza confini e senza tempo. (Dove la prossima? quando comincerà? e fino a quando?) É parte integrante del nostro sistema economico. Serve per garantire le risorse energetiche ai ricchi e per controllare i poveri. Nei “paesi della fame” le armi “leggere” servono per rapinare le risorse, sono strumento per far funzionare il “mercato”, producendo milioni di vittime senza volto e senza nome, nell’indifferenza più totale. Noi continuiamo a credere che sono le persone a fare la storia non le merci. Per questo non ci rassegniamo alla violenza dilagante, specialmente quella degli Stati forti. Il «Gruppo presenza» di Longare, Beati i Costruttori di pace e Caritas Vicentina invitano tutti i cittadini ad una tre giorni di incontro, comunicazione, e approfondimento su: 1) realtà armata mondiale e motivi per una “campagna contro la produzione delle armi”; 2) nonviolenza come scelta storica di fronte alle nuove sfide della globalizzazione. Ci troveremo tutti e tre i giorni a Longare (Vicenza), luogo simbolo della presenza nucleare nel Veneto. PROGRAMMA : 6 agosto, ore 7.45 – Appuntamento davanti alla base militare di Longare; ore 8.00 – Commemorazione dell’esplosione atomica su Hiroshima; ore 10.00 - Seminario presso la scuola elementare di Longare: «Guerra globale e corsa agli armamenti - Non solo antrace - L’industria italiana degli armamenti tra mito e realtà» . Achille Lodovisi (Ricercatore, Osservatorio IRES-Toscana). Ore 20.30 – conferenza dibattito con Achille Lodovisi per un pubblico più ampio. 7 agosto, dalle ore 9.00 alle 20.00 Una campagna contro la produzione di armi? Giornata di riflessione creativa; ore 16.30 – Seminario: «I diritti umani oltre la violenza istituzionale degli Stati forti» Nicola Colajanni (Magistrato - Consigliere di Cassazione); ore 21.00 – Monologo teatrale: «Kamille va alla guerra» di Patrizia Pasqui con Mario Spallino. Seguirà dibattito con l’artista. 8 agosto, dalle ore 9.00 alle 20.00 Seminario sulla nonviolenza con interventi di: Alberto Degan, comboniano, di ritorno dalla esperienza di alcuni anni in Colombia: attualità della nonviolenza all’interno dell’attuale sistema di guerra globale; Ioseph Mumbere, comboniano, è di Butembo (Kivu) e studia a Kisangani: l’organizzazione della nonviolenza della società civile in Africa; Elia Pegollo, di ritorno dalla Colombia e dall’Equador: la lotta nonviolenta dei popoli nativi per la salvaguardia dell’ambiente contro le nostre multinazionali. Padre Silvio Turazzi, missionario saveriano, «la nonviolenza globale; noi e l’Africa»; Lisa Pelletti Clark, di ritorno dalla Palestina: «nonviolenza e convivenza». Ore 21.00 – Concerto rock con i “Jaima. 9 agosto Ore 9.00 - Sintesi dei lavori; ore 11.00 Conclusione del digiuno davanti alla Base e commemorazione dell’esplosione atomica di Nagasaki. Proponiamo il digiuno per tutti tre i giorni come strumento di resistenza spirituale alla guerra globale e come energia per il cammino della nonviolenza, consapevoli che Hiroshima e Nagasaki non sono solo un simbolo ma una realtà incombente. È invitato a partecipare anche chi sceglie di non aderire al digiuno. Chi volesse partecipare tutti i tre giorni si munisca di sacco a pelo. La base logistica sarà presso la scuola elementare di Longare. Per raggiungere Longare: in auto: uscire autostrada Vicenza Est, girare subito a sx per Debba, seguire per Longare. in bus: da Vicenza autobus per Riviera Berica, Noventa Vicentina. Segreteria Organizzativa: Beati i Costruttori di Pace tel/fax. 049/8070699 e-mail: beati@libero.it
08/08/2002 - Soave (VR) - Cinema all'aperto: «Il signore degli anelli»
Legambiente di Soave organizza presso Parco Zanella (Soave - VR) la rassegna "Cinema all'aperto". Ingresso: 5 Euro. Inizio della proiezione, ore 21,15. Questa sera è in programma la pellicola «Il signore degli anelli» di Peter Jackson.
Legambiente di Soave organizza presso Parco Zanella (Soave - VR) la rassegna "Cinema all'aperto". Ingresso: 5 Euro. Inizio della proiezione, ore 21,15. Questa sera è in programma la pellicola «L'era glaciale» di Chris Wedge.
FESTA DELLA RETE LILLIPUT di Verona: Il 27/28/ e 29 settembre si svolgerà l’annuale festa della Rete, "Verona capace di Futuro", presso Villa Buri.
GENOVA-ADISTA. (dall'inviata) La nonviolenza come
riduzione della moltitudine ad una massa omogenea e allineata? Non sembrerebbe
proprio, a giudicare da quanto dice - da sempre - Alex Zanotelli, che
della nonviolenza è uno dei difensori più convinti e appassionati.
Nell'intervista concessa ad Adista, che qui di seguito riportiamo, Zanotelli
parla chiaro: il dialogo non basta, serve la forza. La forza dello sciopero, del
boicottaggio, della nonviolenza attiva: una forza senza la quale i potenti di
questo mondo non cederanno mai.
Di seguito l'intervista.
Come va lo stato di salute del
movimento ad un anno dai fatti di Genova? Ritieni anche tu che sia in crisi? Per
quali motivi? Quale può essere la via d'uscita?
Non è facile
fare una valutazione dello stato di salute del movimento - che io preferisco
chiamare società civile - ad un anno da Genova per uno che, come me, è stato via
per così lungo tempo e si è appena riaccostato alla realtà italiana. Ma non
parlerei di crisi, anzi l'impressione è che ci sia più coscienza e che la
partecipazione si sia andata allargando, che abbiamo a che fare con un movimento
ben più vasto di quello che si è trovato a Genova. Credo stia vivendo un momento
di grande vitalità e che dovrà viverla soprattutto nel prossimo futuro. Forse
sembra che ci sia crisi perché il movimento appare frammentato. Ma è mai stato
un movimento unitario? Ci sono state fin dall'inizio molte anime che hanno
trovato una loro compattezza a Genova; era chiaro che ci fossero divergenze. Non
direi tra credenti e non. Penso che i problemi fossero altrove ma adesso, dopo
Genova, è importante fermarsi e riflettere, soprattutto prima dell'incontro del
Forum sociale europeo a Firenze.
La componente cattolica del
movimento, che era così significativamente presente a Genova l'anno scorso, dà
l'impressione di essersi un po' defilata. Eppure sul versante della nonviolenza,
particolarmente sentito da questa componente, in un anno di iniziative e
mobilitazioni non si è registrato nessun incidente.
Questa
domanda sottintende delle cose che io non condivido. È un dato significativo che
la componente cattolica direi "quasi ufficiale" (Azione cattolica, Agesci), per
la prima volta nella storia italiana, sia scesa in strada. E certo non lo ha
fatto con la benedizione dell'episcopato italiano. Credo che molti vescovi in
Italia non fossero d'accordo su quel passo: avevano paura di sporcarsi le mani
con questa storia. Non ritengo che la componente cattolica adesso si sia
defilata a causa della violenza a Genova. Il movimentismo cattolico (dall'Ac
all'Agesci) con Genova ha fatto un incredibile passo in avanti. Dopo si è
fermato, forse condizionato anche dalla paura di vescovi e sacerdoti di
buttarsi, quasi si stessero facendo delle scelte politiche. Dovremmo fare di
tutto per aiutare la base cattolica movimentista a non creare una spaccatura con
la Chiesa ufficiale, e per aiutare i vescovi a capire che, per questa componente
cattolica di base, la responsabilità storica di scendere in strada nasce dalla
fede, non da scelte partitiche. È compromettersi con la storia a partire dalla
propria fede. Dovremmo aiutare il movimento a diventare il più unitario
possibile. Che la Chiesa si schieri! La Chiesa, le Chiese, le religioni sono
delle componenti importantissime in questo momento per organizzare la società
civile.
Come valuti l'esperienza delle "Sentinelle del mattino",
quell'eterogeneo cartello di associazioni cattoliche che è apparso lo scorso
anno con un appello ai governi del G8? La strada del dialogo con le istituzioni,
anche quelle come il G8 di cui il movimento denuncia invece l'illegittimità, può
veramente portare dei frutti?
Ho seguito le
Sentinelle quando ero ancora a Koro-gocho, in Africa: mi è sembrato che abbiano
lanciato al G8 un bell'appello, a partire dalla fede. Anche i vescovi liguri
quando hanno scritto il loro documento in preparazione del G8 lo hanno fatto a
partire dalla fede. Ritengo estrema-mente importante non tanto il fattore
dialogo, che è troppo poco, ma quello della forza. Attenzione, non mi riferisco
alla violenza ma ad altri mezzi come lo sciopero, il boicot-taggio, la
nonviolenza attiva. Le istituzioni pubbliche, i governi non cederanno se non si
usa la forza. Si tratta di dimostrare ai potenti di questo mondo che questa
società di base ha forza. Dobbiamo far sentire il nostro peso. Non si tratta di
un dialogo idilliaco.
Sei l'ispiratore di una delle componenti più
significative del movimento antiliberista, la Rete di Lilliput. Il tuo appello
"Tutti dentro al forum" ha dato una grande scossa alla discussione interna al
movimento sui temi della struttura organizzativa, della partecipazione
orizzontale e della trasparenza. Ritieni che in questo periodo si siano fatti
passi avanti in questa direzione?
Due
precisazioni. Non mi sento l'ispiratore della Rete di Lilliput. Con Gesualdi
abbiamo scritto un documento, proprio a Korogocho, invitando i gruppi a mettersi
insieme in chiave locale. Non abbiamo mai valutato l'aspetto nazionale che ci fa
un po' paura. Nel mio viaggio in Italia, nel '95-'96, ho visto tantissima gente,
tantissimi gruppi, tantissimo movimento di base e pochissima incidenza politica.
L'idea di Lilliput nasce da qui: l'invito a mettersi insieme e a cominciare a
pesare di più politicamente. Seconda precisazione. Non so chi abbia dato il
titolo "Tutti dentro al forum" all'appello, che nasce anch'esso a Koro-gocho
come invito a riflettere per tutto il movimento. Osservando il movimento da
lontano ho avuto molta paura: ho temuto che i partiti cominciassero a mettere le
mani sul movimento, per questo ho chiesto: "fuori i partiti dal movimento". I
partiti dovrebbero fare i partiti. Oggi il dramma è che i partiti pensano di
poter decidere politicamente ma alla fine non decidono nulla perché le decisioni
sono prese dai poteri economici. Dobbiamo recuperare il potere politico, e si
recupererà soltanto se dal basso nascerà qualcosa d'altro, che poi potremo
pensare di tradurre in termini partitici. Se i partiti s'impadroniscono del
movimento possono rovinarlo. Mentre ho chiesto che i sindacati e le chiese siano
particolarmente presenti. In secondo luogo avevo l'impres-sione che ci fossero
processi decisionali interni al movimento poco democratici e poco trasparenti;
perciò ho chiesto più democraticità e trasparenza possibili. Infine, il problema
della violenza, massima discriminante. Avevo già litigato con Lilliput su
questo. Ho parlato con una durezza incredibile perché dalla violenza dobbiamo
uscire fuori, altrimenti è inutile che stiamo qui a parlare di contestazione del
sistema: rischiamo di ripetere il sistema che oggi è profondamente violento.
Sono stati questi aspetti che mi hanno spinto, come coscienza critica del
movimento, a lanciare un appello per avvertire che questo movimento è
un'occasione troppo importante che non va sprecata.
In questo periodo ritengo
si siano fatti passi in avanti verso un movimento più unitario, tutte le
componenti (quella cattolica, quella di Lilliput, quella dei social forum,
quella dei disobbedienti e quella dei centri sociali) hanno riflettuto e stanno
riflettendo seriamente.
Il tuo appello è stato interpretato come un
invito all'unità. Ma dopo la decisione della Rete di Lilliput di non aderire al
Social forum italiano, proprio l'organiz-zazione delle giornate genovesi ha
evidenziato le profonde differenze tra le varie componenti. La stampa parla di
un movimento diviso, la Rete di Lilliput di movimento diversificato. Intanto
però sembra che la rete vada un po' per la sua strada.
Certamente il
mio appello era un invito all'unità, ma ad un'unità che deve essere basata su
una seria riflessione, su radici solide e su un profondo consenso interno. Non
possiamo dirci uniti se non accettiamo certe cose che vengono ritenute
fondamentali da tutti. Ecco l'importanza della chiarezza del dialogo. Prima di
Genova non è potuto avvenire, purtroppo, e mi dispiace che Genova 2002 non sia
stato un momento unitario. Il movimento diversificato va bene, ma sarebbe stato
importante che le differenti anime si fossero presentate unite. Questo oggi non
c'è, dobbiamo ammetterlo. Credo che sia un momento di stasi e di riflessione.
Mostrarsi uniti quando non lo si è poteva servire da buona pubblicità ma non
avrebbe aiutato il movimento. È vero che la Rete di Lilliput non ha aderito al
Social forum italiano ma questo non vuol dire che la Rete di Lilliput vada per
la sua strada. Molti dei nodi di Lilliput sono liberi di aderire alle varie
manifestazioni.
Ritengo sia importante per il movimento riflettere sugli
sbagli che abbiamo fatto l'anno scorso. È vero che gran parte della violenza è
venuta dalle decisioni dell'autorità perché volevano far passare l'intero
movimento per violento. Ma sbagli ne abbiamo commessi, anche sulla violenza.
Ecco perché è importante fermarsi a riflettere e fissare obiettivi e metodologia
ben precisi.
La scelta della Rete di Lilliput di privilegiare la
partecipazione diretta con la conseguente dilatazione dei processi di
elaborazione e di decisione, di puntare ai contenuti piuttosto che alle esigenze
dei mass media, pur molto condivisibile, non comporta il rischio di una perdita
completa di visibilità?
Una domanda
molto bella ma anche molto bischera! Io penso che non abbiamo bisogno al momento
di chissà quale visibilità, piuttosto abbiamo bisogno di chiarezza, di
ricompattarci. Vorrei che questo movimento cominciasse a sentirsi soggetto
politico. Ma politico con la P maiuscola, con un suo messaggio e un suo
programma. Il movimento deve avere una sua valenza politica, non partitica,
ripeto politica. Non mi preoccupa la visibilità. I mass media sono estremamente
pericolosi perché sono in mano al potere economico e sono capaci di distruggerci
tutti. Preferirei meno visibilità mediatica al momento, e più capacità
organizzativa, più senso politico, verso un progetto con cui poi fare pressione
sulle istituzioni.
Come valuti questi primi mesi trascorsi in Italia
dopo più di dodici anni passati a Korogocho? Andrai a vivere, hai già detto, in
una periferia tra gli emarginati. Hai già un'idea di come svilupperai il tuo
lavoro?
Dopo dodici
anni la prima impressione è orribile. Non mi sarei mai aspettato, per esempio,
di arrivare in un Paese come questo e trovare la legge Bossi-Fini. Ho già detto
che una legge del genere mi fa vergognare di essere cristiano e di essere
italiano. Come mi fa veramente male sapere che si sta smantellando la normativa
185 sul controllo delle armi, frutto di anni di lavoro negli anni Ottanta. E
poi, al di là di queste ultime due novità, veramente preoccupante è il costante
attacco alla legalità; sentire un ministro che dice che bisogna convivere con la
mafia; gli attacchi alla magistratura, alla stampa… Anche se la cosa non mi
sorprende più di tanto, sono fermamente convinto che una società opulenta non
può esprimere altro che questo. Di contro ho notato che c'è un grande fermento,
una grande vitalità alla base: è la miglior società civile che ci sia in
Occidente, sono in tanti che si stanno organizzando e molti sono giovani. Questo
movimento ha alle spalle vent'anni di lavoro e se lo buttiamo via per le nostre
stupide divisioni, non troveremo un'altra generazione di giovani che raccoglierà
il seme che abbiamo gettato. È una situazione veramente preoccupante, aggravata
dal panorama mondiale di guerra infinita e dalla minaccia ecologica che si fa
più incombente.
Andrò a vivere tra gli emarginati nel sud d'Italia, perché il
Sud d'Italia ha pagato lo sviluppo italiano come il Sud del mondo paga il nostro
sviluppo. Vorrei lavorare in una grande città del Sud, cercando di vivere come
tutti gli immigrati, come ho fatto a Korogocho. Essere presente tra i più poveri
è fondamentale per me come prete, per la mia preghiera, per la mia spiritualità.
Ma mi dà anche la possibilità di poter dire certe cose senza avere il dito
puntato contro. Nel senso che se io non vivo con sempli-cità non posso andare a
raccontarlo ad altre persone. Vivere dentro questa realtà è importante anche per
dare una mano alla società civile, per dare una spiritualità che manca a questo
movimento.
Un'ultima cosa. Ritornando in Italia ho trovato una Chiesa,
intendo Popolo di Dio, che al livello della base è estremamente vivace e attenta
al sociale. Ma la cosa che fa più impressione è vedere che come Popolo di Dio,
come Chiesa, siamo ormai funzionali, saldamente incollati a questo sistema.
Abbiamo perso la capacità di essere coscienza critica, di disturbare, di
stimolare, di far pensare, di guardare in avanti ed è soprattutto a questo che
la Chiesa è chiamata
oggi.
INFORMAZIONI E
RIFLESSIONI
(NAZIONALE)
INIZIATO OGGI IL MEETING INTERNAZIONALE “GIOVANI, DIRITTI, PARTECIPAZIONE”
E’ iniziato stamattina, 30 luglio 2002, a Ponte di Legno (BS) il meeting internazionale "Giovani, diritti, partecipazione" organizzato nell’ambito della campagna “Acqua, bene comune dell’umanità 2”, promosso dal CIPSI, dal Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, dall’Ong di cooperazione internazionale ISI, in collaborazione con Mirella Cultura. Il meeting vede la partecipazione di 150 giovani provenienti da tutto il mondo -Giappone, Guatemala, Nicaragua e altri paesi del Centro e Sud America, Francia, Europa dell’Est-, oltre naturalmente a oltre 150 italiani … e in particolare i rappresentanti dei gruppi e delle classi che hanno partecipato ai gemellaggi d'acqua. Riccardo Petrella, Presidente del Comitato italiano per il contratto mondiale dell’acqua, nel corso dell’intervento inaugurale del Meeting ha dichiarato: “ Sia il governo che le autorità locali delle regioni più colpite dall’attuale “crisi d’acqua” (in particolare la Sicilia, la Sardegna e la Puglia) sembrano voler avvalorare ancora una volta la tesi che l’emergenza idrica di queste settimane sarebbe dovuta principalmente ad una calamità naturale, e cioè al fatto che le nuvole del Mezzogiorno non vogliono dare la pioggia. L’acqua “manca” nelle regioni meridionali soprattutto per cause umane, per quelle stesse cose che hanno fatto si che la “crisi dell’acqua” si sia estesa, negli ultimi anni, anche a tutte le regioni d’Italia. Nel corso degli ultimi cinquant’anni abbiamo assistito ad una gestione disastrosa delle risorse naturali e del territorio. Per esempio un’urbanizzazione intensa e selvaggia. E’ inoltre di notorietà pubblica lo stato delle infrastrutture: fognature cittadine vecchie e degradate (con conseguente inquinamento dei fiumi, dei laghi, delle falde…); dighe costruite ma senza collegamenti con la rete; invasi abbandonati, invasi e reti degli acquedotti mal gestite, manutenzione insufficiente, sfruttamento di pozzi abusivi. L’urbanizzazione massiccia, rapida e sregolata in offesa alle molte leggi esistenti, così come gli inquinamenti di origine industriale e terriera (processi di produzione, rifiuti industriali ed urbani, infrastrutture di trasporto, trafori, scariche abusive...) hanno contribuito ad aggravare i problemi idrici non solo nel mezzogiorno ma in tutta Italia. Infine, rare sono le leggi rispettate dagli stessi dirigenti politici, economici e sociali che le hanno approvate. Una delle migliori leggi che la Repubblica Italiana abbia approvato negli ultimi 50 anni concerne proprio l’acqua. Si tratta della legge Galli del 1994. Essa è rimasta praticamente inapplicata ad eccezione di tre regioni che hanno attuato l’intero processo di applicazione. La legge Galli resta un castello di carta e l’Italia resta a secco d’acqua. Altro che nuvole! Alla luce di quanto detto ha ben poco senso bombardare le nuvole così come non ha alcun senso rilanciare il progetto della costruzione di un acquedotto marino per portare l’acqua alla Puglia dall’Albania! Lo stesso dicesi degli altri grandi progetti infrastrutturali “per l’acqua”. E’ urgente e necessario mettere in atto una “iniziativa nazionale acqua, bene comune per tutti” fondata su cinque grandi priorità: rimessa in stato di funzionamento normale ed efficiente delle infrastrutture esistenti e lotta contro la cattiva manutenzione: completamento degli “anelli” mancanti nella rete idrica, censimento ed eliminazione dei pozzi illegali, applicazione delle misure previste dalla legge Galli, creazione di “comitati di cittadinanza attiva” in sostegno di una gestione integrata, responsabile, trasparente e solidale; organizzazione di un grande dibattito nazionale di sei mesi sull’agricoltura e l’acqua, e sull’industria e l’acqua. L’agricoltura con il 50% e l’industria ed energia con il 30% rappresentano l’80% dei prelievi totali italiani d’acqua, e sono tra i più eccessivi in seno all’Unione Europea. Scopo del dibattito è quello di definire una politica coerente e trasparente dell’acqua per usi economici (non idropotabili), in particolare per quanto riguarda il prezzo (oggi bassissimo e finanziato dagli usi domestici); campagna di sensibilizzazione delle famiglie italiane sull’acqua – bene comune, per l’eliminazione degli sprechi nelle case, negli uffici, negli alberghi, nelle città... Adozione da parte delle Collettività locali italiane (comuni, province ... di una “Carta dell’acqua degli enti locali”, con la quale le autorità pubbliche s’impegnano ad assicurare una proprietà ed una gestione locale e integrata all’acqua in quanto bene comune dell’umanità e bene essenziale alla vita, nell’interesse anche delle generazioni future, garantendo il diritto all’acqua per tutti e un uso sostenibile reale; revisione radicale dell’articolo 35 della legge finanziaria 2002 per ragioni d’incostituzionalità (non rispetto delle autonomie regionali) ed al fine di arrestare il processo di mercificazione e di privatizzazione dell’acqua. All'interno del Meeting verranno realizzati 4 Workshop sulle tematiche relative all'acqua come bene comune dell'umanità, con lo scopo di promuovere scambi diretti tra i partecipanti che portino all'elaborazione di un documento ufficiale da portare all'attenzione del comitato Mondiale in preparazione del Vertice della Terra di Johannesburg. In una zona ricca d’acqua come il Passo del Tonale, il meeting è un’occasione per rilanciare ed approfondire la situazione dell’acqua in Italia e nel mondo.
VALPIANA (PRC): ORATORI, UNA ALTRO TASSELLO CONTRO LA LAICITA' DELLO STATO
"Abbiamo votato contro una proposta discriminatoria: pensiamo che tutti i cittadini e le cittadine debbano essere uguali davanti alla legge, ma, con l'approvazione di questo testo, chi è di fede cattolica avrà privilegi non universalmente condivisi - così Tiziana Valpiana, Capogruppo di Rifondazione Comunista in Commissione Affari Sociali, ha commentato l'approvazione della proposta di legge sugli oratori parrocchiali -. Con questo provvedimento la maggioranza paga il suo debito di riconoscenza alla Chiesa che, attraverso le sue gerarchie, è stata tra gli artefici della vittoria della Casa delle Libertà. Mi ritengo, comunque, soddisfatta - ha aggiunto Valpiana - perché, grazie al lavoro svolto in Commissione, abbiamo impedito che l'esame del testo si svolgesse frettolosamente riuscendo, così, ad eliminare i contenuti più evidentemente confessionali. Questa legge diviene l'ennesimo tassello posto dalla maggioranza ad un disegno volto ad attaccare la laicità dello Stato, fondamentale elemento per la garanzia di democrazia. Abbiamo portato avanti nelle aule parlamentari la nostra battaglia per la difesa di uno Stato che possa realmente dirsi laico e - ha concluso Valpiana - manterremo le nostre istanze nel Paese, insieme a tutti coloro che leggono l'impronta confessionale e discriminatoria di questo Governo." (fonte: comunicato stampa on. Valpiana).
Agente confessa: Le due molotov nella scuola Diaz le ho portate io
"Le due molotov nella scuola Diaz le ho portate io. Ho obbedito all'ordine di un mio superiore". La confessione-choc di A.B., 25 anni, autista della Polizia di Stato aggregato a Genova nei giorni del G8, è stata raccolta in gran segreto dalla Procura nei giorni scorsi. C'è voluto un anno intero, perché qualcuno si decidesse finalmente a dire la verità: il primo "pentito" delle forze dell'ordine ha vuotato il sacco, facendo nome e cognome dell'ufficiale che gli avrebbe imposto di trafugare le bottiglie incendiarie per "giustificare" i pestaggi e i 93 arresti nell'istituto di via Battisti. Il racconto di un poliziotto ai magistrato "Fu il vicequestore Troiani a dirmelo" Dopo qualche istante di comprensibile emozione, A.B. avrebbe risposto all'ultima domanda dei pm indicando il vice-questore Pietro Troiani del Reparto Mobile di Roma, l'ex delfino di Canterini già indagato per falso e calunnia dopo essere stato tirato in ballo da un collega, Massimiliano Di Bernardini, accusato di aver cucinato alla buona le informazioni che innescarono la famigerata irruzione del 21 luglio 2001. In poche pagine di verbale c'è l'intero racconto - preciso, dettagliato e sconvolgente - di quel sabato maledetto. Il vergognoso "giallo" della Diaz si chiude così? No, troppo semplice. Se questo è uno dei capitoli più emozionanti, la verità è purtroppo un'altra ancora, almeno per chi indaga. Manca il finale, ormai neppure troppo a sorpresa, un finale che verrà forse scritto martedì dai super-poliziotti convocati in tribunale per un drammatico confronto all'americana. Tutto, ha ricordato l'agente nel corso dell'interrogatorio, cominciò in corso Italia, mentre la televisione trasmetteva le immagini dei black bloc che devastavano i negozi sul lungomare genovese e il questore ordinava le prime cariche, quelle di cui avrebbero fatto le spese i trecentomila del corteo pacifista. La testimonianza di A.B. si incastra perfettamente con quella del vice-questore Pasquale Guaglione, che il 10 giugno scorso davanti ad un giudice di Bari parlò per la prima volta delle molotov "fasulle". I due sabato pomeriggio sono insieme, il ragazzo - ufficialmente a disposizione di Valerio Donnini, lo "stratega" dei nuclei anti-sommossa - in quelle ore fa da autista al funzionario. In un'aiuola di corso Italia, al termine di una carica, recuperano due bottiglie di vino (Merlot e Colli Piacentini) piene di liquido infiammabile e con lo stoppino. Le consegnano ad alcuni poliziotti che viaggiano a bordo di un fuoristrada Magnum del reparto Mobile, destinato a raccogliere tutte le armi abbandonate sul campo di battaglia. Al termine della giornata di scontri il Magnum finisce nel cortile interno della questura. E le due molotov restano a bordo. In serata, dopo una riunione tra i vertici della Polizia di Stato presenti a Genova per il G8, Valerio Donnini telefona a Vincenzo Canterini: c'è da fare irruzione in quella scuola di via Battisti, presunto covo di black bloc. Dalla questura esce il Magnum, ed al volante c'è proprio A.B.: che arrivato davanti alla Diaz obbedisce agli ordini del vicequestore Troiani, uno che ufficialmente non avrebbe neppure dovuto essere lì. "Un ragazzo esuberante, uno sempre pronto all'azione e disposto a tutto pur di farla da protagonista: una 'testa calda', insomma". Così i super-poliziotti cominciano a descrivere Troiani appena salta fuori il nome del funzionario, e qualcuno può tradurla in questo modo: mettere le molotov nella scuola è stato un gesto di follia attribuibile a qualcuno che aveva improvvisamente perso il controllo. Invece no: Troiani - e l'autista A.B. - potrebbero essere solo pedine di un gioco più grande, condotto da altri. Altri che, convocati nella Procura del capoluogo ligure, avrebbero davvero cominciato a perdere la testa: fornendo resoconti sempre meno credibili e sempre più contraddittori, oppure rifiutandosi - chissà mai perché, se non c'è nulla da nascondere - di rispondere alle domande dei pm. Si parla di pressioni sui testimoni, di tentativi di inquinare le prove. Nel corso degli interrogatori uno dei super-poliziotti avrebbe addirittura fornito una spiegazione sbalorditiva, tirando in ballo altri investigatori ancora, salvo poi ritrattare immediatamente. Forse il solo ad aver detto la verità, tutta la verità, è il giovane poliziotto che ha confessato candidamente: "Le molotov le ho messe io, me l'avevano ordinato". Per conoscere i veri mandanti bisognerà aspettare il grande confronto di martedì. (fonte: Repubblica, 28/7/02)
Tremonti, il fenomeno
APPELLO
JAVIER SUAREZ MEDINA - (Texas) - 32
anni - Data fissata per l'esecuzione: 14 agosto
2002
La storia -
Javier Suarez Medina si trova nel braccio della morte di Polunski Unit. Aveva 19
anni quando fu accusato di aver ucciso un poliziotto. La sua condanna a morte
venne stabilita sulla base di un'unica testimonianza oculare di dubbia
fondatezza: venne infatti resa nota solo due anni dopo un presunto precedente
delitto di cui fu incolpato, allorché il testimone, vedendo Javier in TV, lo
indicò alle autorità giudiziarie come l'autore, anche se al momento
dell'accaduto -era di sera- si trovava piuttosto lontano da lui e lo intravide
sotto la luce di un lampione per neanche un minuto. Javier all'epoca del suo
arresto era incensurato e questa testimonianza, dai tratti fortemente nebulosi,
costituì da sola un'aggravante all'accusa a suo carico, determinando la
commutazione della sua condanna dall'ergastolo alla pena
capitale.
L'appello - La Comunità di Sant'Egidio invita
tutti ad aderire al proprio appello per salvare la vita di Javier Suarez Medina
inviando il seguente testo a:
1. Texas Board of Pardons and Paroles -
Executive Clemency Section P.O. Box 13401, Capitol Station - Austin, Texas 78711
- USA - Fax: (512) 467-0945
2. Governor Rick Perry P.O. Box 12428 -
Capital Station - Austin, Texas 78711 - USA - Fax: (512) 463-1849 Sito: www.governor.state.tx.us
APPELLO
URGENTE PRESENTATO DALLA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO PER SALVARE LA VITA DI JAVIER
SUAREZ MEDINA, CONDANNATO A MORTE.
Eccellenze,
Scriviamo per
esprimere la nostra profonda preoccupazione in merito alla condanna a morte di
Javier Suarez Medina, basata su una debole testimonianza oculare, la cui
esecuzione è fissata al prossimo 14 agosto. Auspicando una revisione del
processo, vi esortiamo ad intervenire affinché sia evitata tale crudele e
disumana punizione. Vi imploriamo affinché tale crudele e disumana sentenza non
venga eseguita. Rispettosamente.
(Firma/e e
data)
Elezioni politiche in Brasile: nasce nell'Est veronese un gruppo d'appoggio alla candidatura di Vera Baroni
In
occasione delle imminenti elezioni politiche in Brasile, si è costituito
nell’Est veronese, su iniziativa del sociologo Lorenzo Dani, un gruppo di sostegno alla candidatura di
una donna, Vera Baroni (per il PT, partito dei lavoratori). Un suo breve
profilo: Vera
Baroni ha sviluppato la sua traiettoria di vita in modo coraggioso,
sempre pronta ad affrontare le sfide. Nel sindacato, nei servizi sanitari, nel
movimento delle donne e nel movimento dei neri, ha svolto la sua militanza
fondata sull’etica politica, sulla solidarietà e sulla lotta intransigente alle
diseguaglianze. Avendo sempre fiducia che è possibile costruire un Brasile più
democratico, con giustizia sociale e uguaglianza, è candidata a Deputata dello
Stato di Pernambuco per rafforzare la cittadinanza delle donne, dei neri e degli
emarginati, sviluppando politiche di riparazione e integrazione sociale. (A cura
del Comitato italiano di sostegno alla candidatura di Vera Baroni. Vuoi avere
informazioni? Vuoi dare il tuo aiuto?
Contatta 3487351362 – lorenzo.dani@tiscalinet.it
)
Stop al mega oleodotto in Ecuador
Cari amici, come organizzazzione parte della Campagna contro l'OCP vi chiediamo di SPEDIRE UNA LETTERA al presidente della Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete per chiedergli che l'istituzione da lui presieduta non eroghi nessun ulteriore somma di denaro collegata ai lavori del consorzio OCP, uscendo dal progetto, e per ricordargli anche i fortissimi impatti socio-ambientali causati dall'oleodotto e le continue violazioni dei diritti della comunità locali, che si oppongono all'OCP, perpetrate dalle autorità ecuadoriane. Come forse saprete la Campagna, insieme alle altre organizzazioni che compongono ed aderiscono alla Campagna contro l'Ocp, si sta battendo dall'inizio dell'anno contro il mega oleodotto OCP, che sfregerà per 500 Km il territorio dell'Ecuador e che vede appunto il coinvolgimento di BNL, oltre che dell'ENI. Per spedire l'action alert basta cliccare direttamente su http://www.crbm.org/modules.php?op=modload&name=Alerts&file=index Vi preghiamo di diffondere a tutti i vostri contatti questa action alert urgente. Per ultriori informazioni sulla campagna per chiedere alla BNL e all'AGIP di uscire dal progetto dell'oleodotto e per approfondimenti sulla situazione in Ecuador otete andare sui siti: www.crbm.org cliccando sotto campaggne www.selvas.org www.osservatorioeni.net
«45° Corso di preparazione Africa e Madagascar» presso il CUM
La Fondazione del Centro unitario missionario (Cum) organizza presso la propria sede a Verona il ‘45° Corso di preparazione Africa e Madagascar’, dal 29 settembre al 31 ottobre. L’iniziativa è mirata a promuovere il processo di conoscenza e di inserimento in una realtà continentale nuova e al contempo offrire alcuni spunti per una riflessione sui motivi e le finalità della partenza. Il corso è rivolto principalmente ai missionari che partono per la prima volta per l’Africa e il Madagascar ed in particolare a sacerdoti diocesani, religiosi, religiose e laici. Per informazioni e iscrizioni: Fondazione Cum, tel.: 045/89.00.329 oppure http://www.fondazionecum.it.
Appello della "Campagna di pressione alle banche armate"
Invitiamo tutte le
associazioni, i gruppi e i singoli cittadini a continuare la pressione presso il
Senato in difesa della Legge 185/'90 e ad organizzare nei prossimi giorni
iniziative nonviolente perchè le banche siano davvero trasparenti: diffondiamo
l'OPERAZIONE BANCHE TRASPARENTI
Dopo la
discussione nelle Commissioni Riunite Affari Esteri e Difesa del Senato sta per
giungere all'aula del Senato il Disegno di
Legge 1547 (già Atto Camera 1927) che apporterà pesanti modifiche
alla legge 185/90:
una legge che ha garantito in questi anni il controllo da parte del
parlamento e della società civile sul commercio di armi italiane.
Ci uniamo
all'appello degli organizzatori della Campagna “Contro i mercanti di armi:
Difendiamo la 185” affinchè le istanze di controllo e trasparenza garantite
dalla 185 e richieste a gran voce da tante realtà del mondo delle associazioni,
dei missionari, dei lavoratori e delle organizzazioni pacifiste trovino ascolto
da parte delle forze politiche della maggioranza di governo.
Stante le modifiche
previste, tre dati imprescindibili per la "Campagna di pressione alle banche
armate" verranno sottratti al controllo del parlamento: il valore delle
coproduzioni, la notifica delle banche d'appoggio per l'export di armi e la
trasparenza delle transazioni finanziarie.
La "Campagna di
pressione alle banche armate" chiede che questi controlli
vengano reintrodotti sia in fase autorizzatoria per tutte le operazioni di
export di componenti di sistemi d'arma, sia nella Relazione che il Presidente
del Consiglio deve presentare annualmente al parlamento.
Invitiamo
tutte le associazioni, i gruppi e i singoli cittadini a continuare la pressione
presso i parlamentari e ad organizzare nei prossimi giorni iniziative
nonviolente perchè le banche siano davvero trasparenti con l'OPERAZIONE
BANCHE TRASPARENTI.
Ciò
significa:
1.
Identificare le filiali locali delle banche che in questi anni sono apparse
nella lista della Relazione al Parlamento per aver svolto operazioni di appoggio
al commercio di armi italiane (trovate tutti i dati sul sito www.banchearmate.it ) .
2.
Preparare un volantino con tutti i dati che riguardano tali banche e che spieghi
"l'operazione banche trasparenti" e le modifiche alla Legge 185.
3.
Munirsi di "tute bianche" spazzoloni, stracci, secchi, vetril, cavalletti di
"lavori in corso"....
4. Fare
un bliz davanti a queste banche e DOPO che uno di voi è entrato e ha comunicato
l'iniziativa al direttore (per fargli capire che non siete mascherati per
fare... una rapina) cominciare un'opera di (finta) pulizia dei vetri,
marciapiedi davanti alle banche (ma senza toccarli.. potrebbero
reagire!)
5. Dare
ai passanti un volantino con i dati tratti dalle Relazioni Parlamentari (sulle
operazioni di appoggio di tutte le vostre banche locali -attenti a non creare
"concorrenza sleale" riportando i dati solo di alcune e non di altre) e
aggiungere che con il nuovo DDL 1547 tutti questi dati verrano a sparire (per
cui le banche torneranno sporchissime!)
L'operazione è stata
fatta da vari gruppi locali della Rete di Lilliput e dal Brescia Social Forum in
occasione di Disarmiamo Exa 2002(trovi il resoconto e le foto sul sito di
Disarmiamo Exa : http://www.bresciasocialforum.org/disarmiamoexa/informazione/visualizza.php?info=301 al
quale potete "ispirarvi".In proposito ti metto qui sotto una parte di un
articolo tratto da un giornale di quei giorni.
La
manifestazione contro le «banche armate» è stata puramente simbolica. Esponenti
della Rete di Rete Lilliput e di qualche altra associazione pacifista, in tuta
bianca, hanno mimato la pulizia dei vetri della filiale. All’interno non ne
sapevano nulla (la Polizia aveva comunque avvisato la sede centrale della
banca), e un’impiegata uscita a vedere cosa accadesse alla fine pare che abbia
chiesto pure dei volantini da distribuire ai colleghi. Riportavano alcuni dati
desunti dal Rapporto annuale al ministero del Tesoro a norma della 185/90, con
nome e cognome delle banche finanziatrici di export armiero. Tra queste, «la
Banca S. Paolo e il Cab ora concentrate nel Banco di Brescia, che figura
stabilmente tra le prime 20 finanziatrici». Ma il volantino attribuisce il
primato a Intesa-Bci, che «nel 2000 ha superato i 310 milioni di euro» in quelle
operazioni. Nell’elenco compaiono pure Bipop-Carire, Banco di Sicilia, Banca di
Roma, Credito Italiano, Bnl, eccetera.
(Campagna
di pressione alle banche armate,
Giorgio
Beretta
- MISSIONE
OGGI)
Petizione per l'iniziativa italiana contro la terza guerra del Golfo
Avete sentito dell'imminente attacco all'Iraq. Ritengo utile essere vigilanti e attivi. Come punto pace-Pax Christi di Verona stiamo diffondendo l'appello per fermare la terza guerra del Golfo, che immagino conosciate già. Si chiama "Petizione per l'iniziativa italiana contro la terza guerra del Golfo". Si può trovarla su www.unponteper.it oppure www.retelilliput.org. Fraterni saluti. Sergio Paronetto
VISITA A BARBIANA - PARTENZA DA SAN BONIFACIO
Giovedì 22 agosto, come ogni anno, con un gruppo di amici andremo a Barbiana dove è vissuto e morto don Lorenzo Milani. E' un occasione indispensabile per ripensare e riflettere sul pensiero e sulla vicenda umana di don Lorenzo oltre che per ritrovarci e stare insieme. Il programma è questo: ore 6.15 un pullman parte da San Bonifacio (Piazza Costituzione); ore 6.30 un pullman parte da San Zeno di Colognola ai Colli (di fronte alla chiesa); ore 6.35 i pullman si incontrano a Strà di Colognola ai Colli (davanti al ristorante Bareta); ore 7.00 al casello di Nogarole Rocca per raccogliere altri amici; ore 9.50 circa uscita a Barberino per pausa ristoro; ore 10.15 in viaggio verso Barbina; ore 11.00 sosta dei pullaman e partenza a piedi verso Barbina; ore 11.30 arrivo a Barbiana; visita al cimitero dove è sepolto don Lorenzo e breve riflessione ; pranzo al sacco; incontro con un testimone; ore 16.00/16.30 visita al Centro di documentazione don Milani di Vicchio; ore 18.00 partenza per il ritorno; ore 22.00 circa rientro. Costo del viaggio circa 10 euro e abbigliamento leggero e poco ingombrante. Per informazioni e prenotazioni: Luigi Adami 0457650393, Lorenzo Dani 0457665005, Mariano Mariotto 0457614468, Loredana Mazzonelli 0457901838, Paolo Veronese 0457820845
Era già notte quella sera a Darwin. Una persona ignota mi stava attendendo all’aeroporto. Ignota perché era la prima volta che avevo modo di incontrarla. Infatti ci eravamo sentiti solo per telefono. Ignota, ma con un nome. Si chiama A. ed è un ex poliziotto del Northern Teritory (Stato nel quale mi trovo) ora in pensione. Un personaggio simpatico, assai robusto, aria da bonaccione dalla battuta facile. Voglio però spiegare meglio la situazione. A., come molte altre persone, fa parte di una organizzazione internazionale chiamata Servas (parola dell’idioma Esperanto che significa “noi serviamo”). Fondata in ambiente scolastico circa 50 anni fa in Danimarca, grazie all'intraprendenza di un americano che con gli amici inneggiava a valori di euguaglianza e pace tra i popoli, oggi l'organizzazione porta avanti la mission dell’ospitalità, dello “scambio” in qualsiasi forma lo si voglia intendere (però qui non parliamo di beni materiali), della comprensione e rispetto per diverse culture, lingue, religioni e razze. Servas è un’associazione radicata a livello mondiale. L’idea sviluppata è che viaggiatori da tutto il mondo, aderenti all’organizzazione, possano godere dell’ospitalità ed esperienza di stare con alcune famiglie del Paese che stanno visitando per un breve periodo. In Australia sono oltre 600 le famiglie ospitanti e, ad esempio, se ne contano più di mille in Italia. Il tempo trascorso con A. è stato rilassante, intenso e per molti aspetti interessante. Mi ha accompagnato a camminare nei luoghi dove nel 1942, durante la Guerra, i giapponesi bombardarono Darwin, alla stazione di Polizia (con cella annessa); ovunque ci siamo recati il mio "accompagnatore" conosceva qualcuno, incontrava amici, ex colleghi, funzionari statali. Conosceva l’intera cittadinanza! Abbiamo parlato di storia e di macabri fatti polizieschi, come nel 1974 era riuscito a sopravvivere nell’inferno di Cipro, quando l’esercito turco invase l`isola e lui, a quel tempo, si trovava là nelle vesti di componente di una forza di pace. Servas è un’esperienza vera per chi ha la pazienza di conoscere e la voglia di ascoltare e raccontare. Un modo di vivere e di viaggiare, un modo di essere che eleva ad un qualcosa che il turismo grossolano dei grandi hotel non conosce, non riesce nemmeno ad immaginare e forse a concepire. Così si scoprono consuetudini di un popolo che fino al giorno prima si ignoravano, usi e tradizioni che si rivelano sorprendenti. Personalmente cerco sempre di integrarmi. Mi sento letteralmente parte della famiglia ospitante. Ci si scambia ricette durante i pasti, si ride e si scherza, ma si lavano anche pentole e piatti e si aiuta a fare il bucato. Dopo tutto l’esperienza è gratuita. Ho acquistato un’auto, una Commodore dell`84 con la quale ora sto scendendo a tappe verso Perth lungo la costa. La distanza è notevole, oltre 5000 km. Non so ancora il come e il perché di questo mio viaggio, ma il bello sta proprio in questo: nella imprevedibilità degli eventi, nelle persone che incontro, nei luoghi che visito, nel clima che ora godo. Non c’è nulla di più piacevole dell’alzarsi la mattina immersi nel caldo tropicale, passeggiare in giardino tra banani e palme da cocco sorseggiando un succo al mango: un paradiso! Come un re, tra i giardini di Babilonia! / CONTINUA
Un nuovo sito a favore dei bambini: www.bimbisicuri.it
www.bimbisicuri.it è un sito "nato" da pochi giorni che si prefigge l'obiettivo di informare e sensibilizzare i genitori circa la necessità di affrontare viaggi sicuri in auto con a bordo i bambini: è la vostra esperienza di mamme ad aver suggerito questa idea? L'uso delle cinture di sicurezza è per noi abituale da sempre, un gesto meccanico che si fa senza nemmeno accorgersene e che da quando ci sono i bambini, fa buona compagnia all'altro gesto che si fa prima di mettere in moto: allacciare ai seggiolini dei bimbi, che non si ribellano a quello che anche per loro, oltre che per noi, è semplicemente "normale". L'idea del sito è nata dal fatto che guardandoci in giro, che si sia a piedi o in macchina, capita regolarmente di vedere persone che guidano mentre di fianco hanno bambini piccoli senza nemmeno avere la precauzione della cintura, o bambini che stanno nei sedili posteriori liberi di giocare e di muoversi... ma anche di finire contro il parabrezza alla minima frenata... Abbiamo notato un vuoto oltre che di consapevolezza in tantissime persone, anche nelle sedi istituzionali. Due esempi? A quanti è mai capitato di vedere un vigile dare la multa a chi trasporta i bambini senza assicurarli ai seggiolini? e poi, soprattutto, c'è un vuoto nella legge stessa: all'Art. 172. (Uso delle cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta), gli articoli 4 e 5, che testualmente dicono: “articolo 4. I passeggeri di età inferiore ai dodici anni che abbiano una statura inferiore a 1,50 m devono essere trattenuti da un sistema di ritenuta, adeguato alla loro statura ed al loro peso.” Non è affatto specificato l'obbligo di tenere i bambini nei sedili posteriori, ne’ si fa riferimento alcuno al fatto che, se la macchina al lato passeggero (che si sa bene essere il posto più a rischio) è provvista di airbag, questi, in caso di impatto, possono provocare lesioni e addirittura la morte del piccolo che subirebbe l'esplosione all'altezza della faccia. C'è il triste riferimento della bimba di tre anni morta lo scorso ottobre a Milano, in seguito a un banale tamponamento. Era seduta di fianco al padre, su un fuoristrada, in coda in una strada trafficata. una frenata improvvisa e l'apertura dell'airbag che provoca alla piccola la rottura di due vertebre, causandone la morte. Per evitare casi terribili come questo, non bastano gli scongiuri. “articolo 5. I bambini di età inferiore ai tre anni che occupano i sedili posteriori possono non essere trattenuti da un sistema di ritenuta se sono trasportati in un veicolo in cui tale sistema non sia disponibile, purché siano accompagnati da almeno un passeggero di età non inferiore ai sedici anni.” Ma ci rendiamo conto? E’ una legge che va cambiata, e noi speriamo di trovare un piccolo varco, uno spiraglio di interesse su cui poter intervenire, dando con il nostro piccolissimo contributo. riteniamo che la posta in gioco sia molto alta. E tanta è la strada da fare... Rispettando le regole si rispettano i nostri figli: 11.000 bambini feriti in un anno per incidenti stradali sono tanti, troppi. La prevenzione, anche in questo caso, è importante per la tutela dei piccoli a bordo? Sì, abbiamo scelto uno slogan semplice, per il lancio di bimbisicuri: sicurezza = amore. Ed è veramente tutto qui... quando si sceglie di far viaggiare i propri figli (o nipoti o figli di amici etc) senza allacciarli ai seggiolini, si sceglie deliberatamente di mettere a repentaglio la loro vita. Spesso chi si comporta così fa gli scongiuri, se messo davanti all'ipotesi di un incidente automobilistico che potrebbe avere conseguenze drammatiche per il piccolo passeggero, perseverando così in un atteggiamento tanto stupido quanto dannoso. Parlando con tante persone mi sono accorta di come chi notava questo genere di comportamento scellerato, anche da parte di amici, trovandosi in difficoltà nel conflitto se dirlo o meno, scegliesse raramente di rispondere all'impulso naturale di riprendere questi ultimi, nel timore di essere addirittura schernito. In fondo è quello che è successo spesso proprio al nonno della bimba di Milano, che dopo quanto gli è purtroppo accaduto, ha scelto di non tacere più. Diciamo allora che lo slogan "bebè a bordo" non deve essere solo una bella frase da leggere, le attenzioni e gli scrupoli devono essere ben altri... Cosa puo' fare il comune cittadino per dare un contributo a questa importante campagna di sensibilizzazione? Su bimbisicuri abbiamo messo una sezione chiamandola proprio "cosa puoi fare tu" che per ora dà la possibilità di scaricare una locandina da stampare e affiggere nei luoghi dei bambini (studi pediatrici, ludoteche, asili, scuole) ma anche degli adulti (le bacheche dei luoghi di lavoro ad esempio). E poi ci sono dei banner che potrebbero linkare il nostro ad altri siti, creando una rete virtuale preziosa. Speriamo sinceramente che questa sezione cresca e proponga presto altre iniziative da fare tutti insieme. e ognuno di noi può fare molto nell'ambito in cui vive. I nostri interlocutori sono pochi ma fondamentali per il cambiamento di questo comportamento pericoloso, come scriviamo nella sezione "obiettivi": Dobbiamo parlare con i comandi dei vigili urbani, con i giornalisti, con le direzioni didattiche... e prima di tutto dobbiamo parlare con chi come noi è genitore, e non può non sentire l'importanza di fare e di esortare a fare il gesto semplice che è quello di garantire al massimo la sicurezza del proprio figlio, anche in auto. in fondo non è niente di diverso da quello che si fa abitualmente, dal momento in cui nascono. Solo così creeremo i presupposti per costruire consapevolezza e quindi arrivare addirittura a poter migliorare la legge. e a quel punto, anche chi crede che la miglior precauzione è "fare le corna" allontanando certamente da se' il rischio, non avrà possibilità di scelta.
PAROLE IN LIBERTA'
Il carcere a detta di molti
affermati studiosi non riesce a piegarsi a nessun scopo sociale
condivisibile.
Personalmente non sono d’accordo con questi scienziati; almeno fin tanto che il carcere renderà
pietra dura che dura anche il pensiero più fragile, quel pensiero senza più
credo affondato dalle scelte sbagliate. Perché, inutile nasconderlo, la
prigione sequestra i bisogni-desideri, e stabilisce lei quando questi debbono
essere soddisfatti, persino decidendo quando e dove è possibile
realizzarli.
Impossessandosi così del corpo e della mente di una persona detenuta nel maggior
riproduttore di perdita di affettività e
senso cognitivo.
E’ in questa dinamica che la mente
finisce in un anfratto remoto, in un angolo dove non è più possibile vedere
niente. Penso che fino
a che non si comprenderà che in
carcere si va perché puniti e non per essere puniti, questa dicotomia spingerà
il detenuto privato della libertà a sedersi a tavola con la morte, decidendo di
guardarla in faccia e sfidarla. Senza però tenere in considerazione che la morte
quasi sempre vince. E’ una prova questa, che indica la paura del potere della
morte, ma ugualmente il carcere continua a rimanere un luogo dove non è
autorizzato fare nascere vita nè
speranza, ma l’uomo privato della speranza è un uomo già morto. Questo “niente” inciderà
forzatamente sulle menti, per cui gli stessi messaggi diventano cifrati, non più
chiari né leggibili per tentare di rielaborarli. Momento dopo momento, giorno dopo
giorno, anno dopo anno, in compagnia del solo passato che ricompone la sua
trama, e passato, presente e futuro
sono lì, in un presente che è un attimo dove non esiste futuro. Quando il sentimento dell’amore è
segregato, sei ancorato a una
stanchezza che ti fa sentire perduto, hai
in comune con il tuo simile solo un dolore sordo, che evita di guardare
all’indietro nè di pensare al
domani, e allora riconoscere i propri errori è un’impresa ardua.
Le analisi sistemiche a
questo punto servono a poco per rendere più umano l’inumano, dalla mia ridotta
specola, sono più propenso a credere che dobbiamo convincerci noi, quelli dentro, della possibilità di raggiungere dei traguardi
e degli obiettivi per ritornare a volerci un po’ bene, per riuscire a essere
persone e non solo numeri usati per la statistica. Finchè i ragionamenti saranno un’estensione degli atteggiamenti
negativi le rappresentazioni mentali si trasformeranno in eventi negativi. Il carcere è ancora, ancora e
ancora quello che ben sappiamo, ma chi vive in quest’agglomerato umano ha il
diritto-dovere di ritrovare fiducia in se stesso e negli altri, e ci riuscirà
solamente comprendendo che l’intorno non parla, perché noi non parliamo, e
peggio non siamo capaci di
aprirci. Eppure
gli altri sono i mille pezzi che a noi mancano, che a noi sono sempre mancati, e
finchè noi continueremo a pensare di sopravvivere senza il bisogno dell’altro,
nel lungo tempo ci ritornerà questo
annichilimento con la stessa intensità e precisione, inevitabilmente.
Ciò che noi diventeremo
è ciò che ci siamo incisi nella mente, l’immagine di noi stessi che ci siamo
costruiti si riprodurrà con un fatto concreto. Ecco
perché sono dell’idea che finchè il carcere, ma meglio dire tutto il consorzio
sociale, non si attiverà consapevolmente con il suo interessamento produttivo e
non pietistico, e non si predisporrà ad aiutare chi è nell’errore a ritenersi
capace di essere in costante e continuo miglioramento; ebbene questa
indifferenza e questo disinteresse collettivo continuerà a seppellire quei “dettagli”
che invece servono per migliorarci
tutti. (CONTRIBUTO DI
VINCENZO ANDRAOUS DEL CARCERE DI
PAVIA PER LA CONFERENZA NAZIONALE
VOLONTARIATO E GIUSTIZIA)
In cammino per la pace con p. Alex Zanotelli, Don Ciotti, Mons. Bregantini, Mons. Nogaro e testimoni dal Sudafrica e dal Brasile… per continuare il Giubileo degli Oppressi. 5 settembre: Verona; 6 settembre: Trento; 7 settembre: VE Mestre; 8 settembre: Milano; 9 settembre: Genova; 10 settembre: Firenze; 11 settembre: Latina; 12 settembre: Molfetta; 13 settembre: Pesaro. Appuntamento conclusivo: 15 settembre: Bologna.
Verona 1 e 5 settembre 2002
Promuove il palinsesto e Aderiscono: Missionari Comboniani, Banca Etica, Raggio, Fatmo, Nigrizia, Emi, Centro Missionario Diocesano di Verona, Futuro Insieme per il Rwuanda, GIM Verona, MLAL, Attac Italia, Rete Radié Resch, Suore Orsoline, Newsletter “il GRILLO parlante”, Amnesty International, Pax Christi, Cooperativa La Rondine, Popoli in Festa – Bussolengo (VR), Cestim, Anolf-Cisl, Associazione Lucignolo Sommacampagna (VR), Sportello Giustizia CSV Vr, Rete Lilliput Vr, Gruppo Don Tonino Bello, Associazione La Fraternità.
Domenica 1 settembre - programma di massima : ore 12 - Celebrazione della S.Messa con gli Immigrati presso la Chiesa di San Tommaso. Laici e credenti si ritrovano insieme agli immigrati e partecipano alla loro celebrazione dell'Eucarestia; ore 14 - Partenza di un corteo da Piazza Erbe e arrivo alla Chiesa di San Tommaso; ore 15,30 - Arrivo del corteo e pranzo al sacco presso i Missionari Comboniani (vicolo Pozzo) - fino alle ore 17 - Teatro, Musica e Danza; dalle 17 alle 18,30 momento di riflessione e visione video su tematiche relative a «Carcere e diritti umani», «Immigrazione», «Schiavitù»; ore 18,30 visione del video «Un millennio senza esclusi... non solo utopia».
Giovedì 5 settembre - programma di massima : Luogo: probabilmente presso il Teatro Romano (da confermare). Atmosfera di festa animata da luci, musica e canti. Ore 18 - 19,30: Accoglienza e testimonianze su «Carcere e diritti umani», «Immigrazione» e «Schiavitù» in Verona. Ore 19,30 - 20,30: Saluto del Vescovo di Verona, del Sindaco di Verona, di p. Francesco Antonini (provinciale Missionari Comboniani) e di Beati Costruttori di Pace (don Albino Bizzotto, Alex Zanotelli ed altri). Ore 20,30 - 23: Testimoni in dialogo: Alex Zanotelli (missionario comboniano), Magouws Catherine Morabaki (membro della Commissione Giustizia e Pace nella diocesi di Johannesburg - Sudafrica) e Veldenia Aparecida Paulino (avvocata brasiliana). Voce esterna ed interviste: Jack Folla. Presenta: Raffaello Zordan (giornalista di Nigrizia).
PAROLEALTRE
Sorrisi & Ceffoni