LA RETE LILLIPUT DI VERONA, IN OCCASIONE DELLA SESSIONE SPECIALE DELL’ONU SULLO STATO DELL’INFANZIA NEL MONDO, DESIDERA INVITARVI ALLA CONFERENZA «GIOCHI PROIBITI». Nel mondo oltre 500 milioni di bambini vivono in estrema povertà, in famiglie con un reddito inferiore ad 1 dollaro al giorno; quasi 200 milioni di bambini muoiono prima di avere compiuto 5 anni, in gran parte per cause prevenibili;246 milioni di bambini sono sfruttati in attività lavorative. Questi dati mostrano solo una parte delle violenze perpetrate dal mondo globalizzato all’infanzia. Tutti dobbiamo riflettere sulle nostre responsabilità, per cercare di cambiare al più presto la rotta, altrimenti il mondo sarà sempre più “la culla della morte”. Faremo una riflessione sugli aspetti più negativi delle decisioni prese a livello internazionale negli ultimi anni,cercando anche di intravedere le possibili vie di cambiamento. In questa occasione presenteremo anche la Global March contro lo sfruttamento del lavoro minorile, che , in occasione dei prossimi mondiali di calcio, vuole essere un’ulteriore richiamo e verifica che del mantenimento degli impegni presi dalle grandi multinazionali del settore dell’abbigliamento sportivo contro lo sfruttamento del lavoro minorile ed a favore di più giuste condizioni di lavoro. Interverrà: MARIAROSA CUTILLO, dell’Organizzazione non governativa MANI TESE, presente ai lavori della sessione ONU. L’incontro si terrà presso la sala Lucchi, palazzina servizi, dietro lo stadio di Verona, il giorno 23 maggio alle ore 21.00
Venerdì 24 maggio in piazza Brà (Verona), il Fronte Nazionale chiuderà la sua campagna elettorale, basata sul razzismo, la xenofobia, la violenza. Ha invitato ufficialmente Le Pen, ma non si è ancora sicuri della sua venuta. Certamente verrà Fiore, estremista nero, condannato per banda armata, rimasto latitante a Londra per venti anni. Sappiamo che si vantano di avere a Verona la loro roccaforte. Segnaliamo che in un'altra piazza, in contemporanea, Il Verona Social Forum ha indetto una manifestazione che vuole essere propositiva e allegra: PER LA DEMOCRAZIA, CONTRO I FASCISMI VECCHI E NUOVI siete tutti invitati in PIAZZA DANTE VENERDI' 24 MAGGIO ALLE ORE 20,30 per uguali diritti di tutte e di tutti contro ogni discriminazione, contro il razzismo, contro l'intolleranza. Ci saranno le torte che ciascuno porterà, e, si spera, musica e danze.
24/05/2002 - Villafranca (VR) - Banca Etica
Le cooperative «Emmaus», «La buona terra», «S.O.S. casa», il Gruppo Missionario di Alpo-Rizza, il Movimento dei Consumatori di Verona e Rete Lilliput Verona organizzano un'incontro sul risparmio e finanza alternative: «Conciliare l'etica con la finanza è possibile? Banca Etica: che cos'è e come funziona». Sarà presente all'incontro il dott. Riccardo Milano di Banca Etica. L'appuntamento si terrà alle ore 20,45 presso l'Auditorium comunale di Villafranca (VR)
24/05/02 - Legnago (VR) - La strada della nonviolenza
Associazione "LA LOCOMOTIVA" di Legnago promuove, presso la Sala Civica di Legnago (Via Matteotti)
alle ore 21, un incontro-dibattito sul tema: «La strada della nonviolenza». Interverrà Stefano Guffanti della Lega Obiettori di Coscienza e Coordinamento Rete Lilliput di Verona.24/05/02 - Verona - Opposizione Civile... in riunione
Su richiesta di molti, proviamo a convocare la prossima riunione di
Opposizione Civile per venerdi sera, 24 maggio, ore 21.15, al solito posto
(aula Pacinotti, accanto al complesso Marzotto, v. Buonarroti, estremita`
verso v. S. Zeno).
Proseguira` la discussione sui referendum. La
situazione accertata e` che il referendum sulle rogatorie aspetta la sentenza
della cassazione (dovuta entro il 24 giugno), dopodiche' saranno raccolte le
firme; quello sul falso in bilancio non e` ancora stato sottoposto, ma lo sara`
tra breve. Opposizione Civile si e` costituita in associazione il 14 maggio e
ambisce ad un ruolo di coordinamento di movimenti e altre associazioni della
sinistra. Si pone la questione se il nostro Forum debba aderire, come gia`
hanno fatto una sessantina di altre entita`. Avremo occasione di
discuterne con un rappresentante di Opposizione Civile se riusciremo ad
organizzare un incontro pubblico la prossima settimana.
24/05/02 - Brescia - Convegno sulla Cooperazione allo sviluppo e Università
24/05/02 - Palermo - Il Potere e la Mafia
Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere e Filosofia e IL MENSILE ANTIMAFIA Duemila promuovono un incontro, Venerdì 24 maggio 2002 ore 15.30 presso l’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia Viale delle Scienze – Palermo (Per informazioni tel. 0734 810470), sul tema: « Il Potere e la Mafia» 10 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio I discorsi inediti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino presentati in un film-documentario. Seguirà un dibattito con: Gian Carlo Caselli, Magistrato; Guido Lo Forte, Procuratore Aggiunto di Palermo; Alfredo Morbillo, Procuratore Aggiunto di Palermo; Annamaria Palma, Procuratore Aggiunto di Palermo; Roberto Scarpinato, Procuratore Aggiunto di Palermo; Mario Almerighi, Presidente IX sez. penale Tribunale di Roma; Antonino Di Matteo, Sostituto Procuratore di Palermo; Luca Tescaroli, Sostituto Procuratore di Roma; Massimo Russo, Sostituto Procuratore di Palermo; Franca Imbergamo, Sostituto Procuratore di Palermo; Francesco Lo Voi, Sostituto Procuratore Generale di Palermo; Marco Travaglio, Giornalista de La Repubblica; Giorgio Bongiovanni, Direttore del mensile Antimafia Duemila.
24/05/02 - Milano - Zanotelli e Gheddo
Padre Piero Gheddo e padre Alessandro Zanotelli sono le principali figure del giornalismo missionario italiano. Il 24 maggio si incontreranno a Milano per un dibattito sulla globalizzazione. Personaggi carismatici, con una lunga avventura umana e cristiana alle spalle, padre Gheddo e padre Zanotelli hanno idee diverse su alcuni temi legati alla povertà e alla missione. Davanti ad una platea sicuramente straboccante, avranno modo di confrontarsi per rilanciare il dibattito sulle sfide dell'animazione missionaria in Italia. L'appuntamento è alle ore 18:00, presso l'Auditorium del Pime di Milano in via Mosè Bianchi 94.
Termina con una tavola rotonda il 25 maggio il “Primo corso di perfezionamento sulla gestione del paziente traumatizzato cranico”, organizzato dal Servizio Riabilitazione dell’Ospedale SacroCuore di Negrar, in collaborazione con “Fase 3” (Associazione traumi cranici di Verona). L’appuntamento si svolgerà nella sala convegni “Fr.F.Perez” dell’ospedale negrarese e avrà come tema: “Programmi di riabilitazione del traumatizzato cranico: un confronto fra diversi modelli di gestione”. I lavori saranno coordinati dalla prof. A.Mazzucchie dal prof. J.L.Truelle, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Ebis (European BrainInjury Society). Come è stato spiegato durante la conferenza stampa di presentazione, la giornata vuole essere un momento di confronto sul tema del trauma cranico a partire dalle diverse esperienze dei paesi europei.Tra i relatori W.Bakx (Olanda), E.Richer (Francia),P.W.Schoenle (Germania), R.Avesani (Verona), P.Boldrini (Ferrara), R.Formisano (Roma), R.Rago (Torino). Hanno partecipato alla realizzazione del corso: Reparto unità grav icerebrolesioni di Negrar, Centro polifunzionale Don Calabria, Dipartimento di neurochirurgia di Verona, Scuola di specializzazione in medicina fisica e riabilitazione corso di laurea in fisioterapia di Verona, Coordinamento nazionale associazioni trauma cranico, Ebis, Gruppo Simfer T.C.E., con il contributo di Cariverona. Per informazioni telefonare al numero 045.6013208
Il Circolo Arci n.a. PACHAMAMA presenta, sabato 25 maggio 2002 alle ore 21, presso la sede in piazza Plebiscito 13, Avesa, Verona INCONTRO CON LA TEOLOGIA FEMMINILE Mary Daly e l’esperienza ontologica in “AL DI LA’ DI DIO PADRE” con il dottor Mario Ferrari, relatore. Sarà presente Letizia Tomassone. “Perché Dio deve proprio essere un sostantivo? Perché non un verbo, il più attivo e dinamico dei verbi? Dare per nome a Dio un sostantivo non è stato un assassinio di quel dinamico Verbo? E non è il Verbo infinitamente più personale di un semplice, statico sostantivo? …Le donne che ora vivono lo shock del non essere e l’impeto di autoaffermazione contro di esso sono propense ad intendere la trascendenza come il Verbo nel quale partecipiamo, viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere”. (da “Al di là di Dio padre. Verso una filosofia della liberazione della donna”, trad. it. Di Donatella Malsano e Maureen Lister, Editori Riuniti, Roma 1991, pag. 44)
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1° Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti, sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il “Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli (autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori. Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo “Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente), Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno – Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it
Lunedi 3 giugno alle ore 21.00 presso l’Oratorio S. Biagio di Bovolone il giornalista Luigi Sandri parlerà di «Città santa e lacerata: Gerusalemme per Ebrei, Cristiani, Musulmani». (Da qualche giorno è in libreria il libro di Luigi Sandri "Città Santa e Lacerata: Gerusalemme per Ebrei, Cristiani, Musulmani" edizioni Monti, pp. 420, lire 40.000. Ordinazione: editrice@padremonti.it). Luigi Sandri, trentino, nato a Tuenno (Val di Non) nel 1939, giornalista, ha lavorato all’ufficio Ansa di Mosca e quindi è stato corrispondente della stessa agenzia a Tel Aviv. Attualmente è vaticanista dell’Ecumenical News International di Ginevra, de L'Adige di Trento e de Il Mattino di Bolzano; e della rivista Confronti a Roma. Tra le sue pubblicazioni: Dio in Piazza Rossa (1991) e L'ultimo papa re. Wojtyla, breve storia di un pontificato controverso (1996).
Il «Coordinamento laico antirazzista Cesar K.» di Verona organizza, mercoledì 5 giugno - ore 21.30 in sala Lodi, via San Giovanni in Valle, a Verona, la presentazione del libro di Emilio Franzina «Il Veneto ribelle - Proteste sociali, localismo popolare e sindacalizzazione» (GASPARI EDITORE). Introdurrà: Marco Fincardi, storico del Dipartimento di studi storici di Cà Foscari – Venezia. Interverrà l'autore, Emilio Franzina, storico, docente di storia moderna e contemporanea nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Verona.
La Rondine 2 di Bovolone, in occasione dell’apertura della nuova “BOTTEGA DEL MONDO” che si trasferisce in via Crosare 67 organizza: VENERDI 7 GIUGNO, ORE 21.00 presso C.s. CALTRANE CANTON di BOVOLONE «TUTTAUNALTRAMUSICA» Massimo Rubolotta a Marco Moiola (in arte Marchiño) ci guideranno tra i vari strumenti del mondo ci racconteranno le particolarità, ci “insegneranno” a suonarli (strumenti che resteranno per la serata a disposizione di chi vorrà provarli) e ci intratterranno con delle performances con le loro percussioni. Infine balleremo la musica di tutto il mondo con Dj Leo. SABATO 8 GIUGNO, ORE 16.30 in via CROSARE 67 BOVOLONE «INAUGURAZIONE “BOTTEGA DEL MONDO”» con taglio del nastro, rinfresco con prodotti del Commercio Equo e Solidale,. Per ulteriori informazioni: 045-6900028
L’8 giugno alle 21, presso la Comunità dei Giovani di Corte Molòn (Verona), si svolgerà un incontro di poesia - danza - musica, con brindisi di benvenuto, il cui ricavato andrà a sostegno di studenti poveri in Argentina, seguiti da padre Victor Zecchetto. Per informazioni: polisad@libero.it
Voglio segnalare una manifestazione musicale a Montebello Vicentino. Due serate, 15-16 giugno, di musica di giovani gruppi emergenti provenienti da tutto il Veneto e anche dal resto dell'Italia. Un appuntamento da non perdere anche perchè l'ingresso è libero. Per ulteriori informazioni http://www.rockelo.it/ Informazioni generali su Rockelo: Le date per l'edizione 2002 sono 15-16 giugno. Si tratta di una manifestazione che e' nata per dare la possibilita' ai gruppi locali di esibirsi con attrezzatura decente davanti ad un buon pubblico (circa 2000 persone a serata). Inizialmente la clausula per partecipare era quella di avere almeno un componente del gruppo appartenente al paese della manifestazione, ma questa restrizione e' venuta pian piano meno fino a che nell'ultima edizione hanno partecipato anche gruppi provenienti fin da Torino e Biella. Il tutto ad ingresso libero. Una nota importante da considerare e' la presenza di osservatori di manifestazioni molto piu' grosse della nostra che ne approfittano per scegliere ed "invitare" i gruppi di loro gradimento. (Carpe Diem via G.Marconi, 25 36054 Montebello vic.Vicenza).
Il Circolo Arci n.a. CIELOTERRAVENTO terrà, domenica 5 giugno 2002, dalle 9.30 alle 18.00 ad Illasi (Vr), Loc. San Felice, un seminario esperienziale di trasformazione consapevole per l’autorealizzazione del sé. Il fluire della vita è conoscenza, Mai, come ora, è necessario conoscere e sperimentare per partecipare consapevolmente alla nostra trasformazione. In questo momento di passaggio dimensionale, in sintonia con l’evoluzione di madre terra, impareremo a riconoscerci per non perderci. Sperimenteremo l’attivazione del corpo di luce attraverso il respiro, il suono, la visualizzazione guidata, lo yoga, i cinque tibetani ed altre pratiche fisiche esercizi di psicologia quantistica.Condurranno il seminario Rosanna Stanghellini e Jo Alberti. Per informazioni ed adesioni tel. 045 892002 – 328 5454393 (Rosanna). 02 33105377 – 349 3106265 (Jo). Altre date sono previste a partire da settembre
Siamo giunti al terzo incontro di NOI SIAMO CHIESA del Piemonte, della Lombardia e di altre regioni del Nord. L’appuntamento è per DOMENICA 16 GIUGNO 2002 ALLA "CASCINA CONTINA" NEL COMUNE DI ROSATE, TRA MILANO E PAVIA (per arrivare alla cascina uscita al casello di Binasco dell'autostrada Milano- Genova, prendere la direzione di Abbiategrasso, dopo 9 chilometri c'è il paese di Rosate, chiedere della scuola media davanti alla quale c'è un incrocio con semaforo dove è segnalata con indicatore stradale la direzione per la cascina che dista circa un chilometro) comoda per i milanesi ma anche abbastanza per i piemontesi. Un incontro annuale voluto per ascoltarci tra fratelli e sorelle in Cristo che si confrontano in un momento difficile e doloroso per la nostra società, per il mondo e per la Chiesa. Una comunità "imperfetta", laica, quel popolo di Dio chiamato a realizzare quell’ "altro mondo possibile" fatto di giustizia, di pace e di solidarietà. Per l'ordine dei lavori, oltre alla liturgia, lo svolgimento della giornata non dovrebbe scostarsi molto da quelle già realizzate negli anni precedenti. Si darà uno spazio particolare alla nostra presenza nella nuova situazione che ci coinvolge (Genova, Porto Alegre ecc....prossimo Forum Sociale Europeo) ed alle iniziative concrete (esempio: la nuova Costituzione europea con la linea del Vaticano che vuole spazi e ruoli per la Chiesa e per le cosiddette matrici cristiane dell'Europa). Cambia solo il luogo di ritrovo che, come avete visto, non è più Albugnano in Piemonte dove siamo stati ospiti per ben due anni. L’orario di ritrovo sarà presso la "Cascina Contina" alle ore 9.30 ed inizio dei lavori verso le ore 10.00 del mattino. Il pranzo comunitario sarà attorno alle ore 12.30 e sarà fornito dalla comunità che ci ospita. Nel pomeriggio i lavori riprenderanno attorno alle ore 14.00 e si concluderanno alle ore 17.00 circa con l’Eucarestia.PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI (entro e non oltre il 13 Giugno 2002) : VITTORIO BELLAVITE – tel. 02/2664753 – e-mail: vi.bel@iol.it
IN PRIMO PIANO
ANTONIO INGROIA* RICORDA GIOVANNI
FALCONE Sono tanti i ricordi che mi legano a Giovanni Falcone,
risalgono tutti all’inizio della mia carriera. Infatti, ho avuto modo di
conoscerlo personalmente proprio nel periodo della mia formazione professionale,
di tirocinio, quando venni affidato a lui. Mi è rimasta impressa l’emozione del
giorno in cui lo conobbi, perché per un giovanissimo magistrato iniziare la
formazione professionale proprio con Giovanni Falcone, era il massimo. Mi colpì
molto quando Falcone mi chiese se mi sarebbe piaciuto, un giorno, occuparmi di
indagini di mafia e questo, detto ad un magistrato alle prime armi da un
magistrato importante e famoso come Giovanni Falcone, fu quasi un segno del
destino. Ricordo, naturalmente, il suo modo di condurre le indagini e di
interrogare gli indagati, cui io assistevo cercando di assorbire tutta la sua
sapienza. Aveva un modo molto particolare e molto corretto ed una capacità
mimica, anche nelle pause, tutta siciliana, per riuscire a sfruttare al massimo
l’atto istruttorio ed acquisire elementi importanti. Era un lavoratore
infaticabile: conobbi casualmente Francesca Morvillo un giorno che venne in
ufficio a trovare Giovanni mentre stavamo lavorando e gli portò il pranzo
costituito solo da uno yogurt con il quale lui avrebbe continuato a lavorare per
tutta la giornata. Io, naturalmente, a fine mattinata staccavo. Molti anni dopo,
circa una settimana prima della strage di Capaci, insieme a vari colleghi della
Procura e amici – tra i quali, naturalmente, Borsellino e Ayala –, facemmo un
pranzo per festeggiare quello che fu il suo ultimo compleanno e ciò che mi colpì
molto fu di scoprire il suo gusto per la battuta, la sua ironia. Falcone, a
seconda dei momenti, sapeva anche essere molto affabile e disponibile.Mi manca
quel punto di riferimento costante, che Giovanni era, cui guardare nei momenti
di difficoltà, poiché credo che una delle lezioni più preziose che ci ha
lasciato è quella di non cedere mai alla tentazione di mollare, anche nei
momenti più difficili, e Falcone ne passò tanti. Mi manca, inoltre, quella sua
capacità di trovare sempre la forza per proseguire e di rinnovare le strategie
in relazione al mutamento delle situazioni e delle condizioni esterne.
*Sostituto Procuratore di Palermo Forse il ricordo che mi lega maggiormente a Giovanni Falcone
risale alla prima volta che l’ho visto, nel 1982. Un giovane molto cortese, di
quella ospitalità un po’ cerimoniosa dei siciliani a casa loro. Casa sua, nella
fattispecie, era il Palazzo di Giustizia di Palermo; i primi tempi del pool (che
allora non si chiamava così ed era ancora incompleto), e quasi nessuna
sorveglianza. Non mi ricordo se era lui o un altro, ma certo è che in uno di
quei mesi, ad aprire la porta del suo ufficio venne direttamente un
magistrato.Poi c’è quella sfumatura di timidezza, che confinava con la
cortesia-cerimoniosità “da adulto” che abbiamo detto ma in più faceva pensare
all’atteggiamento un po’ solitario ma non escludente di un ragazzo molto
studioso. E poi c’è la barba (allora non portava ancora i baffi) che era una
barba senza dubbio un po’ intellettuale, da studente, ma che – allora io non
sapevo che avesse fatto il militare sulle navi – evocava vagamente qualcosa di
marinaresco. Il senso di non-seriosità, di “studentismo”, di cose fatte molto
seriamente ma senza ingessarsi: questa era una cosa che mi sembrava di cogliere,
fra i giudici, in Falcone e, ma con una sfumatura un po’ da secchione, in Di
Lello. Il “metodo Falcone” (prova-pentito-prova) ha funzionato ed è l’unico che
abbia la possibilità di funzionare; non a caso, è stato combattutissimo dai
giornali e dagli opinion-makers che accettavano (di fatto, oppure anche
inserendovisi) l’egemonia sulla Sicilia del potere mafioso. Così come ha
funzionato la sua concezione realistica, e dunque unitaria, di Cosa Nostra: non
tanti tentacoli, ma una piovra. Anche questo caposaldo è stato combattutissimo
(il ruolo tecnico di Carnevale a favore della mafia consisteva proprio nel
contrastare questo specifico “teorema”) e viene tuttora contrastato dalla
Cassazione, anche ora che non c’è più Carnevale (vedi sentenze degli ultimi
mesi). Questo significa qualcosa.Mi ero riproposto di non scrivere niente
sull’anniversario di Falcone. Noi siciliani dovremmo infatti, in questo giorno,
avere la vergogna e il pudore – almeno questo – di starcene zitti. Invece
parleranno tutti, dal Giornale di Sicilia a Forza Italia, dai “comunisti” alla
Macaluso agli ex retini passati col governo. Nessun popolo ha avuto giudici
tanto appassionati e fedeli quanto quello siciliano; nessuno li ha mai traditi
tanto. *Giornalista
L'8 maggio 1978, veniva assassinato Peppino Impastato...
Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948,
da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il
periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre
era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963).
Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia
un’attività politico-culturale antimafiosa.
Nel 1965 fonda il giornalino
"L'Idea socialista" e aderisce al Psiup. Dal 1968 in poi partecipa, con ruolo
dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei
contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di
Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975
costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali
(cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.); nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio
privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari
dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano
Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di
droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era
“Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e
politici. Nel 1978 si candida nella lista di
Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra
l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica
di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Gli elettori
di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale.
Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui
l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta
molti mesi prima, di suicidio. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della
madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela
mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di
Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato a Giuseppe
Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della
documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta
giudiziaria.
Il 9 maggio del 1979 il Centro siciliano di documentazione
organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro
la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da
tutto il Paese. Nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di
Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici,
che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato
nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore
Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto,
attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di
vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia, e il
dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano
Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di
droga dalla Corte di New York, nel processo alla “Pizza Connection”. Nel gennaio
1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti.
Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del “caso
Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la
possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità
dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”. Nel maggio del 1994 il Centro
Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta, accompagnata da
una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il
nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di
Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato
presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti,
riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il
delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che
indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio, l’inchiesta viene formalmente
riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per
Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge
l’udienza preliminare del processo contro il mafioso Vito Palazzolo, mentre la
posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato,
Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono
di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre
1999 Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio
immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede
che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano
Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio,
nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro
Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del
Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti. Nel
1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato
sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle
responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle
indagini. Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo
colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. - Scheda: biografia di Peppino Impastato da: Centro
siciliano di documentazione Peppino Impastato onlus, http://www.centroimpastato.it/
La LETTERA di Ettore Masina
Un rapporto della FAO, pubblicato negli scorsi giorni da ben pochi giornali italiani, riferisce che da un anno e mezzo, i bambini palestinesi nascono mediamente “sotto peso” e che il fenomeno tende ad aggravarsi. La disoccupazione dei capi-famiglia a causa del blocco delle frontiere, la perdita delle entrate da turismo a Betlemme, le crudelissime punizioni collettive inflitte dagli occupanti per ogni atto non solo di terrorismo ma anche di ribellione, l’abbattimento di ulivi e la distruzione di coltivazioni per la costruzione di insediamenti o di strade per coloni, tutto ciò ha imposto al popolo palestinese la Fame, quella che bisogna scrivere con la F maiuscola perché è ormai un fenomeno di massa. Si badi: il rapporto non tiene conto, naturalmente, di quanto è accaduto nei due mesi della furia colonialista israeliana, in cui intere famiglie sono state costrette dai coprifuoco e dai bombardamenti a rimanere in casa per giorni e giorni senza potere acquistare cibo né ricevere cure mediche. Certamente il fenomeno si è grandemente aggravato. Questa notizia, dunque, si proietta nel futuro, ci mostra ancora una volta come le guerre non finiscano mai con la firma degli armistizî, si prolunghino nelle devastazioni della natura, e nella carne e nella psiche delle persone. A esserne più crudelmente colpiti, naturalmente, sono i bambini. Quali gli effetti di tanta violenza, su di loro? C’è qualcuno fra i Grandi della Terra che si ponga questa domanda, la quale segnala un problema di fatale importanza per l’avvenire del Medio Oriente? Mentre scrivo (è il 7 maggio), non si sa ancora se le truppe di Israele si siano ritirate da Betlemme, ma certamente rimangono come un cerchio minaccioso intorno alle città sventrate dai loro carri armati; a Tulkarem si odono esplosioni, intorno vi sono villaggi “sigillati” da quaranta giorni. Si parla di una conferenza di pace alla quale dovrebbero partecipare, insieme a Israele e all’Autorità palestinese, gli Stati Uniti, l’Unione europea, la Russia e l’ONU, ma questa speranza (esile quanto i corpicini di quei neonati), si muove come un fantasma fra campi profughi sistematicamente demoliti, famiglie cui sono stati strappati i maschi (uomini e bambini: per Israele i palestinesi sono da considerare adulti a 12 anni), ospedali scuole posti di polizia rete elettrica e telefonica demoliti con furia, strade divelte, negozi devastati. Di più, e peggio: Sharon sa di poter contare sul totale aiuto americano (mai compare si assunse così sfacciatamente il titolo di mediatore!) e sulla dimostrata incapacità delle potenze europee di tenere testa al connubio fra Israele e Stati Uniti. La propaganda sionista riprende fiato, sorretta dalle sue vittorie: quella sul campo, con la repressione colonialista dei moti palestinesi e quella al Congresso americano. Non c’è dubbio che Sharon porterà prove convincenti sulle responsabilità di Arafat nel terrorismo: i servizi segreti israeliani hanno sempre fatto scuola ai loro colleghi d’altri paesi e stanno “lavorandosi” nelle loro stanze di tortura non pochi dirigenti palestinesi. L’opinione pubblica internazionale, del resto, chiede di pensare ad altro: quella americana è automaticamente a favore di Israele, grazie alla propaganda di una lobby ricchissima di soldi, amicizie e voti elettorali, e guarda all’offensiva planetaria antiterrorista scatenata da Bush come a un diabolico calderone in cui vanno bolliti nella pece, tutti insieme, palestinesi, iracheni, afghani, ceceni, curdi ecc.; quanto all’opinione pubblica europea, e in particolare quella italiana, si sente “di sangue lorda” e ne è stanca; è rimasta turbata e quasi indispettita nel vedere sui teleschermi che gli israeliani non erano poi i grandi eroi “occidentali” cui film e giornali li avevano, in altri tempi, abituati a credere, e questo le è costato psicologicamente. A differenza di quello che affermano i sionisti, due generazioni di italiani scolarizzati (o almeno la grande maggioranza di due generazioni) hanno imparato e interiorizzato il rifiuto dell’antigiudaismo e dunque trovano difficile prendere le distanze da Israele. Voglio dirlo apertamente. La consapevolezza che la Shoah è stata una mostruosa nefandezza europea e che noi europei ne siamo tutti, in qualche misura, eredi, non mi abbandona mai (ne ho scritto anche nel mio romanzo di recente pubblicazione). In queste ultime settimane, mentre parlavo e scrivevo (mentre parlo e scrivo) contro la furia colonialista di Israele ero (sono) spesso colpito dall’angoscia: mi scrutavo, mi scruto con ansia e con severità: il popolo ebreo rimane per me un popolo sacrificale da guardare con amoroso rispetto? O sono forse, anch’io, trascinato, inconsapevolmente, dall’onda secolare dell’antigiudaismo? Ritrovo la serenità e mi rispondo: le mie critiche, la mia opposizione vanno a Israele-stato colonialista, non a Israele-popolo dell’alleanza, di Mosè e di Abramo, dei profeti – e dei lager e del Ghetto di Varsavia; e dei tanti pacifisti israeliani e dei tanti cittadini che non chiedono altro che di vivere in tranquillità con i loro bambini. Denunziare lo stato di Israele come stato ferocemente etnico, questo mi sembra doveroso. Chi ha scelto (come pratica di fede e come pratica politica) di stare, sempre, dalla parte dei poveri, non può che rimanere, a fronte alta, accanto ai palestinesi. Anche perché comincia per i palestinesi un periodo persino più tragico dei tanti tragici capitoli della loro storia. Tutto lascia pensare che verranno trascinati a un tavolo di Grandi dove si cercherà di imporre loro di diventare un bantustan, uno stato di appena recitata indipendenza, circondato da un “cordone sanitario” che gli impedirà ogni interscambio con i paesi vicini e ogni sviluppo economico. Un grande polverone sarà certamente sollevato intorno a questa Palestina modellata su misura dei diktat di Sharon. Penso perciò che per valutare quello che accadrà sia assolutamente necessario tenere fermi alcuni punti incontrovertibili.
Il
primo: con buona pace di chi ha sfilato, a Roma o a New York, dietro le bandiere
con la stella di Davide, nessuno mette più in dubbio l’esistenza dello stato di
Israele. Per me, come per tanti altri, esso rappresenta la fine di un sogno:
abbiamo sperato per anni che si potesse giungere alla fondazione di una nuova
nazione in cui i palestinesi e una parte (gran parte) dei discendenti del popolo
della Shoah potessero vivere in pace: uno stato laico e pacifico, multietnico,
multiculturale, attento a onorare la responsabilità della custodia di luoghi
sacri alle tre grandi religioni monoteiste. Così non è stato, ed è inutile, in
questo momento, elencare colpe ed errori. Lo stato di Israele ormai esiste come
una realtà consolidata; e protetta, del resto, da apparati militari giganteschi:
il proprio e quello dell’impero americano. Dire che lo stato di Israele è in
pericolo è pura e semplice falsità. Ad essere in pericolo, se mai, è il popolo
israeliano, che si è dato e sorregge tuttora governi colonialisti, spietati
repressori di un popolo umiliato e offeso da un’occupazione militare che si
perpetua da trentacinque anni. Due sono i pericoli che incombono sul popolo
israeliano: il primo, e più evidente, è quello rappresentato dall’orrendo
terrorismo dei disperati, certamente non distrutto (anzi!) con le distruzioni e
con la fame imposte a tutti i palestinesi; e il secondo, meno evidente, ma
anch’esso tristissimo per chi, come me, venera la cultura ebraica, quello di
trasformarsi in un popolo spietatamente violento, della violenza dell’apartheid
la quale ha immiserito tutti i popoli che l’hanno praticata.
Il
secondo punto da tenere presente come incontrovertibile è che se nessuno discute
della sopravvivenza dello stato di Israele, rimane pur sempre il fatto che esso
è stato eretto sulla spoliazione di un popolo. Per fare largo all’immigrazione
ebraica e poi alla costituzione di uno stato ebraico, centinaia di migliaia di
palestinesi sono stati cacciati dalle loro terre. Chi in Italia guarda con
timore, talvolta addirittura con paura, allo sbarco di centinaia di cosiddetti
clandestini sulle nostre coste, pensi che cos’ha voluto dire per i palestinesi
vedere giungere nella loro terra decine e decine di migliaia di cittadini di
altre nazioni: non profughi alla deriva e subito arresi alle nostre forze
dell’ordine, ma gruppi sostenuti da potentati economici e da sempre più
strutturate formazioni militari. Lo slogan “Un popolo senza terra per una terra
senza popolo” è falso, almeno nella sua seconda parte. Dio ci guardi dal parlare
di complotto giudaico, cavallo di battaglia hitleriano e fascista, ma la vera
storia dell’immigrazione ebraica in Palestina comincia ad essere scritta proprio
in Israele, da studiosi che hanno il coraggio della verità - e diverge profondamente dalla propaganda
sionista. La grande maggioranza degli ebrei europei scampati al massacro europeo
e poi di quelli in fuga dai regimi dell’Est non chiedeva di andare in Israele: e
Roosevelt aveva previsto che 500 mila di essi fossero ospitati dagli Stati Uniti
e dagli altri paesi vincitori; ma Roosevelt morì e il suo successore, Truman,
dichiarò apertamente che aveva bisogno del voto di chi (soprattutto i grandi banchieri
americani) desiderava, per motivi non tutti nobili, la costituzione di uno stato
israeliano. Quanto all’Europa, essa non chiedeva che di liberarsi dal peso dei
suoi rimorsi, donando ai superstiti una terra non sua. Così nacque Israele,
sulla terra e sulla pelle dei palestinesi. Lo sterile furore dei governi arabi
portò a guerre insensate e devastanti, fino a quella del 1967. Da allora il
popolo palestinese è uno dei tanti popoli “megati” dei quali parla la storia del
XX secolo: l’armeno, il curdo… Quando celebriamo le Giornate della Memoria
dobbiamo porre la storia palestinese accanto a quella dei deportati a Babilonia,
degli ebrei banditi dalla Spagna, o privati della loro cittadinanza in tutta
l’Europa. Non dobbiamo mai dimenticare che al genocidio degli ebrei l’Europa ha
aggiunto, con il suo favoreggiamento, la devastazione di un altro popolo
semita.
Il terzo punto incontrovertibile è il seguente. Arafat sarà più che mai incatenato al banco degli imputati, accusato di avere sabotato sempre e comunque, ma soprattutto con segreti impulsi, il movimento terroristico. Mi guardo bene dal santificare il presidente palestinese: il suo governo si è reso responsabile di alcune gravi colpe. Una parte, anche notevole, della sua burocrazia di alto e altissimo livello è risultata corrotta, i suoi poliziotti hanno compiuto accertate violazioni dei diritti umani, nella stretta cerchia dei collaboratori di Arafat stava un’ala “militarista”; e tuttavia come si può seriamente sostenere che il presidente avrebbe potuto frenare e arrestare i dirigenti di movimenti popolari le cui radici affondano nella disperazione delle masse mentre gli israeliani distruggevano sistematicamente le caserme della sua polizia e, giorno dopo giorno, lanciavano missili per colpire “i capi dei terroristi”, per strada o nelle loro abitazioni, con grande spargimento di sangue innocente ? Come si può seriamente sostenere che egli avrebbe dovuto custodire nelle carceri eventuali imputati di terrorismo se Israele bombardava le carceri? E la pretesa che egli frenasse il terrorismo è diventata una barzelletta di humour noir quando è stata posta a un Arafat incarcerato dai carri armati, costretto, per raggiungere l’esterno, a usare i telefonini dei coraggiosi pacifisti che riuscivano a violare la sua reclusione.
Il
quarto punto. Arafat viene imputato di avere ostacolato, con le sue pretese, il
processo di pace. In realtà, gli accordi di Oslo segnano una resa dei
palestinesi alla realpolitik, essi finiscono per accontentarsi di una qualche
indipendenza in un piccola parte dei territori occupati e poco più. Ma da Oslo
in poi Israele moltiplica i suoi insediamenti di coloni in quei territori:
quegli insediamenti che sono chiodi piantati nella carne viva della Palestina
crocifissa da decenni di violenza di stato. E’ una violenza che si esprime,
sempre maggiormente, come guerra del Nord contro il Sud dei poveri, del
capitalismo (così dominante nella lobby filo-israeliana degli Stati Uniti)
contro i popoli-esuberi, ai quali non va consentita se non una “riserva indiana”
e una silenziosa sottomissione in cambio di coperte e di
viveri.
* Niente di tutto questo va dimenticato. E niente va dato per definitivamente perduto. Dobbiamo testimoniare con testarda lucidità la nostra solidarietà a un popolo sacrificato sull’altare di un nazionalismo bigotto, di un colonialismo che nel XXI secolo appare, come i colonialismi dei secoli XIX e XX, ottuso e feroce. Dobbiamo risolutamente e apertamente condannare tutti i terrorismi: quelli di Hamas e della Jahad e quello dello stato di Israele. Come abbiamo scritto in tremila a Prodi: “Noi piangiamo con la stessa tenerezza i bambini palestinesi e i bambini israeliani massacrati dal terrorismo; ma notiamo poi che migliaia di bambini palestinesi sono stati feriti o mutilati da armi da guerra nelle spietate punizioni collettive inflitte dal governo israeliano alla popolazione palestinese in totale contrasto con ogni norma di diritto internazionale e con pieno disprezzo per i diritti umani. Migliaia di bambini palestinesi sono stati arrestati o deportati nel corso degli ultimi 18 mesi, e nel corso delle ultime settimane il loro numero è enormemente aumentato (…). “Le armi non fanno che servire ideologie di violenza. La sicurezza del popolo israeliano, che a noi appare tanto importante quanto quella del popolo palestinese, non può essere assicurata se non da una pacificazione degli animi. che, a sua volta, non può avvenire se Israele non si ritira dai territori occupati (…). “Noi pensiamo che Lei e noi saremo ricordati dalla storia per ciò che avremo fatto (o non avremo fatto) in queste ore per la difesa del popolo palestinese così violentemente colpito. L’Europa, che si porta dietro tante responsabilità nella orrenda persecuzione degli ebrei e che ha rovesciato sui palestinesi la sua ansia di riparazione, non può adesso rimanere a guardare il massacro delle libertà di un altro popolo”. (Ettore Masina)
RIFLESSIONE CON IL PROFESSOR ANTONIO PAPISCA SULLA POSSIBILE CAMPAGNA IN OCCASIONE DELLA SECONDA EDIZIONE DEL GIUBILEO DEGLI OPPRESSI
Ci troviamo in un momento storico molto delicato, con un atteggiamento della comunità internazionale ai limiti del concepibile. In relazione alla situazione in Terra santa, ad esempio, il Consiglio di Sicurezza ha istituito sì una commissione d’indagine, ma questo non fa che rinviare la sempre più urgente presenza di una forza di interposizione, che gli USA continuano ad osteggiare. Gli atteggiamenti del presidente degli Stati Uniti sono palesemente miopi e vincolati agli interessi limitati di una piccola elite, eppure nessuno si pronuncia con efficacia su questo. La situazione in Europa conferma la disorganizzazione delle sinistre, l’incapacità nel proporre modelli politici realmente alternativi ed efficaci, ed un ritrarsi nelle posizioni di sicurezza garantite dalle destre. La politica sta dimostrando una certa incapacità attuale nell’elaborare nuovi e positivi disegni di ordine mondiale. Grandi passi avanti sono stati fatti invece dai movimenti per la pace, soprattutto negli anni ‘91-’95, dove in particolare la Tavola della Pace con la sua proposta della marcia Perugia-Assisi è riuscita piano piano a montare un progetto organizzato di riforma delle istituzioni e di costruzione politica della pace. Questa movimentazione della società civile è nuova e molto positiva, ma si tratta alla fine di una estensione del dialogo tra le parti sociali, già in atto da tempo. Un terreno fecondo e indispensabile continua ad essere, invece, quello del diritto: il tema della legalità è ancora una delle poche occasioni di confrontarsi seriamente e in maniera vincolante con la sfera politica. Occorre muoversi verso una formalizzazione del Diritto alla Pace, insistendo su questo negli ambiti competenti, tipo l’Unesco. Oltre ai movimenti, sta crescendo molto la partecipazione e la riflessione in ambito universitario, dove ci si lascia contagiare sempre più dalle tematiche legate alla mondialità e alla lettura critica della globalizzazione. Infine, il momento storico è significativo in ambito europeo, dove si sta lavorando alla Convenzione per il futuro dell’Europa, in funzione di una carta costituzionale per l’Unione. Sono previsti nei prossimi mesi dei Fora che mettano a confronto le istituzioni con la società civile per priorizzare le tematiche più urgenti e importanti. (si segnala ad es. a proposito un incontro importante il 4 maggio a Venezia, all’Ateneo Veneto, con esponenti del Parlamento Europeo). Uno di questi Fora è quello sul dialogo interculturale, che prevede un’analisi trasversale fondata sul bacino mediterraneo (sud Europa, nord Africa e medio Oriente). Date queste premesse di analisi congiunturale, si delineano almeno tre piste per una possibile campagna:
1) LA CHIESA: dentro la Chiesa sicuramente un ambito di pressione e sensibilizzazione deve essere quello contro la Dottrina della Guerra Giusta . E’ urgente che la Chiesa si pronunci a questo riguardo, affiancando alla sua proclamata Opzione Preferenziale per i poveri un’altra Opzione Preferenziale, per la Pace. (l’Evangelium Pacis). Occorre su questo poter giungere a una proposta precisa, perché essa si possa poi formalizzare in un documento o una dichiarazione, che abbiano però rilievo canonico, incidenza sul magistero. E’ necessario quindi coinvolgere altre forze e figure significative, prima del Giubileo, perché si converga su una proposta unitaria. Si segnalano mons. Pittau, segretario della congregazione per la Cultura Cattolica, il card. Martini, il prof. Grampa, direttore de “Il Segno” (mensile diocesano di Milano) e professore di filosofia a Padova, definito “la voce di Martini”, e infine i testi di chiusura dell’ultimo congresso della Fuci.
2) L’AMBITO ITALIANO: esistono già in Italia alcune leggi che garantiscono di per sé molte iniziative istituzionali per la costruzione della pace (educazione alla pace e difesa della pace, attraverso corpi civili di pace). Una possibile campagna potrebbe proporsi di farle conoscere ed esercitare pressione perché siano attuate (al momento pochissimo è stato fatto).
3) L’AMBITO EUROPEO: in consonanza con quanto detto, occorre acquisire uno sguardo più ampio ed educarci a leggere il contesto almeno in chiave europea. Dal ’98 in Parlamento Europeo si insiste per la costituzione di Corpi Civili di Pace Europei. Si tratta di una iniziativa in parallelo con il Sistema Integrato di Difesa in Europa, basato sulle armi. Una possibile campagna può rilanciare questo progetto e chi lo appoggia (in Parlamento Europeo Luisa Morgantini; un buon contatto in Parlamento Italiano è Franca Bimbi).
24 Maggio - Venerdì - ore 21.15, Centro Mazziano - via Madonna del Terraglio 12 – Verona «Poeti al cinema». Federico Fellini. Il Casanova di Federico Fellini. Serata organizzata dal Centro Mazziano di Studi e Ricerche.
27 Maggio - Lunedì - ore 21.15, Cortile Mercato Vecchio – Verona, «Per questo corpo che mi viene addosso». Incontro con Gabriele Frasca. Presenta Stefano Dal Bianco
28 Maggio - Martedì - ore 21.00, Loggia di Corte Sgarzerie – Verona «Lionello Fiumi e i suoi amici poeti.», «Poesia e musica sul tema: La donna».Voci di Agostino Contò, Mauro Dal Fior, Luca Dorizzi. A cura del Comune di Verona - I Circoscrizione Centro Storico in collaborazione con l’Associazione ARS
30 Maggio - Giovedì - ore 21.15, Villa Girardi - S. Pietro in Cariano, Cattura del soffio, Con Mariangela Gualtieri, Gabriella Rusticani, Danio Manfredini. Regia e luci Cesare Ronconi - Testi Mariangela Gualtieri. Musiche composte ed eseguite in scena da Bevano Est: Vanni Bendi, chitarra acustica - Davide Castiglia, violino - Giampiero Cignani, clarinetto - Stefano Del Vecchio, organetto diatonico. Serata organizzata da Teatro Valdoca in collaborazione con Teatro A. Bonci di Cesena.
1 Giugno - Sabato - dalle ore 16.00 alle ore 20.00, via Fama – Verona “Poesia in strada” in Via Fama. Giovani artisti veronesi interpretano la poesia parlata, visiva e dell’ascolto attraverso la lettura, l’esposizione di opere pittoriche e l’esecuzione di brani musicali. Serata organizzata dall’Associazione Via Fama come Via Margutta
3 Giugno - Lunedì - ore 21.15, Canoa Club - Corte Dogana 6 – Verona «Il verbale della mente», Incontro con Michele Ranchetti. Presenta Alberto Battaglia.
6 Giugno - Giovedì - ore 21.15, Villa Bertoldi - Settimo (Pescantina) «Dentro il giardino, nel retro del mondo», incontro con Paolo Ruffilli. Presenta Arnaldo Ederle. Ore 20.30 PreFestival: visita guidata alla villa.
7 Giugno - Venerdì - ore 21.15, Ca’ Verde - S. Ambrogio di Valpolicella «Buongiorno - Mezzanotte!», due assoli di danza e un duetto di danza e teatro accompagnati da versi di Anna Achmatova, Marina Cvetaeva e Emily Dickinson. Primo assolo Di ombre cerchiati gli occhi di Alessandra Vigna. Coreografia Simona Bucci - produzione Biennale Danza di Venezia. Secondo assolo Quduò di Antonio Montanile . Coreografia Antonio Montanile - produzione Biennale Danza di Venezia, Teatro Massimo di Palermo, Antonio Montanile, Duetto Belladonna di Giuliana Urcioli e Daria Anelli. Collaborazione alla regia Lech Raczak - produzione Uqbar Teatro.
10 Giugno - Lunedì - ore 21.15, Sala Maffeiana - via Roma – Verona, Fiamma rossa e nero d’ebano. Serata dedicata a Paul Verlaine, con Bruna Rossi, attrice - Cristina Miatello, soprano - Albertina Dalla Chiara, pianista. Musiche di R. Hahn, C. Debussy e G. Fauré. Presenta Quirino Principe
11 Giugno - Martedì - ore 21.00, Loggia di Corte Sgarzerie – Verona «Lionello Fiumi e i suoi amici poeti». «Poesia e musica sul tema: Le città». Voci di Agostino Contò, Mauro Dal Fior, Luca Dorizzi. A cura del Comune di Verona - I Circoscrizione Centro Storico in collaborazione con l’Associazione ARS.
LAZZATI, A NOGARA (VR) I LIBRI DEL DOSSIER
Come pubblicizzato nell'ultimo numero della newsletter, l'Azione Cattolica Vicentina ha organizzato domenica 19 maggio un incontro su "Giuseppe Lazzati: cristiano nel mondo e laico nella chiesa". Relatore: Armando Oberti, postulatore della causa di beatificazione. Vi segnaliamo ora che presso la Biblioteca Comunale di Nogara “Elisa Masini” sono disponibili tutti i 19 volumi del “DOSSIER LAZZATI” editi dalla casa editrice romana Ave. Presso la Biblioteca Comunale di Nogara “Elisa Masini” sono disponibili tutti i 19 volumi del “DOSSIER LAZZATI” editi dalla casa editrice romana Ave. Ecco i titoli dei volumi: Vol. 1: Profilo spirituale di un laico cristiano; Vol. 2: Giorgio La Pira visto da Giuseppe Lazzati; Vol. 3: Giovanni Battista Montini e Giuseppe Lazzati; Vol. 4: Lazzati, il Lager, il Regno; Vol. 5: Spiritualità della professione; Vol. 6: Lazzati, i laici, la secolarità; Vol. 7: Schuster e Lazzati; Vol. 8: Lazzati e l’ACI in un tempo di transizione (1964-1967); Vol. 9: Lazzati e le Acli; Vol. 10: Lazzati: un cristiano nella storia; Vol. 11: Lazzati direttore de “l’Italia”; Vol. 12: Lazzati, Dossetti, il dossettismo; Vol. 13: Lazzati e l’Istituto Sociale Ambrosiano; Vol. 14: Lazzati alla guida della Gioventù cattolica milanese; Vol. 15: Lazzati, il Movimento Laureati e il Meic; Vol. 16: Lazzati e l’Ad Diognetum; Vol. 17: Il “progetto culturale” di Giuseppe Lazzati; Vol. 18: Lazzati e Giovanni Paolo II; Vol. 19: Lazzati Rettore dell’Università Cattolica.
Sostieni la Campagna: «Io non taglio la corda» promossa dall'Associazione «Un ponte per...». Si tratta di uno strumento di inform/AZIONE preventiva contro la Terza Guerra del Golfo.http://www.unponteper.it/nontagliolacorda/
APPELLO/2 - Le "Bananeras" in Nicaragua
Sostieni la Campagna: «Le "Bananeras" in Nicaragua» promossa dall'Associazione Italia-Nicaragua. Si tratta di una Campagna di appoggio a favore dei lavoratori colpiti dagli effetti del pesticida "NEMAGON", utilizzato nelle piantagioni di banane del Centroamerica. http://users.iol.it/itanica/campagne/bananeras/idx_bananeras.htm
APPELLO/3 - CONTRO LA DECISIONE UE DI INCLUDERE IL PKK TRA LE ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE
L’Unione
Europea ha deciso di includere tra le organizzazioni terroristiche il PKK
(Partito kurdo dei lavoratori), il movimento di liberazione kurdo guidato da
Abdullah Ocalan. Il PKK, che il 4 aprile 2002 ha assunto il nome di Congresso
per la libertà e la democrazia del Kurdistan (KADEK), ha rinunciato
spontaneamente da alcuni anni alla lotta armata contro il governo turco. Il
rischio è che la criminalizzazione venga estesa al KADEK, che di fatto ha
ereditato la dirigenza e i militanti del PKK, bloccando qualsiasi possibilità di
dialogo e di soluzione pacifica del problema kurdo. Questa decisione, che non è
passata per nessuna istituzione rappresentativa italiana o europea, è divenuta
definitiva perché nessuno dei quindici governi ha posto il veto, avanzato un
dubbio o chiesto un ripensamento. Il governo italiano deve quindi uscire dal
silenzio e comportarsi in coerenza con le ripetute e unanimi deliberazioni
parlamentari in favore di un dialogo e di una soluzione politica, impensabili se
si criminalizza una delle parti in causa.
Per questo è necessario che tutti
i movimenti della società civile, le organizzazioni che si battono per la pace,
il diritto di asilo e i diritti umani, i parlamentari e i giuristi democratici,
uniscano la loro voce alla protesta della diaspora kurda. Per ulteriori
adesioni: UIKI, Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
Tel
06-42013576, fax 06-42013799, E-mail: uiki.onlus@tin.it RICORDIAMO I NUMERI DI
FAX ADATTI A FAR GIUNGERE MESSAGGI DI PROTESTA: 06.6791658 e 02.4818543
(PRESIDENTE ROMANO PRODI, C/O RAPPRESENTANZA DI ROMA E DI MILANO DELLA
COMMISSIONE EUROPEA, CON INDIRIZZI, PER EVENTUALI TELEGRAMMI, RISPETTIVAMENTE IN
VIA IV NOVEMBRE 149, 00187 ROMA, E IN VIA MAGENTA 59, 20133 MILANO); 06.6784657
(PRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI, C/O PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, UFFICIO DEL
CONSIGLIERE DIPLOMATICO). NUOVO NUMERO DI "CARTA" E’ in edicola l’ultimo numero
di "Carta", con alcuni servizi interessanti (Cantiere dei nuovi municipi,
"tolleranza zero", Forum sociale europeo, inchiesta sulle facoltà di Economia).
BOICOTTAGGIO DEI PRODOTTI ISRAELIANI Continua il boicottaggio dichiarato contro
le esportazioni israeliane per costringere Israele a trattare coi palestinesi.
In allegato un elenco di prodotti da boicottare, cortesemente fornito da Valerio
Magnani.
Dopo lunghi anni di attesa, viene pubblicata l’opera finora inedita di Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), scienziato e pensatore francese tra i più letti e discussi del XX secolo, le cui opere sono state oggetto per decenni di accese polemiche (le più note Il fenomeno umano e L’ambiente divino).
La Scienza di fronte a Cristo – tit. orig. Science et Christ, Ed. du Seuil, 1965 - risulta una delle opere più complete del grande pensatore francese, in cui sono presentati i temi centrali della sua complessa e maestosa visione scientifica e spirituale. Il libro è composto da una serie di saggi scritti da Teilhard tra il 1921 e il 1955, a testimonianza dell’evolversi del suo pensiero, che forniscono ulteriori elementi di approfondimento delle sue teorie sull’evoluzione dell’uomo e dell’universo. Dalle sue ricerche in campo scientifico e dalla sua riflessione di uomo credente, nasce la presa di coscienza del cammino fisico-spirituale dell’intero universo in Cristo che ha la possibilità, secondo Teilhard, di rinnovare profondamente nelle sue radici il cristianesimo. L’opera è particolarmente significativa per ciò che riguarda il rapporto tra scienza e fede da un lato, e tra filosofia e teologia dall’altro. Essa mette in risalto la figura salvifica di Cristo come l’unico reggitore – nel concreto senso fisico - dell’universo, e il solo redentore – nella sua valenza spirituale. E’ parimenti significativa per il nuovo linguaggio elaborato da Teilhard per meglio aderire alla grande novità della sua proposta scientifica-teologica. La filosofia elaborata da Teilhard de Chardin fornisce al credente (e non solo) – che non voglia rimanere invischiato nella schizofrenica separazione tra il mondo-macchina oggettivato dalla tecnica e la tensione verso la trascendenza aperta dalla fede religiosa – delle stimolanti riflessioni sul futuro dell’uomo e della creazione. Lungi dal cadere in un concordismo, Teilhard individua un dialogo tra scienza e fede, attribuendo addirittura un valore religioso alla ricerca scientifica. L’opera viene presentata nella traduzione italiana di Annamaria Tassone Bernardi, presidente dell’Ass. Italiana P. Teilhard de Chardin, con una introduzione di Silvana Procacci, che ne ha curato l’edizione. Completano il libro dal punto di vista scientifico una Postfazione di Aurelio Rizzacasa e e l’Indice analitico per temi di Fabio Mantovani. Nelle migliori librerie o direttamente presso l'editore ( senza spese di spedizione con pagamento anticipato su ccp 11299377 intestato a «Il Segno dei Gabrielli editori - 37020 Negarine» ).
di Rocco Rossitto
Catania - Incredibile ma vero. I fatti. Da circa una settimana noto sui muri del centro di Catania degli strani Scorpioni disegnati con uno stampo e con affianco il baffo della Nike. Inizialmente penso che la faccenda sia strana, ma che tutto rientri nel gesto di qualche ragazzetto fissato con la marca Nike a tal punto da prendere in mano una bomboletta spray e passare qualche ora notturna a divertirsi. Nel frattempo noto in tv la pubblicità della Nike, quella della partita a calcetto dentro le gabbie, quella di Ronaldo, Totti, Cantona etc. Forse, penso, c'è sotto qualcosa. Penso ai negozianti di abiti sportivi. La sera del 6 maggio nella centrale piazza Stesicoro di Catania, mi accorgo di una cosa sconvolgente. Uno stand in ferro tappezzato di manifestini pubblicitari della Nike. Non credo ai miei occhi. Ricollego tutto: pubblicità in tv, graffiti con il logo Nike e annesso Scorpione. L'indomani fotografo scorpioni e baffi della nike disseminati ovunque. Mi reco allo stand, mi presento dicendo come mi chiamo e che scrivo per un giornale (http://www.girodivite.it/) e richiedo una intervista con il responsabile che accetta ben volentieri. Chiedo informazioni sullo stand e lui in maniera ben educata ed entusiasta inizia a parlare di "Scorpion K.O" il torneo di calcetto organizzato dalla Nike. "Il torneo di calcio più letale del mondo" come recita lo spot. Mi illustra tutte le regole, mi parla di altri sponsor e mi invita a partecipare, io rispondo che ci penserò e che prima volevo fargli vedere alcune foto che avevo scattato nel pomeriggio. Esco la mia macchinetta digitale e mostro le foto con i graffiti, mostro come il centro città è tappezzato da questi disegni raffiguranti lo scorpione e il baffo Nike, chiedo se lui ne sa qualcosa e se hanno pagato le tasse per quella pubblicità. Lui cambiando l'espressione del viso, ma restando molto calmo e gentile, mi dice che non ne sa nulla e che in effetti è strano, e giustifica il fatto dicendomi che il "logo comunque sta girando". Gli chiedo se c'è un superiore a cui posso chiedere spiegazione, ma lui mi dice di rivolgermi alla Nike Italia. Lo saluto sempre in maniera gentile facendogli notare che anche un bimbo capirebbe cosa sta accadendo: tv, graffiti sui muri, torneo di calcetto itinerante in Italia. Lui in maniera gentile ma in evidente imbarazzo continua dire che non ne sa nulla e che lui è solo il responsabile dello stand. Questi i fatti. Il torneo ha già toccato le città di Torino, Milano, Reggio Calabria, e toccherà Napoli nella prossima tappa. Chissà se all'ufficio affissioni del Comune di Catania, presso i vigili e chi ha dato l'autorizzazione per lo stand in piazza Stesicoro sanno qualcosa e se hanno notato l'opera ignota di abbellimento che da qualche settimana è in atto in città. Invito chiunque abbia letto l'articolo e che si trovi nelle città sopra elencate a fornirmi foto di scorpioni e baffi della Nike per capire se ciò è successo solo a Catania o anche nelle altre città dove la Nike ha fatto sosta.
Nel numero scorso di girodivite.it, nell'articolo :
"I love nike!" ho scritto delle coincidenze pubblicitarie che a Catania hanno
visto arrivare il torneo di calcetto organizzato dalla Nike ("scorpion ko") e le
apparizioni di loghi Nike sui muri della città.
Una coincidenza spiegata dal
responsabile di una postazione della Nike con la stupenda frase "il logo sta
circolando". In effetti nessun nesso è provabile, poiché nessuno ha colto in
flagranza qualcuno della Nike che imbrattava i muri con i loghi Nike. Ero io
malpensante a credere che la Nike fosse responsabile, infatti il "logo sta
girando" tanto che a Roma si contano centinaia di loghi Nike, con annesso lo
scorpione, simbolo del torneo, sui muri di mezza città.
A Roma si giocheranno
le finali, e mentre voi ora state leggendo a Napoli si è appena terminata
l'ultima tappa di questo torneo itinerante. Il logo Nike gira autonomamente e si
deposita da solo sui muri delle città dove la Nike ha organizzato il
torneo. Non posso esserne certo, come per Roma e Catania, ma
sicuramente se "il logo sta circolando" anche nelle altre città d'Italia
(Torino, Milano, Reaggio Calabria, Napoli) sarà arrivato e si sarà imbrattato
sui muri del centro. Non aggiungerò altro questo, è ciò che è accaduto e nessuno
ne parla sulla stampa scritta, nemmeno una riga, una colonna, niente di niente.
Solo alcuni siti d'informazione hanno riportato la notizia. Se comunque vedete
uno scorpioncino apparire sul muro di casa vostra con un logo nike, vorrà dire
che il logo sta ancora "circolando", poveraccio lui che fa tutta sta
fatica!
Salve, sono la
Nike
La strategia di comunicazione e marketing
della Nike attraverso il suo sito ufficiale
di Alessandro G. Fangano
Accuse pesanti come l'infamia di sfruttare il
lavoro minorile. Con questo deve fare i conti la NIKE Inc. dopo anni di
boicottaggi, che con un imprevedibile effetto branding hanno di fatto
contribuito all'aumento delle vendite. Nel nuovo corso della Nike ci sono parole
d'ordine come rispetto dell'ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori,
programmi di educazione e sviluppo in tutto il mondo. Ma c'è di più, per motivi
di MKTG strategico e operativo, lo SWOOSH, (in Italia è chiamato baffo!) diventa
l'unico simbolo sostituendo la "pesante" dicitura NIKE. Sul sito istituzionale
della Nike inc. www.nikebiz.com c'è un'intera sezione denominata RESPONSABILITY
dalla quale apprendiamo una serie di interessanti notizie e curiosità che,
associate alle nuove campagne pubblicitarie (cfr. articolo sulla proliferazione
di scorpioni) mostrano l'impressionante macchina di organizzazione, Marketing e
Comunicazione di questa azienda. All'insegna del buonismo scopriamo che la Nike
è stata fondata con una stretta di mano e che " E' implicito che in questo c'è
la determinazione che noi vogliamo costruire il nostro business con i nostri
partner basandoci sull'onesta e il rispetto reciproco. […] Inoltre gli standard
ai quali devono sottostare i partner locati in tutto il mondo sono: Sicurezza e
salute del lavoro, giusti salari, ore di lavoro e premi; minimi impatti
ambientali, sistemi di gestione del personale per verificare la dignità degli
individui, i diritti di associazionismo (anche sindacale) e il diritto di
lavorare senza umiliazioni o abusi fisici o psicologici. [...] Nessuna
discriminazione basata su razza, religione, orientamento sessuale, idee
politiche, stato matrimoniale o maternità. Così la Nike verifica dall'interno e
fa verificare anche da ENTI esterni internazionali la situazione dei propri
lavoratori".
Sul sito sono disponibili anche i dati delle singole "factory"
nei 5 continenti.
Questi gli standard dichiarati: Non ci sono lavori forzati,
così gli operai non sono costretti a lavorare in alcun modo, non c'è lavoro
minorile: chi lavora per la creazione di scarpe deve avere almeno 18 anni e 16
anni deve averne chi lavora per la creazione di accessori e abbigliamento. A
ciascuno è garantito lo stipendio minimo previsto da contratto e non ci sono
trattenute sulle buste paga per infrazioni comportamentali. Grazie
ai
benefits spesso gli stipendi sono il 25% più alti di quelli locali. Il
massimo di ore stabilito è di 60 h/week o meno se stabilito dalla legislazione
locale. Dispostivi per la sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro.
Spesso ci sono delle ispezioni, anche di enti esterni e senza preavviso.
Nike: scheda cronologica e dati sulla produzione e vendita
1957: Phil Knight e Bill Bowerman decidono di creare
un'azienda per la produzione di scarpe per atleti.
1962: primo atto,
in Giappone, per la creazione di una società, si chiamerà BRS.
1971:
il simbolo della NIKE (The Swoosh) è ideato dagli studenti del Carolyn Davidson
che percepiranno una fee di $35.
1972: la BRS crea una società
chiamata NIKE e si affaccia allo sport professionistico con U.S Olimpic Trial
(solo dal 1978 NIKE inc. diventerà la ragione sociale ufficiale
dell'azienda)
1979: con il brevetto delle NIKE-AIR l'azienda diventa
la più importante per il mercato USA di scarpe da atletica
1980: con
laboratori anche in Asia, Sud America e Europa, la Nike impiega 2700 persone e
fattura 270.000 di dollari
1985: vengono lanciate le AIR-JORDAN. Nike
ha 4200 impiegati e fattura oltre un bilione di dollari di
fatturato
1990: Nike supera i 2 bilioni di dollari di fatturato e
impiega oltre 5,300 persone. Nasce il primo campus Nike in
Oregon
1991: Nike è la prima azienda sportiva al mondo a superare i 3
bilioni di dollari di fatturato
1994: Nike affida ad Enti
internazionali la verifica delle condizioni di lavoro nelle proprie factories.
1996: Nike supera i $6.5 billioni di dollari di fatturato con i suoi
16.000 dipendenti.
1999: Nike realizza le uniformi ufficiali di oltre
2000 atleti per le Olimpiadi di Sidney in 25 sport diversi.
2000:
Nike raggiunge quota 22.000 impiegati in 120 stati. La NIKETOWN dell'Oregon
ospita oltre 5000 persone. 15 sono in tutto le NIKETOWN nel mondo, comprese
Berlino e Londra
Oggi: Ci sono nel mondo oltre 500.000 persone ceh
lavorano per la NIKE o nell'indotto. La sola Corea ha esportato oltre 500
milioni di paia di scarpe NIKE e i prodotti NIKE rappresentano il 7 percento
dell'export del Vietnam.
Italia, Filippine e Vietnam sono gli ultimi tre
stati in cui sono state aperte le factories.
Per ogni singolo paio di scarpe:
Prezzo all'utente
(media): $65
Prezzo al negoziante: $32.50 to Nike.
Nike paga: $16.25 per
questioni legali, assicurazioni, marketing ed altro
Prezzo pagato alle
factories: $16.25 per materiali ($10.75), lavoro ($2.43), trasporti,
deprezzamento, varie ed eventuali ($2.10) e guadagno delle Factories
($0.97)
I guai
giudiziari della Nike in Usa
Mentre Catania e le
città italiane sono invase dai simboli della Nike, i giornali diffondono
(piccola piccola) la notizia sui guai giudiziari della multinazionale. Una
sentenza negli Stati Uniti dichiara ammissibile la causa contro Nike per false
comunicazioni ai consumatori...
Via libera alla causa intentata contro la Nike nel 1998 dall'organizzazione Global Exchange a nome dei consumatori californiani per pubblicita' ingannevole e false informazioni sulla base di una legge della California che tutela i cittadini da pratiche commerciali scorrette. Nike era accusata di mentire in interviste e comunicati stampa sulle reali condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti asiatici dopo che numerosi rapporti avevano documentato violazioni rispetto ai salari, agli orari di lavoro, alla sicurezza e dignita' della persona, e ai diritti sindacali. Nike si e' difesa sostenendo che le dichiarazioni pubbliche di un'azienda sono protette dal diritto costituzionale alla liberta' di espressione. Il giudice di primo grado le ha dato ragione, ma la Corte suprema della California, a cui i consumatori si sono rivolti, ha stabilito il 2 maggio scorso che Nike non puo' appellarsi a questo diritto se le sue dichiarazioni pubbliche hanno finalita' commerciali, e tale e' stata giudicata la campagna di informazione organizzata dalla societa' per difendersi dalle accuse. Nella sentenza, che rappresenta un precedente importante e sulla quale i giudici supremi si sono divisi, si legge che a un'impresa non e' fatto divieto di esprimersi liberamente su questioni di rilevanza pubblica o di difendere con forza le proprie pratiche commerciali, ma quando lo fa con lo scopo di promuovere le sue vendite deve parlare in modo veritiero. Nike ha annunciato ricorso alla Corte suprema degli Stati Uniti.
PAROLE IN LIBERTA'di
Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it - Tel.
0382 3814417)
Sbarre appese alla memoria A 14 anni non si pensa al carcere,
ti ci trovi "dentro" improvvisamente e ne sei respirato e concluso. Sì, ti ci
trovi dentro ed è davvero troppo tardi. L'età più bella improvvisamente
devastata nell'incontro affascinante e frontale con il mito della trasgressione,
I'incoscienza dell'azione, della sfida. Io me lo ricordo bene, ero
impegnatissimo a far vedere alle Autorià di essere un duro, e quando mi stavano
portando nel "mio" primo carcere dei minorenni ho pensato " ecco sto per
iniziare finalmente''. L'impatto iniziale con il carcere é stato
violento, ma la mia vita era altrettanto violenta, quindi tutto in linea con ciò
che immaginavo e che incoscientemente "desideravo" trovare ad attendermi. E'
tutto accaduto in una vita precedente? No, é stato ieri. Quando
vago con la mente tra questi fotogrammi impolverati e ingialliti dal tempo,
rivedo la mia immagine scomposta e inquieta, mentre i pensieri mi cadono addosso
e raccoglierne i cocci è un'ardua impresa. Gli anni sono trascorsi, uno dopo l'altro,
passo dopo passo, uno scarpone chiodato dopo l'altro, fino a giungere a
“quell'urlo" che ha squarciato la notte.
Quel'urlo che ho tenuto compresso in me, sorvegliato a vista dalla mia
incredulità, contenuto nei miei tormenti, divenuto un dono prezioso da
custodire. Svegliarmi nel buio, nel mezzo di una tempesta silenziosa, e due
occhi bellissimi scrutarmi, scuotermi. Due occhi lucidi e profondi come l'anima
che traspare al di là della coscienza, della ragione che indaga e accusa.
Svegliarmi con le mani fredde ed il cuore in gola, il respiro che non esce, il
dolore nei polmoni salire alla gola e fare fatica a respirare. Affannosa ricerca
di boccate d'aria mute, imprigionate, incatenate in attimi intensi di vuoto e di
pieno, di vita sospesa. Due occhi come lune inchiodate, un volto che non
conosco, ma che sento tutt’intorno. Due occhi che piangono, rimangono aperti e
si distendono verso di me. Nel silenzio di pietra della cella, I'urlo fuoriesce
e taglia di netto il sentiero praticato a occhi bendati, sgretola le abitudini
consolidate, i sussurri che impongono i piedistalli e le parole a paravento che
non stanno scritte da nessuna parte. L'urlo esce, assorda, mi discosta e
cancella la mia cella, le altre celle, i muri e gli steccati. L'urlo si espande,
rimbalza, si piega, prosegue e non smette la sua corsa, neppure quando sono
caduto in ginocchio, spossato, svuotato di me stesso. Quegli occhi sono sempre
lì, velati di pianto, addolciti da un sorriso leggero, come a voler ridurre la
distanza siderale che mi separa da questo reale intorno. Occhi grandi, lucenti,
lacrime che parlano di una tristezza felice, di una gioia che non conosco e
invece vorrei avvicinare, occhi che rimangono a osservare la mia sorpresa, la
mia fragilità. Occhi bellissimi vestiti di speranza, sguardi che consentono di
ricostruire e ritrovare l'uomo, sebbene nella fallibilità umana. L'urlo
è una eco lontana che mi trascina via, liberando quello spirito maledetto che mi
portavo dentro e che tutt'ora sento in me, ma che finalmente riesco a tenere
ventre a terra. L'incontro con quegli occhi ha significato l'espansione di una
riconciliazione che passa attraverso il riconoscimento di se stessi e degli
altri. Questo stesso universo di carne e sangue in costante evoluzione, questa
balena mitica che tutto inghiotte, questa società a cui vorrei chiedere perdono.
Sì, mi sento parte di questa società ritrovata. Non ho nulla da chiedere sarebbe
troppo facile, guardo ad essa con umiltà e cerco di ritornare a farne parte
con i gesti e i comportamenti di
questo mio quotidiano, attraverso la mia capacità per ciò che riesco a dare di
positivo, continuando a imparare. Quella notte sono rimasto in ginocchio tanto
tempo, in una sorta di terra di nessuno, sbattendo il viso contro una specie di
cortina fatta di barriere materiali e psicologiche, costretto fors’anche dalla
mia ostinazione a vivere del mio, in una tragedia che non ha fine, con un
passato che assomiglia ad una sera senza luce dove non si può leggere, solo
ricordare.
L'urlo ora s'è disperso, quegli occhi tanto amati sono svaniti. I giorni, e gli
anni si inseguono testardi, mi adagio sul futuro che per me è già oggi, in un
presente contenuto nel passato, poiché ogni volta che si progetta qualcosa si
modifica e si rilegge il proprio passato con occhi e sguardi nuovi.