A Rimini, Convegno Nazionale di «Rete Radiè Resch» il 12 - 14 aprile 2002 dal titolo “Il sorriso di Pacha Mama” sottotitolo “la speranza degli esclusi”, con relatori Manlio Dinucci, Alì Raschid, Giulietto Chiesa, frei Gorgen, Marco Revelli, Guido Viale, Ettore Masina, Alex Zanotelli, … ed altri testimoni. Per informazioni: dinopoli@ferrarisvr.it
Gi.Ins (Giovani Insieme) in collaborazione con il Gruppo Consiliare «Insieme per il Veneto» organizza una duegiorni di riflessione sul tema: «Quale modello globale?».Interverranno: Massimo Cacciari, Paolo Fogliozzo (gesuita), l'on. Franca Bimbi, Emilio Del Bono e il professor Chiamazzo. Si parlerà di diritti umani, economia globale ed istituzioni economiche e politiche. Per informazioni: makulato@tin.it o Marco Burato (338 7991919). Gli appuntamenti si terranno presso l'Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (VR) (tel. 045 994548) a partire dalle ore 9,45 di sabato 13 aprile.
Il 13 e il 14 aprile GIORNATA PER LE OASI. Il WWF Italia sarà presente in più di 600 piazze d'Italia per testimoniare il suo impegno e offrire a tutti coloro che sceglieranno di sostenere uno dei suoi progetti nelle Oasi,la guida e la cartina del delle Oasi del WWF insieme ad una confezione di pasta prodotta nel Parco Nazionale della Majella.Il WWF sarà presente a San Bonifacio domenica 14 Aprile in Piazza Costituzione.
In occasione del proprio ventennale, il "Gruppo Futura" gruppo volontariato solidarietà handicap, con sede in via Saliceto 3, Verona organizza domenica 14 aprile 2002 - ore 17.00: «IL MARE RUBATO» letture animate per bambini del Gruppo Ex-Trapola. Testi ed animazioni di Gek Tessaro - Musiche : Anna Lisa Buzzola, Cristina Ribul. L’appuntamento si svolgerà presso il TEATRO CANOSSA Via Albertini 4 Verona (Borgo Trieste).
Il Gruppo Consumo Critico Val d’Illasi, l’Associazione Underforum e l’Associazione Politico-Culturale di Cellore e Illasi organizzano: “UN MONDO DIVERSO E’ POSSIBILE”, Incontro con la Rete Lilliput di Verona. Cos’è la Rete Lilliput, la sua lettura del processo di globalizzazione, le sue proposte a livello Nazionale e Locale.Relatore: Stefano Guffanti, del Coordinamento provinciale Rete Lilliput. Lunedì 15 Aprile ore 20.45 presso la Sala Parrocchiale di S. Zeno di Colognola ai Colli (VR).
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. In data odierna: lunedì 15 aprile - ore 20,45 Libreria "Prosivendola", via P.te Nuovo 2, Verona - Presentazione del libro di Mimmo Franzinelli «Le stragi nascoste. L’armadio della vergogna: impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascismi, 1943-1945» (Mondatori, 2002). Ne discutono: Bartolomeo Costantini (Procura militare della Repubblica di Verona) e l’Autore. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
15/04/02 - Vicenza - La legge Bossi-Fini
Lunedì 15 aprile a VICENZA, presso Chiostri di Santa Corona, ore 21.00, i Verdi Vicenza organizzano un incontro sul tema: Legge Bossi - Fini: senza diritti non c'è futuro.
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. In data odierna: Mercoledì 17 aprile - ore 18,00 - a cura di Iversrec e Società Letteraria - Sala Barbieri di Palazzo Giuliari dell’Università di Verona - presentazione del libro di Salmen Gradowski, «Sonderkommando. Diario da un crematorio di Auschwitz, 1944» a cura di Philippe Mesnard e Carlo Saletti (Marsilio, 2002). Ne discutono Adriana Cavarero. (Università di Verona), Donatella Levi (scrittrice e psicoterapeuta) e Maurizio Zangarini (Direttore Iversec). Saranno presenti i curatori. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
17/04/02 - Sommacampagna (VR) - Riflessi di Pace/2Rete Lilliput di Verona organizza un incontro, giovedì 18 aprile 2002 – ore 21.00, presso Corte Molon – Lungadige Attiraglio (prima della diga del Chiedo) a Verona. Tema: “La Rete va in Campagna!”Le Campagne della Rete per costruire “un mondo diverso” Campagne di “Obiezione alle Spese Militari” e “Banchearmate” - Queste campagne, mettendo in discussione le spese militari (lo stato italiano spenderà circa 40 mila miliardi nel 2002) ed i finanziamenti che le banche concedono per la costruzione ed il commercio di armi, permettono di esprimere concretamente il “No alla guerra!” e di non collaborare, seppure in modo passivo, alle politiche belliche. Campagna per l’adozione della Tobin Tax - Ogni giorno quasi 1500 miliardi di $ vengono scambiati sui mercati valutari mondiali per pura speculazione invece che per produrre beni. L'introduzione di una tassa (la Tobin Tax) su queste transazioni disincentiverebbe le manovre puramente speculative e permetterebbe di raccogliere fondi da destinare allo sviluppo di quei 3/4 dell'umanità che non ha accesso ai beni essenziali. - Campagna per l’Acqua - L'acqua è un bene comune dell'umanità e degli altri organismi viventi, ma l'accesso al suo utilizzo è un diritto umano e sociale troppo spesso negato o limitato. La Campagna chiede, per garantire a tutti l’accesso all’acqua potabile: la redistribuzione delle risorse idriche, l’inversione della politica di privatizzazione e maggiori investimenti per migliorare le strutture distributive pubbliche. Agenda 21 Locale - Come coniugare lo sviluppo sostenibile, il rispetto dell’ambiente, i diritti sociali, la partecipazione democratica all’aprirsi del 21° secolo? Agenda 21 propone di coinvolgere e sensibilizzare tutti i soggetti costituenti una comunità (singoli cittadini, amministratori, rappresentanti delle varie categorie del mondo del lavoro), per esplicitare e condividere obiettivi di sostenibilità (locale, ecologica e sociale), verificarne la fattibilità e tradurli in linee d’azione concrete.
Il Gruppo di Lavoro Tematico Stili di Vita per una Sobrietà Felice della Rete Lilliput di Verona onorganizza due momenti di confronto dal titolo: Un'Alimentazione diversa è Possibile. Ci troveremo a Corte Molon, sul Lungadige Attiraglio dopo la diga, il 19 Aprile 2002 alle ore 20:45 per un incontro-dibattito sull’Alimentazione Naturale, Sana e Buona. Ed il 20 Aprile 2002 dalle ore 15:00 all’allegro laboratorio di cucina per mettere in pratica quanto appreso: prepareremo alcune pietanze e poi ceneremo insieme. Per partecipare al laboratorio è necessario prenotarsi telefonando a: Graziella dalle 19:30 alle 21:00 al numero 0456150911. La Rete Lilliput di Verona è un insieme d'associazioni, gruppi e singoli cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo della cultura, nella cooperazione Nord/Sud, nel commercio e nella finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali, nella difesa dell'ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della pace e della nonviolenza. Abbiamo dato vita alla Rete Lilliput per unire in un'unica voce tutte le nostre voci. Come i piccoli lillipuziani vogliamo bloccare il gigante Gulliver, ovvero quel concetto ingiusto di libero mercato che concentra il potere economico nelle mani di pochi, e vogliamo sostituire la logica del mero profitto e del consumismo con la salvaguardia della Vita, della Dignità umana, della Salute e dell’Ambiente. Il Gruppo Tematico di Lavoro Stili di Vita per una Sobrietà Felice è un insieme di persone convinto del fatto che: Dobbiamo incominciare a vivere più semplicemente per permettere a tutti semplicemente di vivere; per raggiungere questo obbiettivo abbiamo pensato a delle modalità di lavoro, che sintetizziamo: il gruppo vuole essere elemento di stimolo innanzitutto per i suoi stessi componenti al fine di ampliare le proprie conoscenze e i settori in cui applicare stili alternativi; fondamentale é apparso l’approccio che si vuole avere sul come operare, deve essere il più possibile PRATICO e PRATICABILE per poterlo attuare quotidianamente; tutto ciò che si arriverà a proporre (conferenze pubbliche, laboratori, incontri…) dovrà essere caratterizzato da un aspetto ludico-creativo-giocoso affinché le persone siano invogliate a venire e vadano via felici del tempo trascorso… non vogliamo cioè ricadere nel solito schema per cui la sobrietà richiama ancora il concetto negativo di rinuncia => chi me lo fa fare? Noi riteniamo che un’Alimentazione diversa sia possibile e necessaria perché: Ci fa stare meglio, ci rende più felici e belli! Permette di salvaguardare l’Ambiente in cui viviamo e rispettare gli animali; Tramite il Consumo Critico e l’acquisto di prodotti etici e solidali permette che ci sia una maggiore giustizia nei confronti di chi lavora, specie nei Paesi che producono a basso costo, spesso sfruttando i bambini; Ci fa risparmiare e imparare tante cose; … il resto lo scoprirete partecipando agli incontri!
Convegno “E’ L’ORA DELLE RELIGIONI? LA SCUOLA E IL MOSAICO DELLE FEDI”, 19 aprile 2002 presso Cem Mondialità, Istituto Saveriano - Via Piamarta,9 – 25121 Brescia. Per informazioni e iscrizioni Tel. 030.377.2780 (dal lunedì al venerdì 9.30 –12.30) E-mail cemmondialita@saveriani.bs.it Web:www.saveriani.bs.it/cem
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara (Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini" sabato 4 maggio alle ore 16 presso il Teatro Comunale di Nogara (via Roma, 1) si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI "Le toghe rosse" (Baldini & Castaldi) e dell'ultimo libro di MARCO TRAVAGLIO, GIANNI BARBACETTO E PETER GOMEZ «C'era una volta Mani Pulite» (Feltrinelli). Interverranno: MARCO TRAVAGLIO Giornalista de "la Repubblica"; PETER GOMEZ (giornalista de L'Espresso); ELIO VELTRI, Presidente dell'Associazione "Democrazia e Legalità"; PAOLO ANDREOLI, Sindaco di Nogara. Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara ; biblionogara@libero.it .
La non violenza possibile: una sfida per la missione’. È il tema del convegno promosso dalla Fesmi (Federazione della stampa missionaria italiana) che si svolgerà a Verona, presso il Centro unitario missionario (Cum), dal 7al 9 maggio prossimi. L’iniziativa è un’occasione privilegiata per riflettere sul tema della ‘non violenza’, con l’aiuto di esperti i cui apporti saranno elaborati ed arricchiti in un’attività di dibattito e di laboratorio. “L’escalation bellica afgana, che ha fatto seguito alla tragedia delle ‘Twin Towers’ e del Pentagono, come anche i numerosi focolai di tensione in numerosi Paesi del Sud del mondo, esige da parte dei missionari un’attenzione privilegiata per un rinnovato annuncio del Vangelo della Pace”, ha commentato padre Ottavio Raimondo, segretario nazionale della Fesmi. Tra i partecipanti al convegno figurano i teologi Tissa Balasuriya dello Sri Lanka e don Gianni Colzani. Per ulteriori informazioni: raggio@rivistaraggio.org - sermis@emi.it
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1° Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti, sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il “Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli (autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori. Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo “Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente), Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno – Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it
Letter@ scomod@
Cos’è
Exa
Exa è la più grande esposizione al mondo di armi sportive, da caccia e da tiro, comuni da sparo; si svolge annualmente a Brescia e nel 2002, dal 13 al 16 aprile, se ne terrà la ventunesima edizione. Exa si propone propagandisticamente come un evento tutto centrato sull’ “idilliaca” passione per le armi da caccia, sportive, da collezione; in realtà, scorrendo la lista degli espositori dell’ultima edizione della mostra (e di quelle precedenti), si potrà comprendere come dietro la facciata dell’esposizione di armi sportive si nasconda una realtà diversa e ben più complessa. Grandi industrie che espongono a Exa destinano una parte rilevante della loro produzione alle armi da guerra, alle armi leggere e di piccolo calibro, alle dotazioni antisommossa, a sistemi di addestramento per operatori alla sicurezza. Per comprendere quale sia la vera movimentazione di affari promossa da Exa basta citare alcuni dei maggiori espositori: primo tra tutti la Beretta, industria armiera bresciana con una storia plurisecolare, il cui profilo è quello di un’industria fondamentalmente militare in grado di convertirsi almeno in parte al civile. La Beretta deve la propria fortuna alla prima guerra mondiale, e poi alle grandi forniture militari del periodo dell’espansione “imperiale” fascista; dopo una rapida riconversione postbellica ai fucili da caccia, la Beretta tornò alle commesse governative con l’adesione dell’Italia alla Nato. Oggi la Beretta dichiara ufficialmente un fatturato militare pari soltanto al 25-30% della sua produzione, ma non è azzardato ipotizzare che nel 2000 la produzione militare abbia raggiunto il 40-50%, valutabile in 250-300 miliardi, del fatturato consolidato, e che almeno la metà sia stata prodotta in Italia e da qui esportata. E poiché queste cifre sono lontanissime da quelle ricavabili sulla base delle autorizzazioni all’esportazione, si può ragionevolmente affermare che il gruppo Beretta aggira di fatto, anche se probabilmente del tutto legalmente, la legge 185/90, che sancisce il divieto di esportazione di armi verso paesi in stato di conflitto, in via di sviluppo, e verso quelli i cui governi sono responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell’uomo. Oggi la Beretta ha assunto una struttura multinazionale, con fabbriche negli Stati Uniti, in Turchia, Grecia e Spagna, e rifornisce le forze armate italiane, l’esercito degli U.S.A., l’aeronautica francese, e numerosi altri paesi. Ma all’esportazione di armi da guerra vere e proprie aggiunge quella delle cosiddette armi leggere o di piccolo calibro (rivoltelle e pistole a carica automatica, fucili, fucili mitragliatori, fucili d’assalto e mitragliatrici leggere), che sfuggono ai divieti della legge 185 ma che sono quelle più frequentemente usate nei vari scenari bellici, e che provocano il maggior numero di vittime, specialmente tra le popolazioni civili. La Beretta, per le sue dimensioni, rappresenta l’esempio più eclatante tra i fabbricanti italiani di strumenti di morte che utilizzano Exa come vetrina per promuovere la propria produzione, ma in scala ridotta valutazioni analoghe possono farsi per altri espositori, come la Benelli, la Franchi, la Breda, ecc. Sono poi presenti colossi internazionali dell’industria armiera, anche bellica, come Browning, Winchester, Colt, Smith & Wesson, Ruger. Accanto a questi, altri produttori espongono a Exa strumenti ad alta tecnologia e dotazioni in uso alle forza antisommossa delle polizie di paesi “democratici” e non; si va dalle cosiddette “armi meno che letali” ai gas lacrimogeni, dalle munizioni speciali agli spray irritanti, ecc. Gli espositori di Exa, quindi, coprono tutta la vasta gamma degli impieghi della produzione armiera.
Perché siamo contro Exa
Exa
rappresenta dunque una vetrina per alcune tra le più importanti fabbriche d’armi
al mondo; promuove l’uso delle armi a scopo ludico, sportivo, di difesa, ma
costituisce occasione d’incontro e di affari anche per tipologie di armi a uso
bellico e antisommossa.
Le ragioni per boicottare Exa sono quindi molteplici e attraversano diversi temi tutti interni alla dimensione della
globalizzazione capitalista.
E’ intuitivo e di tutta evidenza il collegamento tra industria armiera e scenari
bellici. Alcune delle industrie che espongono a Exa producono vere e proprie
armi da guerra (Beretta, Breda, Franchi, ecc.); molte producono le cosiddette
armi leggere e di piccolo calibro che, pur non destinate in senso stretto a uso bellico, di fatto, attraverso
esportazioni illegali o triangolazioni che eludono la legge, alimentano gli
scenari di guerra che provocano ogni anno oltre 150.000 morti, per lo più tra la
popolazione civile. Nel
luglio 2001 l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha tenuto a New York una
conferenza sul commercio illegale
delle armi leggere e di piccolo calibro, definite dal Segretario Generale
dell’O.N.U. Kohi Annan, “armi di distruzione di massa”. Sono stati rimarcati gli
effetti nefasti dell’accumulazione e della diffusione di armi leggere e di
piccolo calibro di uso militare, e forniti dati che illustrano tutta la portata
devastante del fenomeno. Nell’ultimo decennio, due milioni di bambini sono stati
uccisi in conflitti dove sono state usate armi di piccolo calibro e cinque
milioni sono diventati disabili. Si stima che soltanto in Afghanistan vi siano
circa dieci milioni di armi di piccolo calibro; sette milioni in Africa
Occidentale, circa due milioni in America Centrale.
Amnesty International fornisce dati, relativi all’anno 2000, secondo i quali
l’Italia è il terzo paese esportatore di armi di piccolo calibro (dopo U.S.A. e
Gran Bretagna), con valori che superano i trecento milioni di dollari. Tra i
destinatari delle esportazioni legali di armi e munizioni si trovano Stati
coinvolti in conflitti, tra cui India, Pakistan, Eritrea e Etiopia, l’Uganda, la
Sierra Leone, il Congo, l’Algeria. Molti dei paesi destinatari sono teatro di
violazioni dei diritti umani, come Turchia, Arabia Saudita, Cina e Indonesia. Si
sottraggono invece a ogni controllo i traffici illegali, che nella maggior parte
dei casi hanno all’origine un trasferimento legale e poi, attraverso
triangolazioni tra Stati e intermediazioni di organizzazioni criminali e
trafficanti senza scrupoli,
sfuggono agli embarghi e fanno perdere ogni traccia di sé. Le
armi leggere e di piccolo calibro sono le armi delle guerre moderne, provocano
l’esacerbazione dei conflitti e rendono più difficili le soluzioni diplomatiche,
ma aumentano anche il tasso di criminalità e le violazioni dei diritti umani.
Exa
quindi, dietro la facciata rassicurante che attira decine di migliaia di
visitatori ogni anno, nasconde il suo vero volto di vetrina dei fabbricanti di
strumenti di morte.
Disarmare Exa significa anche colpire la finanza armata: le connessioni tra
finanza ufficiale e paradisi fiscali, le banche che finanziano il traffico
d’armi internazionale, gli Stati che destinano quote importanti del loro p.i.l.
alle spese militari, sottraendole alla spesa sociale; le lobbies e i potentati
che influenzano scelte politiche, gravide di effetti distruttivi sullo scenario
internazionale.
La produzione e l’esportazione di armi, sia legale che illegale, ha bisogno di
grandi capitali e di servizi finanziari che solo le banche possono offrire, di
modo che gli istituti bancari destinano i risparmi dei cittadini anche a
finanziare operazioni bancarie che generano morte. Nell’anno 2000, secondo i
dati forniti dal governo, sono state autorizzate esportazioni di armi a uso
bellico dall’Italia per oltre 1.500 miliardi di lire, e quasi la metà degli
importi autorizzati si riferiscono ad esportazioni verso Sudafrica, Turchia,
Nigeria e India.
Circa il 70% delle esportazioni ufficiali di armi leggere, quindi considerate
“per uso civile”, ha invece avuto
come destinatari paesi del sud del mondo: tra gli altri, paesi come Libano,
Congo, Marocco, Algeria, Burkina Faso, Mauritania, Camerun, Senegal, India,
Kenia, ecc.
Le spese militari sottraggono alla spesa sociale quote importanti dei p.i.l. di
tutti i paesi, somme ingenti che anziché essere destinate all’utilità pubblica
servono a fornire gli eserciti e le polizie di sempre più sofisticati strumenti
di morte.
Ma attraverso le esportazioni di armi verso i paesi in via di sviluppo, si
alimenta e perpetua il loro debito, e quindi la loro dipendenza, nei confronti
degli Stati industrializzati, con la conseguente impossibilità di sviluppare
economie destinate a soddisfare in primo luogo i bisogni primari dei cittadini,
di promuovere e finanziare progetti in materia di salute, alimentazione,
istruzione.
Disarmare Exa significa anche promuovere un modello di sviluppo sostenibile per
l’ambiente, perché l’esercizio della caccia impoverisce il patrimonio faunistico
del nostro pianeta, alterando l’equilibrio dell’ecosistema e provocando ogni
anno la morte inutile di centinaia di milioni di esseri senzienti. La scomparsa
e il rischio di estinzione di diverse specie animali sono anche conseguenza
della caccia, oltre che della distruzione del loro habitat naturale.
Disarmare Exa, insomma, significa pensare alla costruzione di un mondo diverso,
in cui le risorse oggi utilizzate per procurare morte, distruzione, danno
ambientale, possano essere destinate a utilizzi socialmente utili; in cui le
fabbriche d’armi possano essere riconvertite ad altri cicli produttivi; in cui
la guerra sia bandita per sempre.
Exa
nella guerra globale
Nell’ultimo
decennio i grandi potentati economici e finanziari transnazionali, gli apparati
militari-industriali, i principali governi del mondo sempre più frequentemente
hanno fatto ricorso alla guerra per risolvere i conflitti, per imporre la loro
pace, i loro interessi nei punti di crisi e di rilevanza strategica del pianeta.
E dopo
la strage terroristica dell’11 settembre alle Twin Towers la guerra sembra
diventare ormai, sempre più, la forma stessa del dominio, sanguinosa e
devastante, terribile nella sua concretezza, fatta di bombe, pallottole,
distruzione e morte per le popolazioni civili. Va imponendosi una sorta di stato
di guerra permanente sull’intero pianeta. Le azioni belliche, attuabili ovunque
in qualsiasi momento, diventano normalità nel governo sui popoli. Lo schema
amico-nemico e la guerra squalificano ogni iniziativa di mediazione politica tra
istanze complesse legittime e differenti, e cercano invece di garantire nel Nuovo
Ordine Mondiale neoliberista la concentrazione della ricchezza e del potere
nelle mani di pochi a discapito della gran parte dell’Umanità, del diritto
universale ad una vita dignitosa. Teatro
di operazioni militari sono oggi l’Afghanistan e la Palestina, prestissimo
potrebbero essere la Somalia, l’Iraq, forse di nuovo i Balcani… E anche le forze
armate italiane, con un consenso ampiamente maggioritario in parlamento, ma non
fra i cittadini, sempre più sono impiegate in queste azioni di guerra con un
ruolo attivo importante. Nel bilancio pubblico gli stanziamenti del governo per
le spese militari sono in costante aumento.
All’interno degli stessi Paesi più ricchi, lo stato di guerra porta con se
l’ampliarsi dell’esclusione dalla sfera dei diritti, dei servizi e delle tutele
sociali, nonché l’adozione sempre più frequente di misure e metodi autoritari,
apertamente repressivi, per colpire il dissenso e la protesta
democratica. E’ in
questo scenario che si pone, nell’anno 2002, l’esposizione di Exa, la cui
rilevanza economica e commerciale – come abbiamo visto - va ben al di là della
realtà bresciana. Ed è in
questo scenario che Exa si rivela più che mai, nei marchi degli espositori di
armi leggere per ogni uso, nel logo accattivante che la pubblicizza, nella
propria stessa esistenza, un veicolo per alimentare, foraggiare, legittimare,
rendere senso comune accettato e persino bello (“sportivo”) proprio la guerra, i
suoi strumenti e chi sulla guerra realizza profitti a palate. Senza guerra non
ci sono produzione e vendita di armi. Senza produzione e vendita di armi non c’è
guerra. E’ tutto qui, in fondo, il gioviale happening di Exa.
Ma noi, uomini e donne comuni, di Brescia, di Genova, di Assisi, di Porto Alegre, noi che pensiamo possibile la globalizzazione della pace e dei diritti, e non del dominio di pochi sull’intero pianeta, siamo parte dell’umanità contro la quale i potenti scatenano e fanno combattere le guerre. Ebbene, chi si oppone alla guerra nei mille modi possibili, senza se e senza ma, chi è per la pace, chi non vuole lasciarsi arruolare, chi diserta e disobbedisce, chi non collabora, chi vivendo ogni fede sa che nessuna guerra si può scatenare in nome di Dio, chi non è d’accordo ma non sa che fare, chi crede possibile un altro mondo senza armi, chi non ci crede molto ma vede che questo mondo è simile al peggiore possibile… invitiamo tutti questi uomini e donne e molti di più, come noi e diversi da noi, a condividere, fra tantissimi soggetti collettivi, politici, associativi, sindacali, studenteschi…, singoli individui, con provenienze, percorsi, sensibilità, pratiche, domande, impegni quotidiani, obbiettivi grandi e/o immediati differenti… un semplice scopo comune: dire no a Exa. Dirlo in molti modi pacifici, pubblici, chiari, comprensibili, con creatività, allegria e radicalità. Affermare che questa mostra di prodotti che servono ad uccidere è semplicemente illegittima, ingiusta, perché di quei prodotti chiunque può diventare e diventa vittima innocente. Exa non è figlia legittima di Brescia, non è un fiore all’occhiello dell’ “intraprendenza e dell’operosità” dei bresciani. E Brescia non è la città dei produttori e dei mercanti di strumenti di morte. La stessa tradizionale “vocazione armiera” della Valle Trompia è l’esito di scelte politiche ed economiche, non un dato naturale incontrovertibile, certo non è l’unico modello di organizzazione dei rapporti sociali che possa dare identità e lavoro alle popolazioni di quel territorio. Siamo convinti che la sicurezza dell’occupazione e del reddito per i lavoratori oggi impiegati in quel settore non debba essere messa a rischio, ma è altrettanto certo che i percorsi della riconversione dell’industria bellica, pur difficili e realizzabili in tempi lunghi, non siano affatto impraticabili. Per altro, importanti scelte di delocalizzazione produttiva verso regioni del mondo dove il costo del lavoro è più basso negli ultimi anni sono state compiute anche dalla Beretta, e questo, con l’intensificarsi della competizione sul mercato mondiale, dimostra che persino in Val Trompia la produzione armiera non è sinonimo di garanzia occupazionale e che anche in questo ambito della manifattura bresciana prevale la tendenza alla riduzione di manodopera. Dunque, un serio percorso di riconversione al civile dell’industria bellica valtriumplina e di reinserimento degli addetti in altri settori lavorativi può rappresentare non solo una possibilità per porre fine alla produzione di armi ma anche, in prospettiva, una concreta necessità di garanzia dell’occupazione e del reddito per gli operai di quelle imprese a rischio di disoccupazione. Da anni sono moltissimi e sempre di più i bresciani attivi nella solidarietà reale, in mille iniziative che vedono la società civile locale sostenere in modo concreto le popolazioni colpite dalla distruzione portata in ogni parte del mondo anche dalle armi che da Brescia vengono vendute a qualsiasi acquirente. L’impegno fattivo di molti bresciani in questi anni nella cooperazione alla pace nella ex Jugoslavia, a supporto delle popolazioni civili, per il ripristino del legame sociale devastato dalla guerra etnica, è solo uno degli esempi. E’ questo il vero fiore all’occhiello che già da molto tempo ha fatto conoscere i cittadini bresciani ai cittadini di tutto il mondo, non certo la produzione di guerra che riempie le tasche di pochi industriali e banchieri. Esprimere questa solidarietà con coerenza e concretezza, dire no alla guerra non può non significare anche sollevare e affrontare al più presto il grave problema che è Exa, chiedere che la mostra delle armi leggere smetta di esistere. Exa e il suo “palcoscenico”, la rilevanza nazionale ed europea, la visibilità, oltre che la gravità, di questo evento, rappresentano anzi un’opportunità grande che la società civile, il movimento contro la guerra e per i diritti globali può cogliere, per dare ulteriore legittimità ed efficacia concreta alle proprie ragioni e alla preziosissima pratica quotidiana della solidarietà e delle azioni di pace. Anzitutto, chiediamo con forza ai promotori dell’esposizione una moratoria, cioè di rinunciare almeno all’edizione di quest’anno di Exa. Crediamo che nella situazione di guerra in atto tale decisione sia doverosa come gesto minimo indispensabile di assunzione di responsabilità, di buon gusto e senso civile, di rispetto per l’Umanità martoriata dall’effetto dei loro prodotti. Ma temiamo che i produttori e mercanti di pistole, fucili, mitra, così come le società finanziarie e le banche ad essi collegate, siano più preoccupati di non correre il rischio – rinunciando all’expò 2002 - di una qualche flessione del giro d’affari che attraverso Exa si alimenta. Facciamo appello allora a tutti i soggetti interessati, di Brescia e non di Brescia, a partecipare e a promuovere insieme a noi una serie di iniziative di critica forte, pacifica e radicale ad Exa, dal 13 al 16 aprile prossimi. Immaginiamo e proponiamo uno scenario articolato e complesso di iniziativa, che abbia la maggior efficacia possibile sul piano politico e comunicativo e che si dispieghi, nelle settimane e nei mesi a venire, a partire da ora e poi soprattutto nei giorni dell’esposizione, in momenti di informazione (volantinaggi, articoli di giornale, conferenze stampa, predisposizione di un apposito sito internet...), di approfondimento, di discussione, di mostra e proiezione video, di spettacolo teatrale e musicale, di incontro (in primo luogo con i lavoratori e con gli studenti), di manifestazione di strada e di azione diretta che coinvolgano tanto la città e il suo centro storico, quanto la zona immediatamente a ridosso dello spazio espositivo, alla periferia est di Brescia. Intendiamo promuovere nei giorni di Exa un forum di approfondimento, di discussione e proposta, al quale abbiamo l’ambizione di dare rilevanza nazionale, sulla produzione bellica, sui percorsi possibili della riconversione dell’industria armiera, sulle pratiche reali di costruzione della pace e di rifiuto della guerra. Compiremo azioni di informazione e denuncia riguardanti le banche armate. Proponiamo, nei giorni dell’esposizione, dei momenti di presenza di massa nelle adiacenze della zona fieristica. L’obbiettivo che ci prefiggiamo è di isolare la mostra e denunciare i “commercianti” di morte. Tenteremo di interporci pacificamente nello svolgimento della rassegna attraverso un percorso critico sugli effetti devastanti delle armi e della guerra. Non vogliamo impedire a nessuno l’accesso all’esposizione, ma crediamo altresì che in un paese libero nessuno ci possa impedire di manifestare il nostro pensiero, il nostro dissenso e la nostra critica. E’ evidente che tale proposta, solo abbozzata, dovrà essere specificata nelle prossime settimane. Del resto lo scenario e le proposte che iniziamo qui a delineare sono volutamente generici, proprio per consentire a tutti i soggetti interessati di portare il loro contributo alla stessa elaborazione del calendario delle iniziative. Iniziative, anche quelle di strada attorno alla zona fieristica, che speriamo molteplici, che crediamo possano e debbano avere modalità e forme le più diverse, pacifiche, nonviolente, di disobbedienza civile e sociale, che non comportino danno a persone e cose, che abbiano come prerogative irrinunciabili la chiarezza, la radicalità, la pubblicità e l’efficacia comunicativa, e siano mosse dall’obbiettivo condiviso da tutti i promotori: criticare, delegittimare, ostacolare Exa. Pensiamo le giornate di Exa non come un punto d’arrivo, ma come un passaggio imprescindibile per rilanciare anche nella provincia di Brescia l’opposizione alla guerra e alla produzione bellica, per la riconversione delle fabbriche d’armi. In tal senso, consideriamo importante arrivare anche attraverso le giornate della contestazione ad Exa alla creazione di un osservatorio permanente sulla produzione ed il commercio di armi leggere. Proponiamo l’inizio di un lavoro lungo, difficile, ma irrinunciabile e importante, per disarmare Exa, per bandire la guerra e le sue armi da Brescia. Comincia adesso… (Brescia Social Forum) Per informazioni organizzative: ruscelloimpetuoso@tiscalinet.it oppure 030-313311 (Elena)
Tobin Tax... a LEGNAGO (VR)
Ferma la voracità degli speculatori finanziari.Il Legnago Social Forum sta costituendo un COMITATO PROMOTORE in favore della campagna TOBIN TAX. L’iniziativa ha la finalità di istituire una tassa sulle transazioni valutarie, che contribuisca contemporaneamente alla riduzione della speculazione valutaria e a finanziare la soddisfazione dei bisogni dei paesi poveri. SONO STATI ORGANIZZATI 3 MOMENTI DI RACCOLTA FIRME IN P.zza GARIBALDI: SABATO 13 APRILE ore 10.00/13.00 ; DOMENICA 14 APRILE ore 16.00/20.00; SABATO 20 APRILE ore 10.00/13.00. Venerdì 19 aprile, ore 20.45, incontro divulgativo organizzato da ATTAC, presso CGIL di Verona (via Settembrini). ADESIONI: Legnago Social Forum, Libera Ass. di Base, Il Germoglio, Lega Ambiente, Arci, Rif. Comunista, VRonline.it (LEGNAGO SOCIAL FORUM)
GREENPEACE... PER LE FORESTE
L'Aja,
8 aprile 2002 - Greenpeace ha rilasciato oggi alcuni rapporti che denunciano il
taglio illegale delle foreste primarie da parte di alcune compagnie a Papua
Nuova Guinea e in Finlandia.Greenpeace ha rilasciato inoltre un rapporto che
dimostra il ruolo fondamentale del mercato giapponese nella distruzione delle
foreste.
"Partners in Crime - Malaysian loggers, timber markets and the
politics of self-interest in Papua New Guinea " descrive le distruzioni e gli
effetti devastanti che il progetto Kiunga Aiambak ha avuto sulla popolazione
indigena e sull'ambiente. Il rapporto invita il governo di Papua Nuova Guinea a
fermare il progetto e i consumatori a non acquistare legno proveniente da quelle
regioni. il Rapporto: http://www.greenpeace.org/saveordelete/reports/png_partnersincrime.pdf
Il
Rapporto "Policies of Destruction " e' un'analisi dell'implementazione
finlandese della CBD nella protezione delle foreste.L'industria del legno
finlandese e' tra le piu' importanti e avanzate al mondo e produce il 25% del
fabbisogno mondiale di carta.Le politiche forestali finlandesi potrebbero
sembrare molto avanzate, ma ad un'attenta analisi si vede che la biodiversita'
nelle foreste finlandesi e' in crisi.
il Rapporto: http://www.greenpeace.org/saveordelete/reports/finland_destruction.pdf
"Japan's
Partners in Crime II Chains of Destruction leading from the world's remaining
ancient forests to the Japanese Market" descrive il ruolo del Giappone
nella distruzione delle foreste primarie del mondo.Il Giappone e' il secondo
importatore mondiale dopo gli Stati Uniti di legname.Il rapporto dimostra che il
governo Giapponese sta facendo ben pochi sforzi per bloccare l'importazione di
legno e per sensibilizzare i consumatori ad acquistare legname ecologico.
il
Rapporto: http://www.greenpeace.org/saveordelete/reports/j-chainofdestruction.pdf
Oggi
inoltre, alcuni attivisti di Greenpeace stanno bloccando in Finlandia le
operazioni di taglio in una foresta del nord-est del paese.
Agisci! Aiuta la
campagna Salva o Cancella di Greenpeace firmando la petizione on-line http://act.greenpeace.it
MASS MEDIA
Per la pace una Marcia straordinaria
Per la situazione 'straordinariamente grave' del Medio
Oriente, la «Tavola della Pace» ha convocato un'edizione straordinaria della
Marcia della Pace Perugia-Assisi per il 12
maggio. In questo modo, la Tavola della Pace intende «rivolgere un
pressante appello ad Europa e Nazioni Unite ad intervenire subito in difesa dei
piu' indifesi, della giustizia e della legalita' internazionale». Chiesto anche
l'invio in Medio Oriente di «una forza di interposizione» che promuova il
"cessate il fuoco". La Tavola della Pace coordina il lavoro di centinaia di
associazioni pacifiste, religiose e laiche. (VEDI BOX ASSOCIAZIONI)
CELEBRAZIONI A ROMA PER L’ENTRATA IN VIGORE DELLO STATUTO DEL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE
E’ una giornata di festa oggi per i sostenitori dei diritti umani. Con la ufficializzazione delle ultime 4 ratifiche necessarie, infatti, entra finalmente in vigore il Trattato di Roma del 1998, costitutivo del Tribunale penale internazionale permanente. Per l’occasione, questo pomeriggio si svolgerà una solenne cerimonia al Quirinale, con la partecipazione del presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi e del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Sede della Corte sarà la città olandese dell’Aja. I 18 giudici internazionali dovrebbero diventare operativi a partire dal prossimo luglio e saranno chiamati ad occuparsi di crimini di guerra e contro l’umanità, compreso il genocidio. Potranno essere portati in giudizio soltanto i cittadini degli Stati che hanno ratificato il trattato. Finora sono 60 ma altri 135 hanno firmato lo statuto e nel tempo lo inseriranno all’interno del proprio ordinamento. Fra i grandi assenti spiccano gli Stati Uniti, che si sono sempre opposti alla nascita di questo tribunale. Washington non è disposta a cedere parti della propria sovranità e dunque non accetta l’idea che propri cittadini possano essere processati da una corte internazionale, neppure se coinvolti in crimini di particolare efferatezza. (fonte: Misna)
GREENPEACE: «IL GOVERNO BERLUSCONI CI PORTA INDIETRO...»
Roma, 10 aprile 2002 - Intervenendo sul discusso decreto legislativo di attuazione della Legge Obiettivo 431/2001 che, se approvato, agevolerebbe le procedure autorizzative di 250 progetti di infrastrutture giudicati strategici, Greenpeace denuncia l'attacco sistematico di questo governo contro l'ambiente. "Agevolare le procedure di impatto ambientale per opere come le dighe mobili alle bocche della laguna di Venezia e' come fare un salto nel buio. Se i rischi che sono stati evidenziati nel dossier del VIA che ne ha finora bloccato la realizzazione dovessero, come e' probabile, avverarsi, la laguna e Venezia sarebbero in reale pericolo" ha dichiarato Fabrizio Fabbri, direttore Scientifico di Greenpeace Italia. L'associazione denuncia un piu' generale clima avverso alle politiche ambientali che caratterizza questo Governo e la maggioranza che lo sostiene. "Questo Governo fa un disinvolto uso delle deleghe nell'evidente intento di evitare che la discussione pubblica in parlamento possa mettere in luce i continui attacchi agli strumenti tecnici e normativi ambientali, come la ratifica della direttiva europea sulla brevettabilita' degli organismi viventi. Vero e' che quando la discussione parlamentare c'e', la maggioranza di Governo non brilla certo per sensibilita' ambientale come dimostrato dall'emendamento approvato ieri alla Camera che include nella legge di ratifica del Protocollo di Kyoto l'energia nucleare tra le fonti rinnovabili" ha aggiunto Domitilla Senni direttore generale di Greenpeace Italia. Secondo Greenpeace, l'esclusione della Valutazione di Impatto Ambientale per le grandi opere e' in netta antitesi con il Principio Precauzionale largamente riconosciuto a livello politico ed imprenditoriale che prevede una corretta valutazione dei rischi in assenza del quale l'intervento umano deve essere scongiurato per evitare ripercussioni negative per la societa'.
Meeting per i bambini dell'Africa
Il Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli – Assisi con il patrocinio dell’Ambasciata della Costa d’Avorio organizza il 1° MEETING PER I BAMBINI DELL’AFRICA a ABIDJAN - dal 21 al 27 giugno 2002 - Per ogni informazione e per il programma di viaggio contattare: Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli – tel. 075816700 Ambasciata Costa d’Avorio – Ufficio Stampa – tel. 0644231129 Linus Viaggi – tel. 0755003366 – fax 0755003322 – info@linus.it
11/4/02 - “Da più di un’ora stanno sparando contro il convento e contro di noi. Non sappiamo cosa stia avvenendo all’esterno del complesso della Natività, abbiamo sentito delle detonazioni ma non abbiamo idea di quanto succeda fuori”, ha detto padre Ibrahim Faltas, custode della Basilica, raggiunto telefonicamente dalla MISNA. “Sono già state rotte almeno 4 finestre nell’ostello ‘Casa nova’ – prosegue il francescano - una finestra della sacrestia, hanno colpito anche la cucina, sparano dappertutto… ci seguono dovunque ci spostiamo all’interno del convento”. Proprio stamattina il portavoce della Custodia di Terra Santa, padre David Jaeger, aveva dichiarato alla MISNA che da un paio di giorni gli israeliani hanno il controllo dell’ala nord del convento francescano di Santa Caterina, che si trova accanto alla Basilica dove da dieci giorni si trova un gruppo di 245 palestinesi, gran parte dei quali sono armati. (fonte: Misna)
Gli aiuti che non aiutano
I paesi ricchi dicono di voler aiutare quelli poveri ma in realtà gli impediscono di uscire dalla miseria. Colpendo le importazioni con dazi esagerati.
(di Fritz Vorholz – Die
Zeit) Non esiste alcun ambito della politica in cui la doppiezza sia così
spudorata come lo è nel campo degli aiuti allo sviluppo. Da un lato gli
operatori dell’industria della compassione si trovano a fronteggiare sfide
colossali: devono alleviare la miseria e la fame, frenare la crescita
demografica, risolvere il problema dell’emigrazione, prendersi a cuore i diritti
umani, la democrazia e la tutela dell’ambiente. Recentemente è stato loro
assegnato anche il ruolo di avamposti civili nella lotta al terrorismo
internazionale. Dall’altro lato però a questi stessi operatori viene negato il
denaro necessario per affrontare compiti sempre più gravosi. Mentre i capi di
stato e di governo dei paesi ricchi promettono da decenni, con molta
convinzione, che aiuteranno di più e meglio i paesi poveri, i loro bilanci
evidenziano l’esatto contrario. Mai, fino a oggi, i paesi riuniti nel Comitato
di assistenza allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione economica e
lo sviluppo sono stati così lontani dalla meta che si erano prefissati
trent’anni fa, quella cioè di devolvere almeno lo 0,7 per cento del proprio Pil
ai paesi meno sviluppati. Nel 2000 non sono riusciti a riservare più dello 0,22
per cento alla lotta contro la miseria nel mondo, vale a dire a malapena 54
miliardi di dollari. Meno, cioè, di quanto in Germania viene trasferito ogni
anno dall’Ovest all’Est del paese. La comunità delle Nazioni Unite si è riunita
a Monterry, in Messico, per un conclave che molti hanno definito “madre di tutte
le conferenze”. Dopo tutti i vertici mondiali dello scorso decennio, l’ordine
del giorno dei delegati si è ridotto a un solo punto, quello centrale: i soldi,
il finanziamento allo sviluppo. Il minimo denominatore è noto. Ci si è limitati
al riciclaggio di una vaga dichiarazione d’intenti: “Sollecitiamo i paesi
sviluppati a compiere sforzi concreti in vista dell’obiettivo dello 0,7 per
cento” è scritto nella bozza di risoluzione di Monterry, per la cui stesura già
si sono accapigliati i mediatori del Nord e del Sud, senza peraltro riportare a
casa nulla di nuovo se non rimborsi spese; l’unica eccezione sarà qualche
regaletto dell’uno o dell’altro capo di governo. Nulla d’impegnativo, solo gesti
spontanei. In realtà la posta in gioco va ben oltre le semplici elemosine. Gli
aiuti allo sviluppo non sono più la principale fonte di finanziamento allo
sviluppo e non lo saranno mai. Nella comunità dei paesi donatori c’è un ampio
consenso sul fatto che i paesi poveri devono a loro volta mobilitare delle risorse per tirarsi fuori dalla
miseria. Eppure sono gli stessi ricchi che lo impediscono. Tanto per restare
alla magica cifra dello 0, 7 per cento: una crescita delle esportazioni pari a
questa percentuale porterebbe ai paesi in via di sviluppo un aumento delle
entrate pari all’importo complessivo degli aiuti stanziati ufficialmente.
Eppure, con il loro protezionismo, i paesi industrializzati impediscono ai paesi
in via di sviluppo di guadagnare quei soldi. Secondo i dati della Banca
Mondiale, il mondo ricco colpisce le importazioni dal mondo povero con dazi che in media
sono quattro volte più elevati delle imposte che gravano sui prodotti dei paesi
industrializzati. Il protezionismo dei ricchi costa ai poveri cento miliardi di
dollari all’anno, vale a dire circa il doppio di tutti gli aiuti allo sviluppo.
E’ uno scandalo. Sono proprio i paesi che fanno affidamento sull’esportazione
delle materie prime, i più poveri tra i poveri, ad avere più bisogno di essere
aiutati in altri modi. E questo non può significare soltanto più aiuti
finanziari. Se si vuole che la cooperazione allo sviluppo abbia un futuro dovrà
esserci qualcosa in
più.
PERUGIA-ASSISI: IN MARCIA... PER LA PACE
Il
Circolo “Fagiani nel Mondo” di VERONA sta pensando di organizzare un pullman per
partecipare alla marcia della Pace Perugia-Assisi il 12 maggio 2002. Chi fosse
interessato contatti l'indirizzo: fagianinelmondo@libero.it
Per informazioni sulla Marcia leggere qui sotto: Il 12 maggio tutti alla Perugia-Assisi, per la pace - Domenica 12 maggio 2002: Marcia straordinaria Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. Appello all'Europa: Fermiamo l'escalation del terrore. Fermiamo la carneficina Si svolgerà domenica 12 maggio e sarà un'edizione straordinaria, com'è straordinariamente grave il momento che stiamo vivendo. Di fronte alla drammatica evoluzione del conflitto Israelo-Palestinese e ai pericoli che incombono, la Tavola della Pace ha deciso di convocare per domenica 12 maggio 2002 una edizione straordinaria della Marcia Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. "Un'impressionante fiume di sangue -si legge nell'appello di convocazione- scorre sotto i nostri occhi alimentando rappresaglie e vendette. Il peggio che tutti dicevano di voler scongiurare è arrivato. Ma al peggio non c'è un limite naturale. Lo deve porre la comunità internazionale, lo dobbiamo porre noi, lo deve porre l'Europa. E' una nostra responsabilità." Con questa iniziativa la Tavola della Pace intende rivolgere un pressante appello all'Europa e alle Nazioni Unite: "Noi chiediamo all'Europa e all'Onu d'intervenire subito in difesa dei più indifesi, della giustizia e della legalità internazionale. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di inviare una forza di interposizione capace di promuovere il cessate il fuoco e di assicurare la protezione delle popolazioni civili. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di assumere tutte le misure di pressione e sanzione diplomatica ed economica necessarie per bloccare l'escalation e riprendere la via del negoziato per la costruzione di una pace giusta e duratura." "Tutti sanno -scrivono i promotori- che senza un deciso intervento dei responsabili della politica internazionale sarà molto difficile spezzare la catena della morte. Per questo noi cittadini europei, consapevoli delle nostre responsabilità storiche, rivolgiamo un nuovo pressante appello all'Europa: fermiamo la carneficina." La Marcia Perugia-Assisi del 12 maggio è promossa dalla Tavola della Pace: l'organismo che coordina il lavoro di centinaia di associazioni, laiche e religiose impegnate in Italia per la pace, i diritti umani e la solidarietà. Tra le prime adesioni nazionali già raccolte ci sono quelle di CGIL, CISL, UIL, Agesci, Acli, Pax Christi, Legambiente, Forum del III settore, Emergency, Mani Tese, Arci, Associazione per la Pace, Focsiv, ICS, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Peacelink. Per maggiori informazioni: Tavola della Pace - Ufficio Stampa, via della viola 1 (06100) Perugina tel. 335/6507723 - 075/5736890- fax 075/5739337 - email: info@perlapace.it
«LA PACE PROMESSA» - ASSEMBLEA NAZIONALE 2002 DI PAX
CHRISTI
Macerata 25-28 APRILE
2002
Programma: Giovedì 25 aprile: ore 16.00: accoglienza e
sistemazioneore; 21.00:"chiacchere" e confronti tra i vari Punti Pace (la serata
è lasciata libera perché i vari Punti Pace possano esporre la loro "carta
d'identità", il loro operato...)
Venerdì 26 aprile: ore 8.45: meditazione e
preghiera guidata da padre Mosè Mora, comboniano; ore 9.45: apertura dei lavori
da parte di d. Diego Bona; ore 10.00:Globalizzazione e guerra nello scenario
internazionale, con particolare riferimento alla situazione
mediorientale.
"Quali i possibili spazi per pace e
nonviolenza?" Relatori:
Padre Benjamin, Luigi Sandri; Un medico che ha operato in Afghanistan ore
15.00: visita a Recanati, accompagnata da una riflessione di Sergio
Paronetto "Leopardi: il filo infinito della pace" ; ore 21.30: Video: "Tempo di
scelte. Dalla globalizzazione dei profitti alla globalizzazione dei
diritti" (Ed. Comboniani)
Sabato 27 aprile: ore 8.45: meditazione e
preghiera guidata da padre Mosè Mora; ore 9.45: Globalizzazione e
guerra nello scenario latinoamericano e africano.
Quali i possibili
spazi per pace e nonviolenza dopo l'esperienza di Porto Alegre? Relatori: Padre
Mosè Mora; Carlo Gubitosa (Peacelink) Miriam Giovenzana (Altreconomia)
Paolo Cereda (Caritas Italiana) ore 15.00: gruppi di lavoro 1. Pax Christi in
azione: i movimenti del movimento (facilita M.Antonietta Di Capita); 2. I
possibili compagni di viaggio: come camminare con Lilliput, Social Forum,
Associazioni Cattoliche (facilita Anna Scalori); 3. La situazione
mediorientale: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita don Renato
Sacco); 4. Sudan e Congo: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita
Tonio Dell'Olio); 5. El Salvador e Chiapas: riflessioni e possibili azioni
concrete (facilita Alberto Vitali) Verranno invitati a partecipare ai gruppi
anche i relatori della mattinata; ore 18.30: messa e saluto di don Diego Bona;
ore 21.00: momento di festa in piazza
Domenica 28 aprile: ore 8.45:
meditazione e preghiera; ore 9.45: presentazione, discussione e approvazione
delle variazioni allo statuto e del bilancio; ore 11.00: resoconto e discussione
sui lavori di gruppo; ore 13.00: conclusioni
Note logistiche: L'Assemblea si
svolgerà presso la Domus Letitiae, Via Cincinelli n.4 - Macerata;
tel. 0733/232738
Come arrivare:In treno: scendere alla stazione di Macerata
e, andando verso destra, dopo circa 30 mt. troverete la Domus Letitiae. In auto:
con la A14 uscire a Civitanova Marche e proseguire sulla superstrada per
Macerata. Uscire a Macerata-Corridonia e seguire le indicazioni per la stazione
ferroviaria. La quota di partecipazione, comprensiva delle spese di segreteria,
è di 90EUR in pensione completa.
Per iscrizioni e ulteriori
informazioni rivolgersi a Pax Christi Italia - segreteria nazionale Via
Petronelli n.6 70052 Bisceglie (BA) Tel.: 080/395.35.07 Fax: 080/395.34.50
e-mail: segreteria@paxchristi.it http://www.paxchristi.it
SOAVE: LEGAMBIENTE E... L'AMORE DI SILVIA
Sabato
18 Maggio 2002, nell'ambito della Festa Medievale del Vino bianco Soave, che si
tiene abitualmente la terza domenica di Maggio a Soave (VR),
il circolo Legambiente Soave, con il patrocinio del Comune e della
Pro Loco, la collaborazione ed il contributo del Centro di Servizio per il
Volontariato della Provincia di Verona, organizza per il secondo anno
consecutivo una manifestazione a carattere di rassegna sul tema:
"L'AMORE DI
SILVIA" in riferimento ad un angolo nascosto di Parco Zanella detto "luogo di
Silvia" dove la contessa era solita incontrarsi con il proprio amante. Il tutto
si svolgerà nell'arco della serata del 18 Maggio 2002 a partire dalle ore 21,00
presso Parco Zanella - Soave (VR) tipico giardino all'italiana nel cuore del
borgo medievale. La partecipazione è aperta a tutti. E' possibile inviare:
poesie, lettere, brevi racconti (max 5 cartelle), o dialoghi (max 5 cartelle)
sul tema dell'amore. La manifestazione non ha carattere di concorso.
Tra
tutte le opere ricevute saranno selezionate le più originali che verranno lette,
recitate o messe in scena per la serata stessa da poeti ed attori
professionisti. Durante la manifestazione il parco sarà animato da figuranti in
costume medievale: damigelle, cavalieri, soldati ed artigiani all'opera con
strumenti dell'epoca. Tutto il materiale dovrà essere inviato entro il 30 Aprile
2002 a: Legambiente Soave Via Cà del Bosco n° 1, 37038 Soave (VR) e-mail: legambiente.soave@libero.it
PEDAGOGIA DELL'ERRORE
Quel giorno la professoressa di Italiano tentava di spiegarci che il destino non è una mera fatalità, bensì siamo noi a tracciarne il senso. Aveva ragione da vendere, ma io non volli acquistarne neppure un grammo, tant’è che le lanciai una matita, colpendola alle spalle. “Chi è stato?”. Il silenzio fu l’ unica risposta. Venne il Preside, minacciò la sospensione per tutti, se non fosse saltato fuori il colpevole, ma il mutismo non consentì alcun dialogo, mentre io mi sentivo fiero della mia bravata, e protetto dal silenzio dei compagni. Ora so che fu un errore, scambiare quell’accadimento meschino per una forma di solidarietà. Lentamente ma inesorabilmente piombai nel baratro più oscuro, e uscirne non è stato facile: mi è costato quasi trent’anni di carcere scontato, e tutt’ora è un viaggio di ritorno lento e sottocarico. Ho ricordato questo episodio adolescenziale, perché nella Comunità “Casa del Giovane” dove seguo e accompagno giovanissimi e minori, mi è capitato di assistere a qualcosa di terribilmente simile: come una storia sovente ripetuta, senza che alcuno riesca a coglierne l’insegnamento. Infatti, un minore ne ha combinata una delle sue, e i coetanei continuano ad ammiccare, tacere, e, peggio, acconsentire. Scoperto il guaio e punito giustamente il colpevole, gli amichetti “solidali” si rigano il volto di lacrime. Anch’io sento il morso del dispiacere, ma sale alto quell’episodio che mi ha visto protagonista tanti anni addietro. Così schianto con le parole gli atteggiamenti ipocriti, anzi assai più pericolosi. E’ sottile, quasi invisibile, il confine che separa il sentimento della solidarietà dall’omertà, ma quest’ultima non ha parentela con ciò che nasce spontaneo verso l’altro, ciò che spinge e affianca chi è affaticato, perché la solidarietà è un sentimento che nasce con forza, con amore, con verità, per poi ritirarsi senza clamori. Invece l’omertà è un mezzo per rendere sicura la prepotenza e la prevaricazione. L’omertà è viltà, per coprire l’ignoranza. Soprattutto, a differenza della solidarietà, è una subcultura che consente di far pagare ad altri il prezzo della propria inutilità. Altri giovani hanno condiviso la trasgressione con quel minore, ma rimangono in silenzio, defilati, nella convinzione che l’importante è “farla franca”. E’ questa loro non-consapevolezza a far riflettere. Ecco che allora diventa prioritario, urgente, intervenire, perché non rimangano seduti nell’ultima fila. Proprio in questa cecità ottusa occorre imprimere il visto di entrata al cuore, e comprendere che è certamente una sola la via da seguire, cioè quella del sentire il richiamo della solidarietà vera, quel sentimento che ci induce a farci avanti, a non nasconderci, per poter essere responsabili del bene di ciascuno e di tutti, ammettendo gli errori e cercando di comprenderne il peso. Non so se oggi, come ieri, questi fraintendimenti dolorosi che assalgono i giovani sono il risultato di una ingiustizia sociale, che moltiplica i casi di emarginazione, di protesta e di disagio. Però sono certo che non saranno le parole, i libri, a salvare chicchessia dal proprio destino. Educare significa non tirarsi indietro, ma avanzare con il bagaglio delle proprie esperienze, come somma degli errori, per porsi a diga di ogni facile conclusione: perché solo in questa direzione può esistere una politica sociale degna di questo nome, che possa partorire giustizia. Per addivenire a questa nuova cultura, occorre, ineludibile, una condizione: il diritto alla vita e alla tutela di ogni minore passa attraverso un’azione collettiva, dove nessuno può chiamarsi fuori. Un’azione che è anche fatica, ma va affrontata giorno dopo giorno.