I giovani dell’associazione «Underforum» di Colognola ai Colli (VR) comunicano che VENERDI 29 MARZO PRESSO IL TREND-UP DI NEGRAR (VR) verrà organizzata una serata di musica dal vivo il cui ricavato verrà devoluto alla LILA (Lega Italiana Lotta AIDS) di Trento. Alcuni volontari saranno presenti con materiale informativo, gadget ecc. Per qualsiasi tipo di informazione contattare mircopi@libero.it ; il contributo sarà commisurato al numero di persone che gli organizzatori faranno entrare con i propri biglietti. Quindi prima del 29 marzo si dovranno distribuire gli inviti.
Mimmo de Tullio e "Le Nuvole Ensemble" in «La Buona Novella» di Fabrizio De Andrè. Suoneranno: Lella Carcereri, voce narrante; Thomas Sinigaglia, piano, tastiere, fisarmonica; Roberto Lorenzetti, contrabbasso; Valeria Sartori, flauto; Nicola Berti, percussioni; Flaviano Righelli, chitarra; Manolo Bisinelli, chitarra. Arrangiamenti: Thomas Sinigaglia e Flaviano Righelli. La performance si terrà a CUSTOZA (VR) presso la Chiesa di San Pietro in Vincoli, domenica 31 marzo alle ore 21,15.
"Vivere e condividere il Vangelo a partire dall’esperienza dell’incontro con il povero". È il tema del prossimo seminario di studio organizzato dal Centro Unitario Missionario di Verona e dalla rivista ‘Settimana’. L’iniziativa, che si volgerà nel capoluogo scaligero dal 2 al 5 aprile, rientra nello spirito dello scambio tra le Chiese italiane e Latino-americane. "L’intento degli organizzatori – ha spiegato monsignor Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Cei – è quello di coniugare l’apporto di esperti con la presentazione di esperienze; quindi non solo relazioni dense di contenuto, ma anche testimonianze dirette e condivisione di tra i partecipanti". Per informazioni: missioni@chiesacattolica.it - http://www.fondazionecum.it/ (fonte: www.misna.org)
03/04/02 - Verona - Incontro con Alì Rashid e Viktor Magiar
Prosegue il palinsesto «Silenzio & Rumore». Giovedì 4 aprile nell'aula magna dell'Istituto Superiore "Bolisani" di Villafranca (VR), l'Associazione MOSCACIECA promuove la proiezione del film a tema "L'Assedio" di Bernardo Bertolucci, introdotto e commentato da Matteo Molinari. (info: fedepanda@tin.it )
IX CONVEGNO DI TEOLOGIA DELLA PACE 6-7
aprile 2002 Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via XX Settembre 47 - FERRARA. Tema:
SATYAGRAHA, FORZA DELLA VERITA' CHE OPERA GIUSTIZIA. I Convegni di Teologia
della Pace sono promossi da Pax Christi, attraverso il Punto-Pace di Ferrara,
con la collaborazione dell'Istituto di Scienze Religiose diocesano e della
Chiesa Battista di Ferrara, unitamente al movimento di Rinascita cristiana, al
Segretariato Attività Ecumeniche locali e all'Associazione Ferrara-Terzo Mondo,
con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara. Si tratta di
un'occasione - che ci risulta essere unica in Italia nella sua sistematicità -
per chiamare la teologia a confrontarsi sui temi della Pace e a scoprire come la
Pace sia il vero volto di Dio. In questo IX incontro proseguiremo la riflessione
intorno alla Verità e al suo rapporto con la Nonviolenza (Satyagraha, per
Gandhi), declinandola rispetto al tema strettamente legato della Giustizia.
Ancora una volta non possiamo non essere attenti all'ordine del giorno che la
storia recente ci pone, dove Verità e Nonviolenza sembrano sempre più messe al
margine.
P R O G R A M M A
SABATO 6 APRILE, ORE 18,30 -
LITURGIA ECUMENICA presso la Chiesa Battista di via C. Mayr 110/a. Cena
comunitaria - ORE 21,00 - (PRESSO IL TEATRO "CASA DI STELLA DELL'ASSASSINO", via
Cammello) «GOLFO» tratto dall'omonimo libro di Robert Westall, riduzione
teatrale a cura di: Marcello Brondi, Teresa Fregola, Luciano Giuriola. Regia di
Luciano Giuriola
DOMENICA 7 APRILE (Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via
XX Settembre 47): ORE 9,15 - Accoglienza di Andrea Zerbini, direttore
dell'Istituto di Scienze Religiose di Ferrara. Saluto di Carlo Caffarra,
arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Saluto di Giorgio Dall'Acqua, presidente della
Provincia di Ferrara. Saluto di Daniele Lugli, segretario nazionale del
Movimento Nonviolento. Introduzione di Piero Stefani, direttore scientifico del
convegno. Relazione di Lidia Maggi, pastora evangelica, Cinisello Balsamo
(Milano): "Effetto della giustizia sarà la pace (Isaia 32,17)". Relazione di
Raniero La Valle, giornalista e studioso di tematiche sulla pace, Roma: "La
guerra giusta: nascita e storia di una triste leggenda". Discussione. Pranzo
comunitario.
ORE 15,00 - Relazione di Cesare Frassineti, esperto di economia
e globalizzazione, Roma: "Economia, giustizia e nonviolenza, un trio
impossibile?"
Relazione di Giuseppe Stoppiglia, frate cappuccino, prete
operaio e formatore sindacale, presidente dell'associazione Macondo, Vicenza:
"Verità e giustizia nelle relazioni tra i popoli per crescere la
nonviolenza".Discussione.
Conclusioni di Francesco Comina, giornalista, Pax
Christi Bolzano. Per informazioni e iscrizioni (entro il 31 marzo): Pax Christi
Punto-Pace Ferrara, c/oAlessandra Mambelli, tel.0532742260;
e-mail: relaxpxfe@libero.it
A Rimini, Convegno Nazionale di «Rete Radiè Resch» il 12 - 14 aprile 2002 dal titolo “Il sorriso di Pacha Mama” sottotitolo “la speranza degli esclusi”, con relatori Manlio Dinucci, Alì Raschid, Giulietto Chiesa, frei Gorgen, Marco Revelli, Guido Viale, Ettore Masina, Alex Zanotelli, … ed altri testimoni. Per informazioni: dinopoli@ferrarisvr.it
Il 13 e il 14 aprile GIORNATA PER LE OASI. Il WWF Italia sarà presente in più di 600 piazze d'Italia per testimoniare il suo impegno e offrire a tutti coloro che sceglieranno di sostenere uno dei suoi progetti nelle Oasi,la guida e la cartina del delle Oasi del WWF insieme ad una confezione di pasta prodotta nel Parco Nazionale della Majella.Il WWF sarà presente a San Bonifacio domenica 14 Aprile in Piazza Costituzione.
Convegno “E’ L’ORA DELLE RELIGIONI? LA SCUOLA E IL MOSAICO DELLE FEDI”, 19 aprile 2002 presso Cem Mondialità, Istituto Saveriano - Via Piamarta,9 – 25121 Brescia. Per informazioni e iscrizioni Tel. 030.377.2780 (dal lunedì al venerdì 9.30 –12.30) E-mail cemmondialita@saveriani.bs.it Web:www.saveriani.bs.it/cem
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara (Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini" sabato 4 maggio alle ore 16 presso il Teatro Comunale di Nogara (via Roma, 1) si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI "Le toghe rosse" (Baldini & Castaldi) e dell'ultimo libro di MARCO TRAVAGLIO, GIANNI BARBACETTO E PETER GOMEZ «C'era una volta Mani Pulite» (Feltrinelli). Interverranno: MARCO TRAVAGLIO Giornalista de "la Repubblica"; PETER GOMEZ (giornalista de L'Espresso); ELIO VELTRI, Presidente dell'Associazione "Democrazia e Legalità"; PAOLO ANDREOLI, Sindaco di Nogara. Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara ; biblionogara@libero.it .
La non violenza possibile: una sfida per la missione’. È il tema del convegno promosso dalla Fesmi (Federazione della stampa missionaria italiana) che si svolgerà a Verona, presso il Centro unitario missionario (Cum), dal 7al 9 maggio prossimi. L’iniziativa è un’occasione privilegiata per riflettere sul tema della ‘non violenza’, con l’aiuto di esperti i cui apporti saranno elaborati ed arricchiti in un’attività di dibattito e di laboratorio. “L’escalation bellica afgana, che ha fatto seguito alla tragedia delle ‘Twin Towers’ e del Pentagono, come anche i numerosi focolai di tensione in numerosi Paesi del Sud del mondo, esige da parte dei missionari un’attenzione privilegiata per un rinnovato annuncio del Vangelo della Pace”, ha commentato padre Ottavio Raimondo, segretario nazionale della Fesmi. Tra i partecipanti al convegno figurano i teologi Tissa Balasuriya dello Sri Lanka e don Gianni Colzani. Per ulteriori informazioni: raggio@rivistaraggio.org - sermis@emi.it
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1° Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti, sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il “Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli (autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori. Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo “Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente), Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno – Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it
Letter@ scomod@
Sappiamo che Davos e' bianca, rifiutiamo l'ordine bianco di Davos.Noi siamo la stonata polifonia delle voci del Sud e del Nord che rigetta la Marcia funebre del mercato.' Mentre cosi' cantava al Forum Sociale di Porto Alegre il grande poeta brasiliano Pedro Tierra, noi a Nairobi mettevamo gli ultimi tocchi alla campagna a favore dei lavoratori dei fiori in Kenya. Eravamo di nuovo in Marcia, una Marcia in favore della vita contro un sistema che schiaccia ed opprime. Una campagna, questa dei fiori concepita all'indomani della vittoria ottenuta contro la Del Monte Kenya (oggi Cirio-Del Monte). La preparazione e' durata quasi due anni: un lungo e duro periodo per ottenere I dati essenziali sulla violazione dei diritti umani da parte delle aziende Kenyane di floricoltura. Questo processo (l'esperienza con la Del Monte e' stata magistrale) e' stato pilotato da un piccolo gruppo: due donne, Maloba e Muthoni, due sindacalisti, Dimoli e Barak, un amico attivista, due Comboniani, fratel Alberto Parise e padre Daniele Moschetti. Questo comitato (noto prima come comitato di solidarieta') e' oggi conosciuto come Workers Rights Alert (Osservatorio dei diritti dei lavoratori). Chi ha tirato le fila e' stato Stephen Ouma che ora lavora con il Kenya Human Rights Commission, l'organizzazione per I diritti umani che ha coperto legalmente il lavoro del comitato (altre 8 ONG locali ci hanno dato il loro appoggio). Una sfida enorme. L'industria dei fiori non e' la Del Monte ma il settore trainante dell'economia kenyana (al terzo posto dopo te' e caffe'). Questo settore coinvolge circa 50.000 lavoratori (con commesse di lavoro per altre 70.000 persone). Il 90% di questi sono donne. Il 65% sono lavoratori giornalieri. Chi lavora a contratto riceve circa 1 $ al giorno. L'uso dei pesticidi sta avendo gravi conseguenze per molti (abbiamo ascoltato testimonianze agghiaccianti a questo proposito). Pesanti anche le conseguenze ambientali: Lago Naivasha, acqua.. L'organizzazione sindacale e' seriamente ostacolata. C'e' un solo sindacato riconosciuto (Plantations) pilotato da Atwoli (attuale segretario generale dei sindacati Kenyani) legato al governo. E' in atto una politica di scoraggiare I lavoratori dall'aderire ai sindacati (sono pagati di piu' se si rifiutano di iscriversi). Il rapporto Beauty and Agony (Bellezza ed agonia) preparato dalla commissione Kenyana dei diritti umani (rilasciato in questi giorni) offre tutti questi dati e tanti altri. Abbiamo avuto una serie di incontri con il consiglio dei fiori (KFC) in rappresentanza dei proprietari per discutere di queste violazioni. Ma al di la' delle belle parole nulla e' stato fatto. Per questo il comitato ha deciso di lanciare una campagna Nazionale con una settimana (10-17 febbraio) piena di attivita' sia a Nairobi come a Naivasha. Le minacce cominciarono a piovere. Ma decidemmo di procedere. Iniziammo con un incontro a Nairobi dall'11 al 13 febbraio in cui lavoratori, sindacalisti, esperti si sono ritrovati per focalizzare e verificare I dati raccolti. Con una conferenza stampa abbiamo lanciato la campagna. Le minacce si intensificarono. 'Se il governo non fara' nulla per fermare questo comitato - ha tuonato Atwoli dalle pagine del quotidiano Nation - lo sistemeremo a modo nostro!' Rispondemmo con una dichiarazione stampa affermando che avremmo proseguito. Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, abbiamo tenuto un simposio a Naivasha (una cittadina a 100 km da Nairobi), il cuore della floricoltura Kenyana. Il 16 febbraio il comitato ha invitato la stampa per fare una visita per vedere alcune serre di Ruiru (vicino a Nairobi). La polizia ci impedi' di entrare. Domenica 17 e' stata una giornata campale. Avevamo concordato con il parroco di Naivasha di fare una preghiera ecumenica in una chiesa cattolica vicino ad una grossa compagnia dei fiori, la Sulmac. Alla vigilia ci fu detto che non si poteva fare tale preghiera in quella chiesa (scoprimmo poi che la compagnia aveva fatto pressione sul parroco poiche' quella chiesa era stata costruita dalla stessa Sulmac sul terreno di sua proprieta'). Mi appellai al vescovo di Nakuru. ma nulla da fare. Decidemmo allora il colpo mancino. Con un autobus e varie automobili arrivammo il mattino presto alla parrocchia di Naivasha e chiedemmo (Daniele ed io) di poter concelebrare. Il parroco acconsenti' e alla fine della messa ci permise di parlare. Sotto I riflettori televisivi di diverse televisioni private e nazionali (venute per riprendere la Marcia) dissi perche' eravamo venuti per solidarizzare con I lavoratori dei fiori cosi' pesantemente oppressi. Applausi. Chiesi anche che razza di Dio stavamo adorando in chiesa se I fedeli presenti non fossero pronti a ricongiungersi con I loro fratelli in Marcia per difendere I diritti dei lavoratori. Ricordai loro le parole di Martin Luther King: ' Ho guardato le belle chiese con quei loro alti campanili rivolti al cielo. Continuamente mi chiedevo: ' quali persone vengono qui a pregare? Qual'e' il loro Dio? Dov'erano quando il governatore Wallace dava fiato alle trombe della sfida e dell' odio? Dov'erano quando neri stanchi, picchiati, scoraggiati decidevano di uscire dal loro stato di inerzia per imboccare la strada della protesta creativa?'' Partimmo poi dalla chiesa cattolica in Marcia verso la zona dei fiori dove nella Deliverance Church avremmo pregato. E' stata una Marcia bellissima. Preceduti dalla banda della Chiesa dell'Esercito della Salvezza abbiamo attraverso I ghetti che stanno nascendo come funghi attorno alle serre. 'Siamo la stonata polifonia..'. Poi arrivati alla chiesa ci siamo disposti a semicerchio per la celebrazione ecumenica. Un grande cero stretto da un filo spinato e adornato da un mazzo di garofani carnation, fu acceso da uno dei lavoratori: segno di lotta, di impegno, di resistenza. «Ricordati Signore di quanto ci e' accaduto. La nostra eredita' e' passata a stranieri.Orfani siamo diventati, senza padre. Le nostre madri come vedove. L'acqua nostra beviamo per denaro. La nostra legna si acquista a pagamento. Siamo sfiniti, non c'e' per noi riposo». Cosi' corre il libro delle Lamentazioni proclamato nella celebrazione. E' la fotografia della realta' di Naivasha. E la gente lo coglie, lo beve con gli occhi. E' estatica a tal punto che quando sente proclamare la Lettera di Giacomo ripete spontaneamente ogni versetto letto dal pastore della chiesa che ci ospitava. 'Ecco il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore..' Parola resa ancora piu' forte dale testimonianze rese dai lavoratori dei fiori (tra di essi potente la testimonianza di una ragazza diventata cieca per I pesticidi). Il pastore Timothy Njoya (Presbiteriano molto noto in Kenya per il suo impegno a fianco degli oppressi) ha sottolineato il primato dell'uomo/donna sull'economia. (Qui la globalizzazione rivela il suo vero volto!) In quel momento ricordai a tutti che l'unico Dio vivo che possiamo adorare e' il Dio degli impoveriti e degli oppressi, tutti gli altri sono idoli. Quel Dio ha rivelato quel suo gran sogno a Mose' quando ha voluto Israele come societa' alternativa agli imperi e alle citta'-stato. Per realizzare quella societa' alternativa (all'impero dei faraoni come di Bush) Dio chiede un'economia di uguaglianza che si puo' ottenere solo attraverso una politica di giustizia. Una visione che puo' essere sostenuta solo da un'esperienza religiosa dove Dio e' percepito come il Dio degli schiavi e degli emarginati e che contesta ogni sistema che li riduce cosi'. Poi tenendoci tutti per mano abbiamo pregato la preghiera che Gesu' ci ha insegnato mentre la pioggia che iniziava a cadere ci inzuppava. 'E' il segno che Dio ha ascoltato la nostra preghiera' diceva la gente. E ci lasciammo lanciando all'industria della floricoltura una sfida: due mesi per sedersi al tavolo delle trattative con gli operai. Se no, a maggio inviteremo le Organizzazioni Non Governative d'Europa a lanciare un boicottaggio ai fiori keniani. (Tale incontro e' previsto dal 13 al 16 maggio). L'impatto di questa campagna e' stato notevole in Kenya. Molte cose si stanno muovendo. Siamo in Marcia, in cammino... (e' questo il cammino quaresimale!)..verso la Pasqua. E sulla strada incontriamo il Dio vivo che cammina con I suoi poveri, che lotta al loro fianco.. 'Continua ad essere il momento e forse lo e' piu' che mai di impegnarsi profeticamente contro il Dio neoliberista della morte e dell'esclusione, a favore del Dio del Regno della Vita e della Liberazione - scrive nella sua ultima lettera il vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga, amico di Pedro Tierra - Bisogna spremere dalla fede tutto il suo succo politico. Bisogna viverla con militanza, con impegno di trasformazione. Fare della profezia una specie di abito connaturale, di denuncia, di annuncio, di consolazione. La carita' socio-politica e' la forma di carita' piu' strutturale. Va' alle cause, non solo agli effetti. Protegge la Vita. Trasforma la storia. Fa il Regno.E sia questa la nostra Pasqua! (p.Alex Zanotelli, p.Daniele Moschetti e fratel Alberto Parise)
Nulla in confronto con l’11 settembre: in quaranta giorni crollerebbero i titoli delle borse internazionali; le fabbriche di armi convenzionali e batteriologiche, pesticidi, defolianti, manipolazioni transgeniche dei prodotti alimentari avrebbero un tracollo micidiale, come le aziende che prosperano sul lavoro sottopagato o illegale, le case editrici e le reti televisive che manipolano le coscienze e le intelligenze dovrebbero chiudere. Una disoccupazione generalizzata manderebbe sul lastrico milioni di famiglie, gli equilibri sociali salterebbero e il mondo occidentale si trasformerebbe in una polveriera. A meno che… E’ qui che il discorso di fa ancora più severo: il mondo occidentale si dovrebbe svegliare di colpo da un sogno in cui si sta cullando da cinquecento anni, con il beneplacito delle ideologie laiche e religiose: quello che ci fa considerare come un fatto normale che ottocento milioni di persone (appunto il nostro mondo occidentale, per oltre metà fatto di cattolici) abbia diritto a un tenore di vita trenta volte superiore a quello dei restanti cinque miliardi di abitanti della terra. Con una differenza, che se quei cinque miliardi muovessero un dito per cambiare seriamente le cose, gli ottocento milioni spedirebbero immediatamente in giro per il mondo le loro portaerei e i loro missili intercontinentali, come del resto stanno facendo da un pezzo, inventando (naturalmente con rabbia ed orgoglio) ogni genere di giustificazioni patriottico-ideologiche. Non so se e quanto si tiene presente questo elementare dato di fatto quando si chiede ai cattolici di essere coerenti con la propria scelta etica fondamentale. Ho il sospetto che segretamente noi predicatori accarezziamo la convinzione che tanto – per fortuna - non ci sta a sentire nessuno. D’altronde lo ha detto un arcivescovo quando si parlava di immigrazione e dintorni: noi facciamo bene a predicare l’accoglienza degli stranieri, ma lo Stato fa bene a non starci a sentire e a cacciarli. Questa posizione ha almeno il merito della chiarezza: mette brutalmente sul tavolo la domanda: “Quale prezzo siamo disposti a pagare per essere coerenti con quello che diciamo di essere, cioè cristiani?”. Anzi, la domanda è ancora più sconcertante: “Quando diciamo di essere e voler essere cristiani, abbiamo idea di che cosa diciamo?” Mi rendo conto che questa passeggiata tra le multinazionali che abbiamo invitato come commensali ha assunto ormai il tono di una drammatica “via crucis”. Ad ogni fermata meditiamo sulle sofferenze del mondo dei poveri, cioè al Servo sofferente di Dio (tutto quello che avete fatto all’ultimo dei miei fratelli l’avete fatto a me…) e pronunciamo il nome dei suoi crocifissori. Concludiamo con un marchio apparentemente insospettabile: Chiquita, dall’invitante immagine di prosperosa contadina carioca con il cesto di banane sul capo. Che cosa nasconde il “bollino blu”? La Chiquita Italia spa è presente con i marchi Amigo, Chico, Chiquita succhi di frutta, Consul. Premium bananas, Viva, That’s Banana gelati. “Nel suo secolo di vita, l’impresa è stata coinvolta in intrighi internazionali, scioperi repressi nel sangue, corruzioni, scandali e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un’impresa dal pugno di ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le popolazioni dei paesi in cui opera”. “Nel 1998 il giornalista Mike Callaghar del quotidiano statunitense Cincinnati Enquirer hacondotto un’inchiesta approfondita sul comportamento di Chiquita in centro America e ha steso un libro bianco che denunciava nei dettagli gli abusi contro i lavoratori, l’assalto all’ambiente e illeciti d’altro genere. Per mettere tutto a tacere Chiquita ha dimostrato che parte delle informazioni erano state acquisite con sistemi di spionaggio non ammessi dalla legge americana (quello che capiterà presto da noi grazie alla nuova legge sulle rogatorie internazionali, n. d. r.) e ha imposto al giornale di ritirare la denuncia al fine di evitare un processo che poteva concludersi in maniera disastrosa. La conclusione è che il giornale ha ritirato tutto, ha chiesto scusa e ha licenziato il giornalista, consentendo a Chiquita di non dover tendere conto delle accuse contenute nel rapporto” La Guida al consumo critico (EMI Editrice Missionaria Italiana 2000) ne parla da p. 180 a p.183 (il volume si trova o si ordina in qualunque libreria e presso le Botteghe del Mondo, come la Cooperativa “Della rava e della fava” in Asti). Se, processo o no, mezzo miliardo di cattolici avessero deciso tutti insieme di mangiare frutta biologica invece di banane Chiquita, le cose sarebbero andate diversamente. Quando i due discepoli di Emmaus se ne andavano tristi e sfiduciati da Gerusalemme (Luca 24), credo ci rappresentassero tutti. Ma bastò che il rabbi di Nazaret restituisse loro un senso nuovo nel leggere le Scritture, che ritrovarono tutto il loro coraggio. Lo avevano riconosciuto, appunto, mettendosi a tavola con lui. (Gianfranco Monaca per Tempi di Fraternità e Gazzetta d’Asti)
Afghanistan
TERREMOTO: CARITAS
MOLTIPLICA GLI SFORZI | |
“La terra e la gente continuano a tremare
e a morire: dopo le bombe, questo maledetto terremoto. Già alcune
settimane fa ce n'era stato uno, ma di minore entità”. A parlare è Jude
Barrand, referente a Kabul per la rete Caritas. “Stiamo utilizzando –
prosegue - generi di prima necessità già disponibili nella città afgana di
Herat, che geograficamente e logisticamente si presta ad essere un buon
punto di partenza, almeno nella prima fase”. Intanto anche la Caritas
Pakistan ha messo a disposizione una base nella città di Peshawar, vicina
al confine afgano, dove si possono trovare facilmente beni di prima
assistenza. La rete internazionale della Caritas, sostenuta anche dalla
Caritas italiana, si trova così ad affrontare questa imprevista emergenza
moltiplicando un impegno già consistente. Infatti, dall’inizio della
crisi, la Caritas assiste 33.320 famiglie con generi di prima necessità in
Pakistan e in Afghanistan, 615mila persone; ha attivato 10 cliniche mobili
raggiungendo 276mila pazienti, si sta facendo carico di 9.900 bambini
denutriti e in 34 distretti dell’Afghanistan offre assistenza sanitaria
gratuita. Inoltre ha già completato la ricostruzione di 354 case, 115
pozzi e 1.300 latrine, fornendo acqua potabile a circa 10mila persone.
“Esprimiamo con sempre più forza vicinanza nella preghiera e solidarietà
concreta alla Chiesa e alla popolazione afgana – dice don Vittorio Nozza,
direttore della Caritas italiana, rientrato dalla Turchia, dove ha visto i
segni di speranza e di ricostruzione in una terra e un popolo segnati a
loro volta da un terribile terremoto. “Molti hanno già risposto con
generosità – conclude don Nozza – ma a tutti chiediamo ora un supplemento
di solidarietà e soprattutto lo sforzo comune di pensarci ‘senza
frontiere’, dentro i temi dell'intero creato, per educarci a considerare
emergenze e quotidianità sempre più correlati a livello locale e
internazionale”. La rete Caritas ha già lanciato un primo appello:
occorrono 250mila dollari per gli interventi più urgenti. Per sostenere
gli interventi in atto (causale: “Terremoto Afghanistan”) si possono
inviare offerte alla Caritas italiana tramite: c.c.postale n° 34 70 13 c/c
bancario n°11113 ABI 5018 –Cab 12100 – Banca Popolare Etica, Piazzetta
Forzatè, 2, Padova c/c bancario n 100807 - ABI 03069 – CAB 05032 – Intesa
Bci – p.le Gregorio VII, Roma Cartasì (Visa, Mastercard) telefonando allo
06 541921 in orario d’ufficio.
MASS-MEDIA E TAM
TAM
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L'acqua è un diritto e non può diventare una merce
APPELLO PER L'ADESIONE ALLA CAMPAGNA "DISARMIAMO EXA 2002"
PER DIRE NO ALLA GUERRA E AL COMMERCIO DI ARMI - BRESCIA, 13 – 14 APRILE 2002
Quest’anno, dal 13 al 16 aprile, Brescia ospita la ventunesima edizione di EXA, uno degli appuntamenti espositivi più importanti per le maggiori aziende produttrici di armi leggere e di piccolo calibro a livello mondiale. Secondo la pubblicistica degli organizzatori l’esposizione promuove l’uso delle armi a scopo ludico, sportivo, di difesa. In realtà è un’ottima vetrina per i marchi delle imprese del settore e costituisce occasione d’incontro e di affari anche per tipologie di armi ad uso bellico e antisommossa. Nel luglio 2001 il Segretario Generale dell’O.N.U. Kofhi Annan, ha definito le armi leggere e di piccolo calibro, "armi di distruzione di massa". Recentemente Mons. R. Martino, rappresentante della Santa Sede all'Onu, facendosi voce di molte organizzazioni della società civile, ha dichiarato che "gran parte del traffico illecito di armi ha origine nel commercio legale delle medesime" (cfr. Intervento alla 56ma Sessione Generale dell'Onu sul disarmo - 15/10/2001). L’Italia è il terzo Paese produttore mondiale di armi leggere. Circa l’80% delle armi leggere prodotte in Italia viene da Brescia. Nell’ultimo decennio due milioni di bambini sono stati uccisi in conflitti dove sono state usate armi leggere e cinque milioni sono diventati disabili. Si stima che soltanto in Afghanistan vi siano circa dieci milioni di armi di piccolo calibro; sette milioni in Africa Occidentale, circa due milioni in America Centrale. Nei moltissimi conflitti scoppiati nell’ultimo decennio circa la metà delle armi complessive utilizzate per le operazioni di guerra sono delle tipologie prodotte dalle aziende che espongono ad Exa. Il parlamento italiano si prepara a discutere modifiche alla legge 185 sul controllo e la limitazione del commercio di armi. Scopo evidente delle proposte di modifica è rendere molto più permissiva la normativa vigente. E’ a nostro avviso di grande importanza dare sostegno alle campagne in atto nel Paese a difesa della legge 185/90. Crediamo sia venuto il momento di avviare una riflessione profonda sulla produzione e il commercio dei sistemi d’arma. Diventa sempre più urgente attivare osservatori permanenti per il monitoraggio, così come riaprire la prospettiva – complessa e di lungo periodo, ma certo praticabile e ineludibile - della riconversione dell’industria bellica al civile, garantendo reddito e occupazione ai lavoratori. Disarmare Exa significa anche denunciare la finanza armata: le connessioni tra finanza ufficiale e paradisi fiscali, le banche che finanziano il traffico internazionale di armi, gli Stati che destinano quote importanti del loro p.i.l. alle spese militari, sottraendole alla spesa sociale; le lobbies e i potentati che influenzano scelte politiche, gravide di effetti distruttivi nel mondo. Opporsi ad EXA significa anche dire un no concreto e forte alla guerra in atto. Dopo l’orribile strage che l’11 settembre 2001 ha spezzato le vite di migliaia di persone innocenti a New York, anche il governo e il parlamento italiani –in violazione dello stesso articolo 11 della Costituzione repubblicana ("L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali")- hanno deciso di partecipare alla guerra globale permanente condotta dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Il conflitto ha già provocato migliaia di vittime in Afghanistan e, per dichiarazione del Presidente americano Bush, sta per estendersi ad altri Paesi, mentre coloro che vengono indicati come i mandanti dell’attentato alle Twin Towers restano introvabili. Si preparano nuove inutili e devastanti avventure belliche, per garantire non la sicurezza comune, bensì il dominio imperiale di pochi ricchi sulla grande maggioranza dell’Umanità, a discapito di scelte politiche democratiche e condivise che permettano di superare gli squilibri, le ingiustizie sociali, la negazione dei diritti più elementari della persona che il neoliberismo impone su scala planetaria. Siamo convinti che la lotta al terrorismo si debba combattere con un impegno costante e deciso per la costruzione di un mondo più giusto. Per queste ragioni facciamo appello a tutte le realtà associative, politiche, sindacali, ai singoli cittadini, perché partecipino al forum di discussione sulla guerra globale e le sue armi e manifestino in mille forme pacifiche e chiare l’opposizione alla guerra e alla produzione bellica, la volontà di pace e giustizia proprie di grandissima parte della società civile di Brescia e del Paese. A Brescia, il 13 e il 14 aprile 2002, in concomitanza con l’esposizione di EXA.Le adesioni all’appello, che possono essere tanto a titolo personale quanto a nome di realtà collettive, devono essere inviate via mail a bsf@bresciasocialforum.org
Per la pace una Marcia straordinaria
Per la situazione 'straordinariamente grave' del Medio
Oriente, la «Tavola della Pace» ha convocato un'edizione straordinaria della
Marcia della Pace Perugia-Assisi per il 12
maggio. In questo modo, la Tavola della Pace intende «rivolgere un
pressante appello ad Europa e Nazioni Unite ad intervenire subito in difesa dei
piu' indifesi, della giustizia e della legalita' internazionale». Chiesto anche
l'invio in Medio Oriente di «una forza di interposizione» che promuova il
"cessate il fuoco". La Tavola della Pace coordina il lavoro di centinaia di
associazioni pacifiste, religiose e laiche.
COMMERCIO ARMI: SLITTA VOTO SU DISEGNO DI LEGGE ALLA CAMERA
“Il pozzo di Antonio” – Presentato il 1° Rapporto sull’acqua in Italia. - Gli otto mali dell’Acqua, il fallimento politico, le proposte per il superamento dell'emergenza. Dati statistici … Il Primo rapporto sull’Acqua in Italia – dal titolo Il Pozzo di Antonio -, è stato presentato oggi venerdì 22 marzo a Roma presso la Sala del Senato, curato dal Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, dal CIPSI (Coordinamento di 34 Ongs di sviluppo), con il Patrocinio della RAI, Segretariato Sociale e Rapporti con il Pubblico. “Otto sono i mali dell’acqua in Italia” ha dichiarato Riccardo Petrella, Presidente del Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua presentando alcuni risultati del Rapporto provocatoriamente denominato “Il Pozzo di Antonio” perché gli italiani considerano l’Acqua come una risorsa abbondante da gestire individualmente. Eppure la situazione dell’acqua in Italia presenta molti problemi: “Un terzo degli italiani non gode ancora di un accesso regolare e sufficiente all’acqua potabile, con punte di carenza dell’88,4% in Molise e Calabria, dell’82,4% in Campania, del 71% in Abruzzo… Solo il 40% degli italiani beve acqua di rubinetto, mentre siamo i primi consumatori al mondo di acque minerali: “uno scandalo per chi lotta contro la mercificazione dell’Acqua”. “Il pozzo di Antonio” è inquinato: il degrado del patrimonio idrico del Paese non cessa di aggravarsi, e gli italiani sfruttano le risorse idriche in maniera eccessiva e sconsiderata. Il “pozzo” perde da tutti i lati, le perdite d’acqua si aggirano intorno al 30%: ciò è dovuto anche al crollo degli investimenti. Infatti se nel 1985 consideriamo 100 il volume degli investimenti nell’industria dei servizi idrici, oggi siamo al 29% del 1985! La gestione municipalizzata pubblica diretta delle acque è stata messa in crisi. Lo Stato ha preferito il privato. La manutenzione è malata e spesso i pozzi sono in vendita… Le fognature non vanno … I sistemi di gestione sono frammentati ed aumentano gli appetiti delle multinazionali francesi … E ancora: mega discariche di rifiuti ad elevata tossicità, costruzione di nuove dighe, irrigazione sconsiderata, mancanza di dati certi su inquinamento, qualità, acque sotterranee, contaminazione, fognature. Inoltre il peso dell’Italia sulla politica europea, mediterranea e mondiale dell’acqua è praticamente nullo: l’Italia è assente dalle quattro grandi istituzioni/programmi che attualmente delineano i grandi orientamenti e le scelte prioritarie della politica mondiale dell’acqua”. Il Rapporto presenta i mali denunciati con statistiche e segnalazione delle situazioni più eclatanti presenti nel nostro paese, e presenta alcune proposte a breve, medio e lungo termine per uscire dalla politica dell’emergenza. Petrella continua: “si chiede al governo italiano di organizzare entro giugno 2002 il “foro italiano per Johannesburg”; rafforzare la campagna di raccolta firme di Adesione al manifesto italiano dell’acqua per il riconoscimento dell’acqua come bene comune dell’umanità e dell’accesso all’acqua come diritto umano e sociale, individuale e collettivo; rinnovare il sostegno al progetto di un Parlamento Mondiale dell’acqua”. Il Rapporto sullo stato dell’acqua in Italia e stato inoltre oggetto di una Convention nazionale tenutasi sabato 23 a Ferrara (www.contrattoacqua.it) con la partecipazioni di tutte le associazioni e gruppi che hanno aderito al Manifesto del Contratto mondiale dell’Acqua e conclusasi con un intervento di Beppe Grillo.
Vi
proponiamo il documento di "Opposizione Civile" al quale hanno già aderito
15.000 Cittadini. Il documento, presentato da Giovanni Bachelet, Enzo Marzo,
Paolo Sylos Labini ed Elio Veltri, già riportato sul sito di "La Repubblica",
sarà pubblicato anche da "L'Unità", da "La Stampa" e da "Il Corriere della
Sera". In quella sede, vorremmo aggiungere, oltre ai duecento primi firmatari
anche le adesioni delle Associazioni. (Enzo Marzo per «OPPOSIZIONE
CIVILE»)
APPELLO
La democrazia e la libertà nel nostro paese sono
esposte a rischi concreti derivanti da una concentrazione di potere economico e
mediatico senza confronti nel mondo civile. Il controllo dell'informazione e
della pubblicità è in grado di manipolare gli strumenti stessi che condizionano
la formazione del consenso politico. L'attuale gruppo dirigente, inseguito da un
passato che non riesce a cancellare, va alla ricerca della propria impunità
attaccando la magistratura e la sua autonomia e scatenando pericolosi conflitti
fra gli stessi poteri dello Stato. Come è ormai chiaro a tutti, l'abolizione del
falso in bilancio, la legge sulle rogatorie, il ritorno dei capitali sporchi e
l'opposizione allo sviluppo di una giustizia penale europea rispondono alla
difesa di interessi e privilegi personali, a detrimento dei diritti sociali e
delle aspettative economiche demagogicamente create dal governo. Il nostro
rapporto con l'Europa, ancoraggio democratico certo, è messo in pericolo dalla
politica del governo e dagli attacchi volgari di alcune sue componenti. Il
conflitto d' interessi che coinvolge il presidente del consiglio e alcuni
ministri viola i principi fondamentali di una democrazia liberale. E' necessario
che i cittadini di destra, di centro e di sinistra che hanno a cuore quei
principi si mobilitino ed usino tutti i mezzi che la stessa democrazia liberale
offre per opporsi alla deriva in atto. Occorre superare ogni contrasto e
convergere su un programma con un chiaro obiettivo prioritario: difesa dello
stato di diritto, da cui deriva la necessità di una opposizione senza
compromessi al governo Berlusconi. La difesa della democrazia riguarda tutti e
tutti, cittadini e associazioni, debbono impegnarsi a fondo per coordinare le
sempre più numerose iniziative che danno corpo all'opposizione civile al governo
Berlusconi.
Assassinio Biagi, lotte sociali e nonviolenza
Cari amici, le polemiche relative alle manifestazioni antigovernative di questi giorni, prima e dopo l'orrendo assassinio di Marco Biagi, interpellano gli operatori di pace. Mi tornano alla mente le parole di don Lorenzo Milani ("Lettera ai giudici", 1965) a proposito dei sindacati italiani: "le uniche organizzazioni che applicano su larga scala le tecniche non-violente". Per lui la non violenza è "tecnica dell'amore costruttivo per la legge". Le leggi degli uomini, egli osservava, vanno onorate se sono "la forza del debole". Altrimenti, bisogna "avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene fare scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, e che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto". E' inevitabile, oggi, per un cittadino attivo sentirsi responsabile nei confronti di questioni come la giustizia uguale per tutti, l'indipendenza della magistratura, la libertà dell'informazione, il pluralismo della Rai-Tv, l'accumulo-conflitto di interessi, il lavoro, l'immigrazione, la qualità della convivenza civile. I vescovi, ultimamente, sono intervenuti per la revisione della legge Bossi-Fini riguardante l'immigrazione, per la difesa sia della legge 185 sul commercio delle armi, per il rispetto del famoso articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il vescovo di Locri-Gerace, G. Carlo Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, ha preso posizione contro le decisioni del governo sull'articolo 18: "si sta cercando lo scontro con i sindacati; è un provvedimento che procura grande amarezza perché schiaccia e uccide le persone, non gioverà ai sindacati, ai lavoratori, al Sud ma nemmeno al mondo imprenditoriale" ("Il Sole 24 ore 16.03.02). Anche lui, già prete operaio a Verona negli anni Sessanta, diffonde l'odio sociale? Evocare il conflitto politico e sociale in corso come causa del delitto Biagi significa rovesciare la realtà. Significativa, a mio parere, l'osservazione di Umberto Eco: l'assassinio sembra fatto "per impedire il disaccordo" ("La Repubblica" 21.3.2002). Cioè per bloccare lo sviluppo democratico. I conflitti (politici, sociali, ideali), infatti, appartengono all'esercizio della democrazia. La loro gestione positiva disegna il campo operativo della nonviolenza come forza che trasforma i conflitti in momento di crescita democratica per tutti. La mobilitazione civile costituisce il miglior antidoto alla violenza. La lotta nonviolenta non si arrende alla facile e ignobile identificazione tra lotta sociale e odio. Intende espandere la lotta democratica proprio per vincere la violenza. Opera perché il conflitto sociale non si traduca in odio e non venga distrutto dalla violenza: quella strutturale pervasiva (spesso nascosta), quella diretta, immediata (visibile). I teorici dell'odio sociale come causa del terrorismo esprimono una logica politica analoga a quella dei terroristi. Dire che un clima sociale "antagonista" arma la mano dei terroristi significa accreditare il terrorismo come interlocutore sociale. Ritenerlo omogeneo al conflitto. Regalare la dinamica sociale ai violenti. Quindi, quindi svilire la democrazia. Ricattare i cittadini. Umiliarne la dignità. Indebolire ulteriormente i più deboli. La tendenza a identificare la protesta con la violenza contiene un'ideologia di violenza perché spinge a tacere. A stare fermi. Espropria i cittadini della libertà di parola e della possibilità di agire. Intende la pacificazione sociale come resa al più forte o appiattimento su chi comanda. Anche la polemica sui toni più o meno accesi del confronto può essere fuorviante. Fa pensare alla favola del lupo e dell'agnello. Tutti possono esagerare. Ma in merito alle accuse rivolte ai "girotondisti", ai "giustizialisti" o ai sindacalisti, occorre ricordare le frasi governative sulla "guerra civile" o sul "complotto comunista" della magistratura, sul "non faremo prigionieri", sul "repulisti" alla Rai-Tv, sulla violenza dei "pacifisti" a Genova, sulla disponibilità a sparare contro di loro (espressione poi ritirata perché "imprudente" dal Ministro dell'Interno), sulla giustizia identificata con la logica di impunità e di privilegio presente in molte leggi varate a gran velocità nelle prime settimane di governo, sulla necessità di convivere con la mafia, sul tricolore come carta igienica, sull'Europa bolscevica, sulle "orde" degli immigrati invasori e distruttori della nostra identità e altro. In ogni caso, è bene ricordare che, al di là di rarissimi casi (le classiche eccezioni che confermano la regola), la violenza politica e sociale è sempre "reazionaria". Primo, perché uccide, annullando la radice dei diritti umani. Secondo, perché diffonde ulteriore violenza e degrada il clima umano della convivenza. Terzo, perché umilia chi lotta da sempre nella democrazia e per la democrazia. Quarto, perché chiude gli spazi di azione, militarizza la società. Quinto, perché regala ai potenti (spesso violenti) l'occasione per accreditarsi come pacificatori e presentarsi come salvatori. Sesto, perché favorisce l'instaurarsi di un regime autoritario, destabilizza per stabilizzare i centri di comando o le "oligarchie dei custodi". La storia italiana, purtroppo, è un laboratorio di azioni violente manipolate o assecondate da "zone oscure" dell'apparato statale piegato a logiche di parte. La bibliografia sui "poteri occulti" (violenti) è ampia. Ricordo, tra tutti, la Relazione Anselmi sulla Loggia massonica P2, gli Annali dell'editrice Einaudi (n.12, a cura di Luciano Violante) sulla criminalità in Italia, il libro "Il vizio delle memoria" di Gherardo Colombo. Un recente convegno del Centro Studi di Pax Christi sui "diritti minacciati" e la rivista "Mosaico di pace" hanno ultimamente messo in evidenza la coincidenza tra il Piano di Rinascita di Licio Gelli e i programmi del governo Berlusconi. La nonviolenza è realista, abita i conflitti, intende prevenirli e superarli con l'etica della responsabilità. E' forza di verità e impegno per la giustizia. E' "potenza dell' amore" che trasforma e libera, direbbe M.Luther King. Per il futuro della democrazia il suo monito - "o nonviolenza o non esistenza"- diventa prioritario e decisivo. (Sergio Paronetto)
Discorso
pronunciato dal Presidente della Repubblica di Cuba, Dott. Fidel Castro Ruz,
nella
Conferenza Internazionale sul Finanziamento allo Sviluppo, Città di Monterrey,
Messico, 21 marzo 2002.
Eccellenze, ciò che dirò qui non sarà condiviso da tutti,
però dirò quel che penso, e lo farò con rispetto.
In molti luoghi della Terra - e in molti luoghi italiani – in questi giorni si commemora l’anniversario della morte di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato con un colpo di fucile mentre celebrava una messa. Sono passati 22 anni da quel giorno, eppure milioni e milioni di cattolici (ma non solo di cattolici e non solo di cristiani) continuano a farne memoria. Fare memoria non significa ricordare. Fare memoria significa rendere attuale un fatto, un protagonista, le ragioni di quel fatto, la fisionomia di quel protagonista, come se fossero accanto a noi, per noi significanti. E allora: attuale El Salvador, abbandonato dai riflettori della cronaca, dopo una guerra civile che lo ha allagato di sangue? Attuale un uomo morto da tanto tempo, senza lasciare trattati teologici, faraoniche costruzioni, opere d’arte, congregazioni religiose, istituti secolari? Attuale un santo che il Vaticano non ha (ancora?) riconosciuto come tale? Attuale il suo “caso” quando cento altri si sono accumulati in questi anni? La gente risponde che sì. Romero non è mai stato un mito e sono i miti ad avere bisogno, per sopravvivere, di mass-media, di omaggi formali, di ceralacche apposte a pergamene fra volute d’incenso; e sono i miti ad essere logorati dalle celebrazioni, ridotti spesso a statuine per i cruscotti delle automobili o a grandi statue per le piazze, a devozioni che sfiorano la magia, a titolari di santuarî che richiamano allegri picnic più che meditazioni evangeliche. Romero è stato un mito soltanto per i suoi avversari, quelli che lo hanno descritto come un “vescovo rosso”, perché stava dalla parte dei poveri e si opponeva, fino a morirne, all’ordine pubblico degli squadroni della morte. Mentre lui camminava per i villaggi della sua terra, fra donne violate e campesinos uccisi dopo elaborate torture, l’ambasciatore del Salvador presso la Santa Sede, nella sua suite al Grand Hotel, offriva a importanti monsignori cene prelibate e ghiotte notizie: quel Romero permette che i suoi preti alternino la mitraglietta all’aspersorio, dicano la messa fumando e usino il caffè invece che il vino per le eucarestie. I monsignori prendevano nota. Cinque dei sei vescovi del Salvador odiavano Romero: uno di loro amava vestirsi da colonnello dell’esercito, un altro i campesinos lo chiamavano “tamagàs” che è il nome di una vipera velenosa e versipelle. Su questo Romero che non voleva capire che Mosca e Belzebù erano alle porte scrivevano a Roma lettere collettive, in cui la frase più tenera suonava così: un povero pazzo. Quanto ai nunzi apostolici, vescovi ridotti a fare i diplomatici, tutti a dire: quest’uomo crea turbamenti fra Stato (fascista) e Santa Sede. Si ingigantì così il mito del vescovo che “piaceva ai guerriglieri”, del vescovo-Che Guevara, o, la caricatura del povero, ingenuo monsignore strumentalizzato dai comunisti. Se non fossero odiosi certi giochi di parole, si potrebbe dire che Romero non fu un mito, fu un mite. Soltanto contro chi osava ordinare il genocidio dei poveri la sua voce ebbe accenti infuocati. Per il resto la verità è che egli, a una immensa turba di poveri, che per secoli si erano troppo spesso sentiti predicare soltanto la croce dei doveri, diede l’annunzio che accanto ai doveri essi avevano dei diritti, e li esortò a chiederne il riconoscimento, mettendosi insieme, nella nonviolenza attiva. No, non fu un vescovo “rosso”, la sua intransigenza nei confronti del materialismo dialettico fu sempre ferrea. Ma fu un vescovo “liberatore”. Aveva scritto un poeta che, a causa delle continue repressioni, ogni salvadoregno nasceva già mezzo morto. Romero si chinò su quelle mezze-vite ascoltandole e facendone suoi i dolori e poi annunziando loro: siete i figli prediletti del vangelo. Fu immensamente amato dai poveri. e forse in tanta avarizia di riconoscimenti da parte del Vaticano non c’è soltanto il peso di parole profetiche annotate come “eccessive”, ma anche un grano di invidia da parte di coloro che vorrebbero essere chiamati padri da ricchi e da poveri e in realtà sanno bene che il vero amore cristiano viene da coloro che hanno fame e sete di giustizia. La gente (molta gente) sente che quel monsignore, il quale, nella prima parte della sua vita conobbe soltanto la pratica della preghiera e dell’elemosina, ma poi si lasciò convertire dal popolo, è un santo che si vorrebbe avere per amico; ed è per questo che alla fine di ogni mese di marzo gremisce le chiese nel suo ricordo. E nel ricordo di Romero, il popolo cristiano scopre che il suo sangue germina sacerdoti e vescovi che affrontano intrepidamente gli oppressori dei poveri, proferendo il “Non ti è lecito!” che fu di Giovanni il Battezzatore: vescovi e preti assassinati, per questo, come i sei gesuiti salvadoregni massacrati nel 1986. il vescovo guatemalteco Gerardi, e forse il colombiano Duarte; vescovi in costante pericolo di vita, oggi, come alcuni brasiliani, haitiani, africani. Aveva detto, un giorno, Romero: “Se mi uccideranno, risorgerò nel cuore del mio popolo”. Erano passati 12 anni dal suo martirio quando fu firmato l’ accordo di pace fra il governo salvadoregno e le forze guerrigliere. Quel giorno, nella piazza del palazzo presidenziale, ebbe luogo una grande festa: finalmente dopo tanti anni i salvadoregni potevano radunarsi senza paura: muchachos con il fazzoletto rosso del fronte rivoluzionario accanto a quelli con le divise dell’esercito, in pace. Famiglie disgregate si ricomponevano dopo anni d’assenza. Poi le orchestrine cominciarono a suonare, centinaia di coppie si allacciarono nelle danze. Su una facciata della cattedrale c’era un’immensa fotografia di Romero con la scritta: “Monsignore, sei risorto nel cuore del tuo popolo”: Passando accanto a quel muro, i ballerini buttavano baci. Qualcuno, tenendo la dama o il cavaliere con la sinistra, si faceva il segno della croce. Non dimenticherò mai quello spettacolo: e penso che pochi santi abbiano avuto una così gioiosa, affettuosa canonizzazione. (Ettore Masina)
ROMANO PRODI A SARAJEVO CON LA SOCIETA CIVILE ITALIANA ED EUROPEA
Il prossimo 6 aprile
in occasione del decimo anniversario dell’inizio della guerra a Sarajevo e in
Bosnia Erzegovina l’ICS-Consorzio Italino di Solidarietà, l’Osservatorio per i
Balcani insieme alla municipalità di Sarajevo promuovono l’iniziativa «L’Europa
oltre i confini, l’Europa dal basso» per rilanciare l¹impegno per la pace, la
cooperazione, la riconciliazione nei Balcani e la loro integrazione nell¹Unione
Europea. Interverrà al meeting l’on. Romano Prodi, Presidente della Commissione
Europea. Saranno presenti all’iniziativa Sindaci e amministratori locali delle
Regioni italiane, parlamentari italiani ed europei, rappresentanti di ONG e di
associazioni volontariato di molti paesi europei. Dall’Italia partirà con
pullman il 4 aprile un’ampia delegazione composta da organizzazioni pacifiste e
di volontariato: sono ancora aperte per pochi giorni le iscrizioni alla
delegazione. Nel corso della conferenza sarà presentato l’appello «L’Europa
oltre i confini» per un’integrazione certa e sostenibile dei Balcani nell¹Unione
Europea e sarà costituito il network euro-balcanico «Europa dal basso», formato
da organizzazioni della società civile di diversi paesi europei dell’Est e
dell’Ovest. Sono previste anche altre iniziative accanto alla conferenza:
iniziative e incontri a Mostar, Tuzla e Banja Luka, una corsa podistica non
competitiva il 7 aprile, una manifestazione per la pace e la riconciliazione.
L’iniziativa è sostenuta, tra gli altri, anche dalla regione Trentino Alto
Adige, la Regione Emilia Romagna, la Regione dell’Umbria, la Regione Toscana, i
comuni di Roma, Venezia, Modena, dalle province di Ravenna e Lodi, da Banca
Etica. Per informazioni e partecipare:
ICS, Via Salaria 89, 00198 Roma tel. 0685355081, e-mail: icsuffroma@tin.it http://ics.mir.it/sarajevo2002.html
ARCHITETTURA PER UN MONDO CHE CAMBIA
PALAZZO TOLENTINI – VENEZIA, 18 maggio – 20 giugno 2002
Prima mostra internazionale di architettura islamica contemporanea che presenta le 70 opere premiate nelle prime sei edizioni del "Grand Prix Aga Khan d'Architecture Islamique" provenienti da 25 paesi dell’Africa, Asia, America, Europa
Roma, 27 marzo 2002 – Si svolgerà a Palazzo Tolentini di Venezia dal 18 maggio al 20 giugno 2002 la Prima mostra internazionale di architettura islamica contemporanea che presenta le 70 opere premiate nelle prime sei edizioni del "Grand Prix Aga Khan d'Architecture Islamique" provenienti da 25 paesi dell’Africa, Asia, America, Europa. La manifestazione è organizzata dall’ONG di sviluppo CESVITEM –Centro Sviluppo Terzo Mondo- in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Università di Venezia e l’associazione Terre in Valigia. Molteplici le iniziative previste in concomitanza della Mostra: una tavola – rotonda il 23 maggio dal titolo "Spazi dell’uomo: i luoghi dell’abitare come luoghi dell’incontro tra culture"; due concerti il 28 maggio e l’11 giugno; due workshop per studenti della facoltà di architettura con la partecipazione di una donna architetto marocchina il 22 maggio e il 6 giugno; una tavola rotonda su "Il diritto di esserci: come si modifica lo spazio urbano nelle città occidentali a seguito dell’insediamento delle comunità straniere". Alle Tavole rotonde, all’inaugurazione, ai workshop parteciperanno significative personalità italiane e straniere, direttio protagonisti del Sud del mondo, esponenti politici locali e nazionali (Massimo Cacciari, il sindaco di Venezia P. Costa, esponenti di Enti locali e associazioni. La mostra è suddivisa in 11 sezioni: Approccio tradizionale, Ambiente, Design urbano, Contextual Architecture, Architettura contemporanea, Uso delle tecnologie appropriate, Aspetti sociali, Ricostruzione delle aree abitative, Conservazione dell’ambiente, Riutilizzo degli spazi, Restauro. Le immagini della mostra ad alta definizione sono disponibili richiedendole all’organizzazione. L’iniziativa è realizzata con il Patrocinio di: UNESCO, Unione Europea, Confederazione Svizzera, Governo dell’Andalusia, Comune di Venezia, Provincia di Venezia, Regione Veneto, Ordine degli Architetti della Regione Veneto. "Mai come adesso, in un mondo di guerre, conflitti e competizioni, è necessario proporre occasioni di conoscenza e di scambio solidale e pacifico con la cultura islamica" ha dichiarato Simone Naletto, Presidente del CESVITEM. Ed ha continuato: "E’ necessario far conoscere la ricchezza dell’architettura islamica contemporanea e il suo vivo legame con la tradizione, promuovere la riflessione sul tema dell’abitare come luogo del dialogo tra le culture del Nord e del Sud del mondo; evidenziare alcune zone di contatto fra la cultura occidentale e islamica; promuovere l’informazione intorno al diritto alla casa come diritto fondamentale dell’uomo; affrontare la questione urgente di come gli immigrati possano abitare in una cultura diversa da quella di provenienza. Questa Mostra manifestazione vuole rispondere a questi obiettivi". Per informazioni: CE.SVI.TE.M. Centro Sviluppo Terzo Mondo - Via L. Mariutto, 68 - 30035 Mirano (VE) Tel. 041/570.08.43 - Fax 041/570.22.26 E-mail: info@cesvitem.it - Sito Web: www.cesvitem.it – Organizzazione: Davide Babetto (348.69.49.050 * davide@cesvitem.it); Ufficio Stampa: Cristiana Rossato, (347.13.82.832 eas@cesvitem.it)
MILANO: PINDORAMA AL CHICO BAR
Un saluto e una buona Pasqua da Pindorama Viaggi Consapevoli.
Vi informiamo su una serie di appuntamenti dei mesi di aprile e maggio.
VIAGGIANDO ALTROVE 2002
Anche quest'anno Pindorama, in collaborazione con il
Cespi (Centro Studi Politici Internazionali) e il Comune di Sesto San Giovanni
organizzerà una serie di serate di approfondimento su alcuni paesi. Durante le
serate oltre agli interventi si proietteranno video o diapositive. Gli incontri
si tengono a Villa Visconti D'Aragona, in Via Dante 6 a Sesto San Giovanni con
inizio alle ore 21. Ecco il calendario:
MESSICO 11/4: Intervengono Francisco
Guzman, guida viaggi Pindorama, e Jose' Luis del Roio, Comitato Scientifico
Cespi
MAROCCO 18/4: Intervengono Abdelhak Azamouz traduttore e Luca Alberti
Comitato Scientifico Cespi
SENEGAL 9/5: Intervengono Claudio Cernesi, Ass.
Teraanga e guida viaggi Pindorama, e Pap Khouma scrittore
SIRIA 16/5:
Intervengono Manuela Giolfo islamologa e Luca Alberti Comitato Scientifico
Cespi
SERATE AL CHICO BAR
Conoscete il Chico Bar? Se si è una occasione
per tornarci, se invece non ci siete mai stati è l'occasione per conoscere
questo luogo dove assaggiare, degustare, bere, chiacchierare, ma anche
incontrarsi, informarsi, interessarsi all'economia solidale e alle sue mille
sfaccettuture. Per sorseggiare un caffè, divorare un panino o solo sedersi un
momento ad assaporare il gusto della convivialità... In questo luogo unico
Pindorama e Chico Mendes www.chico mendes.it,
cooperativa del commercio equo di Milano, organizzeranno due serate nei mesi di
aprile e maggio:
NICARAGUA 17/4: Intervento di Vittorio Rinaldi, antropologo,
e diapositive sul viaggio Pindorama con intervento di membri dell'Ass.
Italia/Nicaragua
GUATEMALA 8/5: diapositive sul viaggio Pindorama in
Guatemala e presentazione di un progetto di solidarietà sviluppatosi a seguito
del viaggio.
Il Chico bar è in Via Ollearo 5 a Milano, tel. 02/39257078. Le
serate avranno inizio alle ore 21. Vi aspettiamo numerosi...
PINDORAMA VIAGGI
CONSAPEVOLI - Via Veniero 48 - 20148 Milano, tel. 02/39218714 fax 02/33001936
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EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO: ULTIMI POSTI
Percorso Formativo Triennale “L’Educazione allo Sviluppo: responsabilità e partecipazione di tutti” 2001-2003 - NUOVE ISCRIZIONI entro il 31 marzo 2002Il percorso formativo triennale “L’Educazione allo Sviluppo: responsabilità e partecipazione di tutti” promosso da CIPSI e Volontari nel mondo FOCSIV, all’interno del progetto di Capacity Building per l’Educazione allo Sviluppo, è ormai giunto al suo SECONDO ANNO. Si svolgeranno, infatti, nei mesi di giugno e ottobre, rispettivamente il terzo ed il quarto incontro previsti. Vi informiamo, per chi fosse interessato, che è ancora possibile iscriversi. Se riceveremo, infatti, almeno 15 “nuove iscrizioni”, verrà realizzato un quarto corso di “recupero” (le sedi verranno individuate sulla base delle richieste) per i nuovi corsisti: il primo incontro verterà sui contenuti ed i temi affrontati nel corso del primo anno, mentre il secondo incontro riprenderà il programma previsto per il secondo anno del Percorso Formativo Triennale. Il percorso formativo che proponiamo è finalizzato alla formazione, alla ri-qualificazione e all’aggiornamento, alla luce di nuovi scenari nei processi di globalizzazione e delle mutate direttive nazionali ed europee sulla cooperazione allo sviluppo, degli operatori del settore Educazione allo Sviluppo e di quanti lavorano nell’ambito della sensibilizzazione sulle tematiche dei rapporti Nord/Sud e della solidarietà internazionale. Il percorso, che rientra nell’ambito del progetto triennale di Capacity Building per l’EaS “Conoscere, agire, educare a uno sviluppo sostenibile tramite una cittadinanza attiva”, prevede la realizzazione di due week-end formativi all’anno (nei mesi di giugno e ottobre) per tre anni a partire dal 2001. Sarà realizzato contemporaneamente in sei località italiane abbinate, per favorire la partecipazione anche di coloro che lavorano in aree più decentrate: Padova-Bologna, Milano-Novara, Roma-Napoli. Il corso è cofinanziato dalla CE nell'ambito del Capacity Building Project presentato dal CIPSI e da Volontari nel Mondo FOCSIV. A carico dei partecipanti è prevista un contributo forfetario di 124,00 euro complessivo per i due incontri annuali, a copertura delle spese di vitto e alloggio. Le iscrizioni dovranno pervenire via internet, e-mail, fax o posta entro il 31 Marzo 2002 a:CIPSI Coordinamento di Iniziative popolari di Solidarietà Internazionale. Viale Baldelli 41 – 00146 Roma tel. 06 5414894 – fax 06 59600533 – e-mail: eas@cipsi.it
TURISTI NON PER CASO... IN ECUADOR
Conoscere questa terra di grandi diversità: la gente, i paesaggi, e la meravigliosa cultura di questo straordinario paese. ITINERARIO: ECUADOR COMPLETO - 15 giorni: QUITO - SAQUILISI - LAGO DI QUILOTOA - RIOBAMBA - CUENCA -FORESTA - ATACAMES - ISLA DE LA PLATA. Dal punto di vista geografico, l’Ecuador è un paese piccolo. Nonostante ciò, é caratterizzato da una configurazione geografica particolare: una grande diversità di zone climatiche e una ampia varietà di specie animali e vegetali. Il visitatore non ha bisogno di varcare delle frontiere per gustarne le bellezze. In poche ore, dalla foresta tropicale si può passare alle altezze della Cordigliera delle Ande e di qui scendere verso la Costa del Pacifico, mentre contempla ammirato, una sequenza di paesaggi naturali. Vivremo ogni giorno con la gente, ci confronteremo con le persone, per partecipare alla loro vita quotidiana, al loro lavoro e per cogliere le loro speranze di un futuro diverso Se vi interessa conoscere l'esperienza di lavoro comunitario, proponiamo pacchetti nei quali combiniamo l'attrazione dei nostri paesaggi Andini con le visite alle organizzazioni che hanno realizzato nelle loro attività un processo di incremento produttivo, con lo scopo di condividere con loro esperienze socio-organizzative di successo. Questi incontri possono essere di grande valore per i visitatori che desiderano non solo conoscere ma anche applicare nuove forme di lavoro nelle comunità. Dalla Sierra alla Costa, la proverbiale diversità dell’Ecuador si riproduce anche nella sua gente, le cui origini e tradizioni si sono formate a partire dalla loro immediata cornice geografica. E‘ nostra intenzione continuare a rispettare e proteggere l’ambiente e invitiamo i turisti a unirsi a noi e scoprire una terra molto speciale. CARATTERISTICHE GENERALI: viaggio con guida locale, trasporti con pulmino, bus di linea, alloggeremo in alberghi turistici e presso alcuni dei progetti che visiteremo. PERIODO PREVISTO: seconda quindicina di luglio 2002. PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI ENTRO E NON OLTRE IL 15 APRILE 2002. ERMENA MANFREDINI Responsabile per il settore turismo della COOPERATIVA PER IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE NONSOLONOI C.so Matteotti, 40 - 26100 Cremona - Tel. 0372 / 463800 – Fax 0372 / 534562 e-mail nonsolonoi@rccr.cremona.it ERMENA MANFREDINI E’ PRESENTE IN NEGOZIO TUTTI I SABATI POMERIGGIO DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 19.00
Gli
uomini ritornano a frequentare l’agorà lasciata per troppo tempo in solitudine,
ritrovando il senso delle somme, delle detrazioni da quantificare con la
capacità prospettica per un futuro
non più lasciato alle solite deleghe in bianco.
Sono tempi questi, in cui chi non dà il proprio contributo, rischia di rimanere
al palo ad aspettare un tram che difficilmente si fermerà a raccogliere i
ritardatari.
Soprattutto sono tempi adatti a smentire
le teorie dell’ eterno ritorno, tempi che debbono stabilire le differenze
tra passato, presente e futuro, differenze che non possono essere lasciate al
caso, alle parole lanciate e rincorse, agli slogans ideologici ridondanti di
bene comune.
Sono tempi che non consentono cadute all’indietro, nel vuoto di memoria, di
amnesie culturali e
generazionali.
Rivoluzione e brigate rosse, risoluzioni e comunicati, spari e cadaveri.
Postmodernità e vecchi merletti, niente di nuovo all’orizzonte, se non il
rinculo di un inverso diritto.
Tanti anni fa, esisteva il ruggito proletario che mieteva vittime e speranze
all’insegna di un ipnotismo collettivo, si, delirante, ma anche condiviso dalle
masse più influenzabili, perché lacerate da aspettative disattese. Un brigatismo
forgiato nelle scuole, nelle fabbriche, nelle periferie dimenticate.
Persino nelle celle di un carcere, si esorcizzava la paura della sconfitta,
dubitosa all’inizio, più certa nel corso della battaglia. Anche nella
liberta perduta, l’assolutismo ottuso, era vinto nell’alcol delle parole, degli
slogans inebetiti e inebetenti, nei tanti e troppi volti inchiodati alle sbarre
delle finestre, in attesa di una liberazione che non sarebbe mai avvenuta.
Era l’utopia a fare da conduttrice ai sentimenti, a fare da maschera alle
proprie inadeguatezze.
Questi tempi odierni, sono diversi, non solo sono cambiate le condizioni per gli
inarrestabili mutamenti
intervenuti, soprattutto sono cambiati gli uomini, le persone, le
generazioni.
Sarà anacronistico e fors’anche impudente il pensiero che mi assale, ma queste
nuove brigate rosse, questi nuovi avamposti del ferro e del fuoco, fanno
intravvedere una simbiosi scombinata di ben altra realtà.
Si è parlato molto delle babygang, di come fanno o meglio pensano di fare
collettivo, di come recintano un’area dove tutto può essere condiviso.
Giovani
per-bene perché finanziariamente approvvigionati, giovani con poche monete nelle
tasche, ma tutti disagiati, perché senza idee, sprovvisti di tecniche
dialettiche e politiche, fin’anche di estremismi pseudo-solidali.
Chi oggi si presenta sul palcoscenico nazionale, è qualcuno che ha perso il suo
tempo, che veste abiti mentali vetusti e tarlati da un decennio di vita a
vivere, e non di vita da combattere a tutti i costi.
E’ qualcuno, sì, ben fornito di
cultura, di nozioni tecniche economiche,
ma solo in apparenza è un
conduttore autorevole, perché nonostante il suo carico di terrore, di metriche
logorroiche, tradisce la propria identità di educatore di anime delittuosamente
ingenue, di anime purtroppo già derelitte e sconfitte.
E’ qualcuno che tradisce una identità non libera né liberante, che non possiede
edificio da ricostruire sulle ceneri del passato, proprio perché chi rifiuta le
scelte, tutte, in blocco, non conosce libertà, né può essersi mai sentito un
uomo libero.
Allora e con sorpresa non ci sono solamente le babygang a scorrazzare sulle
strade, c’è un nuovo soggetto che irrompe nella nostra società, i babymen,
sparuto gruppo dell’ultima fila, ospiti fissi dei rifugi del comodo silenzio,
interrotto dalla frazione di uno sparo, attori inconsapevoli della propria patologia di Peter Pan,
confermata nelle miserie esistenziali di uomini infantilizzati dal disimpegno,
dal rifiuto del dialogo, del confronto.
Uomini sempre più soli, destinati al macero, come le parole rubate sui libri di
storia, distorte fino a farle diventare replicanti di se stesse, in un remake
degli anni di piombo, che nessuno vorrà rivedere.
Mai più.
\ | / MERANO - Doveva essere la più bella festa della loro
vita, ma la cena di matrimonio si è trasformata in una furibonda rissa e
loro, gli sposi, sono finiti all'ospedale: lui, ristoratore di 22 anni
proveniente di Valtina, per coma etilico, lei giovane ragazza di Silendro,
per lesioni al volto dopo aver ricevuto un sonoro pugno dal novello
maritino.
(@
@)
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TROMBA MARINA PER UN QUARTO D'ORA.(Corriere del
Mezzogiorno, 1997)
FA MARCIA INDIETRO E UCCIDE IL CANE, FA MARCIA AVANTI
E UCCIDE IL GATTO. (Corriere della Sera, 1992)
INCREDIBILE!
ALL'AEROPORTO SPARISCONO LE VALIGE DEL MAGO SILVAN (Il Messaggero
del 29/08/01)
IN CINQUECENTO CONTRO UN ALBERO, TUTTI MORTI. (La
Provincia Pavese)
VENDO GIOCHI E SERVIZI DI CARNEVALE. ASTENERSI
BURLONI E PERDITEMPO.
UN TIZIO HA SCRITTO UN CARTELLO: VENDESI AUTO
TELEFONARE ORE PASTI FRANCO. L'AUTO IN QUESTIONE E' URTATA, STRISCIATA E UN
PO' AMMACCATA." SUL CARTELLO GLI HANNO AGGIUNTO: A FRA'
...........MAGNA TRANQUILLO.
QUESTA MACELLERIA RIMANE APERTA LA
DOMENICA SOLO PER I POLLI. (Insegna di un negozio di Roma)
QUI CHIAVI
IN 5 MINUTI. (Insegna di un negozio di Cuneo)
SI AFFITTA L'ABITAZIONE
DEL TERZO PIANO, LA SIGNORA DEL SECONDO LA FA VEDERE A TUTTI. (Inserzione
in una strada di Trapani)
PER OGNI TAGLIO DI CAPELLI VI FAREMO UNA
LAVATA DI CAPO GRATIS. (Insegna di un negozio di Reggio Calabria)
VENDO
TUTTO PER ESAURIMENTO. (Insegna in un negozio di
Brescia)
ELIMINAZIONE TOTALE BAMBINI A SOLE 29.000. (Insegna in un
negozio di abbigliamento di Trieste)
FUNERALI A COSTI
RIDOTTI. CINQUANTASEI RATE A PREZZI BLOCCATI. AFFRETTATEVI. (Pubblicità su
La Nazione, Firenze)
SI FANNO GIACCHE ANCHE CON LA PELLE DEI
CLIENTI. (cartello in un negozio di confezioni di Latina)
SI AVVERTE IL
PUBBLICO CHE I GIORNI FISSATI PER LE MORTI SONO IL MARTEDI' E
GIOVEDI'. (Ufficio anagrafe di Reggio Calabria)
@ @ @ SERENA PASQUA A TUTTI ! @ @ @