11/03/2002 - Verona - I
confini
dell'acqua
Lunedì
11 marzo 2002 – ore 21.00, Presso
il Cinema Teatro San Massimo -via Brigata
Aosta n. 6 -San Massimo (VR) – tel. 045.8902596. Incontro sul tema: “ I
confini dell’acqua”
Serata
informativa sullo stato dell’acqua a livello mondiale on
la partecipazione di:
Prof.
Riccardo Petrella, Università di Lovanio – autore de Il Manifesto
dell’acqua,Prof.essa Emanuela
Gamberoni, docente di
Geografia all’Università di Verona. nformazioni:
http://utenti.tripod.it/gruppoproject
- e-mail: gruppo.project@infinito.it
11/03/2002 - S.Zeno di
Colognola ai Colli (Vr) - Donne e uomini verso il nuovo
Esodo
Invito
ad un incontro di approfondimento su un lavoro di tesi Lunedì 11 marzo 2002 alle
ore 20,30 presso la sala parrocchiale di San Zeno di Colognola ai
Colli (VR). Tema: DONNE E UOMINI VERSO UN NUOVO ESODO Un
percorso di liberazione nella teologia femminista di Mary Daly.
L'incontro è tenuto da Letizia Tomassone, pastora della chiesa
Valdese di Verona e teologa e Mario Ferrari, neolaureato in
filosofia.
11/03/2002 - Verona - Martin
Luther
King
Lunedì
11 marzo alla Casa per la Nonviolenza: "L'efficacia dell'azione". É questo il
titolo del quarto incontro del ciclo "Elementi di Nonviolenza",
organizzato dal Movimento Nonviolento di Verona, dedicato alla figura di Martin
Luther King, leader nero americano del movimento per i diritti civili e pastore
evangelico. L'incontro si svolge lunedì 11 marzo presso la Casa per la
Nonviolenza in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno, tel. 045
8009803), con i seguenti orari: dalle ore 18 alle 19,30, lettura collettiva e
proiezione di un filmato originale dalle ore 21 alle 23,00, incontro dibattito
con il prof. Sergio Bergami del Mir di Padova. I prossimi incontri saranno
dedicati ad Aldo Capitini (27 marzo), Don Lorenzo Milani (10 aprile) e Alexander
Langer (22
aprile)
11/03/2002 - Padova -
«Israele-Palestina: le ragioni della
Pace»
LUNEDI'
11 MARZO, ORE 17.30, Sala collegio Marianum (Via Giotto, 33 - PADOVA) - "LE
RAGIONI DELLA PACE NEL CONFLITTO TRA ISRAELIANI E PALESTINESI".
Interviene: Claudette Habesch, Segretaria generale Caritas del
Patriarcato latino di Gerusalemme. Promuovono: Consorzio Etimos -
Microfinanza nei sud del mondo, Caritas diocesana Padova, Centro
missionario diocesano, Associazione per la pace, ACS Ong Per ulteriori
informazioni: 049
8755116
11 e 18 /03/2002 - Nogara
(Vr) - Libri infiniti
2002
Libri
infiniti 2002… per amare la lettura. Anche quest’anno la Fondazione Aida, in
collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Nogara, propone la rassegna
denominata Libri Infiniti, rivolta principalmente agli insegnanti, operatori ed
animatori sociali che vogliono approfondire l’uso di strumenti creativi
nell’approccio educativo con bambini e ragazzi. L’iniziativa, patrocinata
dall’ufficio scolastico regionale del Veneto e riconosciuta dal Ministero della
Pubblica Istruzione come aggiornamento, è composta da ventuno incontri con
autori di letteratura e teatro per ragazzi che si esibiranno in varie città del
Veneto, tra cui Padova, Vicenza e Venezia. A Nogara si terranno due incontri,
entrambi presso la Biblioteca Comunale, alle ore 16. Il primo,
lunedì
11 marzo,
avrà come protagonista Roberto Denti, che ha fondato a Milano
la “Libreria dei Ragazzi”, la prima in Italia – e forse anche in Europa - di
questo tipo. Lunedì
18 marzo,
invece, sarà ospite Gaetano
Bellorio, scrittore che ha pubblicato numerosi volumi per ragazzi.
“Abbiamo voluto decentrare l’evento – spiega il vicesindaco Vittoria Di Biase –
per agevolare la partecipazione dei genitori e degli insegnanti e di tutti
coloro che fossero interessati. E’ estremamente importante trasmettere ai nostri
bambini l’amore per la lettura ed incentivare la lettura critica e consapevole
affinché essi possano esercitare in pieno il proprio diritto di cittadinanza; è
stato visto che la lettura ad alta voce fatta da un adulto “contagia” i bambini
per questa passione, stabilendo una relazione interpersonale che agisce
direttamente sull’immaginario del bambino. La lettura – conclude Di Biase – deve
quindi essere considerata come un diritto dei bambini e di tutti i cittadini e
perciò come un antidoto alla cultura omologante”. L’iniziativa, aperta a tutti,
fa parte del Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto Comprensivo di Nogara.
Info: 0442/88377. Per il programma completo dell'evento consultare il sito della
Biblioteca Comunale di Nogara (sez. Attività culturali) http://digilander.iol.it/biblionogara
oppure quello della Fondazione AIDA di Verona www.fondazioneaida.it
15/03/2002 - Verona - Volti
di Pace: David Maria Turoldo
Pax
Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese
di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del
nostro tempo». Venerdì 15 marzo: DAVID
M.TUROLDO, La poesia come canto-profezia di pace Relatori: Luigi Adami,
parroco di S.Zeno di Colognola ai Colli e Marco Campedelli, prete, uomo di
teatro. Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala "Pighi" della
parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò (dietro l'Arena), Verona,
tel. 045 8000167, 045 565646.
15/03/2002 - Nogara (VR) - LA
GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI?/2 - INCONTRO CON MARIA FALCONE E ANTONIO
INGROIA
All’interno
del ciclo
di incontri «LA
GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara
(Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa
Masini"
VENERDÌ
15 MARZO alle ore 21 presso la Biblioteca
Comunale - Palazzo Maggi, presentazione del libro di GIAN CARLO CASELLI e
ANTONIO INGROIA "L'eredità
scomoda. Da Falcone ad Andreotti sette anni a Palermo" (Feltrinelli).
Interverranno: MARIA
FALCONE (Presidente
della "Fondazione Giovanni e Francesca Falcone"); ANTONIO
INGROIA (Sostituto
Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di
Palermo); AMEDEO
TOSI (Giornalista,
Direttore Responsabile del settimanale telematico "il GRILLO parlante").
Tutti
sono invitati.
Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara
; biblionogara@libero.it
.
16/03/2002 - San Donà di
Piave - Convegno
«UN
MONDO DIVERSO E' POSSIBILE? L'IMPATTO DELLA GLOBALIZZAZIONE SULLE SOCIETA' E LE
CULTURE» è il titolo del CONVEGNO organizzato da Mani Tese presso il Centro
Culturale "Leonardo Da Vinci" Piazza Indipendenza di San Donà di Piave il
16 MARZO 2002, ore 9.00-13.00 - Introduzione e coordinamento: Gianfranco Bettin,
Sociologo. I MOLTEPLICI ASPETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE Cresce la ricchezza,
aumentano le emergenze sociali e gli squilibri economici. Relatore: Manlio
Dinucci - Saggista; UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE! Le proposte della società
civile globale per un mondo più giusto e solidale. Relatore: Sabina Siniscalchi
- Mani Tese e Social Watch Italia - INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA
"TERRA" DI SEBASTIAO SALGADO, DEDICATA AL MOVIMENTO DEI CONTADINI SENZA TERRA
DEL BRASILE.
17/03/2002 - Pordenone - Via
Crucis Pordenone-Aviano
Beati
i Costruttori di Pace, Centro d’accoglienza E.Balducci, Pax Christi Italia
organizzano per domenica 17 marzo 2002 la Via
Crucis “Pordenone – Aviano”. Ritrovo a Pordenone, ore 12,30,
piazzetta S.Marco. Ore 13,00: Partenza a piedi per Aviano, 12 Km. Durante il
tragitto sono previsti 5 momenti di sosta per riflettere e pregare. Si
intervalleranno varie Testimonianze. Ore 17.30: arrivo davanti ai cancelli
della Base Usaf di Aviano. Testimonianze riflessioni - preghiera
conclusiva.
17/03/2002 - Soave (VR) - Per
grandi e piccini: «PICCOLO GIALLO E PICCOLO
BLU»
Con
l'arrivo della primavera l'associazione culturale "il Cerchio Magico" di Soave
(paolazin@tiscalinet.it) ritorna
all'aperto sotto i cieli, a giocare con l'arte nel cuore della città. E
proponendo: «Piccolo giallo e piccolo blu - emozioni e colori». Aspettiamo
grandi e piccini domenica 17 marzo, dalle ore 14 alle 18 a Soave (VR), in piazza
Antenna, accanto al mercatino degli Artisti a conoscere, inventare, accostare i
colori. A pasticciare, con il pennello o con le dita, mescolandoli con la tua
fantasia. I bambini potranno sperimentare alcune tecniche pittoriche e giocare a
creare immagini e vivere emozioni.
18/03/2002 - San Giovanni
Lupatoto - Max Gazzè in concerto per INTERSOS
«Ognuno
fa quello che gli pare?», il tour teatrale di MAX GAZZE’, farà tappa LUNEDI’
18 MARZO al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto. Alla tournée è associata
un’iniziativa che unisce una particolare scelta civile ad una piccola curiosità
offerta al pubblico: sarà allestita, infatti, una mostra itinerante nella quale
verranno esposti alcuni dipinti di Gazzè, appassionato pittore per diletto dalla
sua adolescenza. Le opere sono donate da Gazzè ad «INTERSOS», organizzazione
no-profit che interviene in qualsiasi parte del mondo dove si presenti
un’emergenza umanitaria (della Intersos la campagna contro le mine anti-uomo).
Gli incassi della mostra saranno appannaggio dell’associazione umanitaria, a
testimonianza del costante impegno sociale dell’artista. Prevendite dei
biglietti presso «Box Office» (tel. 045-8011154) via del Pontiere a Verona
(am.t.)
18/03/2002 - Verona - Il
pensiero di René Girard
Lunedì 18 marzo, alle ore 21 presso la sede del Centro
Missionario Diocesano di Verona, incontro di Pax Christi sul tema:
«Violenza nelle religioni, nonviolenza nel Vangelo (Il pensiero di René
Girard)». Relatore: Giulio Bonamini.
22/03/2002 - Verona - Volti
di Pace: Etty Hillesum
Pax
Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese
di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del
nostro tempo». Venerdì 22 marzo: ETTY
HILLESUM, La pace come cuore pensante Relatrice: Letizia Tomassone,
pastore della Chiesa valdese di Verona. Gli incontri si terranno alle ore 21
presso la sala "Pighi" della parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò
(dietro l'Arena), Verona, tel. 045 8000167, 045
565646.
22/03/2002 - Verona -
Commercio equo e
solidale
La
Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede
(Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema:
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE - Prof.ssa Maria Grazia
Totola, Facolta' di Economia e Commercio, Università di Verona. Inizio ore
20,45.
25/03/2002 - Verona - Non
solo Ande
La
Giovane Montagna di Verona organizza
per il giorno Lunedì
25 marzo ore 21.00 presso
l’auditorium della Cassa di Risparmio Verona via Garibaldi n.2
un
incontro sul tema “NON
SOLO ANDE”, con
Giancarlo Sardini, responsabile della Scuola di Alta Montagna Don Bosco en los
Andes.
Tale progetto è parte dell’opera educativa dell’Operazione Mato Grosso voluta
da
Padre Hugo De Censi. Una
scuola di andinismo che ha come obiettivo la formazione professionale e sociale
di giovani, figli dei campesinos, potenzialmente dotati a divenire guide di alta
montagna.
I ragazzi della scuola sono scelti tra i più poveri e più bisognosi che
appartengono alle parrocchie dove è presente l'Operazione Mato Grosso. A
tale progetto lavorano anche giovani volontari di altri paesi. Con il loro aiuto
sono stati costruiti due rifugi nella Cordillera Blanca. La
Sezione di Verona della Giovane Montagna sostiene tale iniziativa e la propugna
quale proposta concreta per il 2002 “Anno internazionale delle
montagne”. (info:
alzorzi@hotmail.com)
26/03/2002 - Verona -
Pensieri di pace dalle donne di Sarajevo e di
Algeri
Martedì
26 marzo, ore 21, presso la chiesa di S.Domenico, via del Pontiere
(Verona), si terrà uno spettacolo teatrale sul tema: "Pensieri di pace
dalle donne di Sarajevo e di Algeri" con le Donne in
Nero.
28/03/2002 - Verona -
Incontro con Igor Man e Alì Rashid
Giovedì 28
marzo alle ore 21, il Coordinamento per la pace in Medio Oriente organizza un
incontro sulla pace Israele-Palestina con Igor Man e Alì Rashid. Il luogo è
ancora da fissare (forse presso la sala Lucchi, stadio di Verona). Tenetevi
liberi!
02 - 05/04/2002 - Verona -
«Vivere e condividere il Vangelo...» al CUM
"Vivere e condividere il Vangelo a partire dall’esperienza
dell’incontro con il povero". È il tema del prossimo seminario di studio
organizzato dal Centro Unitario Missionario di Verona e dalla rivista
‘Settimana’. L’iniziativa, che si volgerà nel capoluogo scaligero dal 2 al 5
aprile, rientra nello spirito dello scambio tra le Chiese italiane e
Latino-americane. "L’intento degli organizzatori – ha spiegato monsignor
Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione
missionaria tra le Chiese della Cei – è quello di coniugare l’apporto di esperti
con la presentazione di esperienze; quindi non solo relazioni dense di
contenuto, ma anche testimonianze dirette e condivisione di tra i partecipanti".
Per informazioni: missioni@chiesacattolica.it - http://www.fondazionecum.it/
(fonte: www.misna.org)
06-07/04/2002 - Ferrara - Convegno di Teologia della
Pace
IX CONVEGNO DI TEOLOGIA DELLA PACE 6-7
aprile 2002 Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via XX Settembre 47 - FERRARA. Tema:
SATYAGRAHA, FORZA DELLA VERITA' CHE OPERA GIUSTIZIA. I Convegni di Teologia
della Pace sono promossi da Pax Christi, attraverso il Punto-Pace di Ferrara,
con la collaborazione dell'Istituto di Scienze Religiose diocesano e della
Chiesa Battista di Ferrara, unitamente al movimento di Rinascita cristiana, al
Segretariato Attività Ecumeniche locali e all'Associazione Ferrara-Terzo Mondo,
con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara. Si tratta di
un'occasione - che ci risulta essere unica in Italia nella sua sistematicità -
per chiamare la teologia a confrontarsi sui temi della Pace e a scoprire come la
Pace sia il vero volto di Dio. In questo IX incontro proseguiremo la riflessione
intorno alla Verità e al suo rapporto con la Nonviolenza (Satyagraha, per
Gandhi), declinandola rispetto al tema strettamente legato della Giustizia.
Ancora una volta non possiamo non essere attenti all'ordine del giorno che la
storia recente ci pone, dove Verità e Nonviolenza sembrano sempre più messe al
margine.
P R O G R A M M A
SABATO 6 APRILE, ORE 18,30 -
LITURGIA ECUMENICA presso la Chiesa Battista di via C. Mayr 110/a. Cena
comunitaria - ORE 21,00 - (PRESSO IL TEATRO "CASA DI STELLA DELL'ASSASSINO", via
Cammello) «GOLFO» tratto dall'omonimo libro di Robert Westall, riduzione
teatrale a cura di: Marcello Brondi, Teresa Fregola, Luciano Giuriola. Regia di
Luciano Giuriola
DOMENICA 7 APRILE (Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via
XX Settembre 47): ORE 9,15 - Accoglienza di Andrea Zerbini, direttore
dell'Istituto di Scienze Religiose di Ferrara. Saluto di Carlo Caffarra,
arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Saluto di Giorgio Dall'Acqua, presidente della
Provincia di Ferrara. Saluto di Daniele Lugli, segretario nazionale del
Movimento Nonviolento. Introduzione di Piero Stefani, direttore scientifico del
convegno. Relazione di Lidia Maggi, pastora evangelica, Cinisello Balsamo
(Milano): "Effetto della giustizia sarà la pace (Isaia 32,17)". Relazione di
Raniero La Valle, giornalista e studioso di tematiche sulla pace, Roma: "La
guerra giusta: nascita e storia di una triste leggenda". Discussione. Pranzo
comunitario.
ORE 15,00 - Relazione di Cesare Frassineti, esperto di economia
e globalizzazione, Roma: "Economia, giustizia e nonviolenza, un trio
impossibile?"
Relazione di Giuseppe Stoppiglia, frate cappuccino, prete
operaio e formatore sindacale, presidente dell'associazione Macondo, Vicenza:
"Verità e giustizia nelle relazioni tra i popoli per crescere la
nonviolenza".Discussione.
Conclusioni di Francesco Comina, giornalista, Pax
Christi Bolzano. Per informazioni e iscrizioni (entro il 31 marzo): Pax Christi
Punto-Pace Ferrara, c/oAlessandra Mambelli, tel.0532742260;
e-mail: relaxpxfe@libero.it
12-14/04/2002 - Rimini - Rete Radié Resch: «Il
sorriso di Pacha Mama»
A
Rimini, Convegno Nazionale di «Rete Radiè Resch» il 12 - 14 aprile 2002 dal titolo “Il
sorriso di Pacha Mama” sottotitolo “la speranza degli esclusi”, con
relatori Manlio Dinucci, Alì Raschid, Giulietto Chiesa, frei Gorgen, Marco
Revelli, Guido Viale, Ettore Masina, Alex Zanotelli, … ed altri testimoni. Per
informazioni: dinopoli@ferrarisvr.it
17/04/2002 - Nogara (VR) - LA
GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI?/3 - INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO, ELIO VELTRI E
PAOLO ANDREOLI
All’interno
del ciclo
di incontri «LA
GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato
dall’Assessorato
alla Cultura del Comune di Nogara (Verona)
e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa
Masini"
MERCOLEDÌ
17 APRILE alle ore 21 presso la Biblioteca
Comunale - Palazzo Maggi si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI
"Le
toghe rosse" (Baldini
& Castaldi) e dell'ultimo libro di MARCO TRAVAGLIO.
Interverranno:
MARCO TRAVAGLIO Giornalista
de "la Repubblica"; ELIO
VELTRI, Presidente
dell'Associazione "Democrazia e Legalità"; PAOLO
ANDREOLI, Sindaco
di Nogara. Tutti
sono invitati.
Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara
; biblionogara@libero.it
.
19/04/2002 - Brescia - Scuola e
Religioni
Convegno
“E’
L’ORA DELLE RELIGIONI? LA SCUOLA E IL MOSAICO DELLE FEDI”,
19 aprile 2002 presso Cem Mondialità, Istituto Saveriano - Via Piamarta,9 – 25121 Brescia.
Per
informazioni e iscrizioni Tel. 030.377.2780 (dal lunedì al venerdì 9.30 –12.30)
E-mail cemmondialita@saveriani.bs.it
Web:www.saveriani.bs.it/cem
===oooOOOooo===---
IN AZIONE
Petizione per una Commissione
investigativa internazionale sui crimini contro l'umanità di Ariel
Sharon
Per firmare, andate
su: http://www.petitiononline.com/warcrime
e
cliccate dove è scritto: "Click here to sign petition" indicando cognome, nome e
indirizzo e-mail. La petizione aiuterà gli avvocati Belgi che stanno cercando di
fare incriminare Ariel Sharon. Hanno bisogno di 1 milione di firme, e per
ora ne sono state raccolte circa 270.000.
A Mary
Robinson, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
"La
storia insegna che quanto più non è stata fatta giustizia, tanto più lo spettro
della guerra può riemergere", Giudice Claude Jorda. Noi, sottoscritti, gente di
questo pianeta, facciamo appello a Mary Robinson di costituire una commissione
per investigare il coinvolgimento di Ariel Sharon nei crimini di guerra contro
l'umanità secondo i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e
le risoluzioni 260, 2391, 3074 dell'Assemblea Generale e la Risoluzione 1296 del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in nome delle vittime del massacro
del 1982 dei campi profughi di Sabra e Shatila in Libano. Le risoluzioni delle
NU hanno chiarito che i colpevoli di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra debbono
essere perseguiti e debitamente puniti.
E' stato chiarito inoltre che la totale protezione dei civili in un paese
occupato è nelle mani dell'esercito occupante. Nel 1982 l'esercito Israeliano
era forza di occupazione a Beirut (Libano); in ottemperanza alle leggi
internazionali essi avevano la responsabilità di protezione di tutti i civili
sotto il loro controllo. A quel tempo l'esercito di Israele era sotto il totale
controllo del Ministero della Difesa Israeliano e Ariel Sharon era il Ministro
della Difesa.Egli visitò Beirut e promise pieno supporto alla Milizia Cristiano
Libanese alleata di Israele. Ariel Sharon personalmente diede via libera alla
Milizia Cristiano Libanese per entrare nei campi profughi di Sabra e
Shatila a Beirut ovest, e ciò diede come risultato massacro, tortura e stupro di
centinaia di civili inermi, soprattutto donne e bambini. L'esercito Israeliano
non solo non controllò i campi e non fece nulla per fermare il massacro, ma,
come è provato dai fatti, aprì la via ai Miliziani per entrare nei campi. Essi
ebbero diretti e chiari ordini dal Ministero della Difesa Israeliano di non
interferire e di dare mano libera e assistenza alla Milizia Cristiano Libanese.
"C'era un chiaro obbligo per i leaders politici e militari, quello di fare
ragionevoli passi per proteggere i civili quando diedero i loro ordini. In una
situazione in cui la vita dei civili era chiaramente a rischio, la persona che
dava gli ordini era persino più responsabile di quelli che li eseguivano".
Giudice Richard Golstone. Con l'irrompere delle notizie del massacro nei campi
profughi di Sabra e Shatila, il pubblico Israeliano fu scandalizzato e andò in
manifestazione e chiese le dimissioni di Ariel Sharon e un'indagine nel merito.
Il Parlamento Israeliano agì e costituì una commissione parlamentare per
investigare il coinvolgimento di
Ariel Sharon in questi atti disumani. Secondo il risultato dell'inchiesta Ariel
Sharon fu trovato responsabile per le azioni della Milizia Cristiano Libanese e
di conseguenza fu forzato a dimettersi da Ministro della Difesa. Ma ovviamente
essendo egli un Israeliano ed essendo quei crimini stati commessi non contro
cittadini Israeliani, egli non fu mai chiamato in giudizio né comparve in
nessuna corte di giustizia in Israele. Ora il tempo è venuto, tutte le prove e i
documenti sono stati raccolti e sono pronti per una commissione investigativa
che consegni quei responsabili alla giustizia al di là del loro status sociale o
politico. Possa la giustizia prevalere e guarire le ferite delle vittime
sopravvissute.
--===oooOOOooo===---
MASSMEDIA e TAM TAM
vari
15 SITI DA
VISITARE
5) Il sito
dell'Associazione no profit
«Progetti Alternativi per L'energia e l'ambiente» www.paea.it
13) Sito sul nuovo pensiero socio-economico che fonda le
sue radici in una cultura umanistico-spirituale
www.prout.it
UN ANNO
CON... www.FEMMIS.org
8 marzo: un traguardo ma anche un punto di nuova
partenza... per
www.femmis.org . E' stato un anno "pieno".
Dall'Africa all'Estremo Oriente oltre duecento notizie dalla data del
lancio del sito con un ritmo di otto notizie a settimana, concedendosi solo una
pausa nei mesi estivi per rinnovare le pagine del sito. L'informazione ha voluto
essere, fin dalle prime settimane, a tutto campo spaziando dalla condizione
femminile in Europa, alla situazione africana, a quella in America latina, in
Asia e nel medio oriente. L'attenzione si è concentrata in particolare
sull'Africa (il 32% dei lanci) e sull'Europa (il 30 %), quest'ultima anche per
le notizie riguardanti le iniziative avviate in Italia, vista la volontà di non
perdere l'occhio la realtà nazionale. Seguono Medio oriente (12,5%), America
latina (11%) e Asia (10%).
Le questioni più seguite
- Tra le questione che Femmis ha seguito costantemente e fin
dall'inizio c'è il caso di Safiya e Abok, due donne condannate alla lapidazione
in Nigeria e in Sudan (l'agenzia delle missionarie comboniane è stata la prima a
segnalare il caso di Abok). Anche alla condizione delle donne afgane
Femmis ha dato subito grande rilievo segnalando le persecuzioni dei talebani fin
dal giugno scorso e continuando a mantenere viva l'attenzione nei mesi
successivi al conflitto.
I contenuti - Per
quanto riguarda i contenuti, le notizie pubblicate raccontano in primo luogo le
violenze alle quali vengono sottoposte le donne: il 17,5% delle
notizie.Naturalmente parte delle notizie hanno riguardato fatti positivi come
iniziative, progetti, prese di posizioni a questo proposito. Collegata alla
questione delle violenze, quella dei conflitti: dalle notizie pubblicate (6,4%)
risulta evidente come le prime a farne le spese in mille modi siano proprio le
donne. Le discriminazioni subite e la lotta per combatterle hanno ricevuto
grande spazio (10 %), così come si è tenuta d'occhio la battaglia
per conquistare spazio in politica(10%), un match che si sta giocando
ovunque non solo in Europa ma anche, in Africa, all'America latina. La questione
della prostituzione, i problemi sanitari, la mancanza di formazione scolastica,
sono gli altri temi emersi dalle notizie, assieme ai progetti e alle iniziative
messi in atto per migliorare la condizione femminile.
Si riparte -
Un bilancio timido se consideriamo le migliaia di dispacci che inondano
giornalmente le agenzie mondiali. Ma la nostra preoccupazione è stata
soprattutto curare e seguire la notizia, rendere visibile quelle
notizie che altrimenti sarebbero state ignorate dai media più
potenti. A noi pare che un primo traguardo sia stato raggiunto.
Ora bisogna ripartire. (a cura della redazione di FEMMIS)
Desidero portare alla vostra attenzione un
sito sul quale abbiamo inserito alcune novità interessanti nel campo
socio-economica alternativo per l'Italia. Il sito è www.prout.it in italiano (www.proutworld.org in inglese). In questo sito è sintetizzato un nuovo pensiero socio-economico che
fonda le sue radici in una cultura umanistico-spirituale. Alcuni concetti di
base ad esempio sono: "Garanzia delle minime
necessità per tutti, attraverso un lavoro o un reddito" . Si ritiene, infatti, che sia un diritto naturale quello della
sopravvivenza per tutti e che la natura in effetti non abbia assegnato a nessun
individuo, stato, nazione, corporazione in particolare la proprietà delle
risorse. Ne discende che le risorse sono a disposizione di
tutti per il proprio sostentamento e per il proprio progresso intellettuale e
spirituale. Un diritto da inserire secondo il Prout (Teoria
della Utilizzazione PROgressiva) nella costituzione come diritto
fondamentale. Il Prout, come visione, si oppone
fondamentalmente al sistema capitalistico della concentrazione della ricchezza
(pure a quello dove la ricchezza è concentrata nelle mani dello stato) e crede
in una economia sociale in cui sia più equa la distribuzione della
riccehzza. Si sa, il capitalismo ha bisogno del 5-10 %
di disoccupazione fisiologica e quindi non può garantire a tutti queste minime
necessità. Se il comunismo era forse in grado di garantirle, esso comunque
creava situazioni di vita disumane e repressive (comunque contro le
fondamentali esigenze della natura umana).
Trasformando l'idea di 'garanzia delle minime necessità' in termini
socio-economici il Prout prevede una struttura socio-economica
tridimensionale in cui il sistema di cooperative ha la parte maggiore. In
questo sistema cooperativo ogni individuo si prende sì la responsabilità
del proprio destino economico, ma beneficia anche degli utili in modo
adeguato. E questo sistema ha una triplice utilità:
* Partecipazione alle decisioni economiche dei
singoli lavoratori (colletti blu e bianchi)
* Distribuzione della ricchezza in modo più
razionale
* Eliminazione della possibilità di eccessiva
accumulazione.
Non crediamo che il singolo imprenditore sia in
grado di far crescere l'economia nazionale, dove la maggior parte dei lavoratori
è 'dipendente'. Tutti siamo invitati ad essere invece protagonisti in prima
persona per iniziare una nuova pagina nella storia della
socio-economica. In soldoni la FIAT, Mediaset, per
fare un esempio, potrebbero essere gestite in cooperativa da tutti i lavoratori
addetti. Agnelli e Berlusconi sarebbero soci come tutti gli
altri. Se così fosse Berlusconi e Agnelli, credo non
avrebbero più il problema del conflitto di interessi!
SALVIAMO LA LEGGE
185/90
La Legge 185/90 prescrive fra l'altro misure per la
trasparenza ed il controllo degli scambi di armamenti. La revisione di questa
legge prevede invece l'eliminazione di alcuni importanti criteri stabiliti per
rendere visibile il commercio delle armi (ad esempio, venire a conoscenza di
quali banche finanziano l'industria delle armi), permettendo quindi agli uomini
del business più degenerato di alimentare violenza e guerra in modo da non
essere visibili al pubblico e poter operare indisturbati nella loro azione.
Grazie e buon lavoro. EDIZIONI ACHAB VIA CAROTO, 2/A - 37121
VERONA TEL. +39 045 8489196 - FAX +39 045 8403149 www.edizioni-achab.it
"Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure". È questo il testo dell'articolo 21 della
Costituzione Italiana che sancisce un diritto quanto mai attuale e in pericolo
nell'Italia di
Berlusconi, imbavagliata da un sistema radiotelevisivo in
mano al patron di Mediaset e governata da un premier che si è ritagliato una
legge
ad hoc sul conflitto di interessi. A partire da queste
constatazioni è nata l'"Associazione Articolo 21- Liberi di" su iniziativa di
giornalisti, scrittori, edicolanti, giuristi, docenti e utenti della
comunicazione che vogliono difendere il diritto alla libera espressione e al
dissenso e l'operato della magistratura. Tra i firmatari dell'appello (che è
possibile sottoscrivere via e-mail all'indirizzo
art21liberidi@yahoo.it, per telefono
allo 06.67602245 o via fax allo 06.67609651) vi sono numerosi giornalisti e
personalità impegnate nella società civile come
Federico Orlando,
Miriam Mafai,
don Vinicio Albanesi,
Rosi Bindi, don Luigi
Ciotti,
Domenico Gallo,
Paul Ginsborg.
Nel manifesto
fondativo dell'associazione, presentata alla stampa il 27 febbraio, si denuncia
la politica della maggioranza di centro-destra tesa a usare il Parlamento e la
legge per proteggere gli interessi privati di Silvio Berlusconi e della sua
parte politica, i frequenti attacchi alla magistratura, continuamente dileggiata
e delegittimata nella sua funzione
super partes di difesa della legge e
dell'uguaglianza dei cittadini. Dal punto di vista dell'informazione, i
firmatari mostrano preoccupazione per il "rapidissimo allineamento di gruppi
editoriali al potere politico", il progressivo restringimento degli spazi di
diversità al di fuori del duopolio televisivo Rai-Mediaset, con il fallimento
nei mesi scorsi del progetto di "terzo polo" (dopo l'acquisizione de "La 7" da
parte di
Tronchetti Provera, alleato d'affari di Berlusconi),
l'omologazione - con le recenti nomine al Consiglio di Amministrazione della Rai
- del servizio pubblico radiotelevisivo, nei contenuti e nello stile, alla
televisione privata. L'impegno dell'associazione è dunque di vigilare su abusi,
censure ed autocensure, e di costituirsi come un punto di riferimento per
iniziative culturali, legislative e giuridiche per elevare la qualità
dell'informazione nel Paese. (fonte: ADISTA)
ANCORA DEPORTAZIONI: QUESTA VOLTA TOCCA
ALLE DONNE
L'associazione Senzaconfine e l'Asgi Sicilia
denunciano che 2/3 delle donne nigeriane rastrellate in tutt'Italia (circa
60 spesso prese in casa e non sulla strada) in un'operazione contro la
prostitizione e l'immigrazione clandestina, e successivamente rinchiuse al
Centro di Detenzione Temporanea Serraino Vulpitta, da ieri sera sono state fatte
salire su un pullman con tappa a Roma e destinazione Malpensa, da dove
partiranno in serata per essere rispedite nel loro paese di provenienza.
E' stato impedito loro di chiedere asilo, come le poche (meno di una ventina)
rimaste al centro di detenzione; è stato impedito loro anche di poter avviare un
percorso di reinserimento sociale per uscire dalla prostituzione, attraverso
l'opera dei Vivian Wiwoloku, pastore evangelico nigeriano che a Palermo
attraverso il suo lavoro ha recuperato 78 ragazze che ora lavorano. Il pastore
Wiwoloku stesso denuncia che per queste ragazze la prossima tappa, una volta
reimpatriate, sarà il carcere; la cauzione per ottenere la libertà raggiunge la
cifra di un milione, cifrà inaccessabile per le loro famiglie,e il bisogno
economico le repingerà nuovamente nel circolo della prostituzione; quelle di
provenienza islamica rischiano anche la condanna alla lapidazione. Nessuna
garanzia è stata data alla loro vita e alla loro libertà, poichè il console
nigeriano, rappresentante dello Stato in Italia, ha dato il nulla osta per il
loro reimpatrio dopo averle incontrate. Senzaconfine e l'Asgi dnunciano che
ancora una volta questo rimpatrio viola la legalità, nazionale e
internazionale: il divieto di deportazione, che in questi casi dovrebbe scattare
automaticamente, come sancito dalla convenzione di Ginevra firmata anche
dall'Italia; e il divieto di espulsione, sancito, oltre che dalla
convenzione di Ginevra, dalla legge italiana stessa. Ci troviamo dunque di
fronte a un nuovo atto di illegalità, in un crescendo sempre piu'
incontrollabile se queste pratiche non avranno una risposta dal movimento
che si è sviluppato in questi mesi contro la legge Bossi- Fini e per la difesa
dei diritti di profughi e rifugiati. Per questo Senza Confine l'Asgi Sicilia fa
appello al Social Forum di Milano e a tutto l'associazionismo impegnato sul
terreno della solidarietà con gli immigrati a mobilitarsi entro la giornata per
dare una risposta ferma e decisa a questo ennesimo atto di violazione
della legalità e negazione dei diritti riconosciuti. Facciamo appello in
particolare al movimento delle donne e alla rete che si è mobilitata in favore
di Safiah perchè si rinnovi la mobilitazione per decine di donne deportate e a
rischio di carcere e di maltrattamenti. (Associazione Senzaconfine - ASGI
Sicilia - Info: Dino Frisullo 339 65 04 639; Fulvio Vassallo 348 33 63
054)
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INFORMAZIONI, RIFLESSIONI
& OPINIONI
La scelta
della nonviolenza
di Sergio Paronetto
Cari amici, faccio
parte del Consiglio nazionale di Pax Christi. Vorrei esprimere un parere sull'
incontro bolognese dei "social forum" del 2-3 marzo scorso.
L'appello di Alex Zanotelli riguardante la pluralità
nonviolenta del "movimento dei movimenti" e del Forum Europeo
costituisce, a mio parere, la prospettiva più adeguata sia dal punto di
vista etico che da quello politico. Per me, è l'unica strada praticabile. Va
certamente approfondita. A mio avviso, ad esempio, più che tematizzare la
nonviolenza come dottrina o come tecnica, andrebbero studiate le nonviolenze
come movimenti storici, come azioni popolari e come stili di vita. Cioè le
esperienze concrete di nonviolenza del Novecento, i volti di pace, le
testimonianze reali. Personalmente, cambierei anche la parola nonviolenza
che, per quanto scritta come fosse una parola sola, esprime sempre una carica
negativa e può prestarsi a equivoci. Preferisco "convivialità delle
differenze" o azione conviviale. Dovremmo inventarci parole nuove. Dovrebbe
nascere una nuova cultura. Secondo me, ogni azione per la pace deve
basarsi sulla coerenza tra mezzi e fini e sull'etica della responsabilità.
Non si può contrastare le guerre favorendo un clima di guerra. Non si può
vincere le violenze tollerando le microviolenze. Esse possono operare
anche in frange del "movimento dei movimenti", ora per scelta autonoma di
pochi, ora per infiltrazione poliziesca, ora per provocazione esterna, ora per
ambiguità di comportamento, ora per esibizionismo mediatico. Cedere alle
violenze, siano pure piccole o motivate da nobili ideali, o solo
minimizzarle, significa -scrive Tonio Dell'Olio- ridursi a "stupidi
ingranaggi del sistema". "Scegliere profondamente la parola nuova della
nonviolenza" è introdurre un'alternativa etica, una novità storica,
un'innovazione politica. Penso sia la scelta più vera, più buona, più
bella, più utile. Le violenze sono certamente diverse tra loro per motivazioni,
per consistenza e per responsabilità. In ogni caso, le ritengo "reazionarie",
clonate da quel sistema di violenze e di degrado che si vuole superare. Nelle
manifestazioni pubbliche, in particolare, anche la violenza più piccola
rovina il lavoro di anni, offende la dignità di chi lotta, blocca il desiderio
di comunicare, paralizza lo spirito di festa, umilia il valore delle proposte,
scredita il movimento e accredita la violenza dei potenti che si presentano come
garanti di stabilità e salvatori del mondo. Il campo delle nonviolenze,
invece, è aperto, inclusivo, compatibile con varie ispirazioni ideali, coerente
con i fini auspicati, radicato nella limpida coscienza della personale
responsabilità. E' credibile e liberante. Garantisce tutti gli operatori di pace
permettendo una varietà di iniziative, una sperimentazione costante,
reversibile, creativa. Fa corpo con l'idea di democrazia, con la sua espansione,
con la sua profonda sostanza. E' un campo stupendo, poco conosciuto perché
maltrattato o banalizzato da tanti opinionisti e da molti uomini politici di
segno opposto. La dichiarazione di Casarini, riportata da "La Repubblica"
il 3 marzo, "la nonviolenza di principio è un'ideologia", è subalterna all'
ideologia diffusa e trasversale della violenza. La sento contraria non
solo all'annuncio evangelico (per me radicale e rivoluzionario) della pace. La
sento doppiamente sbagliata anche dal punto di vista "marxiano". Mi
riferisco, in primo luogo, all'idea di ideologia come "falsa coscienza"
(proiezione nella mente dei rapporti di sfruttamento) perché, in realtà, la
scelta nonviolenta è una forma di lotta che si basa sulla valutazione realistica
dei rapporti di forza e di una storia di conflitti gestiti secondo la logica
delle armi. In secondo luogo, ho presente la definizione di "ideologia
religiosa" come "sospiro della creatura oppressa", come astratta aspirazione
alla giustizia e alla libertà; l'opzione nonviolenta, invece, intende dare corpo
al "sogno diurno" di un mutamento reale e si propone come alternativa alle
violenze del sistema e al sistema delle violenze.
'Non possiamo fare gli
angeli se gli altri sono diavoli', dicono in sostanza alcuni esponenti dei
centri sociali quando difendono metodologie forti di intervento come le
occupazioni o le risposte decise agli assalti della polizia durante i
cortei (a volte gli assalti sono auspicati o provocati ad arte tramite
insulti o lancio di oggetti). Lo stesso concetto, con intenzioni diverse,
esprimono coloro che vogliono giustificare le guerre o la lotta militare globale
al terrorismo che sta eliminando diritti e snaturando la democrazia. 'La
nonviolenza è scelta solo personale', dicono molti: 'quando bisogna "difendersi"
dai nemici o dal terrorismo bisogna armarsi'. Da opposti versanti, la
nonviolenza viene interpretata in maniera simile: o come aspirazione vaga e
inefficace o come semplice rifiuto dell'atto violento; o come generosa
passività, o come viltà, o come rifugio di anime belle. In
molti opera la logica dualistica dei contrasti assoluti: bene o male,
sconfitta o vittoria, vita o morte. Resiste l'immaginazione dell'assalto
definitivo e della conquista decisiva legata al meccanismo del "capro
espiatorio" (da eliminare). C'è sempre un male assoluto da distruggere per
la vittoria del bene assoluto. Ognuno, ovviamente, si ritiene combattente del
bene. Il guaio dell'ideologia della violenza è che ognuno può ritenere "giusta"
la sua violenza. Ognuno rivendica per sé la migliore giustificazione della
violenza. Questa logica si scontra con una "contraddizione irriducibile: lottare
contro la violenza con la violenza non permette di eliminare la violenza. Le
ideologie della violenza vogliono occultare questa contraddizione". Lo scrive
Jean- Marie Muller, tradotto da Enrico Peyretti (Jean Marie Muller , Le principe
de non-violence. Parcours philosophique, Paris 1995, in "Il foglio" 289, Torino,
febbraio 2002): "Se la violenza è legittimata come un diritto
dell'uomo, ciascuno potrà prendere a pretesto questo diritto per ricorrervi ogni
volta che lo stimerà imposto dalla difesa dei suoi interessi. In realtà
l'ideologia della violenza permette a ciascuno di giustificare la propria
violenza. La storia si trova allora risucchiata in una spirale di violenze senza
fine. Si crea una reazione a catena di violenze degli uni e degli altri, tutte
legittimate.La violenza diventa fatalità. La nonviolenza intende spezzare questa
fatalità". La scelta nonviolenta, infatti, è concreta, realista. La "Tavola
della pace", prima della marcia Perugia-Assisi dell'ottobre scorso, scriveva ai
parlamentari dell'Ulivo, sostenitori della guerra in Afghanistan, che la
nonviolenza è "polvere della storia". Come sono belli i passi di quelli
che la sollevano perché camminano sulle montagne per annunciare la pace! direbbe
il profeta Isaia (52.7). Un saluto fraterno. Shalom. (Sergio
Paronetto)
VIS: "BASTA, È L’ORA DELLA
TOLLERANZA ZERO IN MEDIO ORIENTE"
"Oggi, più che mai, rifiutiamo la guerra come mezzo di
risoluzione dei conflitti e siamo fermamente convinti, ispirandoci alle parole
del Cardinal Martini, che per il Medio Oriente sia giunta l’ora della tolleranza
zero". Lo afferma il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo, Ong
promossa dal Centro nazionale opere salesiane) in un comunicato diffuso l'8
marzo. Nel testo viene poi illustrato questo concetto di tolleranza zero. "Non
siamo più disposti a tollerare – vi si legge - le troppe vittime che
quotidianamente soccombono alla follia e ai disegni politici ed economici di
coloro che governano per un mondo che non vogliamo. Non riusciamo più a
tollerare l’idea di civiltà come alibi per giustificare ogni tipo di azione, per
avvallare ogni tipo di comportamento, per legittimare il diritto di difesa di un
sistema globale gestito da pochi per i molti, per legittimare il silenzio e il
rifiuto delle voci del dissenso. Non possiamo più tollerare l’ignavia dei
governi degli Stati Uniti, che appoggiano la politica di Sharon per giustificare
la guerra al terrorismo internazionale, e dell’Europa, incapace di affrontare la
colpa per il silenzio del passato. Non accettiamo più di tollerare il flebile e
inconsistente appello alla Forza di difesa israeliana di ritirarsi dai campi e
di intensificare la ricerca della pace del Segretario delle Nazioni Unite Kofi
Annan e non possiamo più sopportare che questa Organizzazione Internazionale non
abbia il ruolo di organismo super partes fuori dai confini delle scelte
politiche ed economiche dei singoli Stati, con il ruolo originario di pacificare
nelle dispute mondiali. Non dobbiamo più tollerare i raid degli elicotteri
"Apache" su una popolazione inerme, il desiderio di immolarsi come kamikaze,
l’esilio nella propria terra del Presidente di uno Stato eletto
democraticamente, i proclami del fanatismo islamico, la politica di
colonizzazione dei Territori, l’ipocrisia della diplomazia internazionale più
attenta a non spostare gli equilibri mondiali che a concretizzare una soluzione
decisiva. Non vogliamo più tollerare un’epoca di guerra permanente, di diritto
di sopraffazione del più forte sul più debole ma vogliamo essere liberi di
affermare che un altro mondo è possibile, che un’altra civiltà è auspicabile.
Per questo, per il Medio Oriente sollecitiamo il riconoscimento di due popoli e
due stati, il ritiro immediato dei militari e dei coloni da tutti i Territori
occupati, il diritto di esistenza dello Stato Palestinese secondo i confini
stabiliti dalla risoluzione 242 dell’ONU, l’individuazione di Gerusalemme come
capitale di due stati e la sua proclamazione di città aperta. Siamo solidali con
il crescente dissenso della popolazione israeliana, con le dichiarazioni di
disubbidienza di tanti riservisti dell’esercito d’Israele, con le tante voci di
protesta che in tante parti del mondo si sollevano e con tutti gli uomini di
buona volontà che vogliono intraprendere un cammino di pace e che sono
consapevoli che il sonno della ragione genera mostri".
Halabja:
Hiroshima del Kurdistan
- 14° Anniversario del bombardamento con le armi chimiche sulla cittadina kurda di Halabja nel
Kurdistan dell’Iraq
di
Shorsh Surme, Direttore del
periodico kurdo Hetaw "Sole"
Venerdi
16 marzo di tredici anni fà veniva bombardata con le armi chimiche la
cittadina kurda di Halabja
provincia di Sulaimanya 260 km Nord Est di Baghdad; nel giro di mezz'ora morirono più di
10.000 persone. L'Occidente allora si limitò a una timida manifestazione nei confronti di Saddam, nonostante
questi avesse palesemente agito contro i diritti umani usando un’arma bandita
della convenzione di Genivra nel 1925. Alla fine di marzo del 1988 l’opinione pubblica internazionale viene a conoscenza, grazie a
videocassette clandestinamente e fortunosamente giunte in occidente del massacro
perpetrato attraverso le armi chimiche nella cittadina di Halabja: uomini,
donne,bambini,vecchi morirono tra spasmi atroci a causa dei gas tossici. La
città si svuotò, numerosi tra suoi abitanti trovarono rifugio in Iran: Halabja è
ancora oggi una città ferita, come
numerosi altri villaggi nei dintorni delle maggiori città kurde, kirkuk,
Arbil, Sulaimaniya e Duhok.
Dopo il massacro di Hiroshima Nakazaki si sperava che queste armi non venissero
mai usate, invece, il problema delle armi chimiche rimane ancora una questione
da risolvere, dato che molti paesi del terzo mondo possiedono questa arma
micidiale anche grazie alle
tecnologie dell’Occidente che riesce costituire. Oggi
i kurdi preoccupati per il loro futuro, ricordano questa giornata e quei morti innocenti massacrati da un regime dittatoriale come quello di
Saddam Hussien che tuttora è saldo al potere e continua a sottoporre tutta la popolazione irachena alla fame
e miseria a causa della sua
arroganza e mania di potere.
Dopo
la guerra del Golfo una parte del Kurdistan è stata liberata a prezzo altissimo
del suo popolo, quel popolo che da
millenni vive su quella terra, ma che soltanto per un brevissimo periodo, ha
potuto godere di libertà e autodeterminazione. Il resto della sua storia è fatto
di guerra , sangue, oppressione, ingiustizia e dolore.
Chi è in Occidente è a conoscenza del fatto che i Kurdi , pur stremati da anni di guerre
contro Saddam, hanno avuto la forza di organizzare in pochi mesi libere
elezioni, che hanno portato alla formazione di un Parlamento democratico, e poi
di un governo che legifera e amministra il diritto, e
si sforza di gestire le poche risorse del paese?
Chi sa che al suo interno si lotta per mantenere in efficienza un sistema
sanitario dignitoso, una pubblica istruzione accessibile a tutti, una libertà e
pluralità di opinioni che si confrontano all’interno di un contesto di stampa e
mass- media aperto ad ogni contributo? Ma soprattutto, chi conosce le disperate
condizioni economiche che questa nuova realtà politica deve affrontare, privato
di ogni risorsa, come petrolio, le vie di comunicazione e di commercio,
ostacolato da una parte dal tiranno di Baghdad, dall’altra dagli assurdi
provvedimenti di embargo decretati nell’ignoranza della reale situazione della
regione irachena?
Per questo occorre andare al di là della semplice cronaca e della doverosa e
necessaria informazione, per effettuare un'analisi storico-politica più
approfondita del fenomeno Kurdistan. Domandarsi chi sono i Curdi e cercare una
risposta è già di per sé un segno importante di rispetto, democrazia e civiltà
da parte di un popolo come quello italiano che dolorosamente conquistato la
propria libertà verso un’altro popolo che da secoli la agogna senza averla
ancora ottenuta.
Legge 185: non un appello, una
pretesa
di
VAURO
Centottantacinque
è il numero di una legge del 1990. Dietro quel numero il tentativo modesto,
sicuramente insufficiente, di regolare con controlli e limitazioni la produzione
e il commercio di armi nel nostro paese. Una legge che fosse veramente civile
bandirebbe produzione e commercio di questi strumenti di morte. Un paese
veramente civile si farebbe portavoce del valore della vita umana nella comunità
internazionale. Così non è, la 185 è solo un appiglio legale per inserire delle
regole in un mercato che regole non accetta, quello della guerra, e che cerca lo
smantellamento anche di questa normativa. Con il decreto legge 1927, basato su
un accordo soprannazionale sulla cooperazione nella produzione di armi, e che
porta la firma anche di autorevoli esponenti del centro sinistra come Minniti,
le poche, e per questo ancora più importanti, regole etiche sulla produzione di
armi verrebbero a cadere. L'Italia è al quinto posto mondiale tra i paesi
produttori di armi e potrebbe così ambire a scalare a più alti livelli in questa
graduatoria della barbarie. E chissà, forse in Turchia, riprendere la produzione
di quei simpatici oggettini che tanto hanno fatto apprezzare il made in Italy
nel mondo, le mine antiuomo. Mi è capitato, anche recentemente, di vedere gli
effetti delle armi sulla carne umana. E' come testimone delle mutilazioni, della
morte, dell'orrore che voglio con queste poche righe non lanciare un appello, ma
un grido che vuole essere una pretesa: pretendo che Minniti ritiri la sua firma
dal ddl 1927, si scusi pubblicamente di avervela apposta e pubblicamente denunci
gli effetti tremendi che la modifica della 185 comporterebbe; pretendo che chi
fa i girotondi per la legalità metta al primo posto la legalità dei diritti
dell'uomo difendendo la 185; pretendo che gli uomini e le donne di cultura, di
arte, di spettacolo parlino, denuncino come un attentato terroristico alla
civiltà la liberalizzazione della produzione e del mercato delle armi; pretendo
che per i partiti, le organizzazioni sociali e politiche la difesa della 185
divenga una priorità discriminante. Lo pretendo perché ne ho diritto. Me lo ha
dato un bambino di dodici anni, si chiama Massud, vive ad Hanaba
in Afghanistan, nell'ospedale di Emergency, una mina gli ha portato
via una gamba e un occhio, forse era italiana, come me, come
noi.
Safiya
Vi
proponiamo uno stralcio della lettera inviata da Ettore Mesina agli amici che si
sono impegnati nella campagna di solidarietà per salvare dalla lapidazione
Safiya.
Le
notizie sembrano finalmente buone. Nel corso di una importante riunione
internazionale, il presidente nigeriano Olosegun Obasanjo ha detto: “Safiya ha
presentato appello e sulla base di questo appello ci aspettiamo che si farà
giustizia; una giustizia che rallegrerà i cuori di quanti l’hanno chiesta per
lei, ma rallegrerà tantissimo anche me”. “La società nigeriana è maschilista e
sciovinista – ha aggiunto Obasanjo – e una società non si cambia in una notte.
Ma dobbiamo cominciare a lavorare per cambiarla e rompere certe regole
sociali”. E
allora? Come ricorderete, il processo in appello a Safiya sarà celebrato il 18
marzo ed io credo che nonostante le parole del presidente nigeriano, il calvario
di Safiya sarà più breve se continueremo la nostra pressione sull’ambasciata
nigeriana, inviando ad essa (e non a me!) la nostra richiesta di salvezza
per quella poverissima donna. Ricordo che le lettere in tal senso - anche
brevissime (per esempio. “salvate Safiya!”) - vanno firmate con nome e cognome
(comprensibili) e l’indirizzo del mittente. L’indirizzo dell’ambasciata
nigeriana è: via Orazio 18, 00193 Roma. Queste
nostre vigilanza e pressione sono tanto più importanti in quanto potrebbe esserci l’eventualità di una conversione
della pena. E’ accaduto così nel caso di Abok Alfa, la ragazza sudanese
condannata alla lapidazione per lo stesso “reato”: La condanna è stata cassata
perché (ufficialmente) la sharya
non si applica ai non-musulmani e Abok è cristiana, ma la giovane è stata
processata per reati minori e condannata a 50 frustate: il che, temo, non è
stata “giustizia” ma una specie di compromesso fra autorità nazionali e corte
islamica. Abok è una ragazza e (forse) ha potuto sopportare senza danni
gravissimi un supplizio del genere; se toccasse a Safiya (che ha fra i 30 e i 35
anni ma sembra una vecchia) quali sarebbero le conseguenze per lei? Dunque
tornate a scrivere e fate scrivere all’ambasciata nigeriana. Il
giornalista della RAI Leopoldo Innocenti è riuscito a intervistare Safyia: Safya
gli ha detto, fra l’altro: “Io non so dove sia l’Europa e nemmeno l’Italia ma mi
hanno detto che persone di quei posti mi hanno aiutato. Ringrazio tutti. Auguro
a tutti prosperità perché grazie anche a loro forse avrò salva la vita”. Ha
detto ancora: “ho subìto angherie e boicottaggi. Spero che questo non sia
successo invano”.
Inviandovi quello che penso sarà il mio ultimo messaggio su questo tema – penso
che il 19 marzo tutti i mass-media daranno notizie dell’esito dell’appello - mi
permetto di sottolineare la bellezza dell’esperienza che abbiamo vissuto
insieme: non dobbiamo mai rassegnarci al senso di impotenza che talvolta ci
coglie, se siamo capaci di stringere le mani di altre donne e altri uomini che
come noi credono nella necessità della solidarietà, possiamo diventare una forza
viva. (Ettore
Masina)
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NO
NEWS
(le non-notizie di Carta
(www.carta.org), in edicola dal 7
al 13 marzo)
Movimenti
multipli
La non notizia di questa settimana è che, mentre
centinaia di migliaia di persone marciavano a Roma con le bandiere dell'Ulivo e
dei Ds, a Bologna si teneva una grande assemblea nazionale dei forum sociali.
Nel nuovo numero di Carta raccontiamo diffusamente discussione e prospettive del
movimento antiliberiste, così come lo strano sciopero della cooperazione sociale
napoletana, le prossime proteste della scuola contro Letizia Moratti...
Haiti, l'isola senza
alberi
Questa, poi, è una Non Notizia con le maiuscole.
Haiti, il paese più povero, disperato, senza democrazia dell'intera America, e
oltre. Un grande fotografo, Danilo De Marco, ci è andato, ha scattato le sue
splendide immagini e ha parlato con il leader della rete di organizzazioni
contadine che resiste al terrore del nuovo dittatore, l'ex padre salesiano
Aristide. Un reportage che non potreste leggere da nessuna altra parte, senza
esagerazioni. In Carta settimanale in arrivo.
Come va Carta?
All'assemblea di Bologna e ovunque
vadano redattori di Carta, si sentono rivolgere questa domanda, con una
sollecitudine affettuosa. Noi rispondiamo: stiamo nuotando controcorrente e con
vari pesi addosso, ma siamo ancora a galla. L'allarme sulla nostra situazione
economica ha suscitato: un'ondata di lettere, molte delle quali pubblichiamo nel
settimanale; un buon aumento degli abbonamenti, che per noi è essenziale, visto
che si tratta di un flusso finanziario costante; segnali di miglioramento delle
edicole, perché molti lettori cercano di essere più costanti nell'andare,
giovedì e venerdì, in edicola; un discreto aumento di persone o associazioni
[come Roba dell'altro mondo, centrale del commercio equo] che decidono di
diventare soci della nostra cooperativa. Cominciamo a pensare di potercela fare,
con il vostro aiuto. Scriveteci [carta@carta.org], diteci le vostre opinioni, dateci
dei suggerimenti: Carta si fa insieme, o non si
fa.
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ZOOM
ASSOCIAZIONI
19^ Mostra Internazionale
d'Illustrazione per l'Infanzia e...
L'Associazione "Cerchio magico" di Soave (VR) segnala:
Le Immagini della Fantasia 19^ Mostra Internazionale d'Illustrazione per
l'Infanzia.
Treviso - Casa dei Carraresi - 2 marzo - 7 aprile
In questa edizione si potranno fare... "Quattro passi nella storia di Pinocchio"
e giocare, tutte le domeniche, in piazza dei Signori (ore 11-13 e 14.30 - 17)
con spettacoli di teatro di strada. Tel. 0422 513150 La Mostra resterà chiusa
nei giorni 31 marzo e 1 aprile
. Inoltre:
"Da Pinocchio a Harry Potter" a Brescia 19 e 20 aprile
2002. Tutte le notizie utili e piacevoli cliccando: http://web.tiscalinet.it/avisco
«C'è mondo fuor di queste
mura...». Diapo-Rassegna dedicata a Walter Pedrotti
La
VI Circoscrizione di Verona, il CENTRO TERRITORIALE PERMANENTE PER L'ISTRUZIONE
E LA FORMAZIONE IN ETA' ADULTA, il DISTRETTO 29 - SCUOLA " G. CARDUCCI "
VERONA, curato del circolo Legambiente Fagiani nel mondo, promuovono la Rassegna
di diapo-racconti di viaggio per conoscere paesi e culture di altri mondi " C'è
mondo fuor di queste mura…" (dedicato a Walter Pedrotti). 21 Marzo 2002
Pakistan: da Gilgit a Kashgar lungo la Karakorum Highway di Agostino Mondin e
Cristiano Tedeschi; 28 Marzo 2002 Eritrea - Etiopia: le terre dei Negus di
Andrea Semplici; 4 Aprile 2002 Palestina: viaggio in una terra troppo promessa
di Stefano Chiarini; 11 aprile 2002 "Saharawi: un popolo dimenticato nel deserto
algerino" di Susanna Ureni; 18 aprile 2002 - Nicaragua: dal lago Cocibolca al
Rio San Juan… Viaggio nell'Acqua di Sandro Campagnola e Federico Carazzolo.
Tutti gli incontri inizieranno alle ore 20.30 presso la scuola "G. Carducci" Via
Betteloni, 21 Verona - tel. 045525551. Ingresso
libero.
FEVOSS di Verona: «C'è
bisogno di te e del tuo volontario servizio»
Nel reparto di lungodegenza del presidio Ospedaliero di
Marzana, c'è bisogno di te! C'è bisogno di
te, per fare un piccolo grande gesto di umana solidarietà, come quello di
imboccare un allettato o di aiutarlo a compiere semplici movimenti
riabilitativi. Ascolta il tuo cuore e, se
avverti il suo richiamo compassionevole, offri la tua personale disponibilità a
chi ti sta cercando per una nuova e nobile missione.
Telefona alla sede centrale della FEVOSS (Tel.045/8002511) per incontrarti con i
volontari che risponderanno a ogni tua domanda. AGLI STUDENTI GIOVANI E STUDENTI IN ATTESA DEL SERVIZIO
MILITARE SE AVETE DECISO DI SVOLGERE "SERVIZIO CIVILE" RIVOLGETEVI ALLA
FEVOSS VI DARA' TUTTE LE INFORMAZIONI NECESSARIE.
GENITORE HAI FIGLI CHE DEVONO SVOLGERE IL SERVIZIO MILITARE? SE HANNO DECISO PER
IL "SERVIZIO CIVILE" RIVOLGITI ALLA FEVOSS. FEVOSS, FEDERAZIONE DEI
SERVIZI DI VOLONTARIATO SOCIO SANITARIO, VIA SAN NAZARO, 73 – VERONA, TEL.
045/8002511
Anniversario della
Liberazione
L’Associazione
LAPIS - Associazione culturale e centro studi senza scopo di lucro - ha
organizzato per il giorno Giovedì 14 marzo alle ore 20.30 una riunione
organizzativa, presso la sezione DS di Verona, Borgo Roma in via Scuderlando
137, sul seguente tema: “Anniversario della Liberazione”. La nostra Associazione, il cui
scopo consiste nel sensibilizzare, mediante iniziative culturali, le persone su
problematiche di natura
politico-sociale, vuole essere un
punto di riferimento e di discussione per tutte quelle persone aventi una comune
radice cattolica nonché per tutte
quelle persone che pur non condividendo la nostra radice si rifanno a valori quali la
solidarietà, la democrazia, il pluralismo. In particolare, l’intento
dell’incontro di giovedì 14 marzo è quello di riscoprire e rivalutare la festa
della Liberazione del 25 Aprile mediante la costituzione di un comitato civico
tra tutte quelle associazioni che aderiranno all’iniziativa. L’idea è quella di
organizzare per il giorno 20 Aprile un convegno avente ed oggetto la figura di
Meneghetti e per il giorno 25 Aprile una festa popolare, da tenersi nel parco
san Giacomo di B.go Roma, per riconfermare e rilanciare i valori sui quali si è
costruita la nostra Repubblica. Nella speranza di una vostra partecipazione,
vogliate gradire distinti saluti. Il Presidente, Prof. Patrizio Del Prete (65@patriziodelprete.it)
Pax Christi: dagli operai
dell'industria bellica un monito da seguire
Tra
le tante prese di posizione che in questi giorni la società civile va esprimendo
contro l’ipotesi di modifica della legge italiana che regola il commercio delle
armi (185/90), Pax Christi chiede di porre grande attenzione all’Appello firmato
da alcune lavoratrici e lavoratori dell’industria bellica. Il testo si rivolge
alle rappresentanze sindacali affinché assumano una linea coraggiosa e non
ricada “di fatto e di nuovo, sui lavoratori dell’industria militare, la
responsabilità di collaborare a traffici di morte. Essi venivano quanto meno
parzialmente tutelati dalle limitazioni poste dalla 185/90”. Commentando la
nota, Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente di Pax Christi ha detto
che “queste parole meritano un’attenzione tutta speciale perché provengono da
persone che hanno pagato anche di persona e si confrontano coraggiosamente con
la propria coscienza invitandoci a fare altrettanto”. L’appello chiede
sostanzialmente ai sindacati contribuire “individuare le vie più opportune per
la riduzione della spesa militare, della ricerca e della produzione bellica, per
difendere e semmai estendere le limitazioni alle esportazioni di armi previste
nella 185/90, per promuovere la riconversione al civile della produzione
militare (a partire per esempio da quanto previsto proprio dalla L.185/90 e
dalla rivitalizzazione dell’Agenzia per la riconversione dell’industria bellica
lombarda istituita dalla L.R.6/94), per tutelare l’obiezione professionale alla
produzione militare, per dare ai lavoratori gli strumenti per opporsi alla
guerra, e a quella sua forma che oggi va sotto il nome di ‘guerra permanente’,
ed agire per la prevenzione dei conflitti e la diffusione di una cultura di
pace”.
Una proposta alla Comunità
di sant'Egidio e... abbonati a «Mosaico di Pace»!
Le
riviste Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia, promotrici della Campagna
Banche armate e ora impegnate nella Campagna in difesa della legge 185/90, hanno
diffuso un comunicato stampa a seguito della notizia, comparsa sul Corriere
della Sera, che la Comunità di sant'Egidio ha lanciato una Fondazione per la
Pace che vedrebbe tra i suoi sostenitori Finmeccanica - azienda specializzata
nella produzione di armi che conta tra i suoi marchi Alenia e Agusta - e alcune
banche tra cui la Cassa di Risparmio di Roma, l' IMI e la Compagnia San Paolo di
Torino, entrambe presenti nell'elenco delle "banche armate".
Le riviste
denunciano che - dopo la smentita, giunta da parte del portavoce della Comunità
di sant'Egidio in merito alla presenza di Finmeccanica nell' elenco degli
sponsor - tra questi compaiono comunque la Nestlè, Fincantieri, Monte dei Paschi
di Siena e Banca nazionale del lavoro, tutt'altro che esenti da responsabilità
etiche anche in materia di esportazione di armi. Pertanto il comunicato stampa
rivolge il proprio benvenuto alla Comunità di Sant'Egidio nella Campagna
contro la modifica della legge 185 a patto che anche i suoi sponsor vogliano
ufficialmente aderire alla medesima Campagna. Il testo integrale della nota sarà
pubblicato nel numero di marzo di Mosaico di pace e potrà essere richiesto alla
segreteria nazionale di Pax Christi. Abbonati a «Mosaico di pace» (24
euro); Versamento su c.c.p. n. 16281503 intestato a Pax Christi Italia via
Petronelli, 6 - 70052 Bisceglie (BA).
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DOSSIER
(Approfondimento segnalato da
Paolo Veronese)
Baby gang
e false coscienze
di Gianfranco
Bettin
Ecco una notizia che
scomparirà presto dalle cronache del Nordest e, ancor prima, dalla memoria di
troppi abitanti della regione. Due "baby gang" hanno a lungo spadroneggiato,
soprattutto fra i propri coetanei, terrorizzando con estorsioni, rapine, minacce
e violenze, fermate solo dai Carabinieri malgrado l'omertà e la paura che
seminavano intorno. Con l'accusa di associazione a delinquere sono stati
arrestati cinque giovanissimi e altri dodici sono stati denunciati, tutti
minorenni tranne due. Le baby gang - come le chiamano i media - sono una di
Legnano e l'altra di Bovolone, entrambe in provincia di Verona, ma il loro
raggio d'azione comprendeva le province di Brescia, Como, Verona, Sondrio,
Trento e Ferrara, e le vittime prescelte erano ragazzini ai quali sottraevano
soldi, vestiti, cellulari, motorini eccetera.
Vale la pena di segnalare la
notizia, e il suo prevedibile repentino oblio, per ricordare una volta ancora la
deriva dei processi educativi e delle forme di socializzazione che in una delle
regioni più ricche del mondo sta da tempo avvenendo nella semi-indifferenza
generale. I ragazzi in questione - tutti di famiglie "normali" e "per bene"
(qualunque cosa ciò significhi) - non sono infatti che gli ennesimi protagonisti
di simili cronache, a conferma di una drammatica caduta della capacità di
formazione dei giovani che l'insieme della società locale rivela ormai da anni,
e di cui tuttavia si accorge solo in concomitanza di episodi eclatanti (anche
peggiori di questo). Episodi che hanno per protagonisti, o per vittime, i più
giovani (si tratti di comportamenti distruttivi o di altri, di solito passati
sotto silenzio, di tipo autodistruttivo: suicidi, suicidi mascherati, derive
esistenziali di diversa natura eccetera).
Di fronte a episodi come questi
qualcuno dirà che si tratta di casi isolati e dunque trascurabili, oppure che vi
si mostra una generica "crisi dei valori", impossibile da fronteggiare
localmente e, dunque, senza precise responsabilità. Altri invece ricorderanno
quanti giovani, nel Nordest, "fanno volontariato" e ne ricaveranno una
consolazione e una mistificazione, e cioè penseranno che la virtù di alcuni
riscatta le colpe di altri e l'indifferenza di tanti, specie degli adulti, senza
vedere che l'accusa di incapacità educativa proviene spesso proprio dalla parte
più consapevole e meno corriva di quel volontariato (anche se non è tutto oro
ciò che riluce, in questo campo: proprio della controversa realtà del
volontariato d'oggi si parlerà, con don Luigi Ciotti, a Thiene martedì sera alle
ore 20.30 al padiglione di via Vanzetti). Anzi, questo approccio sincero e
capace di fronteggiare lucidamente le drammatiche contraddizioni della società
locale, viene quasi solo dalla quella parte. Intanto, una sinistra troppo spesso
culturalmente pavida è ancora attardata a discolparsi di qualche parola un po'
più radicale sfuggita a Rutelli (su certi "padroncini razzisti") o a prendere le
distanze da analisi "troppo critiche" per non spaventare i "moderati" (cioè i
veri responsabili - nella loro ipocrisia e nella snaturata scala di valori
sostanzialmente professati - delle peggiori derive che, in ogni campo, segnano
questa regione).
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L'Arena - Sabato 9
Febbraio 2002
Sgominate due baby gang di Bovolone e Legnago
Un solo
maggiorenne tra i 17 ragazzi nei guai per una ventina di
estorsioni
Taglieggiavano i clienti di bar e discoteche per farsi consegnare
cellulari, giubbotti e soldi
«Dateci quello
che chiediamo, non ci fa paura andare in galera tanto quando usciamo ve la
facciamo pagare». Frasi da delinquenti consumati, di quelle che si sentono nei
film. Anche loro erano noti con il soprannome («er patata», «il milanese» e
«zippo») e dettavano legge, anche usando coltelli a serramanico se doveva
servire a convincere le vittime a consegnare denaro, cellulari, giubbotti e in
un caso anche le scarpe, un paio di Nike nuove.
Eppure solo uno dei
diciassette componenti della banda di taglieggiatori sgominata è maggiorenne:
gli altri sono tutti ragazzini tra i 15 e i 17 anni. Più o meno la stessa età
delle loro vittime: almeno 25 quelle accertate dai carabinieri che l’altra notte
hanno notificato una ventina di provvedimenti ad altrettanti baby-estorsori
sparsi in varie province del nord, oltre che - ovviamente - nel Veronese. Per
tre di loro c’è l’obbligo di permanenza in casa (misura restrittiva equivalente
agli arresti domiciliari), uno è finito in comunità e un quinto, un
extracomunitario, è in stato di arresto perchè si era allontanato dal Comune in
cui risiedeva nonostante fosse sottoposto all’obbligo di dimora a Sondrio, ed è
stato invece trovato a Casaleone. Per tutti gli altri l’ipotesi di reato è
associazione per delinquere finalizzata a rapina, estorsione e tentata
estorsione.
Due bande, una a Legnago e una a Bovolone, e un bilancio pesante
che potrebbe aggravarsi, soprattutto perchè non si esclude che il gruppo di
bulli con testa rasata, cappellino da baseball e bomber griffato possa aver
compiuto atti analoghi anche in altre province, con tutta probabilità in quelle
in cui vivono alcuni di loro: Ferrara, Trento, Como, Brescia e Sondrio. Si
chiama «Number One» l’operazione condotta dai carabinieri di Legnago e
coordinata dal capitano Alessandro Manfredini. Prende il nome dalla discoteca
che secondo le indagini risulta essere il luogo di ritrovo abituale dei «gaber»:
giovani che stanno a mezza strada tra i punk e gli skinheads (uno dei baby
estorsori è stato denunciato in passato per istigazione all’odio razziale) e che
sono riconoscibili non solo per la testa lucida ma anche e soprattutto per il
bomber.
E proprio da un giubbotto e un cellulare rubati a Verona, in piazza
Bra, in settembre è partita l’indagine. Un’indagine difficile, soprattutto per
la paura da parte delle vittime a denunciare i soprusi, la diffidenza che
affonda le radici nel timore di subire poi rappresaglie e ritorsioni per rapine
di scarso valore: dieci, venti euro, il cellulare o il giubbotto. Non era
l’entità del bottino, insomma, ad essere preoccupante ma piuttosto la
sistematicità delle «richieste». Che in qualche caso sono state accompagnate da
minacce con coltello alla mano. Una sorta di dipendenza psicologica che ha
spinto una delle vittime - l’unico maggiorenne - a diventare l’autista, colui
che in macchina portava gli estorsori in trasferta a Cerea e a Casaleone, fuori
dai locali abitualmente frequentati dai coetanei: bar, paninoteche e discoteche
dove entravano in azione. Strafottenti e sicuri di sé, al punto che non hanno
esitato a impaurire con minacce pesanti chi si opponeva al taglieggiamento.
Ma poi qualcosa ha ceduto, e alla paura si è sostituita la consapevolezza.
Così in gennaio sono arrivate le prime denunce. Mancavano i nomi: le vittime
sapevano solo i vari soprannomi, ma ai militari hanno raccontato come in alcune
foto di gruppo appariva qualcuno degli estorsori. E quelle immagini facevano
bella mostra di loro sul sito internet del «Number One». Quando l’altra notte i
carabinieri hanno iniziato a notificare i provvedimenti, allo sguardo stupito
dei genitori è seguito quello di sfida dei ragazzi indagati, la maggior parte
dei quali finita la scuola dell’obbligo ha iniziato a lavorare come muratore o
falegname. Ragazzi che appartengono a famiglie normali, senza particolari
disagi. Ragazzi che guardando gli addebiti non sono riusciti a trattenere un
sorriso di sfida. Da bulli. (di Fabiana Marcolin)
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L'Arena Sabato 9
Febbraio 2002
«Vogliono possedere di
più»
Legnago. «Che nella Bassa possano
esistere e svilupparsi fenomeni di questo tipo non mi meraviglia - commenta la
psicologa Tiziana Martini - Perché anche qui, come nel resto d'Italia, per non
dire del mondo intero, a prevalere tra i giovanissimi non è più il semplice
desiderio di possedere l'oggetto , ma di possedere
quell'oggetto , quel qualcosa in più che non tutti hanno e
che una volta raggiunto è l'unico che fa sentire davvero importanti». A dominare
perciò non è più, come accadeva fino a pochi anni fa, la logica della povertà e
dell'emarginazione, ma quella del benessere, del possesso esasperato,
dell'ottenere tutto e subito, senza fatica. «Non basta avere il cellulare
- continua Martini - occorre avere quel cellulare ,
di quella determinata marca e naturalmente di ultimissima generazione.
Meglio ancora se invece di uno solo i telefonini a disposizione sono tre o
quattro, visto che ormai uno, bene o male, lo posseggono tutti. Lo stesso vale
per i capi di abbigliamento, le automobili, i motorini, gli zaini e qualsiasi
altro bene di consumo». Dello stesso parere anche Lucia Zardin, insegnante alle
scuole medie di Casette che rilevando come «sia soprattutto lo spostamento dei
valori ad aver provocato tutto questo - sottolinea l'esigenza di intervenire fin
dalla pre-adoloscenza - con precisi programmi di prevenzione», mentre Giampietro
Tiozzo, preside del liceo Cotta punta il dito contro «la cultura del branco e la
scarsa consapevolezza da parte dei ragazzi del confine tra il lecito e
l'illecito». «E' un fenomeno inquietante- commenta a caldo il sindaco Silvio
Gandini- da tenere sotto controllo anche con l'attuazione di una rete coordinata
di interventi preventivi». (e.p.)
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L'Arena - Sabato 9 Febbraio
2002
«Amareggiato, non
sorpreso»
Bovolone.
«Amareggiato ma non sorpreso». È questo lo stato d’animo che aveva ieri don
Alessandro Bonetti, sacerdote che da tre anni lavora con i giovani di Bovolone
. «Posso pensare addirittura quali siano i ragazzi coinvolti, visto che a
quanto ne so le forze dell’ordine lavoravano da tempo a questo caso», spiegava
il sacerdote, «Purtroppo già qualche mese fa si era avuto notizia di un
pestaggio a scopo di rapina avvenuto in paese: questa non è che una nuova
dimostrazione che qui la situazione è difficile. A Bovolone ci sono due tipi di
giovani: quelli che frequentano la parrocchia e quelli che stanno dall’altra
parte. Non ci sono vie di mezzo: e se si considera che il paese non offre molto,
soprattutto dal lato culturale, allora è chiaro che si manifestano delle
situazioni di disagio. Soprattutto da parte di ragazzi che vivono in famiglie
che danno loro tutto senza fatica, magari senza avere molto tempo per seguirli;
e che, se non vanno in parrocchia, in paese trovano solo bar. Quella di Bovolone
resta comunque della buona gente e credo che se si riusciranno a coordinare le
iniziative i problemi, compreso quello della tossicodipendenze, potranno essere
affrontati con profitto». «Qui non ci sono precedenti in tema di criminalità
giovanile, se non un caso unico avvenuto qualche anno fa. Questa storia della
baby-gang, dunque, la ritengo un’anomalia rispetto alla situazione generale»
dichiara invece il vicesindaco e assessore al sociale Giorgio Mantovani, «Negli
ultimi dieci anni sono stati realizzati impianti e sostenute le attività
sportive ed è stata fatta una forte prevenzione per quanto riguarda le
dipendenze, pertanto secondo me si tratta di schegge impazzite di un mondo
giovanile che è seguito e controllato». (lu.fi.)
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L'Arena Domenica
10 Febbraio 2002
Il pizzo
era il prezzo della paura
Legnago. Le
vittime erano più o meno le stesse. Settimanalmente versavano un tributo a chi,
senza violenze particolarmente gravi ma con una determinatezza innaturale per un
minore, garantiva una sorta di tranquillità. E il pizzo diventava così il
berrettino piuttosto che il giubbotto, il cellulare - da cui estraevano la
sim card per renderlo pulito - piuttosto che qualche decina di euro.
Trapela poco dell’indagine conclusasi - per quanto riguarda il Basso veronese:
ma che non si esclude abbia risvolti a Brescia, Trento, Ferrara, Como e Sondrio
- sulle due babygang di Bovolone e Legnago, ma il quadro è comunque
sconfortante. L’atteggiamento di prevaricazione psicologica su ragazzini in età
scolare, in nome della superiorità garantita dalla prepotenza e sfociata nella
violenza, arriva ad essere preoccupante se diventa un modus vivendi
come quello dei 17 ragazzi individuati dai carabinieri.
Ragazzi
esuberanti ma nella norma, con famiglie normali alle spalle. Niente bravate di
ragazzi viziati, insomma. E non siamo nemmeno di fronte a criminali incalliti
(anche se alcuni di loro avevano precedenti per rapina e istigazione all’odio
razziale). Per i baby-estorsori con cappellino da baseball, bomber e testa
rasata pretendere qualcosa dai più deboli era normale. Così come era normale
minacciare, promettere protezione in cambio di denaro. Poco, ma in maniera
costante: una volta alla settimana. Erano arrivati perfino a sfidare le vittime,
un modo per far capire loro che era meglio non fiatare, non dire, continuare a
subire i «piccoli» furti. Una sorta di regolamento di conti che doveva avvenire
nei pressi dell’ospedale di Legnago una sera di gennaio, e quando chi abita
nelle vicinanze ha visto passare le macchine dei carabinieri a tutta velocità
per «bloccare» quella che avrebbe potuto trasformarsi in una rissa non ha
pensato di certo che un gruppo di giovani poco più che adolescenti stava
ribadendo una sorta di «diritto», quello di spadroneggiare a danno di altri.
Le voci giravano da tempo in realtà, solo che nei tre mesi di indagini è
stata la sistematicità delle richieste violente a dare il tono a quella che
sembrava una semplice bravata. Il tono di un fenomeno pericoloso perchè diffuso,
esercitato quasi alla luce del sole perchè la paura di venire scoperti era
talmente lontana da spingere gli estorsori a osare: «State attenti che se
parlate sappiamo dove state e vi veniamo a trovare». Già, chi parla è un infame
e va punito.
Ma a partire dall’episodio di piazza Bra, quando due ragazzini
della Bassa vennero avvicinati e rapinati da altri coetanei e fino a gennaio
qualcosa era iniziato a trapelare, perchè le vittime tornavano a casa senza
telefonino, senza giubbotto, uno addirittura senza scarpe. Brutto da dire ma
nelle grandi città queste cose possono essere considerate all’ordine del giorno,
in un paese no. Prima o poi si viene a sapere se qualcosa non va, ma non vuol
dire che poi alla conoscenza segua un’azione deterrente perchè un conto è dire
ai genitori di essere stato rapinato da un coetaneo un conto è raccontarlo ai
carabinieri.
Un’indagine blindata per l’età delle vittime e per quella degli
estorsori che poi più o meno è la stessa a parte un caso, quello dell’unico
maggiorenne invischiato in questa storia, uno di quelli che viene da fuori e che
rappresenterebbe il punto di riferimento, quello chiamato «il milanese».
Blindata inoltre per la difficoltà di movimento, per la diffidenza e l’omertà
delle vittime che temevano rappresaglie. Conquistare la fiducia di chi si sente
oppresso non è semplice ma le voci girano, le modalità stesse delle «richieste»
non erano segrete, i ragazzini venivano avvicinati fuori dalle sale giochi e dai
pub, dalle birrerie piuttosto che in discoteca. E anche i soprusi venivano fatti
«pubblicamente», forse perchè dovevano servire da esempio, forse perchè così si
garantivano una sorta di impunità: in una sera fuori da un bar della Bassa ne
hanno rapinati 8. Ma il muro si è incrinato, per cinque il provvedimento è
pesante: obbligo di permanenza in casa o in comunità. Per gli altri una denuncia
per associazione a delinquere a scopo di estorsione. Pesante comunque. Non sono
ancora maggiorenni. (di Fabiana Marcolini)
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L'Arena -
Domenica 10 Febbraio 2002
«Il
disagio esiste, basta non girare lo sguardo dall’altra
parte»
Legnago. Indifferenza, incapacità di capire i messaggi. È
possibile che papà e mamma non capiscano cosa accade ai figli? È possibile. È
successo. È successo ai genitori dei 16 minorenni delle due bande di estorsori
in erba e anche a quelli delle loro vittime. Indifferenza nei confronti di
un’adolescenza che forse non può essere diversa da quello che è perché ai più
grandi manca, o sarebbe meglio dire non interessa o si ritiene non serva, capire
il codice con il quale entrare in contatto con loro per interpretare le
richieste di aiuto, di pericolo, di avversione a regole imposte, ma troppe volte
non rispettate da chi le impone. Una sorta di nonnismo parentale, quando il
genitore impone al figlio determinati atteggiamenti perché a sua volta gli sono
stati imposti, ma non è capace di rispettarli e scambia l’autoritarismo per
autorevolezza.
A Legnago, dal 1995 fra’ Tonino Pedrina sta facendo crescere
una follia che ha coinvolto adolescenti e adulti, genitori, figli, imprenditori:
persone. Corte Samuele, il centro di aggregazione giovanile a San Pietro
dovrebbe aprire in giugno. «Aprirà in giugno», sottolinea il frate, «ma è già
aperto oggi. Era già aperto nei mesi scorsi, quando abbiamo iniziato questo
cammino per offrire ai ragazzi una possibilità di incontro che sia fatto da loro
e non solo per loro dagli adulti».
Una follia Corte Samuele. Una vecchia
casa di campagna dove funzioneranno alloggi di accoglienza, biblioteca, bar
pizzeria, campi di gioco, sale di incontri. Un’impresa in cui sono stati versate
centinaia di migliaia di euro, senza contare le centinaia di ore di lavoro
gratuite dei volontari. Follia lucida: «Un centro di aggregazione fornisce
l’occasione a persone di incontrarsi», spiega il frate. «Incontrarsi vuol dire
parlare, comunicare, trovare strumenti per capire, per capirsi, per imparare a
capire».
E una pizzeria, un pub, un computer collegato a Internet possono
prendere il posto della famiglia? «No. Ma in un posto dove si ascolta e si
parla. Dove ci si sforza di capire possono emergere problemi e nascere
soluzioni. Corte Samuele è un laboratorio dentro il mondo, non fuori. La vita è
un condominio complicato dove non si possono separare i problemi dei più piccoli
e dei più deboli da quelli dei più grandi e dei più forti. Corte Samuele è un
posto fatto di persone» sottolinea fra’ Tonino, «che prima di tutto vogliono
incontrare altre persone per quello che sono e non per quello che la moda
vorrebbe che fossero».
(g.d’a.)
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PAROLE IN
LIBERTA'
di Vincenzo Andraous
Vincenzo
Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,
una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto
nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo
“FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in
art.21, da due anni e mezzo è in regime di
semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità
“Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del
Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e
culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie,
Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di
laurea in psicologia e sociologia; E’titolare di alcune rubriche mensili su
riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di
informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa
80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul
carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; “Non mi inganno” edito
da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans” edito da Ibiskos di Empoli;
“Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“
edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del
Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita”
edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della
“Casa del Giovane” di Pavia.
LA TRASGRESSIONE
Quante
volte ho sentito parlare di questo termine, di questo concetto, di questa parola
che fa paura e ci confonde.
"Trasgressione", "diversità", "disagio","devianza", ognuna di queste parole ha
un significato particolare, eppure tutte hanno un comune denominatore; sono
l'esatto opposto di conformità. Se
ritorno indietro con la mente, all'adolescenza che forse non é mai stata mia. mi
rivedo per il paese a strappare manifesti, a imbrattare falci e martelli ad
affiggere fiamme tricolori senza nulla capire di ciò che facevo. Eppure dovevo
farlo perché mi rendevo conto che in molti si arrabbiavano. Quei molti che mi
chiamavano "terrone", quei molti che mi trattavano con distacco, quei molti che
stavano innanzi e io dietro. Così
“trasgredire” ha illuso il cerbiatto di poter liberarsi dalle fauci del
lupo. Diverso
a scuola, diverso dai compagni, diverso in paese, fino a diventare diverso in
famiglia. Diverso nell'osservare, nel capire, nel non accettare.Un disagio
strisciante nell'esser ugualmente solo tra mille, ostacolo insormontabile
l'iindiffrenza più ancora della violenza. Una difficoltà estrema a conoscere,
elaborare e sapere. Ricordo
ancora e mi fa male, l'abbandono della scuola, la rabbia per le offese, per le
umiliazioni, la ribellione e la dissacrante unione dei cattivi, dei monelli, dei
bambini banditi, fino alla formazione della banda di minorenni. Le scorrerie e
gli affronti risolti in fretta. I soldi guadagnati sul ciglio della strada, nell’incosciente spazio di uno sparo. E
mia madre piegata dal dolore e dalle tante ore a lavorare. L'età è
scomparsa nel buio profondo della pancia della balena, nel mondo sommerso delle
colpe, nella follia lucida che tutto ha distrutto, persino l'ultima volontà di
un perdono. Oggi
sono un uomo che scrive e pensa, che cammina sulle ginocchia, distante da quel
mondo nemico e da Dio alla finestra, consapevole finalmente d'esser stato io
l'unico vero problema. Da
qualche tempo in questa mia ricerca, parlo e ascolto i giovani della Comunità,
percepisco con una tale empatia il disegno inconscio dell'esame ultimo per
ottenere quella speciale patente per vincere la solitudine. Nel silenzio di
questa cella mi chiedo come possa straripare tanta sofferenza in ragazzi di età
vicina al sole, Una sofferenza sorda che grida forte, e inutilmente li proietta
verso uscite d'emergenza per molti versi introvabili, e comunque disseminate in
questi labirinti esistenziali del disagio, a cui nessuno presta
attenzione. L'ombra
lunga di questa nuova e antichissima generazione è parte viva di quel reale
attuale basato sui valori dell’effimero, e bisogna infine farci i conti se non
vogliamo, a nostra volta, rimanere spezzati dentro. Io so bene di non poter
proteggere i giovani, di non poter sottrarli a ciò che li attende, ma ripeterò
all'infinito - dapprima a me stesso e poi a loro - che la trasgressione nei
rischi estremi è l'anticamera di quella devianza che chiude il
cerchio.
Più in là ragazzi, più in là del nostro naso ci sono tracce, orme e coordinate,
affinché l'istinto non prenda il sopravvento e si riesca a essere forti, assai
di più di quella maledetta catena che ci costringe. (11-2-1998)
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SORRISI E
CEFFONI
SanRemo tutto da
ridere
Inizia SanRemo... il festival della
canzone italiana... e noi non potevamo essere da meno, perciò che inizi il
"Festivalon della canson". La prima canzone, "i savoiardi", testo di Rosa Pia
Bonomi, rosapia.bonomi@libero.it,
e musiche di Nazareno Baltimora, un famoso cantautore che ha collaborato con
artisti del calibro di Mogol e Battiato; canta Mario Polenta (parente del Renga
che partecipa a SanRemo, una volta cantavano insieme, li chiamavano i "polenta e
renga"). Venghino siore e siori, è su http://www.bruscocartoons.com/
CANTASTORIE
di FRANCESCO MERLO
Ad Assago, al congresso della Lega, ha
proclamato la propria invincibilità, ma in piazza del Duomo a Milano il
presidente del Consiglio teme l’insolenza di un cantastorie di strada che lo
dileggia in versi sciolti e ne canta la vita fin da quando, «col vagito di
neonato / già assoldava un avvocato», e la illustra pure con grandi tavole a
fumetti, i famosi retablo degli artisti ambulanti. Ed è davvero una sorpresa
involontariamente burlesca, un accidentale ma significativo capolavoro satirico,
trovare, in coda alla richiesta di trasferire il processo Sme lontano
dall’ostile Milano, il nome di un cantastorie siciliano, Franco Trincale, che ha
composto 13 ballate su «don Silvio Berlusconi / il padrone dei padroni». Eppure,
è proprio firmata dal presidente del Consiglio la descrizione di «tale Trincale
Francesco che si porta presso la piazza del Duomo ogni fine settimana per
vendere materiale diffamatorio, altresì arringando i numerosi presenti con
ulteriori diffamatorie prospettazioni». Ecco: le chiama «prospettazioni».
Invincibile ad Assago, Silvio Berlusconi è terrorizzato dalle prospettazioni che
Trincale esegue alla chitarra in piazza Duomo. A tal punto che, nell’elenco dei
soggetti politicamente pericolosi che lo costringono, proprio nella sua città, a
sentirsi in terra barbara come Ovidio tra gli Sciti, accanto a Saverio Borrelli
e ai manifestanti del Palavobis, Berlusconi ha inserito appunto questo
menestrello di strada, Franco Trincale, 67 anni, nato a Militello, lo stesso
paese di Pippo Baudo. Da oltre vent’anni Trincale si esibisce in piazza Duomo,
ai piedi del sagrato, di tutto cantando e su ogni cosa moraleggiando, in mezzo a
un popolo che gesticola e grida con lui e più forte di lui, una piccola folla di
eterni fannulloni che si accende e si accapiglia sotto lo sguardo giustamente
tollerante dei vigili urbani e qualche volta della Digos.
Ovviamente
ogni tanto finisce pure a spallate, e una volta sono persino arrivate la polizia
e l’ambulanza: «Si deve altresì osservare - prosegue l’istanza firmata da
Berlusconi - che, come risulta dalla nota allegata in data 10-2-2002, in stretta
e diretta correlazione con le esternazioni della magistratura milanese, sono
accaduti in Milano in piazza del Duomo fatti estremamente significativi per
lumeggiare la situazione dell’ordine pubblico».
E’ vero che il cantastorie
sentenzia e sdottoreggia di politica e giustizia, e dileggia, come ogni
cantastorie, il potente di turno. Lo aveva fatto anche con «Massimo, lo stanco
navigatore / che alla sinistra ha devastato il cuore». E prima ancora ha cantato
Prodi, e Andreotti, e Craxi... Ma Trincale ha cantato pure principesse e
briganti, le Torri gemelle e il matrimonio di Milingo, e anche Maria Grazia «la
picciotta catanisa/ che mannava storia vera / o corriere della sera / pubblicava
la primizia / e fu l’ultima notizia». E, guardando scorrere i suoi sessantasette
anni nello specchietto retrovisore, si arriva alla sua canzone più famosa,
quella «Ballata del Pinelli», che gli costò pure un processo. Difeso,
nientemeno, da Umberto Terracini, Trincale fu assolto, e non perché la sua
canzone raccontasse la verità sulla morte di Pinelli, figuriamoci. Le canzoni -
spiegò Terracini - non devono raccontare la verità. Obbediscono ad altre regole
e possono essere condannate solo da un critico, da un filologo, dagli Aldo
Grasso e dalle Natalia Aspesi, o dalla giuria di Sanremo. Invece l’invincibile
presidente del Consiglio tratta le canzoni di strada come fossero nemici
politici: «Se io fossi un potente - dice Trincale - prenderei un cantacronache
come me, e lo pagherei per farmi sbeffeggiare in piazza, per farmi prendere in
giro». Insomma mai Trincale aveva vissuto un’avventura così eccitante, e dunque
adesso si sente anche lui come Moretti, come la Ferilli e la Parietti, come
Benigni a Sanremo, anzi di più: «Un problema - e ride - di ordine pubblico, come
Che Guevara».
Si legge ancora nell’istanza di Berlusconi: «Si segnala
altresì che alle ore 14,30 circa, in una pausa dello spettacolo, una persona
iniziava a discutere animatamente con il Trincale. L’alterco degenerava in una
violenta lite che vedeva coinvolte altre persone del pubblico. La rissa veniva
poco dopo interrotta grazie all’intervento di tre volanti della polizia di
Stato. Una persona riportava lesioni tali da rendere necessario l’arrivo di
un’ambulanza che si allontanava successivamente con il ferito a bordo». Aggiunge
Trincale: «Non dice però che quell’unico ferito ero io, e che non mi ero fatto
nulla. E chissà se sarò ricordato come il cantastorie che con uno spettacolo
mise in fuga da Milano Silvio Berlusconi, l’uomo cioè che ha inventato la
televisione commerciale, la politica-spettacolo, e tollera Striscia la
notizia ... Beh, non so se ringraziarlo o preoccuparmi. Non vorrei che
invece di andare via lui da Milano, alla fine fossi costretto ad andare via io.
Perciò vorrei dirgli alla mia maniera che "se lei non ha fiducia in Milano / che
pure dovrebbe ringraziare / io che invece sono siciliano/ amo Milano e qui
voglio cantare"».
E’ tutta la vita che Trincale sogna di essere eversivo.
Non che insegua l’eversione da comizio, ma quella dell’artista che mette
sottosopra le anime e i linguaggi, che propone la deflagrazione del mondo con
una risata o con un pianto: «Gli devo, almeno, quest’illusione... E dunque non
smetterò mai più di cantarlo: "O signore, presidente e padrone / la piazza non è
la sua televisione./ Lei può farmi non cantare alla tivù / al
Costanzo Show o al Marameobubù / ma se non mi fa cantar più
nella via / allora uccide la democrazia"».
P .S. A tarda sera
Franco Trincale ci ha mandato il lungo testo della sua ultima ballata che ha
intitolato «Girotondo degli avvocati». Eccone i primi versi: «E’ così
sconclusionato / questo testo che ha firmato / che l’ha scritto un invasato / o
piuttosto un avvocato». Ed ecco gli ultimi due: «Cavaliere rinsavisca / chieda
scusa e la finisca
Pensieri
@ltri
... prima che sia troppo
tardi
Se sei arrabbiato con qualcuno, e nessuno dei due fa nulla
per sistemare le cose... fallo tu. Può darsi che oggi questa persona voglia
ancora essere tua amica e se non fai qualcosa, forse domani potrebbe essere
troppo tardi.
Se sei innamorato di qualcuno, però questa persona non lo sa...
diglielo. Magari oggi anche questa persona è innamorata di te e, se non glielo
dici oggi, può darsi che domani sia troppo tardi
Se muori dalla voglia di
dare un bacio a qualcuno... daglielo. Forse anche questa persona vorrebbe avere
un tuo bacio, e se non glielo dai oggi, può darsi che domani sia troppo
tardi.
Se ami ancora una persona che credi ti abbia dimenticato... diglielo.
Forse questa persona ha sempre continuato ad amarti, e se non glielo dici oggi,
forse domani sarà troppo tardi. Se hai bisogno dell'abbraccio di un amico...
chiediglielo. Magari lui ne ha bisogno ancora più di te, e se non glielo chiedi
oggi, forse domani sarà troppo tardi.
Se hai degli amici che apprezzi
veramente... diglielo. Forse anche loro ti apprezzano, e se lasci che se ne
vadano, o che si allontanino da te, forse domani sarà troppo tardi. Se vuoi bene
ai tuoi, e non hai mai avuto l'opportunità di dimostrarglielo... fallo. Oggi
sono lì con te, e puoi ancora dimostrarglielo, ma se se ne andassero... domani
potrebbe essere troppo tardi.
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FINE @ @
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