La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: L'ATTUALITA' DELLA FINANZA ETICA E LE MODALITA' DI FUNZIONAMENTO - Dott. Mario Cavanni, socio di Banca Etica . Inizio ore 20,45.
Pax Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del nostro tempo». Venerdì 8 marzo: EMMANUEL LEVINAS, L'etica del volto, futuro di pace Relatore: Roberto Vinco, docente di teologia e parroco di S.Nicolò. Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala "Pighi" della parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò (dietro l'Arena), Verona, tel. 045 8000167, 045 565646.
UN MONDO DIVERSO E’ IN COSTRUZIONE: IL CONTRIBUTO DI AGENDA 21 LOCALE". Agenda 21 Locale è un’occasione per tutti di partecipare al governo della propria città, per un futuro sostenibile "che risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze". Sabato 9 Marzo 2002 – Verona presso Sala Lucchi – Palazzina servizi dello stadio, ore 15.00 – 18.00. Intervengono: Alessandro Bratti - Assessore all’Ambiente e Agenda 21 Comune di Ferrara; Massimo Becchi – Presidente di Legambiente Reggio Emilia Serena Tarocco – Consulente del Comune di Mantova per Agenda 21 Locale. Agenda 21 locale è un programma di azioni finalizzato allo sviluppo sostenibile del territorio. La novità è che le decisioni non vengono calate dall'alto, ma concertate in un dialogo diretto dei cittadini interessati. I gruppi di cittadini che rappresentano i diversi interessi e le diverse realtà della città (associazioni culturali, assistenziali, ambientaliste, sportive, sindacati, imprenditori, commercianti, artigiani, agricoltori, scuola, tecnici ed amministratori) partecipano direttamente al governo della città assieme alle istituzioni locali. L'obiettivo è organizzare la nostra società secondo modelli di produzione e di consumo più equi e sostenibili. L'attuale modello di sviluppo appare spesso distruttivo nei confronti dell'ambiente,delle relazioni tra comunità e anche della qualità di vita individuale che ci viene offerta. Dobbiamo gestire noi veronesi il nostro territorio, valorizzarlo e farlo conoscere,con i metodi che ci sono più congeniali, collaborando con altre realtà territoriali di cui rispettiamo le caratteristiche. La ricchezza dell'Italia e del Pianeta sta nella varietà, non nell'omogeneità, dei modi di vivere: abbiamo impiegato millenni a costruirla! Rete Lilliput Verona, che ti invita all'incontro, è un collegamento tra gruppi, associazioni, cooperative, singole persone che operano per un’economia di giustizia svolgendo attività in tutto il territorio veronese in molti ambiti, ben radicati nel suo tessuto sociale.
La Fondazione CUM di Verona organizza un Corso di Comunicazione Verbale “Evangelizzare con la parola” che si terrà presso questa Fondazione nei fine settimana del 9-10 marzo e del 16-17 marzo p.v. Per informazioni ed iscrizioni: Fondazione Cum, Via Bacilieri 1/a - 37139 Verona - Tel. 045/8900329 - Fax 045/8903199 - E-mail:segreteria@fondazionecum
0rganizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di San Giovanni Lupatoto e dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Verona, in collaborazione con alcune associazioni lupatotine (La locale Associazione Alpini – Il gruppo teatrale Il Canovaccio – La University Big Band – L’associazione Riflessi Sonori ) domenica 10 marzo a partire dalle ore 13.00, lungo le rive del fiume Adige ( in località Porto di San Giovanni Lupatoto) si svolgerà la “Festa de le Boche”. La tradizionale e più antica festa popolare del paese verrà allietata da una parata di artisti di strada organizzata dal gruppo teatrale Il Canovaccio. La parata si snoderà lungo la riva destra del fiume Adige intrattenendo grandi, ma soprattutto piccini, con giochi, piccole magie e tanta simpatia. L’altro appuntamento previsto è l’esibizione di due big band, rispettivamente composta da diciotto e da quindici elementi. La prima, la University Big Band, conosciuta ed apprezzata jazz band veronese proporrà un repertorio jazz dedicato al grande Gorni Kramer, la seconda, i “The Black Sheep” proporrà invece un repertorio di musica popolare. Dato il numeroso numero di musicisti verrà allestito un palco nei pressi della vecchia centrale idroelettrica, sempre in località Porto di San Giovanni Lupatoto. Le performance si svolgeranno lungo le rive dell’Adige portando quella nota di colore e di allegria che la tradizione vuole. La “Festa de le Boche”, infatti, è la più antica festa popolare del paese e risale ai primi anni del 1600, quando vennero aperte le tre “Boche” ( prese d’acqua che dal fiume Adige irrigavano tutta la campagna sottostante). “La tradizione vuole che all’inaugurazione delle chiaviche e dei canali, presenziasse una numerosa folla. Dopo che il sacerdote ebbe benedetto le “boche”, la gente festeggiò l’evento con vino, uova sode, pane e salame, canti e suoni all’aria aperta”.......” tale ricorrenza, col passare degli anni, prese sempre maggior consistenza tanto che non solo i lupatotini, ma anche gli abitanti dei paesi vicini, vi hanno sempre partecipato numerosissimi”. (tratto dal libro “Storia di San Giovanni Lupatoto” del Maestro Giuseppe Lavorenti). La tradizione è giunta sino ai giorni nostri, infatti le rive dell’Adige la quarta domenica di Quaresima, che quest’anno cade il 10 marzo, sono la meta di famiglie e compagnie di ragazzi, di San Giovanni e dei paesi vicini che organizzano un pic-nic e trascorrono la giornata in allegria.
Lunedì 11 marzo 2002 – ore 21.00, Presso il Cinema Teatro San Massimo -via Brigata Aosta n. 6 -San Massimo (VR) – tel. 045.8902596. Incontro sul tema: “ I confini dell’acqua” Serata informativa sullo stato dell’acqua a livello mondiale on la partecipazione di: Prof. Riccardo Petrella, Università di Lovanio – autore de Il Manifesto dell’acqua,Prof.essa Emanuela Gamberoni, docente di Geografia all’Università di Verona. nformazioni: http://utenti.tripod.it/gruppoproject - e-mail: gruppo.project@infinito.it
Pax Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del nostro tempo». Venerdì 15 marzo: DAVID M.TUROLDO, La poesia come canto-profezia di pace Relatori: Luigi Adami, parroco di S.Zeno di Colognola ai Colli e Marco Campedelli, prete, uomo di teatro. Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala "Pighi" della parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò (dietro l'Arena), Verona, tel. 045 8000167, 045 565646.
15/03/2002 - Nogara (VR) - LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI?/2 - INCONTRO CON MARIA FALCONE E ANTONIO INGROIA
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara (Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini" VENERDÌ 15 MARZO alle ore 21 presso la Biblioteca Comunale - Palazzo Maggi, presentazione del libro di GIAN CARLO CASELLI e ANTONIO INGROIA "L'eredità scomoda. Da Falcone ad Andreotti sette anni a Palermo" (Feltrinelli). Interverranno: MARIA FALCONE (Presidente della "Fondazione Giovanni e Francesca Falcone"); ANTONIO INGROIA (Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo); AMEDEO TOSI (Giornalista, Direttore Responsabile del settimanale telematico "il GRILLO parlante"). Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara ; biblionogara@libero.it .
«UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE? L'IMPATTO DELLA GLOBALIZZAZIONE SULLE SOCIETA' E LE CULTURE» è il titolo del CONVEGNO organizzato da Mani Tese presso il Centro Culturale "Leonardo Da Vinci" Piazza Indipendenza di San Donà di Piave il 16 MARZO 2002, ore 9.00-13.00 - Introduzione e coordinamento: Gianfranco Bettin, Sociologo. I MOLTEPLICI ASPETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE Cresce la ricchezza, aumentano le emergenze sociali e gli squilibri economici. Relatore: Manlio Dinucci - Saggista; UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE! Le proposte della società civile globale per un mondo più giusto e solidale. Relatore: Sabina Siniscalchi - Mani Tese e Social Watch Italia - INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA "TERRA" DI SEBASTIAO SALGADO, DEDICATA AL MOVIMENTO DEI CONTADINI SENZA TERRA DEL BRASILE.
Beati i Costruttori di Pace, Centro d’accoglienza E.Balducci, Pax Christi Italia organizzano per domenica 17 marzo 2002 la Via Crucis “Pordenone – Aviano”. Ritrovo a Pordenone, ore 12,30, piazzetta S.Marco. Ore 13,00: Partenza a piedi per Aviano, 12 Km. Durante il tragitto sono previsti 5 momenti di sosta per riflettere e pregare. Si intervalleranno varie Testimonianze. Ore 17.30: arrivo davanti ai cancelli della Base Usaf di Aviano. Testimonianze riflessioni - preghiera conclusiva.
Pax Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del nostro tempo». Venerdì 22 marzo: ETTY HILLESUM, La pace come cuore pensante Relatrice: Letizia Tomassone, pastore della Chiesa valdese di Verona. Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala "Pighi" della parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò (dietro l'Arena), Verona, tel. 045 8000167, 045 565646.
La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE - Prof.ssa Maria Grazia Totola, Facolta' di Economia e Commercio, Università di Verona. Inizio ore 20,45.
06-07/04/2002 - Ferrara - Convegno di Teologia della Pace
IX CONVEGNO DI TEOLOGIA DELLA PACE 6-7
aprile 2002 Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via XX Settembre 47 - FERRARA. Tema:
SATYAGRAHA, FORZA DELLA VERITA' CHE OPERA GIUSTIZIA. I Convegni di Teologia
della Pace sono promossi da Pax Christi, attraverso il Punto-Pace di Ferrara,
con la collaborazione dell'Istituto di Scienze Religiose diocesano e della
Chiesa Battista di Ferrara, unitamente al movimento di Rinascita cristiana, al
Segretariato Attività Ecumeniche locali e all'Associazione Ferrara-Terzo Mondo,
con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara. Si tratta di
un'occasione - che ci risulta essere unica in Italia nella sua sistematicità -
per chiamare la teologia a confrontarsi sui temi della Pace e a scoprire come la
Pace sia il vero volto di Dio. In questo IX incontro proseguiremo la riflessione
intorno alla Verità e al suo rapporto con la Nonviolenza (Satyagraha, per
Gandhi), declinandola rispetto al tema strettamente legato della Giustizia.
Ancora una volta non possiamo non essere attenti all'ordine del giorno che la
storia recente ci pone, dove Verità e Nonviolenza sembrano sempre più messe al
margine.
P R O G R A M M A
SABATO 6 APRILE, ORE 18,30 -
LITURGIA ECUMENICA presso la Chiesa Battista di via C. Mayr 110/a. Cena
comunitaria - ORE 21,00 - (PRESSO IL TEATRO "CASA DI STELLA DELL'ASSASSINO", via
Cammello) «GOLFO» tratto dall'omonimo libro di Robert Westall, riduzione
teatrale a cura di: Marcello Brondi, Teresa Fregola, Luciano Giuriola. Regia di
Luciano Giuriola
DOMENICA 7 APRILE (Sala Conferenze "CeDoc - SFR" via
XX Settembre 47): ORE 9,15 - Accoglienza di Andrea Zerbini, direttore
dell'Istituto di Scienze Religiose di Ferrara. Saluto di Carlo Caffarra,
arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Saluto di Giorgio Dall'Acqua, presidente della
Provincia di Ferrara. Saluto di Daniele Lugli, segretario nazionale del
Movimento Nonviolento. Introduzione di Piero Stefani, direttore scientifico del
convegno. Relazione di Lidia Maggi, pastora evangelica, Cinisello Balsamo
(Milano): "Effetto della giustizia sarà la pace (Isaia 32,17)". Relazione di
Raniero La Valle, giornalista e studioso di tematiche sulla pace, Roma: "La
guerra giusta: nascita e storia di una triste leggenda". Discussione. Pranzo
comunitario.
ORE 15,00 - Relazione di Cesare Frassineti, esperto di economia
e globalizzazione, Roma: "Economia, giustizia e nonviolenza, un trio
impossibile?"
Relazione di Giuseppe Stoppiglia, frate cappuccino, prete
operaio e formatore sindacale, presidente dell'associazione Macondo, Vicenza:
"Verità e giustizia nelle relazioni tra i popoli per crescere la
nonviolenza".Discussione.
Conclusioni di Francesco Comina, giornalista, Pax
Christi Bolzano. Per informazioni e iscrizioni (entro il 31 marzo): Pax Christi
Punto-Pace Ferrara, c/oAlessandra Mambelli, tel.0532742260;
e-mail: relaxpxfe@libero.it
12-14/04/2002 - Rimini - Rete Radié Resch: «Il sorriso di Pacha Mama»
A Rimini, Convegno Nazionale di «Rete Radiè Resch» il 12 - 14 aprile 2002 dal titolo “Il sorriso di Pacha Mama” sottotitolo “la speranza degli esclusi”, con relatori Manlio Dinucci, Alì Raschid, Giulietto Chiesa, frei Gorgen, Marco Revelli, Guido Viale, Ettore Masina, Alex Zanotelli, … ed altri testimoni. Per informazioni: dinopoli@ferrarisvr.it
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara (Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini" MERCOLEDÌ 17 APRILE alle ore 21 presso la Biblioteca Comunale - Palazzo Maggi si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI "Le toghe rosse" (Baldini & Castaldi) e dell'ultimo libro di MARCO TRAVAGLIO. Interverranno: MARCO TRAVAGLIO Giornalista de "la Repubblica"; ELIO VELTRI, Presidente dell'Associazione "Democrazia e Legalità"; PAOLO ANDREOLI, Sindaco di Nogara. Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara ; biblionogara@libero.it .
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SOLIDARIETA'
Acquista i biglietti della lotteria dell'Associazione Italia - Cuscatlan (El Salvador)
«il GRILLO parlante» come Wanna Marchi? Noooooooo!!! Peggio! Cari lettori, abbiamo da vendervi gli ultimi 50 biglietti della sottoscrizione a premi promossa dall'Associazione Italia-Cuscatlan (El Salvador) di Turbigo (MI) con la quale collaborano i volontari locali di «Progetto Sorriso-El Salvador» e, appunto, «il GRILLO parlante». Cerchiamo 10 persone (potresti essere proprio tu, eddai!) che acquistino almeno 5 biglietti da 1 euro. L'estrazione è fissata per il 28 marzo 2002. 1° Premio: Terracotta Maya altezza 90 cm.; 2° Premio: Vassoio artistico di legno scolpito; 3° Premio: Cofanetto artistico di legno scolpito... ed altri bellissimi premi. Per aggiudicarti i biglietti invia una e-mail a progettosorriso@infinito.it (indicando quanti biglietti prenoti, il tuo nome e cognome e il recapito telefonico) e corri presso l'ufficio postale a fare il relativo versamento (ricorda, ogni biglietto costa 1 euro) sul conto corrente postale numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: «SOTTOSCRIZIONE A PREMI». I biglietti vi verranno recapitati a casa mediante la posta ordinaria (francobollo a nostro carico).
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MASSMEDIA e TAM TAM vari
Libri infiniti 2002… per amare la lettura. Anche quest’anno la Fondazione Aida, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Nogara, propone la rassegna denominata Libri Infiniti, rivolta principalmente agli insegnanti, operatori ed animatori sociali che vogliono approfondire l’uso di strumenti creativi nell’approccio educativo con bambini e ragazzi. L’iniziativa, patrocinata dall’ufficio scolastico regionale del Veneto e riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione come aggiornamento, è composta da ventuno incontri con autori di letteratura e teatro per ragazzi che si esibiranno in varie città del Veneto, tra cui Padova, Vicenza e Venezia. A Nogara si terranno due incontri, entrambi presso la Biblioteca Comunale, alle ore 16. Il primo, lunedì 11 marzo, avrà come protagonista Roberto Denti, che ha fondato a Milano la “Libreria dei Ragazzi”, la prima in Italia – e forse anche in Europa - di questo tipo. Lunedì 18 marzo, invece, sarà ospite Gaetano Bellorio, scrittore che ha pubblicato numerosi volumi per ragazzi. “Abbiamo voluto decentrare l’evento – spiega il vicesindaco Vittoria Di Biase – per agevolare la partecipazione dei genitori e degli insegnanti e di tutti coloro che fossero interessati. E’ estremamente importante trasmettere ai nostri bambini l’amore per la lettura ed incentivare la lettura critica e consapevole affinché essi possano esercitare in pieno il proprio diritto di cittadinanza; è stato visto che la lettura ad alta voce fatta da un adulto “contagia” i bambini per questa passione, stabilendo una relazione interpersonale che agisce direttamente sull’immaginario del bambino. La lettura – conclude Di Biase – deve quindi essere considerata come un diritto dei bambini e di tutti i cittadini e perciò come un antidoto alla cultura omologante”. L’iniziativa, aperta a tutti, fa parte del Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto Comprensivo di Nogara. Info: 0442/88377. Per il programma completo dell'evento consultare il sito della Biblioteca Comunale di Nogara (sez. Attività culturali) http://digilander.iol.it/biblionogara oppure quello della Fondazione AIDA di Verona www.fondazioneaida.it
SPEGNAMO LE TV DEL PRESIDENTE
Siamo un gruppo di studenti e docenti dell'Università di Pisa e, sull'onda della recente manifestazione di Firenze, stiamo organizzando una mobilitazione della società civile sulla questione morale riguardo ai temi di pluralità nell'informazione e giustizia. La prima iniziativa sarà una manifestazione a Pisa il 13 Marzo, dal titolo "Spegniamo le tv del Presidente" dal boicottaggio mediatico che intendiamo adottare come una delle forme di protesta. La manifestazione vuole essere indipendende e il più possibile sciolta dai partiti. Non è una questione di schieramento, ma di democrazia. Per informazioni e adesioni: http://digilander.iol.it/spegniletv
DIFENDIAMO LA LEGGE 185/90
PER FAVORIRE I MERCANTI DI ARMI IL PARLAMENTO STA MODIFICANDO LA LEGGE 185/90
Con l'approvazione della Commissione, si è
concluso alla Camera l'esame del Disegno di Legge 1927 che porterà gravi
modifiche alla legge 185/'90 sul controllo del commercio delle armi. Facciamo
sentire la nostra protesta ai parlamentari affinchè questo Disegno di Legge non
venga approvato Con un tacito accordo tra maggioranza e opposizione e le
rimostranze di pochi e isolati parlamentari, si è concluso alla Camera l'esame
del Disegno di Legge n. 1927 che, se approvato, porterà gravi modifiche alla
legge 185/'90 sul controllo del commercio delle armi. Il Disegno di legge
intenderebbe "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria
europea per la difesa" secondo le direttive di un "accordo-quadro" sottoscritto
a Farnborough il 27 luglio 2000 dai ministri della difesa di Italia, Francia,
Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia. La normativa in discussione introduce un
nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi: la "licenza globale di
progetto". Questa "licenza" esclude dal controllo parlamentare e della società
civile tutte le operazioni svolte nel quadro di programmi intergovernativi e
adegua l'Italia alle normative di Paesi più permissivi in materia di commercio
d'armi. Viene così annullato tutto lo sforzo della società civile, del mondo
missionario e del volontariato cominciato già negli anni '80 con la "Campagna
contro i mercanti di morte" e continuato nella "Campagna di pressione alle
banche armate" proposta dalle riviste Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace
(Pax Christi). La giustificazione che viene data è di "conformarsi ai requisiti
della nuova Europa". Ma non si capisce perché mai quello della produzione e del
commercio delle armi debba diventare il primo settore in cui l'Italia rinuncia
alla propria normativa nazionale. Sarebbe auspicabile, invece, che l'Italia
richieda agli altri Paesi Europei maggiore severità nel controllo dell'export
delle proprie armi e maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti e per il
disarmo.
La "Campagna di pressione alle banche armate" esprime la propria
indignazione di fronte al tacito consenso delle forze politiche di introdurre
una normativa intesa ad annullare la volontà esplicita della societa civile
espressa nella legge 185/'90 ed invita tutti a far sentire la propria protesta
ai parlamentari affinchè questo disegno di legge non venga
approvato.
(Giorgio Beretta - Missione Oggi)
testo tratto dal sito http://www.banchearmate.it/ . Alla
pagina http://web.vita.it/185/
del sito di della rivista "Vita" è possibile aderire alla campagna in difesa
della 185/90.
Vi presentiamo sotto il fac-simile di mozione a difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle armi. Fate pressione presso i politici che conoscete affinché la portino all'attenzione del Consiglio Comunale
Mozione a difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle armi
Visto che:
il Parlamento italiano sta
discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in
materia di industria della difesa;
- il progetto prevede la ratifica
dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il
27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria
europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV
della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002;
- tale accordo imporrebbe
il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei 14
articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n.
185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro
Paese;
- la novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo
tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di
progetto", riferita ai programmi inter governativi o industriali congiunti ai
quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle
trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le
operazioni
Considerato inoltre che:
- le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento;
- considerato che la legge 185/90 faceva tesoro
delle indagini della magistratura e poneva rigorosi controlli sull'utente finale
del sistema d'armi venduto, evitando le "triangolazioni" che avevano reso
tristemente noto nel mondo il "made in Italy" bellico prima del 1990.
- in
nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea"
verrà stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha fatto del
nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il
commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace
e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno
tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL Mani
Tese, Missione Oggi, Pax Christi);
- anche il riferimento al "Codice di
condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è
assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria
normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI (...)
-
considerando paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra
totale contro il terrorismo, dall'altro si allarghino le maglie del controllo
della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono;
- chiede ai
membri del parlamento di votare contro questo disegno di legge che costituisce
un grave passo indietro per la pace e la giustizia;
- invita i Parlamentari
eletti nei collegi del Comune di (...) ad attivarsi affinché l'Italia si faccia
promotrice, a livello internazionale, di un'iniziativa volta a una maggiore
severità nel controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella
prevenzione dei conflitti.
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INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
Un
euro di «ticket» sulle ricette in Veneto
Venezia
TV: E' UNA VERA DROGA, DA' ASSUEFAZIONE E ASTINENZA. LA DIMOSTRAZIONE IN UNO STUDIO PUBBLICATO SU 'LE SCIENZE'
Milano, 26 feb. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Si rassegnino i proibizionisti: la vera droga sta nel salotto di casa e per vietarla non basta una legge. E' la tv, che secondo Robert Kubay e Mihaly Csikszentmihaly, esperti statunitensi di media e comunicazione, puo' diventare uno stupefacente in piena regola, capace di dare assuefazione provocando crisi di astinenza in chi vi rinuncia. Tracciati clinici alla mano, infatti, in un articolo pubblicato sul numero di marzo di 'Le Scienze', gli autori trasformano la parola 'videodipendenza' in una verita' scientifica. Dimostrando gli effetti devastanti della 'scatola magica' che ruba 3 ore al giorno e 9 anni di vita a ogni cittadino medio dell'Occidente industrializzato. ''Il termine videodipendenza e' impreciso e carico di giudizi di valore - scrivono Kubay e Csikszentmihaly - ma coglie l'essenza di un fenomeno reale''. Psicologi e psichiatri, infatti, definiscono la dipendenza come ''il consumo prolungato di una determinata sostanza; l'utilizzo piu' frequente di quanto lo stesso soggetto ritenga corretto; i ripetuti e vani sforzi di ridurre l'impiego; la quantita' di tempo e di attenzione dedicata all'uso della sostanza a scapito di importanti attivita' sociali e familiari; i sintomi di astinenza in caso di cessata assunzione'': un quadro riconoscibile, punto per punto, anche nelle persone che guardano troppa tv. La descrizione tecnica di una persona dipendente, insomma, calza a pennello a chiunque, sonno e lavoro a parte, trascorra da telespettatore la maggior parte del tempo libero. Ma ecco gli effetti della droga formato-tv. ''La televisione - spiegano gli specialisti - induce uno stato di rilassamento e di passivita' che insorge rapidamente, e la sensazione che ci si sentira' meno rilassati una volta interrotta la visione porta a un maggior consumo'', innescando la 'spirale' dell'assuefazione. Non solo, il teleschermo cattura l'attenzione con mezzi sapienti: stacchi, tagli, zoomate, panoramiche e rumori improvvisi, che ''possono produrre reazioni inattese e risposte involontarie''. Un''estasi' che non ha pari, dove la mente (parola di elettroencefalogramma) lavora meno che nella lettura; un oblio sconosciuto perfino agli schiavi di videogiochi e computer, che almeno possono interagire con il mezzo migliorando le proprie abilita'. Ma il godimento e' effimero, avvertono gli autori, perche' e' stato provato che ''i grandi consumatori di tv si sentono molto piu' ansiosi e meno felici di quanto non lo siano gli utenti moderati''. E che, privati della loro 'dose', subiscono autentici scompensi: impotenza nel gestire il vuoto improvviso e insofferenza nel relazionarsi con gli altri, parenti e amici in cima alla lista. (Sal/Rs/Adnkronos)
"STOP ALL'USO DEI BAMBINI SOLDATO". L'ITALIA RATIFICA LA CONVENZIONE
"Anche l'Italia ha ratificato il Protocollo, grazie alla volontà dei 300.000 cittadini che hanno sostenuto la campagna nel nostro paese. Ciò indica chiaramente che l'opinione pubblica non ammette che i bambini vengano utilizzati nelle guerre" ha dichiarato Davide Cavazza, coordinatore della Coalizione italiana. "Ora è compito del Governo depositare al più presto la ratifica presso le Nazioni Unite dichiarando, in base all'art.3 del Protocollo, l'età minima dell'arruolamento volontario, che nel nostro paese dovrebbe esere fissata a 18 anni. Questo è infatti quanto stabilito dalla Legge 2/2001 e ribadito più volte con forza dal Parlamento. La normativa internazionale e italiana vanno inoltre recepite nella riforma delle Forze Armate" ha sottolineato Davide Cavazza. "Oggi i bambini combattono in decine di paesi. Ci aspettiamo che l'Italia si faccia promotrice di questo atto di civiltà presso i governi del mondo, per sradicare definitivamente il reclutamento e l'impiego dei minori in ogni conflitto armato". La Coalizione internazionale "Stop using child soldiers" stima che mezzo milione di minori siano oggi impiegati negli eserciti regolari e nei gruppi armati di opposizione in 85 paesi; più di 300.000 di questi prendono parte ai combattimenti in 35 paesi. Il problema, come descritto nel Global Report 2001 della Coalizione internazionale, è particolarmente grave in tutta l'Africa, ma anche in Afghanistan, Sry Lanka, Colombia, Perù, Medio Oriente, Cecenia, Paraguay. INFO: www.bambinisoldato.it; coalizione.bambini@amnesty.it
Da
sempre la terra umanizzata ha conosciuto guerre e distruzioni, urla dei
vincitori e silenzio degli oppressi. Ma adesso qualcuno ha colpito il potente in
un punto insospettabile, e la vendetta è scattata sul più debole, davanti a
tutti, meglio: perché tutti restino a vedere. Ora i nostri occhi colgono i
colori di sempre, ma il cuore respira aria di distruzione; guardano le forme
consuete, ma l'orizzonte è mutato: non è più piatto, è curvo, piegato verso il
dolore. Ci sono luci: nel mese scorso Assisi e Porto Alegre, due luoghi
significanti. Il primo è il paese di Francesco e Chiara, creature forti,
coraggiose e timorate di Dio: almeno un giorno di riunione in preghiera per
donne e uomini di ogni parte e di ogni diversa cultura, a dimostrare che non è
certo questo che divide, quando ci s'inginocchi, mettendosi in modo di ricevere
aiuto, anche aprendo la possibilità di ritrovarlo in noi stessi. Guidati dal
pontefice romano, che ha individuato, e coraggiosamente indicato a tutti, il
punto d'attacco per la situazione, il perdono: quanto possa davvero passare a
generare giustizia, e da questa ottenere la pace. Il secondo paese, capitale
dello stato del Rio Grande do Sul della Federazione Brasiliana, non ha
riferimento a singoli: essi ci sono certamente, ma amalgamati nella comunità che
ha saputo dotarsi di forme inusitate di democrazia diretta, regole che
conferiscono ai cittadini autonomia nella scelta del bilancio municipale: un
riferimento per costruire relazioni verso un mondo che non sia a misura dei soli
potenti, ed escludente i deboli. Qui si erano volute riunire lo scorso anno 18
mila persone (150 italiani), presenti come gruppi organizzati per attività in
favore di un nuovo modello d'organizzazione mondiale e di sviluppo. Quest'anno
ne sono aspettate oltre 50 mila, da tutti i continenti: un popolo intero. Ci
sono state catene di solidarietà nei paesi ricchi per alzare i fondi necessari a
permettere la presenza di persone in difficoltà da paesi poveri, indispensabili
per portare la loro voce nel coro realizzato. Quante persone sono partite per i
due paesi dalla nostra Rete! Quante reti ne sono state coinvolte! Ora aspettiamo
i loro racconti, perché le ricchezze emerse dall'incontro siano partecipate a
tutti. La Rete ne avrà nuova forza. Piace pensare che proprio la Rete si sia
mossa per crescere, come se fosse una coperta luminosa e avvolgente, contenitore
di dolcezza e tenerezza, capace di lenire l'eventuale dolore, come pure di
sostenere lo sforzo di chi ancora non è convinto di avere le forze per riuscire
a tenersi in piedi. Benedette queste luci! Abbiamo bisogno di dati che ci
leghino alla vita, che ci strutturino in ogni fibra interna, preparandoci
certamente anche all'inevitabile sofferenza, ma in modo che si possa
accoglierla, guardandola di fronte, non solo sopportandola in qualche modo dopo
che ci sia caduta addosso. Ne abbiamo bisogno noi per tirare avanti, ma ne
abbiamo insopprimibile necessità in questi giovani che sono la sede di ogni
speranza, perché sia realizzato quanto finora non siamo stati capaci di fare. I
giovani, i piccoli, assorbono assai più di quanto non si creda, proprio dal non
chiaramente espresso a parole, anche da quanto non si vorrebbe dire. Li
prepariamo nel fisico, li facciamo studiare, insegnamo loro quanto abbiamo
appreso o trovato, in tecnologie o scienze, e poi ci meravigliamo di quanto
esprimono. Perché non teniamo conto di quanto comunichiamo per altre vie, che
non abbiamo sotto controllo. Chi scrive lo ha toccato con mano. Può essere un
debito di memoria da pagarsi anche dolorosamente da parte di chi è cresciuto
nella seconda guerra mondiale. raccontare che essa era sostanzialmente una
guerra civile: gli oppositori erano dentro di noi, chiamati partigiani, e
giudicati terroristi. Per loro non valevano le garanzie democratiche, e non
esisteva la necessità d'onere di prova. Bastava il sospetto, oppure la semplice
accusa, a volte interessata, la delazione, e la prova veniva cercata
direttamente tramite tortura. E tanto aveva un esito naturale, che vale oggi
come allora: come riconosce lo storico inglese Eric Hobsbawn: "Avendo
assistito a tanti conflitti, la mia risposta è che non c'è anti-terrorismo senza
tortura". Il potere costituito affidava a squadre speciali, sotto la
direzione di nazisti, le "operazioni di pulizia dai terroristi che turbavano
l'ordine pubblico". Molti conoscono queste situazioni, che non sono
certamente specifiche solo della periferia genovese; conviene parlarne, però,
perché le generazioni che si susseguono tendono ad attutire i ricordi, e si
trovano sempre più persone che vorrebbero provarne le relative sensazioni: non
certo chi le ha vissute. Capitava che qualcuno, a volte insospettabile, spesso
innocente, fosse prelevato e interrogato. La voce si spargeva immediatamente e
si attivava una rete d'informazione e d'appoggio: anche questa come una coperta
flessibile, larga e sottile, capace di insinuarsi e adattarsi, miracolosamente
non vista, in ogni dove. Portare un aiuto, un conforto, donare uno sguardo
d'accorata condivisione o accogliere un'occhiata di stupito disagio. Il dolore
era di tutti: si evitava di comunicarlo ai bambini, e loro lo assorbivano con
l'aria respirata. Qualche volta era ottenuta la liberazione, ma altre erano
senza speranza. Per la tortura era stata requisita una struttura pubblica:
quando le speranze erano perse s'indicava, anche senza proferire altra parola,
"Casa dello studente". Diventa comprensibile che per un bambino di tre-cinque
anni, questo pesante, orrendo dolore diffuso, abbia comunicato una comprensione
deviata dei termini: stupisce che un giovane intento agli studi abbia scoperto
solo alla fine della scuola media, cambiando città, che per "Casa dello
studente" s'intenda la struttura universitaria dei servizi, e non il luogo
deputato alla morte attraverso il dolore estremo? Riparleremo della tortura,
perché la Rete si è caricata di un debito verso di essa, e opera in questa
direzione. Ma, qui e adesso, come possiamo agire? Dobbiamo tenerci stretti alla
realtà. Organizzazioni pacifiste hanno chiesto a singoli di scrivere al governo
Bush per far cessare nell'inverno afgano i bombardamenti, che avrebbero potuto
fare stage di civili per fame, impedendo i movimenti necessari. Ad ogni
scrivente, il governo statunitense rinviava una risposta registrata,
ringraziando per le analisi utili all'azione di governo, affermando che lo
stesso presidente le condivideva, al punto di essere andato nelle scuole a
chiedere ad ogni bambino americano un dollaro per un coetaneo afgano. Un
dollaro! Certamente un segno, ma di che cosa? Quanto costa la bomba da sei
quintali? E l'aereo che le trasporta e le sgancia, volando ad un'altezza da non
essere visto e raggiunto? Doloroso, ma necessario per tutti. E l'impiego delle
bombe a grappolo, per minare il terreno senza usare le mine convenzionali che
sono state messe al bando? Tanto è dovuto all'amore dei generali verso i loro
soldati di terra, considerati figli che si occupano di una missione pericolosa,
e che devono in ogni modo essere protetti alle spalle da attacchi nemici. Ma
finita l'operazione, le mine restano, e fanno strage di civili, in un paese la
cui economia di sopravvivenza si basa sul movimento. Ci sono luci, uomini che
dedicano la propria vita a questi fratelli minorati d'ogni giorno. Sono sotto
gli occhi di tutti l'operare e le denunce di Emergency, ma anche quelle
d'istituzioni meno propense al pubblico. L'inviato Tiziano Terzani riporta da
Kabul: <Il centro ortopedico del Comitato Internazionale della Croce Rossa
è uno dei posti più commoventi di Kabul, un concentrato di dolore e di speranza,
diretto da un torinese, schivo ed efficiente, Alberto Cairo. Lui è la sola
persona del Centro ad avere due mani e due gambe. A tutti gli altri, pazienti ed
impiegati, medici e tecnici manca regolarmente qualcosa. Persino l'uomo delle
pulizie è senza una gamba. "Lavorare qui serve a noi a sentirci utili; e serve a
chi arriva qui, avendo perso un pezzo di sé, a vedere che è possibile continuare
a vivere", dice l'uomo che mi accompagna. Era un traduttore. Un giorno, tornando
a casa in bicicletta, un cecchino dell'Alleanza del Nord lo ha centrato in una
gamba spappolandogliela sopra al ginocchio. "Se non è morto, quel tipo è ora di
nuovo a Kabul", ho commentato come soprappensiero, "Lei lo ha perdonato?". "No.
No. Se potessi lo ammazzerei con le mie mani", mi ha risposto. Tutti quelli che
ci stavano a sentire erano d'accordo.> Terzani ci indica anche un cammino
percorribile per noi: <Dall'alto della mia finestra vedo un uomo camminare
lento e voltarsi continuamente a guardare una giovane donna che gli arranca
dietro senza una gamba. Forse è sua figlia. Anch'io ne ho una, e solo ora, per
la prima volta nella vita, penso che potrebbe saltare su una mina.> Una
strada per stare ben inseriti nella realtà: sistemare mentalmente i nostri cari,
i figli e i vecchi genitori, in quella situazione disperata. Semplicemente
vederli là. In questa maniera non abbiamo bisogno di aver vissuto gli orrori di
una guerra civile, per urlare, come scriveva su La Stampa l'inviato Igor Mann
prima che essa avesse inizio: "Qualsiasi cosa; ma, mio Dio, una guerra no,
una guerra no." Non si può rinunciare alla capacità di indignarsi. Occorre
studiare, documentarsi, perché chi pensa necessario l'impiego della violenza per
mantenere l'ordine che permette l'attuale modello di vita, studia, lavora e
interviene nel dibattito con argomentazioni elaborate. Le tesi vengono aperte
ogni giorno nella società, davanti a tutti e ai loro diritti, parlando di
efficienza e efficacia di linea politica. Parlare ostinatamente di pace, anche
se la parola si è usurata; di più, è stata sporcata da un impiego sbagliato.
Certamente il discorso parte dal rifiuto aperto della guerra, non solo per il
dolore che reca, ma per la sua disumanità. Il valore di questo ripudio si attua
nell'evitare in ogni modo di far passare la cultura militarista, e la relativa
oppressione dei deboli: togliere dal quotidiano la convinzione che il militare è
quello che risolve i problemi (contingente di pace). Opporsi alla cultura
interventista, che poi è la richiesta dell'efficacia a tempi brevi, che trascura
irresponsabilmente di considerare quanto produce nei tempi lunghi in danni di
territori, popoli e relazioni umane. Pace acquista significato quando non è più
solamente una parola da definirsi, ma diventa pratica di vita, continuata con
semplicità: un riempire il tempo e il luogo che ci ospitano, di condivisione,
convivialità e giustizia. Gli altri sono necessari: a loro però non si arriva
con la predicazione, ma con la caparbia e lungimirante testimonianza, aperta al
confronto e alle distinzioni. Non può parlare di pace chi si ritiene non
vincolato da limitazioni etiche; come ad esempio riportato da 'Internazionale'
(417, pag. 34) nelle parole di George Kennan, pianificatore strategico
statunitense (1948): " Abbiamo il 50 percento della ricchezza del mondo ma
solo il 6,3 per cento della sua popolazione. In questa situazione il nostro vero
compito nel futuro…è mantenere questa disparità. Per farlo dobbiamo sbarazzarci
di ogni sentimentalismo…dovremmo smettere di preoccuparci di diritti umani,
innalzamento degli standard di vita e democratizzazione." Può parlare di
pace solo che è disposto a ridistribuire le risorse in maniera equa, accettando
il diritto alla vita di tutti, in primo luogo dei più deboli: in questo campo la
Rete ha da insegnare, e deve giocare il suo ruolo. (Circolare di Febbraio 2002
dalla rete di Pisa-Viareggio)
Il nome MOSCACIECA è stato scelto perché rappresenta, a nostro modo di vedere, un richiamo al senso del gioco ed alle tradizioni dimenticate.
L'associazione - È nata all'incirca un anno e mezzo fa dall'iniziativa di un gruppo di giovani provenienti da esperienze diverse (sociali, lavorative, di studio). L'idea che sta alla base del progetto moscacieca è di promuovere attività volte all'arricchimento culturale. Lo spunto alla nascita di moscacieca e dei suoi progetti è stata la sensazione, molto spesso supportata dai fatti, che nel territorio villafranchese le proposte di tipo culturale latitassero. Abbiamo deciso di essere strumento di offerta di nuovi stimoli per i giovani che non si sentono attratti dalle attività che gravitano attorno all'ambito parrocchiale o a quello sportivo, secondo noi le uniche due possibilità d'incontro, assieme ai bar, per i ragazzi del nostro territorio. Nostro intento non è quello di disprezzare o sminuire le proposte già presenti, ma di inserirci nel contesto di tali attività per cercare di essere un altro e diverso punto di vista secondo il quale promuovere cultura nel villafranchese, territorio vasto e ricco (in ogni senso), e secondo noi poco o male stimolato dal punto di vista culturale.
Il progetto - "Silenzio e rumore" è stata la tematica che abbiamo approfondito con la duplice finalità di conoscerci maggiormente (essendo un gruppo eterogeneo), e di confrontarci. Essendosi dimostrata tematica particolarmente attuale e fonte inesauribile di dibattito, abbiamo deciso di renderla filo conduttore di un ciclo d'incontri ed approfondimenti, durante i quali sarà sviscerata la contrapposizione tra il silenzio e il rumore attraverso tre differenti canali di dibattito: le forme espressive, la società, la spiritualità. Concluderemo il ciclo con la proiezione di un film a tema e con una tre giorni di installazioni create da noi.
Il programma - Giovedì 7 marzo presso l’aula magna dell’Istituto Superiore "Bolisani" alle ore 21 tenteremo di focalizzare la contrapposizione tra "Silenzio & Rumore" nell'ottica delle forme espressive. Interverrà il prof. Fabio Dal Corrobo che analizzerà la valenza di S&R nelle forme poetiche e musicali. La storica dell'arte, Nadia Melotti ci proporrà il punto di vista delle arti figurative. La serata sarà vivacizzata dai contributi video musicali dei TEXTURE (fotomusica progressiva). Giovedì 14 marzo saremo all'auditorium comunale, sempre alle 21, e questa volta parleremo di S&R nella società. Sarà il sociologo Stefano Tommelleri a guidarci nell'esplorazione della continua alternanza di questi due fenomeni, in particolare verrà analizzata la figura della vittima e il suo grido silenzioso. Come cornice: proiezioni multimediali e una performance di THAI CHI CHU AN. Giovedì 21 marzo chiuderemo la prima fase di approfondimenti, più tipicamente conferenziale, portando la nostra attenzione verso la sfera spirituale. Saremo ancora all'auditorium comunale alle 21 e avremmo la possibilità di ascoltare le testimonianze ed esperienze del buddista De Zoysa Atula, del mussulmano Mohamed Guerfi (Imam di Verona) e di Franco Mosconi (Monaco Camaldolese). Giovedì 4 aprile torneremo nell'aula magna dell'Istituto "Bolisani" per la proiezione del film a tema "L'Assedio" di Bernardo Bertolucci, introdotto e commentato da Matteo Molinari. Da venerdì 12 a domenica 14 aprile toccherà a noi esprimere il nostro concetto di S&R e lo faremo nella storica cornice di palazzo Bottagisio attraverso alcune installazioni che abbiamo chiamato "LE STANZE DI MOSCACIECA".
Il
CENTRO TERRITORIALE PERMANENTE DI
ISTRUZIONE E FORMAZIONE PER L’ETA’
ADULTA di SAN BONIFACIO Direzione
Didattica I° Circolo , San Bonifacio, Via Fiume 61 c, promuove CORSI DI
LETTERE
E
PSICOLOGIA per «Aprire
nuovi spazi di conoscenza.
Verona - SOSTEGNO ALLO STUDIO DEI FIGLI: laboratori formativi per genitori
Il Centro Pedagogico per l’Orientamento e la Formazione di Verona organizza per i genitori che intendono migliorare le metodologie per il sostegno allo studio dei figli e l’efficacia dell’intervento educativo, due corsi di formazione che si svolgeranno presso la sede del Centro, in via Regaste S. Zeno 17, Verona. I corsi «Debito Formativo» per i genitori di studenti di scuola superiore e «Uffa! Devo fare i compiti!» per genitori di ragazzi di scuola elementare e media si svolgeranno al mattino ed al pomeriggio di sabato. Per informazioni ed iscrizioni: Tel. 045 8031301/8070740 – E.mail: segreteria@cpdonbosco.it
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CARO ONOREVOLE
Leggo
del Suo interessamento a un caso umano e storico. Leggo di tante menti alte che
offrono il fianco a una causa nobile e giusta. Anch’io sono tra quelli che
stimano Adriano Sofri, tra coloro che ritengono egli debba tornare in seno alla
società, pur non entrando nel merito della diatriba tra colpevolisti e
innocentisti.
Penso che occorra avere rispetto per l’uomo detenuto, ma anche per chi ha emesso
la sentenza, nonché per i parenti della vittima.Non
è mia intenzione polemizzare con Lei, né usare Sofri come un ariete per sfondare
altre porte…chiuse.
Indipendentemente dalla strumentalizzazione che il caso Sofri alimenta per il
suo passato di sinistra, per le utopie e gli errori di una “rivoluzione”
annunciata, per gli slogan di poco
peso al confronto delle vittime all’intorno, questa marmellata di parole e
pronunciamenti, non è di oggi, né di ieri, ma dell’altro ieri, quando Lei e la
Sua compagine eravate al Governo.
Eppure di quella “grazia” in verità mai richiesta, perché Sofri si dichiara
innocente, poco o nulla s’è fatto, anche se molto se ne è parlato, proprio come
adesso, che al Governo e in Parlamento c’è la destra.
Ma perché questo Governo dovrebbe accettare un’eredità imposta e non condivisa?
Perché dovrebbe risolvere un nodo storico che non le appartiene, e slegare una
zavorra che la sua antitesi politica non ha voluto impegnarsi a
sciogliere? Di
certo si potrà obiettare che impedimenti di ordine tecnico e giuridico hanno
fatto si che tale argomento restasse a mezz’aria. Sta di fatto che ora il
fardello è rimpallato alla destra, senza alcun gioco di sponda né di buca, ma in
maniera diretta e frontale.
Personalmente, dalla mia ridotta specola, in forza della mia simpatia per Lei,
ritengo che nessuno abbia ragione da solo e nessuno si salvi da solo, occorreva
ieri, e a maggior ragione occorre oggi più coraggio per ciò in cui si
crede.
Caro Onorevole, vorrei dirLe che davvero gli uomini cambiano, colpevoli e
innocenti, perché l’uomo della pena non è più l’uomo della condanna: ciò,
nonostante il carcere mantenga perversamente il suo meccanismo di
deresponsabilizzazione e infantilizzazione, di maggior riproduttore di
sottocultura.
In questa condanna alla condanna, ci sono attimi che attraversano l’esistenza
dell’uomo detenuto, e proprio nel sapere, nella ricerca della propria dignità,
nasce l’esigenza di un’autoliberazione possibile e non più
prorogabile.
La vita, anche all’interno di una prigione, può riservare incontri con te stesso
e con gli altri, che disotturano le intercapedini dell’anima: le visioni
unidimensionali, gli assoluti, i vicoli ciechi si sgretolano, i valori di un
tempo si accasciano nei disvalori che sono sempre stati.
Allora l’uomo che convive con la propria pena, coglie il senso di ciò che si
porta dentro, il peso del dramma, quel bagaglio personale maledetto come non è
possibile immaginare.
Può un uomo redimersi? Potrà il crimine essere cancellato attraverso la pena
espiata? E qual’è la pena che può rendere giustizia agli innocenti
umiliati?
Sono domande che non consentono risposte certe, ma dieci, venti, trent’anni di
carcere demoliscono certezze e ideologie, rendono l’uomo invisibile a tal punto
da risultare difficile dialogare con un’identità scomposta, che occorre
ritrovare e ricostruire, insieme agli altri.
Caro Onorevole, chi sbaglia e paga il suo debito con decenni di carcere,
attraversa davvero tempi e contesti di un lungo viaggio di ritorno, lento e
sottocarico. Non c’è più l’uomo
sconosciuto a se stesso, ma uomini nuovi che tentano di riparare al male fatto,
con una dignità ritrovata, accorciando le distanze tra una giusta e doverosa
esigenza di giustizia per chi è stato offeso, e quella società che è tale perché
offre, a chi è protagonista della propria rinascita, opportunità di riscatto e
di riparazione.
Caro Onorevole, Lei ha parlato del caso Sofri, e ritengo che sia stato un atto
coraggioso, oltre che giusto, non solo per l’uomo che tutt’ora si dichiara
innocente, ma anche e soprattutto per la ricerca di una Giustizia giusta ed
equa, una Giustizia che è anche perdono, come ebbe a sottolineare il Papa, e che
comprenda un granello di pietà, perché la pietà non è un atto di
debolezza.
Penso ai tanti uomini che in un carcere sopravvivono a se stessi, inchiodati
alle loro storie anonime, blindate, dimenticate. Sono convinto che non esiste
amnistia, indulto, sanatoria d’accatto, per il detenuto, non esistono slanci in
avanti utopisti, esistono solamente uomini sconfitti, perché in un carcere non
sopravvivono miti vincenti, ma esistenze sconfitte dal tempo e dalle miserie che
ci portiamo addosso.
Mi chiedo se è possibile perdonare, nella difficoltà di affrontare la lettura
evangelica del sentimento del perdono, per non parlare della necessità di
salvaguardare la collettività, ormai improntata alla sola risposta penale, al
solo deterrente carcerario.
Forse sarebbe il caso di trasformare e migliorare un contesto prisonizzante
disumanizzato e disumanizzante, in un tempo che non estrania dalla propria
identità, dal proprio valore di persona.
Se è vero che ognuno vive il suo presente in funzione delle scelte del passato,
è anche più vero che rielaborando e rivisitandone gli anfratti, può accadere che
il detenuto abbandoni la mera convinzione di avere pagato il conto, di avere
pagato quanto dovuto.
Occorre riconoscere il bisogno di un percorso umano ( non solo cristiano ) nella
condivisione e nella reciprocità, quindi nella accettazione di una possibile
trasformazione e cambiamento di mentalità.
Caro Onorevole, in conclusione che dirLe ancora, se non che quando il carcere è
allo stremo fino al punto di uccidere, forse c’è davvero bisogno di
cambiarlo.
Proprio perché in carcere c’è necessità di vivere, e non di sopravvivere, per
poter cambiare.
Se quanto detto ha una parvenza di verità, di credibilità, credo che allora
occorra guardare alle centinaia di Sofri, ai loro silenzi assordanti, con il
coraggio di scegliere fra tanti dubbi, un percorso significativo su cui giocarsi
un pezzo di vita, per il bene di tutti, società libera e detenuta.
Vincenzo Andraous
(Carcere di Pavia e tutor
Comunità “Casa del Giovane”di Pavia
Febbraio 2002)
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Perdonateci, Presidente Berlusconi e
ministro Castelli, ma non ci eravamo accorti della micidiale potenza distruttiva
delle barzellette di Sabina Guzzanti, o dell'esplosiva pericolosita' delle
parodie di Dario Fo (ma in fondo dovevamo aspettarcelo da un Premio Nobel, visto
che il fondatore aveva inventato proprio la dinamite...). E che dire poi della
devastante onda d'urto dell'imitazione stile "Mi conscenta" di Nando Dalla
Chiesa...come abbiamo potuto non pensare che vi avrebbero potuto anche uccidere,
perbacco!
Certo ce la siamo un po' cercata, pero': cosa ci si puo' aspettare
da gente che si mette al seguito di noti terroristi senza cuore come Paolo
Flores D'Arcais (della colonna milanese), Daria Colombo (della colonna romana) o
Francesco "Pancho" Pardi (della colonna fiorentina, ma senz'osso, per via della
mucca pazza)), che gia' con quel soprannome da rivoluzionario vi avra' fatto
accapponare la pelle...
Certo, siamo stati annebbiati nel cuore e nella
vista: pensi. Presidente Berlusconi, che se non fosse stato per lei che ci ha
contati ad uno ad uno, sia pure dal silenzio della sua austera e monacale
Abbazia di Arcore, e ci ha aperto gli occhi sul fatto che eravamo appena 18.000
sabato scorso a Milano, noi saremmo rimasti convinti di aver visto con i nostri
occhi quasi 50.000 persone dentro e fuori il Palavobis! Ma certamente noi ci
fidiamo piu' dei suoi occhi che dei nostri, Presidente.
Come vede, Presidente
Berlusconi, valiamo ben poco, come tutti i comunisti, i vetero-comunisti, i
post-comunisti, i neo-comunisti, i cripto-comunisti, i catto-comunisti, come
tutti quelli che non si sono arresi di fronte all'evidenza che in Italia di
cervelli che funzionino, al di la' del Suo e di quello di qualche suo fidato
ministro, ne siano rimasti ben pochi, purtroppo...e certamente i nostri, visto
che ci ostiniamo a non considerarci suoi sudditi, non sono tra questi.
D'ora
in avanti staremo bene in guardia, signor Presidente Berlusconi e signor
ministro Castelli: che' le bombe mica guardano in faccia a nessuno, e ci vuol
poco che a qualche delinquente terrorista infiltrato tra una panciera ed un
pacco di pannolini per bambini venga l'infelice idea di farsi esplodere in mano
qualche ordigno proprio mentre noi ci teniamo per mano a fare i girotondi!
Va
bene che poi si puo' far tanto male anche lui stesso, come e' avvenuto per
quello che ha fatto saltare la redazione del "Manifesto"...ooops!
Scusate...forse quella e' un'altra storia e non dovevamo parlarne...Ma che
torniamo a fare la vecchia tiritera degli "opposti estremismi"? Si figuri che
noi non ci abbiamo mai creduto...
Ciao a tutti, uomini e donne del Palavobis!
E state tranquilli: alla fine, come disse Romano Prodi nel 1996, "i buoni
vincono sempre"!
Giovanni Pecora www.manipulite.it
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Pensieri @ltri