OLTRE LA FORESTA
Fratello ateo, nobilmente pensoso alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto.
Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi liberi e nudi versoil nudo Essere e lì dove la parola muore abbia fine il nostro cammino.*** David Maria Turoldo ***
«ESPERIENZE DI MEDIAZIONE INTERCULTURALE» è il titolo dell’incontro dibattito organizzato dal «Forum delle comunità in dialogo» in collaborazione con 7 associazioni di volontariato dell’Est veronese e con il patrocinio del Comune di San Bonifacio. All’incontro, che si terrà presso la Sala Civica “Barbarani” di San Bonifacio alle ore 9,30, interverranno: Mauro Gonzo (Psicologo Ulss 5 Vicenza Ovest), Federica Cacciavillani (Centro Territoriale Permanente di San Bonifacio), Maurizio Mazzi (Associazione «La Fraternità» di Verona, impegnata nell'assistenza ai carcerati. Coordina Amedeo Tosi (giornalista).
15/02/02 - Lonigo (VI) - Un musical da non perdere!
Venerdì 15 febbraio, alle ore 20,30 presso il teatro Ferrini di Cologna Veneta (VR), i ragazzi dell'ANFFAS di Lonigo presentano il musical "Forza venite gente!", affascinante rivisitazione della storia di san Francesco alla luce dei fatti dell'11 settembre. Ingresso libero. Musiche brillanti, di grande effetto, e bellissima coreografia-balletto faranno da sfondo ad un evento assolutamente da non perdere! Alle porte del teatro verranno raccolte offerte a favore della casa-famiglia "dopo di noi" di Lonigo. Forza, venite gente!!!
Sabato 16 febbraio 2002 alle ore 15.00, presso la Sala civica di via Brunelleschi 12 (Zona Stadio, dietro la farmacia di via Palladio) ASSEMBLEA GENERALE DELLA RETE DI LILLIPUT DI VERONA. Ordine del giorno: - relazione sull'assemblea nazionale della rete, lavoro dei gruppi tematici dei nodi locali, Rete Lilliput e Pôrto Alegre.
«Chiama l'Africa» organizza un importante convegno internazionale sul tema: "Dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti", che si svolgerà dal 22 al 24 febbraio 2002, ad Ancona. Il convegno si colloca in continuazione di "Break the silence" e SIPA1 (Anch'io a Butembo), ed è all'interno delle iniziative in preparazione di "Anch'io a Kisangani" - SIPA2 - in programma dal 3 all'8 aprile prossimo. (Per informazioni: chiama.africa@agora.stm.it )
La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: GENESI E STORIA DELLA FINANZA ETICA: COS'E' E PERCHE' E' SORTA? - Prof. Tonino Perna, Università di Messina, Presidente del Comitato Etico di Banca Etica. Inizio ore 20,45.
La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: L'ATTUALITA' DELLA FINANZA ETICA E LE MODALITA' DI FUNZIONAMENTO - Dott. Mario Cavanni, socio di Banca Etica . Inizio ore 20,45.
La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE - Prof.ssa Maria Grazia Totola, Facolta' di Economia e Commercio, Università di Verona. Inizio ore 20,45.
IN PRIMO PIANO
Lettera agli amici - 1.1.2002di Alex
Zanotelli | |||
Korogocho, 1.1.2002
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"Che dolcezza nella voze de me mama, quando insieme s'arrivava al Capitel: la polsava en momentin, la pregava pian pianin. E alla fin la me diseva: Vei che nem! Ve saludo Madonina, steme ben!"
Mi venne poi spontaneo inginocchiarmi sulla tomba e chiedere la loro benedizione. (Non dimenticherò mai l'ultima straziante benedizione, quando papà e mamma mi imposero le mani e mi benedirono prima di ritornare nel 1991 a Korogocho). Su quella tomba sentii nuovamente quelle due mani benedicenti che mi davano tanta vita, tanta forza per ridiscendere agli inferi. Al mio ritorno, la comunità cristiana di St. John organizzò una stupenda eucaristia in memoria della mamma, la cui fotografia vedo spesso appiccicata sui muri delle baracche. La piccola comunità cristiana più povera, quella dell'Ujamaa (lebbrosi che vanno in città ad elemosinare) fece una colletta che mi presento' dicendo: "Antonietta è la nostra mamma." Mai avevo sentito la sua presenza come durante questo difficile anno. L'anno della lotta della terra di Korogocho. Lo scontro durissimo tra la comunità di Korogocho rappresentata dal comitato dei 28 (quattro per ognuno dei 7 quartieri della baraccopoli) e i proprietari delle baracche. Storia che ho narrato nella lettera "La lotta per la terra" dello scorso anno. Gli insulti, le parole, le minacce che ho ricevuto per questo sono infinite. I proprietari delle baracche riuniti in associazione (COWA) hanno portato la comunità di Korogocho insieme con il prefetto della città e il commissario del governo per la terra in tribunale. La prima udienza fissata per il 4 ottobre fu rinviata. Siamo ancora in trattative per fissare una nuova data. Sarà una storia lunga e difficile. Penso che la comunità, difesa in tribunale dagli avvocati del Kituo cha Sheria, dovrebbe farcela ad ottenere la terra. Sarebbe davvero una bella notizia non solo per Korogocho, ma per tutti i baraccati di Nairobi. Nel frattempo il Pamoja Trust con i suoi organizzatori comunitari ha continuato ad organizzare la gente tramite gruppi di risparmio e credito (Savings & Credit) che sono ora la punta di diamante del Muungano ya Wanavijiji (coordinamento delle baraccopoli). Il Pamoja ha inviato anche vari membri del comitato popolare di Korogocho a visitare Bombay (India) per vedere come i baraccati di quella metropoli si sono organizzati (un'esperienza pilota). L'8 dicembre abbiamo fatto un incontro di tutti i gruppi del Muungano. E' stato un momento molto bello: i rappresentanti dei baraccati hanno celebrato le loro vittorie. Oltre un migliaio di delegati, riuniti all'Ufungamano House hanno raccontato e danzato le loro imprese. Quest'incontro fu un primo assaggio per preparare gli importanti eventi di quest' anno: la Maratona di Nairobi (14 Aprile) promossa da Vivicittà che vedrà coinvolti insieme ai giovani delle baraccopoli, famosi atleti Keniani come Paul Tergat e l'incontro continentale dei baraccati d'Africa. Quest'ultimo si dovrebbe tenere il 29 Aprile al 3 Maggio a Nairobi. E' il primo del suo genere in Africa. E' promosso dall'SDI (Slum dwellers International) che ha incaricato il Pamoja Trust di organizzarlo. Sarà una vera benedizione anche per il coordinamento delle baraccopoli di Nairobi che dovra' per l' occasione esprimere una leadership democraticamente eletta. Il Land Caucus (un piccolo gruppo di persone impegnate sul problema della terra) ha dovuto darsi da fare per animare tutto questo. Un periodo che ha visto l'esplosione violenta della più grande baraccopoli Kibera (700.000 abitanti). Si parla oggi di 30 morti e di danni ingenti. Il tutto è scoppiato quando il presidente Moi (per scopi elettorali) ha detto che gli affitti a Kibera erano troppo alti. Questo vento di protesta è passato anche ad altre baraccopoli e sta ora surriscaldando Ngunyumu, un villaggio in muratura adiacente a Korogocho. Temiamo un altro bagno di sangue che potrebbe poi coinvolgere anche Korogocho. Altro punto caldo è stata la discarica del Mukuru situata davanti alla chiesetta di St. John. Migliaia di uomini, donne e bambini si guadagnano la vita raccogliendovi i rifiuti. Un gruppo di giovani (Mungiki) che vivono nel quartiere adiacente di Dandora hanno deciso di sbarazzarsi di un'altra banda rivale della discarica (Kamjeshi) che minacciava il loro controllo sui trasporti pubblici (tangenti). I giovani del Mungiki hanno sconfitto quelli del Kamjeshi uccidendo oltre venti persone. Hanno poi bloccato l'accesso alla discarica sia ai camion della nettezza urbana sia ai raccoglitori. E' stata la fame per tanta gente. Con l'aiuto di Anthony, un coordinatore comunitario di Upinde, abbiamo cercato di organizzare la gente della discarica. E' stato durissimo. Ma alla fine i raccoglitori di rifiuti hanno vinto. La polizia ha sgomberato dalla discarica i giovani del Mungiki e l'ha riaperta ai camion della nettezza urbana. Questo ha permesso alla gente di ritornare a lavorare. E' stata una grande vittoria. La gente della discarica ha promesso di organizzarsi in società legale che dovrà poi essere riconosciuta dal governo e di fare elezioni. Nonostante tutte le difficoltà, lotte, scontri, stiamo vivendo un momento di grazia per il problema terra a Nairobi. Per la prima volta il governo Moi ha iniziato ad affrontare seriamente il problema delle baraccopoli (è la prima volta dopo 100 anni di apartheid economica). Sono molte le ragioni di questa svolta. Il governo ha capito che le baraccopoli costituiscono una disgrazia internazionale ma possono essere anche un grosso serbatoio di voti soprattutto in questo anno elettorale. (Ricordiamoci che Nairobi politicamente è in mano all'opposizione). Altra grossa spinta è venuta da Habitat di Nairobi soprattutto tramite la sua dinamica direttrice Anne Tibaijiku. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere a Moi che non potevano continuare a lanciare campagne nel mondo sugli insediamenti urbani e sulla proprietà della terra nelle baraccopoli mentre a Nairobi c'è una delle peggiori realtà urbane mondiali. Infine lo sforzo della campagna per la terra sostenuta dal Pamoja Trust ha certamente influito su questa svolta governativa. In questo contesto l'incontro avvenuto il 16 gennaio di quest'anno tra Jane Weru (Pamoja Trust) e la Anne Tibaijiku è stato significativo. Questo permetterà un fronte comune: Habitat e baraccati per premere sul governo. Oggi sembra davvero che molti esponenti del governo siano pronti a fare qualcosa a favore dei baraccati. E' quanto emerso in un incontro a Thika prima di Natale. Forse il governo non sa cosa fare, data la vastità del problema. Ma è già importante questa apertura. Si tratta ora di lavorare per concretizzare questa speranza. Anche dentro Korogocho qualcosa si sta finalmente movendo. Il comitato per la terra che riunisce gli affittuari si sta rafforzando. E' la prima volta che questo avviene a Nairobi. Sono piccoli segni di speranza che hanno costellato questo anno difficile. Altro segno bello dentro Korogocho è stata la riconciliazione di due piccole comunità cristiane (Mukuru A e Mukuru B) che lavorano da anni sui rifiuti ma che si facevano la guerra per la terra data loro dal governo. "Questo nostro atteggiamento - ci disse la gente del Mukuru A - è antievangelico. Il Vangelo ci chiede di perdonarci. Non possiamo mangiare la Pasqua senza riconciliarci." Durante un pubblico incontro si domandarono perdono, divisero la terra con atto notarile mettendo così fine alla disputa. Suggello finale: benedizione della terra e delle due comunità con il sangue di capra per esprimere che i due gruppi sono ora una sola famiglia. Ed ha funzionato. Significativo anche l'accordo pubblico (firmato davanti a tutti) tra i capi musulmani e cristiani di Korogocho per dire la volontà di collaborare a favore della comunità allargata. C'è oggi un ottimo rapporto con l'imam e la comunità islamica nonostante Bin Laden! Questo dovrebbe portare lentamente (ci stiamo lavorando) ad un tentativo di community policing (polizia comunitaria): cioè ad una stretta collaborazione tra la polizia dello stato (corrotta fino all'osso) e la comunità di Korogocho per assicurare un minimo di sicurezza. Abbiamo passato mesi di totale insicurezza (che continua!) per i continui attacchi di bande armate che controllano Korogocho (uccidono, violentano, rubano..). Questa situazione di grande insicurezza dovuta a questi banditi armati ha portato lo scorso giugno a sanguinosi scontri tra la gente di Ngunyumu che vive in case in muratura e la gente di Korogocho. Anche qui siamo intervenuti per aiutare i gruppi avversari a parlarsi. Durante questi incontri è emersa la corruzione totale che regna a Korogocho (è mafia autentica) dove i banditi armati sono un tutt'uno con i poliziotti i quali a loro volta sono in stretto legame con le donne che vendono il chang'aa (alcol locale). Ma visto l'inutilità dei vari tentativi, abbiamo deciso di fare una marcia di protesta contro la polizia. Colmo dei colmi, la polizia sequestrò la macchina su cui avevamo piazzato l' altoparlante. La gente infuriata decise di marciare fino alla caserma di polizia. A pochi metri dalla caserma fummo attaccati dalla celere con lacrimogeni, manganellate. Tentammo di sfondare. Fui preso e schiaffeggiato da un poliziotto. Forzai allora la linea della celere ed entrai nella caserma dove mi attendevano i pezzi grossi della polizia. "Chi sei tu?" mi chiese il comandante. "Sono padre Alex e vengo dalla chiesa cattolica di St.John". "Fuori di qui! ". "Arrestatemi, arrestateci tutti! Siamo stufi di essere trattati così a Korogocho." Alla fine i capi accettarono di trattare e la spuntammo. Ritornammo in trionfo a Korogocho con la macchina sequestrata e l'autista arrestato. Fu una grande lezione per tutti sull'efficacia della mobilitazione popolare. Abbiamo intuito le stesse potenzialità mobilitando i ragazzi di strada. Questa volta aiutati da due amici americani, l'artista Lily Yeh e dal direttore di danza Wilson German. E' stato un momento bellissimo per i ragazzi di strada che frequentano i due centri : Boma Rescue Center e Korogocho Street Children Programme. Mentre la Lily aiutava i ragazzi di strada a disegnare, German li ha aiutati a fare teatro popolare. Lo spettacolo che hanno offerto al Paa ya Paa (un centro artistico retto dal noto Elimu Njao) è stato davvero travolgente. "Fiori dimenticati" era il titolo significativo dello spettacolo. "Ho un sogno" - cantavano i ragazzi di strada - con una grinta straordinaria. La gente mi rispetterà. Uno di noi sarà un giorno Presidente!" Non dimenticherò mai la cena fatta con Lily e Wilson nella casa dei volontari Acri, Monica e Claudina che fanno uno splendido lavoro. (Monica segue i programmi dei ragazzi di strada e Claudina le cooperative del Bega Kwa Bega e del Mukuru). Wilson (minato dal cancro) scoppio' in pianto. "Ho visto oggi una cosa bellissima: questi ragazzi di strada presentarsi con tanta forza e dignita' da lasciarmi interdetto. Io sono povero, un povero nero d'America. Ma farò di tutto per racimolare un po' di soldi per ritornare e dare speranza a questi ragazzi. Sono troppo bravi!". E singhiozzava ripensando alle sue lotte per i diritti umani degli africano-americani accanto a Martin Luther King. Abbiamo già chiesto ad Amref (una grande organizzazione internazionale) di darci una mano per far partire un movimento politico che riunisca i vari centri di Nairobi (sono una valanga) che lavorano per i ragazzi di strada ma che fanno purtroppo solo assistenza. Abbiamo bisogno di azione politica. Mai come quest'anno ho sentito e ho vissuto l'esperienza di Dio dentro le lotte dei poveri. Essi sono un vero luogo teologico. Mai mi sono sentito così vivo nonostante tutta la morte e le sconfitte, i crolli che mi attorniano. Ho sentito pulsare vita. Ho sentito i poveri danzare la vita. La gioia grande dei lavoratori della Del Monte quando lo scorso marzo si sono incontrati a Thika per celebrare la loro vittoria sulla multinazionale. E' stato un momento forte. L'impegno del sindacalista Daniel Kiule e di Stephen Ouma che ora lavora con il Kenya Human Rights Commission. (Stephen ci dà una mano incredibile anche con la scuola informale di St.John che sta filando via come un orologio. Nella gestione della scuola la comunità di St.John ha fatto passi da gigante!). La vittoria sulla Del Monte ha aperto le porte per la campagna contro l' industria dei fiori. Dopo un anno di indagini è ora pronto il documento finale che mette a nudo la drammatica realtà di 120.000 operai (in buona parte donne)che lavorano in questo settore. La campagna nazionale si aprirà il 10 febbraio con una conferenza stampa che rivelerà il vero volto dell'industria dei fiori, la più fiorente in Kenya. E inviterà i Keniani ad un boicottaggio simbolico per il 14 febbraio (No ai fiori per San Valentino). La settimana verrà chiusa da una celebrazione a Naivasha il 17 febbraio in memoria delle vittime di questo settore. All'industria dei fiori verrà dato un chiaro ammonimento: tre mesi per trattare altrimenti a maggio si andrà ad un boicottaggio internazionale. Vari organismi si sono dati un appuntamento a Nairobi il prossimo maggio per lanciare un boicottaggio dei fiori Keniani in Europa (i fiori arrivano ad Amsterdam e da lì sono distribuiti in varie nazioni europee). Un lungo cammino, il cammino dei poveri, degli oppressi. Ma su queste strade ho sperimentato sempre più vivo il Dio di Mosè, il Papi di Gesù, il Dio che cammina con il Suo Popolo, il Dio che libera. Ho vissuto la spiritualità dell'Esodo. Un cammino illuminato dalla lettura continuata dell'Apocalisse che ci ha accompagnato in questo anno difficile. Che forza rivoluzionaria la lettura della Parola fatta nei bassifondi della storia. Per me dodici anni di Parola a Korogocho mi hanno causato una rivoluzione copernicana. E' un dono grande che ho ricevuto. Parola che diventa volto: il volto di Gesù, il volto dei poveri. I volti della gente della discarica, i volti dei ragazzi di strada, i volti di donne, i volti di lebbrosi, volti di malati di Aids. I momenti serali stupendi di eucaristia celebrata a lume di lampada nelle baracche con la piccola comunità cristiana. I volti...un volto! Quello di Grazia, una ragazza madre che è venuta a vedermi la vigilia di Natale. L'avevo conosciuta nel lontano Natale del 94. In quella lontana notte in un locale notturno era stata presa da quattro giovani che l'avevano violentata per tutta la notte. Non riusciva più neanche a camminare. "E' apparsa la Grazia del Signore nostro Gesù Cristo..". E' quella la Parola che risuona nella notte natalizia. Guardando in volto Grazia mi sembrava una bestemmia. Avevo aiutato Grazia, ragazza madre con due figli, ad uscire dalla prostituzione, dall'alcol e dalla droga. Riuscì lentamente a rimettersi in piedi, ad uscire dal giro e a gestire un piccolo business, raccolta e rivendita di bottiglie usate. Era una gioia il vederla! Alla vigilia di questo natale 2001 (sette anni dopo) era venuta a vedermi, in lacrime. "Cosa c'è Grazia?" le chiesi. "Non saprei come ringraziarti per quello che hai fatto per me. Non avrò vite abbastanza per farlo. Ma in questi giorni sono stata male, ho fatto l' esame e il dottore mi ha detto che ho l'AIDS. Alex ieri ho tentato di bere e di far bere ai miei figli il veleno dei topi. Non me ne importa della mia vita ma mi tormenta il pensiero di lasciare soli questi miei due figli. Non hanno nessuno." "Grazia" replico "il Signore ti ha dato una grossa mano per rinascere! " "Sì è vero" mi risponde. "Vuoi che non ti aiuti in questo momento? Fidati ". Si asciugò le lacrime. La vidi il giorno di Natale fare la comunione. Con volto provato ma sereno. Sono questi i volti del mio Natale La vigilia anche noi, come tutte le piccole comunità cristiane ci siamo ritrovati a casa nostra a bere il tè della riconciliazione e a condividere quello che sentiamo in questo Natale. Il fratello Gino, le due volontarie, Claudina e Monica, padre Daniele (grande dono di Natale, segno tangibile che i comboniani hanno assunto Korogocho), e l'ugandese padre Alex Matua e altri amici. Un momento di intimità domestica. All'imbrunire siamo andati alla chiesetta di St. John per la celebrazione dell'eucaristia natalizia. La comunità aveva proprio voglia di celebrare, di cantare, di danzare. Era festa. Dopo il Vangelo come i pastori siamo andati in processione alla capanna dove abbiamo ascoltato l'annunciato "Mtoto amezaliwa Mukuru" (Un bimbo è nato nella discarica). Ritornammo poi nella chiesetta per spezzare il pane. Poi le comunità ritornarono poi alle loro baracche. Noi invece con le comunità della discarica e i ragazzi di strada siamo andati al progetto della discarica. E con i raccoglitori di rifiuti, con i ragazzi di strada (non sono questi i pastori di una volta?) abbiamo vegliato, pregato, danzato fino all'alba. Un'alba stupenda carica di rosso, carica di speranza. Poi abbiamo celebrato due eucaristie gioiose, festose. Nella seconda abbiamo celebrato il battesimo di una dozzina di bimbi. Festa della vita! Siamo ritornati a mangiare un boccone con la gente della discarica. Vero pranzo di Natale con i più disprezzati. E poi per i viottoli della baraccopoli siamo andati a portare l'eucaristia ai malati di Aids. Il giorno dopo una stupenda celebrazione eucaristica con la piccola comunità dell'Ujamaa, la comunità dei lebbrosi. Era proprio Natale. Soprattutto quando abbiamo condiviso il cibo con loro. Ci voleva proprio dopo un anno così duro, così intenso. Una boccata d'ossigeno, un sorso di vita. Soprattutto dopo gli eventi dell'11 settembre e la conseguente guerra degli USA contro l' Afghanistan. Me li son portati nello stomaco come dei macigni che mi hanno fatto un male boia. E' la rivelazione (Apocalisse) dell'assurdita' del sistema. "Dio ci sfida a ripensare la nostra maniera di vivere e di agire. - afferma il teologo sudafricano Albert Nolan - "non siamo noi forse colpevoli di servire due maestri, Dio e il denaro, Dio e il materialismo?." Questa crisi e' un momento unico per dire la nostra fede, il nostro status confessionis. Per questo mi ha fatto ancora piu' male il silenzio della Chiesa e delle Chiese (anche se ci sono delle eccezioni). Korogocho e' un luogo privilegiato per sperimentare questo. "La Chiesa adempie la sua vocazione quando e' presente di fronte alle rotture che crocefiggono l'umanita' nella sua carne e nella sua unita' " - cosi' afferma il vescovo Claverie assassinato nel 1996 in Algeria. "Gesu' e' morto dilaniato tra cielo e terra, le braccia protese a riunire i figli di Dio dispersi dal peccato che li separa, li isola e li volge gli uni contro gli altri e contro Dio stesso. Egli si e' posto sulle linee di frattura nate da questo peccato. In Algeria siamo proprio al nostro posto giacche' e' in questo luogo che si puo' intravedere la luce della Risurrezione." Anche noi a Korogocho siamo al posto giusto! Nella notte fonda di natale ho rivisto brillare la croce del Sud che mi ha sempre accompagnato in questi duri ma bellissimi anni a Korogocho...... quattro punti luminosi.... aspettando ora di camminare con voi sotto la stella polare, la stella del Nord. Il cammino e' uno.....buon cammino. Sijambo! Alex
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SOLIDARIETA'
Chiudi gli occhi e respira profondamente. Bene. Adesso apri gli occhi e guarda l'orologio: sono passati solo due secondi per portare ossigeno ai tuoi polmoni e garantirti la vita. Questo è lo stesso tempo che serve alle compagnie del legname di tutto il mondo per abbattere un'area di foresta grande come un campo da calcio. Sì proprio quella stessa foresta che ti ha permesso di respirare. Di questo passo entro cinquant'anni anche l'ultimo grande albero sarà stato abbattuto e la vita su questo pianeta non sarà più la stessa. E pensa che basterebbero solo due secondi per fermarli. Come? In rete puoi trovare una petizione: http://act.greenpeace.it/mail_salvaocancella.htm E' indirizzata a tutti i governi che si riuniranno al Summit delle Foreste all'Aja il prossimo aprile per decidere se salvare o distruggere le foreste del mondo. Prendi dal sito il testo della petizione, stampalo e fotocopialo, distribuiscilo a tutti quelli che conosci. Fai girare questo appello e questa e-mail. Non aspettare domani, non c'è tempo. E' troppo importante. Siamo in tanti pronti a batterci per evitare che questi spazi incontaminati spariscano del tutto, ma dobbiamo essere ancora di più per far si che cambi veramente qualcosa. Non ti tirare indietro, non girare la testa. Possiamo ancora salvarle.
Cercasi volontario
Giovanni Zampini (Associazione La Fraternità) ci ha inoltrato quest’appello di Arrigo Cavallina: Cerco un volontario disponibile ad accompagnare un ragazzo che uscirà dal carcere di Montorio nella comunità Exodus di Reggio Calabria, dove sarà accolto. La data sarà circa il 4 febbraio prossimo, ma si può modificare secondo le esigenze del volontario. Si tratta di prendere il treno la sera (in cuccette) per arrivare la mattina dopo - stare ospiti a Reggio quanto si vuole - e fare da soli il viaggio di ritorno (c'è sempre la possibilità di viaggiare di notte in cuccetta) - Ovviamente il volontario non ha da spendere niente. Se qualcuno può farci questo grosso piacere, mi telefona: 045-582397 o 583223, lasciando un messaggio in segreteria. (Fonte: Rete lilliput Verona)
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MASSMEDIA e TAM TAM vari
Premio di Poesia «Cielo d'Alcamo»
I Edizione Premio di Poesia “Cielo
d’Alcamo” in memoria di “Salvatore Di Gaetano” Poeti ed eroi del tempo
2001 Quattro pubblicazioni in premio
SCADENZA 30 maggio 2002 Organizzato dall'Associazione Ce.S.I.S.E.,
Centro Studi ed Iniziativa Sociali Europee, con sede in Alcamo in Via
Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 11, e con il Patrocinio della Regione
Siciliana, Presidenza del Governo; SEZIONE UNICA - Poesia a tema libero di non
più di 36 versi (sono ammesse, invece di un'unica poesia, due o più poesie,
purché la lunghezza complessiva non superi le 36 righe). Contano anche eventuali
righe bianche tra una strofa e l'altra e tra una poesia e l'altra; TESTI - I
testi devono essere in lingua italiana, inediti. Non sono ammessi testi che
siano già stati premiati ai primi 3 posti in altri concorsi. Possono partecipare
autori italiani e stranieri ovunque residenti; NUMERO COPIE - I concorrenti
devono inviare tre copie di cui una con nome cognome, indirizzo, numero di
telefono e nome del Concorso cui partecipano e una in formato informatico su
floppy disc. Le copie vanno inoltrate al Ce.S.I.S.E., Via Generale Carlo Alberto
Dalla Chiesa, 11, 91011 Alcamo (TP) – Premio di Poesia Cielo d’Alcamo; QUOTA DI
PARTECIPAZIONE - L. 35.000. I giovani fino a 21 anni pagano una quota di ridotta
pari a lire 15.000; PAGAMENTO QUOTA - Preferibilmente con versamento sul Conto
Corrente postale n. 29888203 intestato a "CE.S.I.S.E. – Via Generale Carlo
Alberto dalla Chiesa, 11, 91011, Alcamo (TP)". (È importante indicare la causale
del versamento). Oppure assegno o vaglia intestato a Ce.S.I.S.E., Centro Studi
ed Iniziative Sociali Europee. Per i pagamenti dall'estero utilizzare contanti
in dollari statunitensi da inviare in busta assicurata al Ce.S.I.S.E., Centro
Studi ed Iniziative Sociali Europee, Via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa,
11, 91011 Alcamo, (TP); SPEDIZIONE - Spedire gli elaborati entro il 30 aprile
2002 a: " CE.S.I.S.E. – Centro Studi ed Iniziative Sociali Europee – Via
Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, 11, 91011, Alcamo (TP)"; PREMI Al primo
classificato: Targa Poeti ed Eroi “Cielo d’Alcamo” in memoria di Salvatore Di
Gaetano, Pubblicazione di un libro di 32 pagg. Ogni ulteriore copia al costo di
lire 20.000; Al secondo classificato: pubblicazione di un quaderno di 32 pagg.
Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000; Al terzo e quarto
classificato:Pubblicazione di un quaderno autocopertinato di 32 pagg. L'autore
di ogni opera vinta riceverà 50 copie gratuite. Ogni ulteriore copia al costo di
lire 20.000; Dal quinto al decimo e a tutti i segnalati e meritevoli: attestato,
pubblicazione della poesia sull’antologia del premio (di cui riceverà una copia
in omaggio), e su Internet. Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000;
Attestati ai segnalati dalla Giuria. Tutti i segnalati verranno inseriti
nell’antologia del premio. Le copie dell’antologia saranno disponibili a lire
20.000 (oltre 10 copie a lire 17.000); ANTOLOGIA - Si prevede la realizzazione
di un'antologia del premio su cui saranno inserite le opere migliori; GIURIA -
La Giuria è composta da: Antonio Fundarò (Presidente della giuria), Roberto Calia, Carlo Cataldo, Maria Di
Gaetano, Massimo Di Gaetano, Michela Di Gaetano, Antonino Papania; DIRITTI
D'AUTORE - Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al concorso, cedono il
diritto di pubblicazione all'interno della pubblicazione e sul sito Internet
dell'associazione e/o su eventuale Antologia del premio senza aver nulla a
pretendere come diritto d'autore. I diritti rimangono comunque di proprietà dei
singoli Autori per ogni ulteriore futura utilizzazione; PREMIAZIONE - Avverrà a
Alcamo (TP) nel mese di Maggio/Giugno 2002. La data verrà divulgata a mezzo
stampa, sul sito internet e per vie postali; INFORMAZIONI - Ce.S.I.S.E. tel. 338
2883039 da lunedì a venerdì in orario 10-12,30 e 15-17.; RISULTATI - Tutti i
partecipanti riceveranno notifica dei risultati con posta o per via telematica
per coloro che indicheranno l’indirizzo e mail. (fonte: afundaro@unipa.it)
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
Lettera di 53 soldati e ufficiali israeliani: «NON SPARO PIU'»
Oggi 1° febbraio, Le Monde Diplomatique
esce in Francia con un editoriale del direttore Ignacio Ramonet intitolato
semplicemente "Berlusconi" (che sarà pubblicato nell'edizione italiana da
il manifesto il 15 febbraio). Un'analisi dura, che mette in
evidenza le caratteristiche del regime italiano e il rischio che "questo modello
così preoccupante" si estenda in Europa
Come mai adesso questo
appello alla vigilanza? C'è una ragione quasi editoriale: non abbiamo
parlato molto dell'Italia ultimamente, anche se per il primo compleanno del
governo Berlusconi stiamo preparando degli articoli. Ma già adesso questo
governo ha un bilancio che obbliga a prendere posizione, sotto gli occhi di
tutti con la crisi causata dalle dimissioni di Ruggiero. Non per simpatia verso
Ruggiero, che è stato il primo direttore del Wto, ma per i metodi di Berlusconi.
Pensiamo che il gruppo di Berlusconi tratti la politica in un modo che merita
riflessione, perché rischia di estendersi. L'idea di considerare lo stato come
un'impresa, di non avere un comportamento che risponda alla domanda sociale,
l'idea che primeggino i principi del marketing, che la volgarità invada il
governo: tutto ciò ci ha spinti a fare questo primo punto. In Francia e
non solo resta incomprensibile perché gli italiani abbiano rivotato per
Berlusconi dopo l'esperienza del `94. Lei come lo spiega? Berlusconi
non ha potuto apparire che dopo il crollo del mondo politico italiano. Con
l'operazione Mani pulite, con l'evidenza della corruzione, ma anche con l'usura
del potere dell'Ulivo, Berlusconi sorge nel campo di rovine della politica
italiana. E purtroppo non trova nulla di fronte per fermarlo, bisogna dirlo.
Gli europei possono imparare qualcosa da questa storia? Due
lezioni, secondo me. Primo: anche in altri paesi, in Francia per esempio, c'è la
tentazione di gettare dalla finestra tutti i partiti, di dire che sono tutti
corrotti. Certo, bisogna che la verità venga detta, ma non arrivare a una
liquidazione generalizzata della politica, che può favorire l'apparizione di
personaggi come Berlusconi, il più corrotto, il più affarista di tutti. La
seconda lezione è che Berlusconi, per il momento, è un esempio quasi unico - c'è
per esempio anche il sindaco di New York, Michael Bloomberg - di un personaggio
che possiede un enorme patrimonio e dei media e che arriva ad ottenere tutto il
potere. E domani? Avremo Jean Marie Messier in Francia? (il presidente di
Vivendi Universal, ndr). C'è la volontà di governare come in un'impresa,
cioè di governare per sé, per proteggere il proprio patrimonio, per arricchirsi
ancora, per proteggersi dalla giustizia. Berlusconi ha guadagnato milioni di
euri in Borsa con la sua sola elezione. Si può dire che sia il primo governante
quotato in Borsa: se vince, si guadagna! All'estero stupisce il suo
metodo di governo... Sì, un comportamento personale dove la menzogna
viene eretta a metodo. Il fatto che dopo aver affermato la superiorità della
cultura occidentale abbia invitato gli ambasciatori dei paesi arabi in Italia
per far sentire loro una cassetta con una registrazione truccata del suo
intervento a Berlino è pazzesco: un governante o si assume la responsabilità di
quello che ha detto o fa ammenda. Ma non mente così spudoratamente. A
completare il quadro ci sono poi gli alleati, che all'estero "passano"
difficilmente... L'idea di associarsi a Bossi è impresentabile.
Siamo ai banditi al potere, come nel caso del partito di Haider in Austria. Per
non parlare del neo o post-fascista Fini, che in questo contesto passa per
essere il migliore. Non è possibile immaginare una situazione peggiore. In
Europa c'è la tendenza a pensare il governo Berlusconi come qualcosa di
pittoresco, un po' ridicolo, un Alberto Sordi al potere insomma. Invece, per me,
siamo di fronte a una situazione molto pericolosa. Bisogna fare molta
attenzione. Sono preoccupanti, per esempio, i risultati elettorali di un paese
serio come la Danimarca. C'è un'esplosione di egosimi locali, che non è altro
che l'espressione della crisi della democrazia. Berlusconi rappresenta questa
crisi e ne è una cattiva risposta: è come se a prevalere fosse stata una specie
di ipnosi televisiva, che fa credere che ci siano soluzioni demagogiche ai
problemi reali.
A
L'attentato contro
José Rainha, il sequestro e l'assassinio di Celso Daniel e le minacce di morte
contro esponenti politici del Pt sono la prova che San Paolo è ostaggio dei
banditi. L'assassinio, l'anno scorso, di Toninho da Costa Santos, il
sindaco del Pt di Campinas, è rimasto insoluto e va ad aggiungersi all'impunità
degli assassini che a Eldorado dos Carajas, il 17 aprile del '96, uccisero 21
sem terra. Nel paese dell'impunità, i banditi agiscono nella convinzione
di possedere l'immunità. * Frei Betto, brasiliano, è scrittore e autore, fra
gli altri libri, di "Battesimo di Sangue" (Sperling & Kupfer)
Federalismo e appalti
R E S I S T E T E !
"Aquì estamos", così vorremmo rispondere a tutti quei giornalisti della televisione e della carta stampata che all’indomani della manifestazione a Roma dell’Ulivo hanno saputo solo riportare quanto a loro faceva più comodo, estrapolando solo quelle frasi e quelle parole che a loro servivano per gettare fango su di un centro sinistra in difficoltà, ma non ancora finito. Purtroppo, buona parte della televisione e della carta stampata oggi "puzza di regime", e quel che più dispiace, è che proprio le reti pubbliche siano le più asservite a questo "regime". Noi il 02 febbario eravamo a Piazza Navona ed il grido di Marcos a Città del Messico non può non fare eco anche nella piazza della nostra capitale; dove i più elementari diritti dell’uomo e del cittadino vengono messi in pericolo, è necessario che la gente comune scenda in piazza a sostenere i propri leader, i propri rappresentanti. Certo le parole di Moretti erano necessarie, ci voleva uno scossone, altrimenti qui si rischia di cadere definitivamente in letargo, ma Piazza Navona, il 02 febbraio e soprattutto l’Ulivo non sono solo Nanni Moretti. E’ così brutto e triste aver visto in televisione e sui giornali solo l’intervento del regista, quando prima di lui erano saliti sul palco docenti, scrittori, economisti, gente comune, che parlando con il cuore hanno saputo tenere viva la fiamma seppur esile della speranza, la speranza di un’Italia differente, di un paese che appartiene non ad un solo uomo ed alla sua banda, ma ai cittadini a tutti gli italiani. "Noi siamo qui", il popolo dell’Ulivo c’è, è nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nei posti di lavoro, noi ci siamo, non ascoltate la televisione e la stampa, noi abbiamo visto e ciò che i giornalisti vi raccontano sono distorsioni, non si può e non si deve ridurre una giornata come quella del 02 febbraio al solo intervento di Moretti. Strano che nessuno abbia fatto riferimento all’in tervento del giornalista Massimo Fini, che tutto è se non un uomo certamente non di sinistra, proprio quest’ultimo ci ha augurato e raccomandato di RESISTERE, lui che nulla ha da spartire con la sinistra e con l’Ulivo, ha ringraziato la gente di sinistra di esserci, perché finchè noi ci saremo il "regime" dovrà temere. Nel suo intervento, Massimo Fini ha messo in guardia la gente contro le vili mosse e le furberie di questa "banda" che oggi ci governa, grazie anche probabilmente ad una maggioranza donatagli da mosse sbagliate e dalla poca convinzione di molti uomini del centro sinistra. Ma questo deve farci riflettere, e soprattutto deve essere di stimolo per ripartire. Ripartire da dove? Anzitutto ritorniamo ad essere uniti, uniti nelle piazze, nelle nostre città, riscopriamo il piacere di fare politica, che non è solo andare a votare, ma è soprattutto prenderci a cuore il presente ed il futuro del nostro paese, "I Care". Se oggi dobbiamo fare manifestazioni per difendere un diritto elementare come "la legge è uguale per tutti" (riportata in tutti i tribunali) , allora vuol dire che la situazione è più grave di quello che possa sembrare. Scuotiamoci dal nostro torpore, non pensiamo che siccome abbiamo la pancia piena, soldi da spendere ed un euro convertitore in più, le cose vadano bene. Al contrario. Quando in un paese c’è chi da solo controlla una buona fetta dei mezzi di comunicazione di quel paese, ed è a sua volta capo del governo, e ci propina l’idea di un primo ministro operaio, insegnante, impiegato, noi siamo preoccupati; già negli anni venti del secolo scorso, qualcuno diceva di essere il Duce operaio, contadino, ecc., c’e ra una stampa di regime, si creavano slogan con cui parlare alla gente, forse nulla è cambiato da allora, questi sono i rischi dei ricorsi della storia, speriamo proprio di no! Siamo convinti che il popolo di sinistra reagirà, dal 02 di febbraio siamo convinti che questa reazione è già iniziata, anche se c’è chi tenta di minimizzarla, proprio come faceva la stampa del regime fascista contro l’opposizione di allora. Noi abbiamo già avuto i nostri Matteotti e Rosselli, sì, Falcone e Borsellino, non dimentichiamoli per favore. Giornalisti abbiate il coraggio e la decenza di riportare quanto veramente avete visto a Piazza Navona. Noi abbiamo visto migliaia di persone, con le loro bandiere, con la loro voglia di sapere, conoscere, far proprie le parole di quella manifestazione. Non si possono dimenticare i molti interventi che hanno preceduto quello improvvisato di Moretti, e se proprio quelli di Fassino e Rutelli sono stati i meno coinvolgenti, i più politicizzati e sicuramen te anche i più "macchiavellici", non si può fare finta di nulla, e soprattutto, non si può continuare a fare solo televisione e stampa di "regime", abbiate voi giornalisti il coraggio di raccontare almeno la verità, abbiate rispetto delle idee e di tutti coloro che non la pensano come voi e come il "regime" a cui vi siete asserviti. Ci siamo commossi ascoltando il docente di Firenze, l’ex magistrato di "Mani pulite" che è costretto a difendere i suoi colleghi e se stesso solo per aver fatto il proprio dovere, che è quello di giudicare chi ha commesso dei reati, indipendentemente dal colore della pelle, dalla suo sesso, dal fatto se sia ricco o povero, (anche perché oggi i magistrati si dovranno difendere da soli, soprattutto quelli che indagano sugli uomini di "regime", la scorta non serve, togliamola, questo è ciò che pensano i nostri attuali governanti), la cantante Cinquetti, che oggi ha l’età giusta, ci ha invitato a tornare nelle piazze, la sinistra ha sempre fatto sue le piazze di tutta Italia, non possiamo continuare a nasconderci dietro ad un dito, a fare finta di nulla, siamo chiamati ad assumerci tutti le nostre responsabilità, facciamoci carico ognuno di noi di queste battaglie di civiltà anzitutto, visto che purtroppo, nonostante il capo del governo ritenga che noi siamo più civili dei nostri fratelli mussulmani, oggi in Italia, dobbiamo preoccuparci di difendere i più elementari valori di civiltà, dobbiamo preoccuparci che le nostre conquiste civili non cadano nel baratro per colpa di questi "banditi". Come mai nessun telegiornale ha riportato gli interventi di Dalla Chiesa, del docente di architettura di Firenze, come mai nessuno ha detto che la destra che oggi governa il nostro paese è fra le peggiori destre del mondo, il centro destra si è legato alla Lega e alla destra di Rauti, come mai solo pochi hanno avuto il coraggio di riportare anche altre parti del discorso di Moretti, quelle in cui lo stesso ha detto che continuerà a votare Ulivo e che dobbiamo preoccuparci di chi ci governa e dei suoi uomini (vedi Fede, definito dal regista uno squadrista, che ha sostituito l’olio di ricino ed il manganello con un telegiornale fazioso, violento nel linguaggio, offensivo, razzista e sicuramente pericoloso). Quindi perché raccontare e riportare sol o mezze verità, perché distorcere la realtà, questo lo si faceva all’epoca del fascismo, dobbiamo pensare che ci siamo ritornati? Carissimi, questo è il nostro paese oggi, dobbiamo metterci ai remi prima che vada alla deriva nelle mani di questi insensati, di questa "banda" che compera i voti con l’euro convertitore, che chiama la Marina Militare a svolgere compiti di polizia contro un canotto sgangherato con sopra disperati alla ricerca di una vita migliore, che sogna un sistema giudiziario americano, fatto di pochi che si possono permettere i migliori avvocati ed i più costosi in grado di scavalcare leggi e giustizia. Non fatevi illudere dal vostro benessere, non pensate perché avete il cellulare, la macchina nuova, i soldi per comperarvi nuovi vestiti, che tutto vada bene; e che diamine! scuotetevi, non vi accorgete che vi stanno fregando, non vedete che vi stanno prendendo in giro, non possono rispondere legalmente alle accuse mosse contro di loro nelle aule giudiziar ie, allora cosa fanno, cambiano le leggi con la maggioranza del parlamento, si creano i salvacondotti, fanno "fuori" i giudici e chi li difende, fanno leggi appositamente per loro, BASTA, non siamo un paese democratico, siamo in una "dittatura di regime", e la cosa che più scandalizza e che facciamo finta di nulla, finchè non toccano le tue tasche, finchè non scuotono il tuo torpore, che facciano pure! E’ incredibile quanta viltà, è incredibile come si possa pensare che tutto vada bene, perché in televisione si ostentano soldi, benessere e schifezze di ogni genere (mi viene da ridere se penso che il nostro presidente del consiglio vuole combattere la prostituzione nelle strade, se per primo non combatte quella nelle sue reti televisive, tutte le trasmissioni sono una buona occasione per fare vedere culi e tette, soubrette incapaci di ballare, recitare e persino parlare, cavalcano il sipario mostrando il loro corpo, è l’unica cosa che sanno fare, ed il loro "padrone", nonché nostro presidente del consiglio dei ministri cosa dice: non posso uscire di casa con i miei figli perché lo spettacolo a cui devono assistere per le strade a causa di donne che si prostituiscono è vergognoso, devo supporre allora che i suoi figli non guardano le trasmissioni delle sue reti televisive perché lo spettacolo è altrettanto vergognoso, inoltre è ancora più ipocrita e assurdo perché è giustificato dal mezzo di comunicazione, insomma dalla televisione stessa). Per favore allora! Noi dovremmo tacere ed ascoltare quanto ci riportano i giornalisti servi del padrone? Ma per favore, a loro e a questa "banda" che ci governa non gli lascerei fare neppure un uovo al tegamino. RESISTETE. Altro da dirvi non abbiamo, se non di resistere e di invitarvi a Roma per la grande marcia dell’Ulivo il 02 marzo 2002. "Aquì estamos". Mirco (mircoguerra@hotmail.com) e Concettina.
Lettera di Ettore Masina
Quando
dalle mammelle non le fosse più fluito il latte per la sua bambina –Adama - o
comunque Adama, con il passare dei mesi, avesse richiesto inequivocabilmente un
cibo più sostanzioso, allora il destino di Safiya Husseini si sarebbe compiuto.
La polizia l’avrebbe collocata in una buca e ve l’avrebbe seppellita fino al suo
ormai inutile seno. La gente del villaggio avrebbe raccolto pietre,
non più grandi di un
pugno, e con
una grandinata di quelle pietre l’avrebbe uccisa. Delitto di Safiya, l’avere
procreato fuori dal matrimonio: e a esigere quel supplizio non era il Corano,
misericordioso, ma la sharia, una legge che pretende di derivare dalle parole di
Maometto e che conosce varie interpretazioni: crudelissima nel Sokoto, lo stato
nigeriano in cui vive Safiya. Non
avevo letto questa notizia sui grandi giornali italiani e, del resto, soltanto
uno di essi, come ho poi constatato, l’aveva pubblicata, con un titolo a una
colonna: gli orrori (ma anche le meraviglie) del mondo “altro” trovano ben poco
spazio, com’è noto, sulla nostra stampa. A segnalarmi la notizia è stato un
giornalista arabo, Farid Adly , che vive in Italia e dirige ANBAMED, un’agenzia
di informazioni sul Mediterraneo. Subito ho pensato che dovevo fare qualcosa.
Forse sono stati i miei viaggi nel Sud della Terra a “sbalestrarmi”, come si
dice volgarmente, cioè a confondere la mia bussola ideale, il fatto è che mi
càpita (ma so che è condizione di molti miei amici e amiche) di sentirmi, in
certe occasioni, in casa mia e contemporaneamente sulle falde di qualche
Calvario: fra i lontani, che si pretendono innocenti a causa della loro
dislocazione, e contemporaneamente, se fingessi di non sapere, fra i carnefici.
E’ accaduto anche questa volta. Ho provato a fare qualcosa perché non riuscivo a
rimanere inerte davanti a quella fossa in cui si sarebbe compiuto, oltre a
tutto, mandato assolto il padre della bambina, un altro ignobile capolavoro del
maschilismo. Così mi
sono aggrappato all’e-mail come a un tam tam capace di raggiungere altre persone
che non riuscissero a rimanere zitte e immobili davanti al destino di Safiya. Ho
spedito circa 300 messaggi ad altrettanti amici: voi. Nel giro di pochi giorni
sono stato travolto da una gigantesca ondata di solidarietà: più di 3500
richieste di informazioni o relazioni sul lavoro svolto: una girandola vorticosa
di iniziative prese da persone e da associazioni, da parrocchie e da scuole, da
consigli comunali e da sindacati, da maestranze e persino da caserme, da
italiani all’estero e dai loro amici stranieri. Una grandinata di “Salvate
Safiya, vogliamo che Safiya viva” sull’ambasciata nigeriana in Roma, sul nostro
ministero degli esteri, su altri indirizzi che parevano validi… Quando
ho saputo che persone e associazioni ben più importanti di me (e di Farid Adly,
che pure aveva lanciato una sua campagna) erano scese in campo, ho cercato di
sottrarmi a quel vero e proprio movimento che mi gravava addosso in maniera
assai pesante. Non ci sono riuscito, perché evidentemente la gente prova il
bisogno di un dialogo interpersonale. La grande maggioranza di chi mi ha scritto
non aveva la minima idea di chi io fossi, ciò che le interessava era uno
strumento per evadere dalla prigione dell’impotenza e una parola da scambiare
per vincere l’angoscia. La gente ormai (molta, molta gente) benché circuita e
assediata dall’ideologia del consumismo, dal volto soave e rassicurante del
neoliberismo, comincia a sentire odore di morte (lo smog, ma non solo!) e
vorrebbe fare qualcosa per costruire realtà migliori. Se i politici democratici
fossero meno ipnotizzati dai loro giochi di potere, molte cose potrebbero
cambiare.
* Nella
tragica aridità della miseria di Safiya, la “nostra” campagna è stata una goccia
d’acqua. ma ha avuto una qualche efficacia: del tutto artigianale, e però
sostenuta da alcune care colleghe della RAI (“Chi l’ha visto?”, “Primo piano” ,
“Harem”), dalla Radio Vaticana, da quella della Svizzera italiana e da Radio
Kolbe, da qualche quotidiano “locale”, da Pax Christi, dal Centro
missionario
della diocesi
di Firenze, etc. ha fatto giungere all’ambasciata nigeriana a Roma (è
sicuramente un calcolo per difetto) 250 mila richieste di salvezza per
Safiya. Oggi,
mi consento un po’ d’ottimismo: il processo a Safiya è stato rinviato al 18
marzo prossimo per nuovi accertamenti, alcuni gruppi islamici di difesa della
donna le hanno procurato un avvocato di vaglia, il governo federale (che
all’inizio aveva dichiarato di non poter intervenire) adesso assicura che
impedirà comunque l’esecuzione
della “rea”; premi Nobel e capi di stato e di parlamenti hanno inviato appelli
umanitari. Posso permettermi di riflettere su questa
esperienza.
* Che
grande festa della solidarietà intorno a questa donna di un minuscolo villaggio dell’Africa
Nera. Lei era disposta a morire, non fuggiva dalla sua capanna, si affidava a
Dio. Quando, una decina di giorni fa, il suo nuovo avvocato le ha spiegato che
tante e tanti, in regioni lontanissime dal Sokoto, si occupavano di lei, è
rimasta sorpresa e forse non ha neppure capito bene. Aveva in
braccio la sua Adama, bellissima bambina. Forse Adama, un giorno,
capirà:
Siamo, io credo, sorpresi anche noi. Chi più chi meno, nel silenzio dei grandi
mass-media, delle grandi agenzie dell’ONU, ci domandavamo se c’era davvero una
speranza di salvare Safiya con le nostre iniziative “di base”, spontanee. La
risposta (forse!) è che quando speranze pulite, buone, coraggiose si mettono
insieme, colgono frutti nei deserti legali. La prima cosa che i Potenti della
Terra cercano per meglio governarci
è l’eliminazione di questo tipo di speranze, la loro sostituzione con le
leggi dell’apparente buonsenso, che nega validità alle iniziative delle
minoranze e spinge a rivolgersi ai
Grandi Poteri. Come dice un’orrendo spot televisivo, tornato non a caso
di moda dopo quindici anni con l’avvento del nuovo regime, “Gigante, pensaci
tu”!
La speranza collettiva, lo si voglia o no, è politica. Lo si voglia o no, è
politicamente eversiva poiché non accetta neppure le leggi quando esse neghino,
esplicitamente o implicitamente, la dignità delle persone:
* Nelle
lunghe lunghe ore passate al computer per più di due mesi, mi sono continuamente
domandato se avesse senso tanto coinvolgimento. Forse avremmo salvato la vita di
Safiya ma non avremmo mutato la sorte di centinaia di milioni di donne
calpestate e uccise dalle leggi dei maschi e dalla miseria. Mentre
portavo
avanti questo lavoro si andava ammantando di nuovi orrori la tragedia
palestinese che da anni seguo con amore. Gli Stati Uniti di Bush ripiombavano
nell’oscura violenza delle “gabbie di tigre”, trasportando a Cuba gli orrori del
Vietnam del Sud, anni ’70. Nell’agonìa di un paese che mi è carissimo,
l’Argentina, si rendeva evidente il fallimento delle ricette neoliberiste. In
Italia l’oscenità politica del capitalismo arraffone berlusconiano veniva,
giorno dopo giorno, favoreggiata da una classe politica che perpetua le proprie
tendenze alla sconfitta: Non era più urgente che, come cittadino responsabile,
di un paese e del pianeta, mi occupassi di cose come queste, in cui si sta
giocando il futuro dei nostri figli e nipoti? E però era impossibile, a un vecchio
quale sono, fare l’una e l’altra cosa; ed io non riuscivo ad allontanarmi dalla
fossa preparata ai margini del villaggio di Safiya. Come dimenticarla, dopo
averne saputo l’esistenza?
* Forse
abbiamo salvato Safiya ma certamente non abbiamo sconfitto la sharia: L’altro
giorno mi è giunta la notizia che Abok Alfa Akok, una ragazza sudanese cristiana
di 18 anni, della tribù Dinka, è stata condannata per adulterio alla lapidazione
da un tribunale di Nyala, Darfur del Sud.
(L’indirizzo dell’ambasciata sudanese in Italia è: via Spallanzani
24,
00161
Roma.
Il fax
del presidente del Sudan sudanese – S.E. Omar Hassan Al-Bashir - è: 00249.
11.771,7.24)
* Credo
che in realtà non vi sia risposta possibile al dilemma se privilegiare l’impegno
per un individuo o per una situazione più vasta, la cronaca o la storia.
L’importante è che ciascuno di noi ponga, ogni giorno, segni significanti
dell’amore che sente dentro; e anche comprenda che vi sono poi nodi della realtà
in cui impegni per gli individui e impegni per
la Terra
si incrociano e si
saldano.
Safiya e
Abok diventano allora concretissime creature in pericolo di vita ma anche
simboli delle strutture di morte che dobbiamo combattere nella macropolitica. Io
amo credere (e in parte so per certo) che nelle tante discussioni di gruppo
sorte intorno al caso di Safiya (per esempio in non poche scuole occupate o
autogestite, a Taranto, a Ischia, a Roma…) sia apparso chiaro che accanto alle
lapidazioni “rituali” vi sono anche le lapidazioni di massa di innocenti ad
opera di bombardieri i cui piloti considerano semplici astrazioni le loro
vittime o ad opera dei bull-dozers di Sharon il Genocida..
* Mi pare
importante aggiungere che quando usciamo dalla nostra solitudine più o meno
ricercata, dal tepido alveo della nostra pigrizia, impariamo e incontriamo, (che
sono verbi da giovane). Nella vicenda di Safiya ho visto svilupparsi in tanti
ragazzi e adulti e anziani capacità creative che non avrei mai supposte. Ho
imparato tecniche che userò certamente in altre evenienze: e mi sono trovato in
crocevia
reali o
virtuali in cui mi è stato facile allacciare nuove conoscenze che mi sembrano
preziose e che spero si svilupperanno in amicizie. Quando ci alziamo e usciamo
di casa per tentare un gesto di solidarietà anche piccolo, saldando la nostra
mano a quella di altri, nei volti di questi compagni di speranze, sconosciuti
sino a quel momento, leggiamo nuovi nomi della Storia – e, per chi crede, nuovi
nomi di Dio. Grazie
dunque, con tutto il cuore, per la vostra vicinanza; Scusate se, a causa del
lavoro per Safiya e dei pessimi strascichi di una brutta influenza sono in debito di risposte a tanti di voi..
Spero di mandarvi presto un ricordo di padre Davide Turoldo di cui ricorre il 6
febbraio il decimo anniversario della morte,
* I
libri: E’ di
Davide il primo libro che vi consiglio questo mese. Lo ha pubblicato Mondadori
(pagg. 228, 15,00 euro) si intitola “la mia vita per gli amici” e ha un
sottotitolo bonhoefferiano: “Vocazione e resistenza”. E il racconto, pacato e
solenne, delle ragioni di vita di questo monaco che usò la poesia come liturgia
e come impegno planetario. Davide è morto dieci anni fa ed è
un’assen-za che
si fa sentire in molti campi: La Rete Radiè Resch mi ha chiesto di
commemorare lui e
padre Balducci il giorno 14 aprile p.v., a Rimini, in occasione del suo Convegno
nazionale.
Di un altro profeta del nostro tempo ha indagato vicende e messaggi Maurizio Di Giacomo. Il suo “DON MILANI. Tra solitudine e vangelo” (Borla ed:, pagg 402, euro 20,66).è il frutto di un’inchiesta giornalistica che non ha dato niente per scontato e che ha scandagliato anche episodi scomodi per chi preferisce i miti alla storia. Sovversivo e fedelissimo, segno di contraddizione, don Milani rimane una voce che continua a stanare pigrizie e moderatismi.Un saluto affettuoso dal vostro Ettore Masina
Il Forum scientifico sul fiume Piave, conclusivo del lavoro svolto dal Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua iniziato con un seminario storico-antropologico il 3 marzo 2001 e proseguito fino al novembre dello stesso anno attraverso un laboratorio sperimentale, avrà luogo venerdì 22 marzo 2002, giornata mondiale dell’acqua, presso la sala Ronchi del Consorzio di Bonifica di San Donà di Piave (Venezia). Nel sito web del Centro Civiltà dell’Acqua (www.provincia.venezia.it/cica) è a disposizione la traccia di documento Il Fiume possibile, risultato del lavoro e dei confronti realizzati in questi mesi di attività intorno al fiume, utile base per continuare la collaborazione con quanti sono interessati a contribuire alla definizione di un elenco di azioni concrete per ridare alla Piave la sua integrità di corpo naturale vivo, indispensabile allo sviluppo culturale ed economico del Veneto orientale, nella tutela e sicurezza dei territori interessati dal suo corso. I lavori del Forum occuperanno l’intera giornata di venerdì 22 marzo, dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 19 e il programma dettagliato dei lavori e della loro organizzazione sarà reso noto e divulgato al più presto. Il costo di partecipazione è di 35 Euro e l’iscrizione da diritto all’accredito al Forum, al ritiro del materiale di documentazione, a due pause caffè e alla colazione delle 13 e 30. L’iscrizione al Forum è gratuita per i collaboratori del Centro, per i delegati dei Soci e degli Utenti del Centro, per i docenti in rappresentanza di scuole di ogni ordine e grado e di istituti universitari. Per il limitato numero di posti a disposizione, è opportuno che chi vuole partecipare a questa iniziativa comunichi al più presto la sua iscrizione. Può farlo via Internet compilando, per l’occasione, il modulo che si trova nel link interno al nostro sito, informazioni specificando, oltre ai dati richiesti, la ragione del contatto nella casella dedicata alle ‘attività’: iscrizione al Forum sulla Piave. Oppure, contattando direttamente la segreteria del Centro a cui si possono chiedere ulteriori informazioni sull’iniziativa: Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua,via G. Berchet, 3 – 31021 Mogliano Veneto (Treviso) tel. 041 5906897 fax 041 4566658 e-mail: cica@provincia.venezia.it
M A N G I A S A N
O
Al via la Campagna nazionale per la sicurezza
alimentare promossa da VAS. Un milione di depliant informativi; una petizione da
sottoscrivere in materia di pesticidi e OGM; un conto corrente istituito per
sostenere la campagna (CCP n°87728002); sono gli strumenti attivati da oggi per
la realizzazione di MANGIASANO, la campagna per la sicurezza alimentare promossa
da VAS. Due gli obiettivi operativi di MANGIASANO: "No ai veleni nel piatto:
subito la legge sui pesticidi" è la richiesta, rivolta a Governo e Parlamento,
affinché dopo oltre vent'anni si proceda al varo della nuova legge in materia di
fitofarmaci, la cui approvazione è stata tenacemente ostacolata dalla lobby
della chimica. Con il risultato che nel nostro Paese sono in vigore norme che
irridono alla sicurezza ambientale e alimentare, come quella che consente la
multiresidualità degli additivi chimici nei prodotti alimentari e che non
prevede alcuna norma cautelare sulla residualità nei prodotti alimentari per
l'infanzia. "Mai dire Mais: Niente scherzi sugli OGM" è invece l'invito rivolto
al Governo e al Parlamento al fine di tutelare l'ambiente e la salute dei
cittadini dagli effetti, indesiderati all'80% degli italiani, di Decreti in
Deroga concepiti allo scopo di aggirare gli attuali diviti all'utilizzo di OGM
in agricoltura. E' questa una iniziativa di prevenzione che ancora una volta si
propone il più rigoroso rispetto della moratoria UE e delle leggi nazionali che
hanno congelato l'utilizzo agricolo di OGM in base al principio di
precauzione.
MANGIASANO in tutte le piazze d'Italia. Centinaia saranno le
iniziative pubbliche che in ogni parte del Paese veranno promosse da VAS nel
corso dell'anno a sostegno di MANGIASANO. Una campagna che è al tempo stesso di
informazione e di mobilitazione affinchè la sicurezza alimentare costituisca nei
fatti il prodotto di un Paese capace di concretizzare il rinnovato patto di
reciprocità sancito fra il cittadino, il produttore e l'ambiente. E' possibile
aderire all'appello sul sito internet di Vas all'indirizzo: http://www.vasonline.it
Verona: Con il Wwf alla scoperta di Vajo
Galina
Un percorso attraverso l´oasi naturale, scortati
da una guida specializzata. Tutte le domeniche il Wwf, in collaborazione con
l'Ada (Associazione difesa ambientale), organizza escursioni guidate in Vajo
Galina. La vallata prende il nome dall'estrazione della "pietra galina",
un´attività che si è protratta fino agli anni '60. La zona è vincolata con la
denominazione di "oasi di protezione" grazie all'intervento dell´Amministrazione
provinciale. È stata inoltre riconosciuta a livello europeo come S.i.c, sito di
importanza comunitaria. In quest'oasi è presente una coppia stanziale di corvi
imperiali che si riproducono regolarmente; inoltre vi nidificano numerose
varietà di uccelli migratori. Interessante è il particolare aspetto geologico e
geomorfologico delle colline che circondano l'abitato di Avesa. «Noi
proponiamo», spiega Luciano Corso attivista del Wwf, «un percorso di educazione
ambientale attraverso l'oasi naturale. Una guida specializzata permette ai
partecipanti di avvistare il maggior numero di animali selvatici e di notare le
particolarità botaniche. E' stato studiato un sentiero denominato "natura",
proprio per dare la possibilità di osservare i vari aspetti di questo
habitat».
«In questa oasi sono presenti tutti gli ambienti naturali
caratteristici della collina pedemontana: boscaglia, sorgenti d'acqua, greto di
torrente, coltivi, grotte, bosco d'alto fusto. E' un ambiente naturale in
continuo cambiamento: di mese in mese le specie animali si succedono, la
vegetazione muta aspetto. L'oasi si presta a visite guidate da diverso tempo. In
questi anni abbiamo notato che le presenze di adulti e ragazzi sono in continuo
aumento. Abbiamo allestito all'interno di Villa Guardini (sita a circa un
chilometro prima dell'ingresso dell'oasi) un piccolo museo che è possibile
visitare nella mezz'ora che precede l'escursione. Qui si potranno osservare i
materiali rinvenuti nell'oasi». «Siamo orgogliosi», afferma Salvatore Coccozza,
presidente dell'Ada, «di essere stati coinvolti in questo progetto. Speriamo che
a breve sia possibile ampliare le visite guidate proponendo un percorso che,
partendo da Borgo Trento e utilizzando la pista ciclabile che da via Santini si
congiunge ad Avesa includa anche la visita guidata al Lorì, il piccolo fiume che
attraversa la vallata di Avesa, per poi proseguire in Vaj o Galina». (fonte:
"Fagiani nel Mondo" - Donatella)
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Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia; E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans” edito da Ibiskos di Empoli; “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia.
EDUCATORI DEL TERZO MILLENNIO
Siamo
in un’era dall’impronta maternalistica, dove non c’è accesso al giudizio più
consono, perché comporta responsabilità condivise, quindi carichi pesanti da
portare e sopportare. Un’era dove “attenzione
sensibile” sta per accudente protettiva, al punto da sfociare in scuse
improponibili che divengono illusoriamente pacificanti; in giustificazioni che
travestono di comodo ogni scelta e responsabilità, dove la coscienza rappresenta
più un’impalcatura teatrale, che il senso che si è chiamati a dare. Sembrerebbe
facile, a questo punto riesumare un’epoca patriarcale: un tempo di limiti che
sono regole, di severità che è anche tutela
dell’attenzione, di reverenza per un’autorevolezza forte nei messaggi
quotidiani e ripetuti. Ma forse, in questa deriva esistenziale, è poco salutare
affidarsi alla sociologia spicciola, alle alterne vicissitudini delle scienze
umanistiche, come variabile scientifica…il più delle volete impazzita per
difetto.
Penso a questo nuovo millennio, ai ragazzi che corrono, ai genitori fermi a
ricordi indelebili ma irrimediabilmente lontani e trapassati dagli ambiti premi
messi in palio dalla lotteria del benessere. Intravedo
un accompagnamento educativo solo sulla carta, sulle copertine patinate e
colorate di internet, che disegnano approcci educativi d’elite, per pochi,
mentre i tanti sono costretti ad arrancare. Stamattina,
durante la Santa Messa, ho avuto la fortuna di ascoltare un prete uomo, che non
si nasconde nelle “parole valigia “ ( è una sua definizione ), ove tutto sta,
sacro e profano, secolarizzazione e Vangelo, misteri vissuti e promesse vane.
L’ho
ascoltato con passione parlare dell’inverso diritto che alberga in noi: in noi
adulti, che lamentiamo le obliquità del futuro e ci avventuriamo in esso, privi
di amore autentico, noi che puntiamo il dito sui giovani che troppo spesso
delegano ad altri-noi fatica e impegno. Quel
prete ha citato “l’abisso del doppio pensiero” di Dostoevskij, nel senso che a
volte vogliamo fare del bene e
invece facciamo del male involontariamente, coinvolgendo nei nostri inciampi
soprattutto i più giovani, proprio coloro che hanno gambe ancora molli per
affrontare la maratona della vita.Educare
significa “tirare fuori”, costruire insieme, dico io. Ma è un’era in cui
imperversano paccottiglie di ideali, di idee, di bandiere pedagogiche da
consumare celermente, perché non c’è più destino legittimo del fare, ma
alienazioni, che non ci consentono di scendere nel profondo di noi stessi, né di
osservare l’intorno che respira a nostra misura. Come
predatori mai contenti, disconosciamo gli atti gratuiti, quegli atteggiamenti
che non sono figli di un ritorno premeditato. C’è egoismo, poco o tanto, in ciò
che svolgiamo nei riguardi di chi ha bisogno di una guida, per riconoscere ruoli
e un’identità a venire. Egoismo,
che è richiesta affermata neppure troppo sottovoce, di medagliamenti, di
riconoscimenti da parte di chi impone le mani, di chi si ritiene al di sopra
dell’errore, come a sfuggire la discesa alla “com-passione”, alla pena del
vivere altrui, con la presunzione di poter insegnare a veder le stelle durante
un’alluvione di parole spese male.
Educatori del terzo millennio, diplomati e…. laureati nella pazienza della
speranza, che non è pazienza della disperazione…forse occorre avere occhi
“tattili”, essere miniera e minatori, per poter vedere nella polvere più nera
uno spicchio di cielo.
Quel prete ha chiamato Gesù “servo inutile”, ha chiesto a tutti di diventare
servi inutili. In
quella Chiesa, visi perplessi, occhi increduli, orecchie alte, ma pochi debbono
aver compreso il valore insito del servo
inutile.
Quello che non si aspetta alcuna
ricompensa.
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Progetto Sorriso El Salvador
«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.
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Estratto dal concorso "gratta e annusa " www.testinadivitello.it
Scoreggia Vulgaris (normale): scoreggia per ogni occasione, non particolarmente puzzolente, particolarmente adatta per le passeggiate, non bisogna mollarla con grande rabbia o enfasi perchè può ingannare: da condividere con amici e parenti più stretti.
Scoreggia salonis phoetida (pettaccio humilis): tipica in ambienti chiusi, motivata dalla assenza di desiderio di alzarsi e uscire per sganciarla da qualche altra parte:basta assumere un aria ingenua, alzare poco la gamba e guardare gli antestanti con malcelato disgusto in modo da deviare da sè i sospetti.
Scoreggia cum tusse dissimulatae: scoreggia dissimulata con colpi di tosse:rientra tra le pericolose in quanto neccessita di appropriata spinta e buona coordinazione. Tipica negli uffici, bar, cinema, insomma ambienti affollati dove anche l'odore viene in fretta assimilato: un respiro a testa e la si fa fuori.
Scoreggia humidis maculatae: Una delle peggiori: prende il nome dalle caratteristiche macchie che lascia sulle mutande. Complica terribilmente la vita in quanto bisogna cercare con urgenza un bidè per togliere le eccedenze e lavare i miseri resti. Rimane comunque mimetizzata sulle mutande molto scure.
Scoreggia matutinis albae: Quale modo migliore per cominciare una giornata se non tirando una bella scoreggia al caldo delle lenzuola appena apriamo gli occhi? Vedrete con gioia il/la vostro/a compagno/a schizzare fuori dal letto con rapidità e agilità inaspettate per uno/a appena sveglio.Chiamato anche pettaccio egoistico perchè non c'è nessuno che lo voglia condividere con voi.
Scoreggia humidae alonata:
tipico nelle scuole, uffici, ambienti dove il deretano e costretto al costante
contatto con la sedia.Lascia un alone nelle mutande, tanto più grande quanto più
morbida è la sedia.
Scoreggia deflagrantae vulcanica: Probabilmente la più temuta e odiata.Nel tirarla si prova una sensazione simile alla depilazione: è come se ci strapassero i peli del culo con la ceretta.Ascoltala e chiamala pure come ti pare.
Data l'impossibilità di riprodurre adeguatamente la serie di scoregge silenziose ne riassumiamo brevemente le caratteristiche:
Scoreggiae silenti tossicae.
Si dividono in tre categorie:
-Luffa- ancora percepibile se
pur vagamente dall'orecchio umano è fortemente percepita dalle narici. Detta anche scoreggia del diavolo sia
per l'odore dello zolfo che per la domanda: cosa diavolo hai
mangiato?
-Loffa- completamente silente
suscita una vivace ondata di sdegnate proteste. Ideale sui tram, autobus, treni, metrò
molto affollati. Ne bastano due per
trovare posto a sedere.
-Caloffa- silenziosissima e estremamente calda all'uscita, cosa che ne favorisce la rapida diffusione. Gli effetti sono terribili. Spesso neanche l'autore riesce a sopportarla.
Pensieri @ltri