11/12/01 - Verona - Incontro con Richard Mason
Sei invitato al «Punto Einaudi» di Via Fama 6c (Verona), "CAMMINANDO POESIA" martedì 11 dicembre 2001, dalle ore 16.00 alle 20.00, nello spazio aperto di via Fama " GIOVANI SCRITTORI PER GIOVANI LETTORI" a colloquio con: RICHARD MASON, autore di "Anime alla deriva". Introduce: Laura Zanetti. Intervengono: Zeno Fatti (musicista) e Christian Cristoforetti (poeta), Finalisti Premio Campiello Giovani, Acrostici e dintorni, Giovani Poeti della Valpolicella, Marco Campedelli e... Coordina: Nadia Scardeoni
12/12/01 - Arcole (VR) - Incontro con Gaetano Bellorio
L’Università Popolare di Arcole è felice di invitarti mercoledì 12 dicembre ore 21,00 presso la sala civica per un serata speciale. incontreremo e “ciacolaremo” con lo scrittore veronese, GAETANO BELLORIO, autore de “IL SILENZIO DEI PROFETI”. Saranno presenti anche la professoressa Elisa ZOPPEI e l’attore Franco CAPPA che ci aiuteranno ad entrare nel testo con la lettura di alcuni brani scelti Sarà una serata ricca di belle emozioni e saremmo felici di condividerle anche con te… TI ASPETTIAMO.
12/12/01 - Venezia - Endometriosi
ll Comitato Pari Opportunita' dell'Unviersita' Ca' Foscari di Venezia organizza il giorno 12 dicembre 2001 una tavola rotonda sull'endometriosi. Informazioni: lamon@oink.dsi.unive.it
13/12/01 - San Bonifacio (VR) - Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza
L'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani di San Bonifacio promuove un incontro con Edo Patriarca (Presidente nazionale dell'AGESCI, e padre Silvano Nicoletto (Superiore Provinciale dei padri Stimmatini) sull'attualissimo tema: «Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza». L'incontro si terrà presso la sala civica "Barbarani" di via Marconi (San Bonifacio), alle ore 20,45.
13/12/01 - S. Zeno di Colognola ai Colli - ACQUE MINERALI IN BOTTIGLIA E SALUTE
Il Gruppo CONSUMO CRITICO Val d'Illasi - Bilanci di Giustizia organizza un incontro pubblico su: "ACQUE MINERALI IN BOTTIGLIA E SALUTE". Relatore Paolo Berni, Naturopata e Presidente della Coop. Alimentazione e Scienza, Giovedì 13 dicembre 2001, ore 20,30 presso Sala parrocchiale di S. Zeno di Colognola. Siete tutti invitati a partecipare
14/12/01 - Verona - «Digiuniamo insieme»... per la Pace/1
Venerdì 14 dicembre:
digiuniamo insieme. Aderiamo all'invito, rivolto dal Papa a cattolici e persone
di buona volontà, ad osservare venerdì 14 dicembre una giornata di digiuno
durante la quale "pregare con fervore Dio perché conceda al mondo una pace
stabile, fondata sulla giustizia, e faccia sì che si possano trovare adeguate
soluzioni ai molti conflitti che travagliano il mondo". L'Avvento dei cristiani
e il Ramadam dei musulmani entrano così in reciproca relazione. Digiuniamo
insieme, in modo conviviale, per una meditazione comune rivolta alla pace.
Troviamoci venerdì 14 dicembre, dalle ore 13 alle 14 (digiuno del pasto), dalle
ore 19 alle 20 (digiuno della cena) alla Casa per la Nonviolenza, in via Spagna
8 (vicino alla Basilica di San Zeno) per leggere e commentare insieme testi
di Gandhi, Lanza del Vasto e Aldo Capitini sul digiuno e la nonviolenza.
L'invito è rivolto a tutti, laici e religiosi, credenti e non credenti.
"Il
digiuno è un esercizio per non avere fame. E' semplice, basta concentrare
l'attenzione sulle ragioni del digiuno. Il digiuno è l'arma favorita dei
nonviolenti, perché l'aggressività naturale ha le sue radici nella fame; la fame
dà i denti al lupo e lo getta contro la preda. L'aver fame esaspera gli istinti
aggressivi. Dunque il digiuno li placa" (Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto -
Shantidas)
Chi lo desidera potrà versare il denaro corrispettivo dei pasti
non consumati, per sostenere iniziative nonviolente. E' un modo concreto per
opporsi alla guerra: SE VUOI LA PACE, FINANZIA LA
PACE
14/12/01 - Verona - «Digiuniamo insieme»... per la Pace/2
Una resistenza spirituale contro le violenze e le guerre: Digiuno per la pace a Verona. Davanti alla spirale di violenze che sta insanguinando l'Afghanistan e altri luoghi come il Medio Oriente, Pax Christi di Verona partecipa al digiuno nazionale promosso da Pax Christi Italia e dai Beati costruttori di pace, inteso come "forma di resistenza spirituale contro le violenze e le guerre" e come protesta verso il digiuno coatto di tanti popoli e di tante persone (ogni giorno muoiono di fame circa 40.000 esseri umani!) ; aderisce con entusiasmo al grande digiuno inter-religioso convocato dal papa Giovanni Paolo II per il 14 dicembre e all'iniziativa veronese, promossa dal vescovo Flavio Roberto Carraro (e da altri) "luce per Betlemme" che può diventare momento significativo di una urgente diplomazia di pace. Per quanto riguarda la situazione medio-orientale, Pax Christi ribadisce l'idea che la sicurezza comune si basa sul rispetto dei diritti umani e della giustizia espressi più volte da varie risoluzioni dell'ONU; ripropone Gerusalemme come sede dell'ONU fino al termine dei conflitti armati; ritiene essenziale promuovere il valore e il metodo della nonviolenza come mezzo per superare la realtà di oppressione del popolo palestinese e la spirale devastante delle vendette, delle ritorsioni e delle violenze. La città di Verona può diventare ambasciatrice di pace sia rilanciando il gemellaggio con la palestinese Betlemme e con l'israeliana Ranana, sia sollecitando un'azione adeguata del governo italiano e della comunità europea. Nei giorni del digiuno (10-15 dicembre), assieme alla campagna "luce per Betlemme", si ritiene importante sostenere iniziative di solidarietà con strutture sanitarie e assistenziali palestinesi (al riguardo, fin dal 2000 è in atto una campagna di solidarietà, promossa da numerose associazioni, per la quale è aperto un conto corrente -n. 507080 presso la Banca Popolare Etica di Padova, intestato "Solidarietà Palestina"; sono anche attive linee di cooperazione che fanno riferimento alle "donne in nero") . Al termine della settimana, Pax Christi si troverà sabato 15 (ore 16) presso il Santuario della Madonna dell'Uva Secca a Povegliano per un incontro di spiritualità, per contemplare il mistero di Gesù Cristo bambino, "nostra pace" e novità di vita.
15/12/01 - Verona - Assemblea Rete Lilliput
«UN MONDO DIVERSO E’ POSSIBILE!». RETE LILLIPUT – NODO DI VERONAconvoca l'ASSEMBLEA PROVINCIALE SABATO 15 DICEMBRE, alle ore15 presso la sede della Fraternità, piazza San Francesco d'Assisi (lato chiostro del convento di San Bernardino) ORDINE DEL GIORNO: funzionamento del nodo di Verona: costituzione dei gruppi di lavoro; ruolo della segreteria; sviluppo dei gruppi tematici: impronta ecologica, pace, stili di vita praticabili, osservatorio politico, ruolo del coordinamento; ruolo dell'assemblea. Non vogliamo occuparci solo di problemi organizzativi. Vogliamo continuare a promuovere concretamente gesti e spazi di informazione e solidarietà, con l’intento di suscitare una giusta coscienza critica nella convivialità ed in libertà. Sulla attuale situazione internazionale, la Rete Lilliput afferma con forza che LA GUERRA NON ELIMINA IL TERRORISMO, PERPETUA LA STRAGE DI INNOCENTI TRA I PIÙ POVERI DELLA TERRA, SVILISCE RADICALMENTE IL RUOLO DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI POSTI A TUTELA DELLA PACE E DEI DIRITTI UMANI. Chiuderemo quindi la nostra assemblea con un corteo-fiaccolata per la pace che partirà alle 18,30 dallo stradone Provolo (lato Castelvecchio) e raggiungerà piazza Brà. Soprattutto a questa conclusione in corteo sono invitati tutti, uomini,donne e associazioni, che si sentono accomunati dal rifiuto della guerra come soluzione dei problemi. Facciamo nostro l'appello di Emergency e invitiamo tutti a partecipare con un segno bianco (un fiocco, uno straccio o qualsiai cosa) che renda visibile la nostra scelta.
15/12/01 - Velo Veronese - Il prete dei castagnariLa Falìa di Velo Veronese sarà presente SABATO 15 dicembre alle ore 21.00 presso il teatro di Santa Teresa a Verona, per presentare il libro di Alessandro Anderloni "Il prete dei castagnari". Il libro racconta la vita di don Alberto Benedetti, parroco di Ceredo e prete "scomodo", "anarchico", etichettato in vari modi, ma che noi chiamiamo semplicemente "prete libero". Il coro raccontando il libro a più voci e intervallando le canzoni di Bepi De Marzi, farà sentire la sua voce di protesta contro la Guerra, contro tutte le guerre che si fanno per i soldi, soldi, soldi! E proseguirà il grido disperato del prete costretto a tacere e a restare nella sua casa di Ceredo fino alla sua morte, perchè diceva la VERITA'. (Fonte: Associazione Culturale Le Falìe di Velo Veronese giuliacorradi@libero.it)
15/12/01 - Povegliano (VR) - Pensieri di pace
Sabato 15 dicembre, ore 16, presso la Madonna dell'Uva Secca (Povegliano - VR) incontro di spiritualità conviviale sul tema: "Io penso pensieri di pace" coordinato da fratel Marco Barozzi.
15/12/01 - Verona - Emergency e il popolo afghano
Il Circolo Fagiani nel Mondo, Legambiente ed Emergency organizzano presso Corte Molon (via della Diga 17, proseguendo per il Lungadige Attiraglio) una serata in appoggio ad Emergency, che presenterà le proprie attività in Afghanistan. Seguiranno la cena (posti già esauriti) e la proiezione del video Soran non aver paura. Ritrovo alle ore 19,45. Per informazioni, tel. 0458032387 e 045918145 .
15/12/01 - Verona - Diritti e doveri in carcere
Sabato 15 dicembre, presso la Sala Convegni della Banca Popolare (Palazzo Forti – Via Zambelli – Verona) si terrà il convegno sul tema: «Diritti e doveri in carcere» presentazione della “Guida per i detenuti” dei penitenziari del Veneto. Molti gli enti pubblici e le associazioni proponenti. Nel corso dell'incontro regionale interverranno: Carmelo Cantone (Direttore della Casa di Reclusione di Padova), Lucia Cominato (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo), Antonio De Poli (Assessore alle Politiche Sociali della Regione del Veneto), Ornella Favero (Redattrice di Ristretti Orizzonti), Carlo Furlan (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Verona), Massimo Guglielmo (Referente “Sportello giustizia” dei CSV del Veneto), Francesco Maisto (Sostituto Procuratore presso la Procura Generale di Milano), Giuseppe Mosconi (Docente Sociologia Diritto Università di Padova), Antonio Stivanello (Vice Responsabile Dipart. Dipendenza ASL 16 di Padova), Giovanni Tamburino (Direttore Ufficio VI “Studi e Ricerche” del D.A.P.), Ettore Ziccone (Provveditore Triveneto Dipartimento Amm.ne Penitenziaria).
15/12/01 - Castel d'Azzano (VR) - Bilanci partecipativi. Invitati due sindaci peruviani
SABATO 15 dicembre 2001 alle ore 10,00 presso l'Aula MAGNA Scuola MEDIA di Castel d'Azzano (VR) (ingresso laterale), con la collaborazione del "MOVIMENTO LAICI PER L’AMERICA LATINA" è convocato il CONSIGLIO COMUNALE aperto alla Cittadinanza per accogliere ARNULFO MEDINA e DANIEL ESIA, SINDACI in PERU’ (America Latina). Ordine del Giorno: "CONFRONTO TRA ESPERIENZE DI BILANCI PARTECIPATIVI". Il "bilancio partecipativo" è la possibilità, per gli abitanti dei vari quartieri, di definire democraticamente e molto concretamente l’uso dei fondi comunali. In altri termini, di decidere quali infrastrutture creare o migliorare, e di seguire passo passo l’evoluzione dei lavori e i percorsi degli stanziamenti. Si tratta di costruire tra la popolazione e il Governo locale uno spazio politico, costruito liberamente dalla partecipazione diretta della popolazione combinando così l’idea di democrazia rappresentativa con quella partecipativa. Per dare voce alle necessità e alle istanze della società civile, con il coraggio di realizzare un’amministrazione trasparente, migliaia di associazioni e movimenti si sono già riuniti per affermare che "un altro mondo è possibile". Ognuno di noi con la propria "CITTADINANZA ATTIVA" e il proprio "CONSUMO CRITICO" può contribuire a costruire una nuova economia, un’economia reale in grado di garantire le condizioni materiali necessarie per realizzare le libertà pubbliche e private.
15/12/01 - Verona - Laina Norrè presenta "Agharti"
La regista veronese Laina Norrè presenterà sabato 15 Dicembre ore 18,00 al Cinema Centro Mazziano (Verona) il suo nuovo film "Agharti". Girato a Verona in zone desolate e suggestive di città e provincia come scenario post-apocalittico, Agharti è un progetto ambizioso, dalla sceneggiatura complessa, un film corale e introspettivo, non senza momenti d'azione, una storia simbolica sull'umanità in bilico tra la speranza e la disperazione. E' incredibile l'attualità di questo lungometraggio per il quale sono stati necessari due anni di riprese e sei mesi di montaggio. Agharti svelerà l'inacessibile agli occhi degli spettatori? (Antonio Bulbarelli, Laina Norrè, Marco Romagnoli jvrom@tin.it)
20/12/01 - San Bonifacio - "Le cassette" di Maffeo d'Arcole
Giovedì 20 dicembre, alle ore
20,30 presso il Cinema Cristallo di San Bonifacio verrà proiettato il film di
Maffeo d'Arcole "Le cassette". Tema del film, il racconto della vita
contadina e delle mondine nella zona dell'Est veronese. Da non perdere!
L'appuntamento rientra all'interno del palinsesto "Natale
Arcolese".
dal 29 al 31/12/01 - Locri - Percorsi di liberazione a partire dai Sud
IN PRIMO PIANO
Ciotti: quel digiuno comune punta in Alto
Per don Luigi Ciotti la proposta del Papa
di una giornata di digiuno per la pace è «enorme e necessaria». In
direzione di un'autentica fratellanza, che è molto di più del semplice
dialogo. Parla delle ferite poco raccontate di questa guerra, e del dovere
di accogliere «senza riserve» i «fratelli» dell'islam, «anche se -
aggiunge - non bisogna dimenticare che ci sono reti criminali che fanno
riferimento all'islamismo fondamentalista di grande pericolosità e
diffusione. Presenti anche in Italia, come recenti indagini stanno
mettendo in evidenza. Reti e criminali rispetto a cui occorre esplicitare,
a voce forse più alta e decisa di quanto non si stia facendo, una rigorosa
denuncia morale, culturale e politica, e auspicare una severa e decisa
repressione. Sono reti che da tempo lavorano nell'ombra, anche in città
italiane, che talvolta cercano e trovano alleanze anche con gruppi della
criminalità organizzata, come la 'ndrangheta. È grazie a queste reti, e
agli ambiti di omertà e protezione di cui godono in Paesi europei e
occidentali, che il terrorismo stragista può più efficacemente e
impunemente colpire. C'è un grosso lavoro da fare - prosegue il fondatore
del Gruppo Abele - anche in materia di paradisi fiscali dove, come già per
le mafie italiane e internazionali, si intrecciano e coprono a vicenda gli
interessi degli assassini del terrorismo islamico, di al Qaeda in
particolare, e quelli di una finanza in doppiopetto, una criminalità di
«colletti bianchi» e dalle mani sporche. Talvolta sporche di sangue delle
tante vittime del terrorismo, rispetto alle quali la solidarietà
dell'opinione pubblica italiana e mondiale deve essere incondizionata e
priva di ambiguità. Don Ciotti, il Papa propone una giornata di digiuno per la pace il 14 dicembre. Una proposta senza precedenti e carica di significato... Il significato è enorme, l'iniziativa inedita e necessaria. Purtroppo, senza precedenti o quasi è anche il clima di grave e crescente tensione internazionale, la capacità distruttiva e offensiva acquisita dal terrorismo integralista di radice islamica. Inedita è fors'anche la disattenzione con cui l'opinione pubblica occidentale pare seguire gli eventi bellici: quali ne siano la legittimità e le motivazioni, occorre infatti dire che di guerra si tratta. Le pagine dei giornali sono piene di cronache, mappe e descrizioni delle forze in campo o delle polemiche politiche, ma mi pare non sia sufficientemente raccontato il dramma umano, le sofferenze e le morti che la guerra, ogni guerra, comporta. E questo nonostante il coraggio, sino al sacrificio della vita, con cui i giornalisti seguono sul campo gli avvenimenti. Dopo la «guerra televisiva» del Golfo, dopo i missili intelligenti e chirurgici nell'Iraq o nei Balcani, si è fatto strada una sorta di apatia emotiva, di separazione asettica del fatto militare dalle conseguenze che comporta. Ora la proposta del Pontefice ci richiama, con lungimiranza, generosità e autorevolezza, a una riflessione morale, ma credo anche politica. In mezzo al disquisire vuoto di troppi, il Papa ci dice una cosa semplice: il dialogo tra popoli e religioni diverse costruisce e garantisce «una pace stabile, fondata sulla giustizia». Verità semplice e potente, proprio come l'amore. Che, se sapremo aprire le orecchie e i cuori, può essere capace di frenare la corsa all'odio e di interrompere la catena di montaggio della morte alla quale sembriamo rassegnati. Che cosa la colpisce di più della proposta del Papa, l'idea in sé, la data scelta, o il momento in cui viene lanciata? La lettera apostolica "Novo millennio ineunte" del 6 gennaio scorso, ricordando l'invito di Gesù a Simone a prendere il largo per la pesca, si apriva e chiudeva con un invito a proseguire nella speranza Duc in altum! Questa parola ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!. Ora, mentre sul filo dell'orizzonte si scorgono non le reti dei pescatori, ma le reti del terrorismo internazionale e le sagome di portaerei e cannoniere, il primo anno del nuovo millennio sembra all'opposto chiudersi all'insegna della disperazione, della sfiducia gli uni verso gli altri, dello scontro terribile tra aree diverse e differenti riferimenti religiosi, della strage dei fratelli nel cuore degli Usa quanto nella periferia di Kabul. Fratelli e sorelle, gli uni e gli altri. Eppure, l'odierna proposta del Papa mi sembra insista sul punto: Gesù Cristo è sempre lo stesso. Sono gli uomini nel loro incurante egoismo, i governi nel loro realismo talvolta venato di cinismo, gli integralismi che soffocano nel sangue le parole della fede, siamo noi che non sappiamo riconoscerlo e accettarlo. Mi colpisce la coerenza della testimonianza e delle parole di Giovanni Paolo II nel proporci speranza. Senza speranza non c'è dialogo, senza dialogo non c'è futuro, pace stabile. Ma il futuro e la pace sono bisogni insopprimibili dell'uomo. Più che perdersi nei dettagli, il Papa sembra invitare i credenti ad andare a fondo, alle radici della fede e all'imitazione di Cristo. Offrendo rispetto - con la data scelta - alla fede altrui come all'avvento cristiano. Costruire la pace vuol dire scegliere la giustizia, arrendersi alla sua radicalità, riconoscersi per davvero in Gesù Cristo. Il rispetto per il Ramadan e per la fede dei seguaci di Allah è messaggio di coerenza cristiana, non di «cortesia» o semplice attenzione. L'Onu, che ha proclamato il 2001 «Anno internazionale del dialogo fra le civiltà», può anche rimanere inerte di fronte ad avvenimenti che invece vanno in direzione opposta. Ma chi crede in Cristo e nell'uomo non può esimersi dall'accettazione senza riserve di suo fratello, uomo o donna, quale che sia il colore della pelle, la lingua parlata o la religione professata. Per «vivere con passione il presente», non solo nella verticalità dei riferimenti di fede. Evitando di testimoniare per un giorno e poi magari scordarcene per i rimanenti 364. Questo vale per il Natale, come per il 14 dicembre o per il 24 gennaio, quando cristiani e musulmani pregheranno assieme ad Assisi. Ma lei che conosce le esperienze in campo, ritiene che siano tuttora prevalenti i segni di speranza, di dialogo fra cristianesimo e islam? Certo, quando l'odio acceca i cuori e il rumore delle bombe assorda le coscienze, si apre un fossato che può sembrare invalicabile. Però, riavvicinare i bordi della ferita diventa necessario e urgente, perché l'infezione non diventi cancrena. Nessuno, da solo, può arrivare a tanto. Ma se tutti assieme, cristiani e islamici, europei e africani, americani e asiatici, riprendiamo i piccoli passi che portano all'incontro allora il ponte apparirà come d'incanto, la ferita sarà sanata. I segni della speranza e della volontà sono ancora forse rinserrati dentro i cuori. Bisogna costruire iniziative di pace, perché gli spiragli si allarghino e i venti di guerra si smorzino, sino a spegnersi. Qual è l'islam che lei ha incontrato e che induce a sperare? Ha il volto del povero, del senza casa, del carcerato, del senza diritti. Non tutti se ne sono accorti, ma a margine e a causa degli attentati dell'11 settembre e del successivo clima di guerra, in tutto l'Occidente o quasi, Italia compresa, si stanno approvando leggi di emergenza. Questo non produrrà grandi difficoltà ai soldati di al Qaeda, ma ulteriore emarginazione per i tanti immigrati, molti di fede musulmana, presenti nelle nostre strade, negli anfratti della nostra società. L'eredità tremenda che gli attentati dell'11 settembre e la guerra attuale lasceranno, temo a lungo, è la paura e la diffidenza verso gli stranieri in generale e i musulmani in particolare. Di recente sono stato a un convegno nel carcere di Padova: proprio lì, nelle celle, ho trovato i segni della speranza e la voglia di dialogo tra detenuti italiani e arabi che discutono e lavorano assieme nella redazione del giornale del penitenziario. La speranza, molto spesso, è un dono che ci viene dagli ultimi, da quelli che releghiamo ai margini, per pregiudizio. Ma a noi che ci accapigliamo nei dibattiti televisivi seduti in comode poltrone, è significativo che parole di pace arrivino proprio da chi vive sulla propria pelle la tragedia dell'odio, del sangue o dell'emerginazione. Sono i segni della speranza che dobbiamo accogliere e fare nostri. (Angelo Picariello) | |
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SOLIDARIETA'
MASSMEDIA e TAM TAM vari
Manuale del risparmiatore etico e solidale
Cari amici, in
tanti hanno richiesto il "Manuale del risparmiatore etico e solidale".
Ecco
come trovarlo: cliccate su http://www.terre.it/altreconomia/botteghe.html
per consultare l'elenco delle botteghe del commercio equo che lo vendono; oppure
spedite in busta chiusa 5 mila lire ad AltrEconomia, piazza Napoli 30/ 6, 20146
Milano, indicando l'indirizzo e la persona cui mandare il libro; oppure fate un
versamento di 5 mila lire sul c.c.p. 14008247 intestato a "Altra Economia ediz.,
piazza Napoli 30/ 6, 20146 Milano", indicando la causale ("Manuale"). In questo
caso inviateci via fax (02-48.95.30.31) copia della ricevuta del versamento con
i vostri dati. (AltrEconomia)
PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA
Lo scontro
sull'amministrazione della giustizia in Italia, innestato dall'ormai ex
sottosegretario agli Interni Carlo Taormina e dal ministro Guardasigilli Roberto
Castelli, è arrivato a un punto assai delicato, tale da mettere a repentaglio la
salute delle Istituzioni. Le responsabilità di questo stato di cose sono sotto
gli occhi di tutti: la maggioranza, dopo aver "dimissionato" il proprio
viceministro, ha approvato a Palazzo Madama una mozione che ricalca fedelmente
le sue tesi e quelle del ministro leghista, il quale ha pronunciato in aula
l'ennesimo atto d'accusa contro i "magistrati politicizzati". Tanto da spingere
la giunta dell'Associazione nazionale magistrati a un gesto senza precedenti: le
dimissioni in blocco, approvate all'unanimità. In una circostanza simile non
possiamo che sottoscrivere le parole pronunciate dal capo dello Stato Carlo
Azeglio Ciampi il 21 novembre scorso a Novara:
"(...)Cardine delle moderne
democrazie è il principio della divisione dei poteri, accolto e formulato, in
modo esemplare, nella nostra Costituzione repubblicana; è quindi, dovere di
tutti rispettare il limite delle proprie competenze. (...) Appartiene unicamente
alla Magistratura la funzione giurisdizionale, che si esercita interpretando e
applicando la legge. L'autonomia e l'indipendenza della Magistratura
costituiscono valori intangibili, consacrati come tali nella nostra Carta
Costituzionale, che vuole i giudici soggetti soltanto alla legge. (...) La
giustizia è il valore fondante di ogni società. E' dovere di tutti adoperarsi
perché prevalga sempre lo spirito di collaborazione istituzionale, così da
superare le difficoltà e risolvere i problemi".
Invitiamo quindi il popolo di internet, i visitatori di
Margheritaonline e chiunque abbia a cuore la giustizia e la democrazia di questo
Paese a inviare un segnale di solidarietà all'Associazione nazionale magistrati,
spedendo una e-mail attraverso il sito http://www.associazionemagistrati.it
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
ALESSANDRO ZANOTELLI, PIETRO INGRAO ED ALTRI: DALLA GUERRA NON NASCE GIUSTIZIA
Dalla guerra non nasce giustizia
Ogni vittima e' una parte di noi che muore. Ogni vita strappata all'odio della
guerra e' il nostro futuro che sorge. Siamo uomini e donne che hanno un sogno in
comune: un mondo piu' giusto. Questa necessita' per l'umanita' si allontana ogni
volta che la comunita' internazionale si illude di risolvere i problemi di pace
e di sicurezza mettendo in campo la guerra e gli armamenti. La meta' dei soldi
usati per questo primo mese di guerra sull'Afghanistan avrebbero consentito a 20
milioni di esseri umani di quel paese di vivere in prosperita' e ricchezza per
tutto il resto della loro vita. Con il 3 per cento dei fondi destinati alla
militarizzazione dei soli e delle stelle, il cosiddetto scudo spaziale, potremmo
dare acqua potabile a chi oggi vede preclusa questa vitale possibilita'. La
guerra non e' solo cio' che distrugge od uccide con le armi: e' tanta
intelligenza, tanta cultura scientifica, tante risorse finanziarie bruciate per
la morte anziche' per la vita. Il terrorismo e' nostro nemico. Solo la pace puo'
sconfiggerlo. Il terrorismo e' nostro nemico. Esso si annida e si nutre nelle
tante aree di sofferenza prodotte da un sistema ingiusto. Esso e' protetto nei
paradisi fiscali, nel riciclaggio di denaro sporco, dai trafficanti di armi, dai
rialzi e dai crolli delle borse. Esso si e' istruito nelle principali scuole
militari dei paesi che contano, ha imparato a colpire con ferocia nelle tante
guerre per procura combattute per impedire la liberta' e la dignita' dei popoli.
Esso non teme la guerra; che ne e' il brodo di coltura. Teme l'edificazione di
un sistema di pace, dove la ricchezza del mondo sia distribuita piu' equamente,
dove la convivenza sia non solo possibile ma divenga l'essenza stessa della
comunita' umana. All'orrore dell'11 settembre non si puo' rispondere con la
sospensione dei diritti civili, con la restrizione delle liberta' democratiche,
con la riabilitazione della tortura e l'istituzione di tribunali speciali senza
diritto di difesa. La democrazia che snatura se stessa per combattere i propri
nemici, finisce per negare se stessa. Fermiamo la fabbrica dell'odio,
mobilitiamoci per la pace. Talebani ed Alleanza del Nord, il rischio di cadere
dalla padella alla brace e' altissimo. In mezzo vi e' un popolo di profughi che
viaggia senza meta, tra campi pieni di mine e bande di armati e di sciacalli. E'
a loro, che hanno conosciuto venticinque anni di guerra, che va il nostro
pensiero. E' alle donne afghane, sepolte nel burqa e dall'oscurantismo, alle
donne afghane che resistono e si battono per la pace, i diritti, la democrazia,
che va il nostro sostegno e la nostra solidarieta'. E' alle organizzazioni
umanitarie, alle ong, ai tanti e alle tante che in condizioni difficili
difendono la dignita' dell'umanita' che va tutto il nostro appoggio. Di loro
c'e' bisogno. Non di portaerei, truppe e di altre armi. Contro ogni guerra di
civilta', difendiamo il valore della convivenza, i diritti dei migranti e dei
rifugiati, battiamoci perche' le nostre comunita' siano accoglienti e libere da
ogni forma di razzismo. Perche' il frutto della pace sara' la giustizia. Quello
della guerra, ancora altra guerra. Mobilitiamoci per la pace. Il 10 dicembre,
cinquantatreesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, saremo a
fianco di tutti quelli che ogni giorno - e ovunque - si impegnano per i diritti
umani. Come in Palestina e in Israele, dove andremo a fine anno a sostenere chi
si impegna per la pace. E ricordiamo, inoltre, la scelta di chi il 14 dicembre,
rispondendo all'appello del papa, fara' una giornata di digiuno per sostenere i
valori della pace. Invitiamo tutti coloro che condividono questo appello a
incontrarsi il prossimo 17 dicembre a Roma, alla Facolta' di Lettere
dell'Universita' La Sapienza, per discutere come portare avanti il nostro
impegno per la pace e la giustizia.
Alex Zanotelli, Pietro Ingrao, Vittorio
Agnoletto, Fulvia Bandoli, Riccardo Barenghi, Tom Benetollo, Marco Bersani,
Fausto Bertinotti, Luigi Bettazzi, Luca Casarini, Luigi Ciotti, Alessandro
Curzi, Tonio Dell'Olio, Nicoletta Dentico, Domenico Gallo, Maurizio Gubbiotti,
Fabio Lucchesi, Francesco Martone, Giulio Marcon, Alessandra Mecozzi, Luisa
Morgantini, Giorgio Nebbia, Sabina Siniscalchi, Pierluigi Sullo.Per informazioni
e adesioni: tel. 0685355081, e-mail: icsuffroma@tin.it
TRANNE CHE IN CASO DI AGGRESSIONE, POSSIAMO USARE
LE ARMI SOLO IN OPERAZIONI DELLA NATO, DELL’OSCE E DELLE NAZIONI UNITE. IN UN
MONDO SEMPRE PIù INTERDIPENDENTE OCCORRE RILANCIARE CON DECISIONE LE ISTITUZIONI
INTERNAZIONALI.
É inquietante la
disinvoltura con cui, anche in ambienti istituzionali, si disattende il
Diritto internazionale adducendo il motivo della inevitabilità della
guerra. I principi fondamentali del nuovo Diritto internazionale sono il
rispetto della eguale dignità delle persone, il rifiuto della guerra, il
divieto dell'uso della forza per risolvere le controversie internazionali,
l'obbligo di risolverle per via pacifica. La Carta delle Nazioni Unite
stabilisce l'obbligo per gli Stati di destinare, una volta per tutte, parte
delle loro forze armate a una forza militare permanente sotto autorità
delle Nazioni Unite, addestrata a svolgere funzioni che non possono che
essere di polizia. La Costituzione della Repubblica italiana, è bene
ricordarlo, fu redatta quando la Carta delle Nazioni Unite era già in
vigore ed era in elaborazione il testo della Dichiarazione universale dei
diritti umani. L’Italia era un Paese "sconfitto" e la sua Costituzione
doveva anche servire a farla ammettere all'Onu, cosa che avvenne nel 1955. Le
affermazioni più significative della Costituzione sono l'articolo 2
(riconoscimento e garanzia dei diritti inviolabili della persona),
l'articolo 10 (conformità dell'ordinamento italiano «alle norme dei diritto
intemazionale generalmente riconosciute»), l'articolo 11 che cosi
recita: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizione di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la
pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo». Il senso di quest'ultimo articolo si
spiega in relazione al modello di ordine mondiale prefigurato dalla Carta
dell'Onu, in particolare per quanto attiene alla struttura e alle modalità
di gestione del sistema di sicurezza collettiva. In altri termini, l'uso
del militare da parte dell'Italia, al di fuori della "eccezione" del
diritto di autotutela da esercitarsì "a caldo" per respingere un atto di
aggressione portato al proprio territorio da un altro Stato, può avvenire
legittimamente soltanto nel contesto di operazioni intraprese
dall'Onu, nonché dalla Nato, dalla Osce (Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa) e dall'Unione europea (in prospettiva) in stretto
coordinamento con le Nazioni Unite. Il ritornello"siccome l'Onu è íncapace,
facciamo per conto nostro" è falso e pretestuoso. Che fare? In un mondo sempre
più interdipendente e vulnerabile, la via legale e ragionevole della
governabilità passa attraverso il rilancio delle istituzioni internazionali
multilaterali, sedi trasparenti del confronto politico e della
cooperazione. Il terrorismo va affrontato ‑ represso, prevenuto ‑ facendo
funzionare gli attrezzi della sicurezza collettiva. Devitalizzare le
istituzioni multilaterali a vantaggio di "vertici" per pochi e di
"coalizioni belliche" sta facendo correre il serio rischio di tornare
alla barbarie del farsi giustizia da sé. Per non rimanere intrappolati nella
logica perversa della "inevitabilità", occorre che gli Stati che più contano, e
tra questi l'Italia, facciano confluire la loro forza dentro l'Onu e ne
asseriscano, legittimamente, la democratizzazione e l'autorità. Tra gli
obiettivi prioritari di questa strategia c'è la rapida messa in funzione della
Corte penale internazionale, la costituzione di un corpo di polizia
giudiziaria (militare e civile) delle Nazioni Unite, la creazione di
un'Assemblea parlamentare delle medesime, la riforma del Consiglio di
sicurezza, il potenziamento dell'Unione europea e il sostegno delle
attività delle organizzazioni non governative indipendenti e
solidariste. (fonte: Famiglia Cristina)
MARTEDì
22 h
16.00 e 21.00 |
|
Le
gone du Chaâba di
Christophe Ruggia. Francia.
1997. 96 min. Vers. franc. |
MARTEDì
29 h.17.30 |
PRESENTAZIONE
della RASSEGNA
Auditorium
S.Margherita
Ingresso
libero |
Cheb di
Rachid Bouchareb. Francia/Algeria. 1991.
82 min. Vers. franc. Auditorium
S.Margherita
Ingresso
libero |
MARTEDì
5 h.16.00
e 21.00 |
Carnet
de notes à deux voix di
Rajae Essefiani e Frédéric Fichefet. Marocco/Belgio. 2000. 33 min.
Vers.
franc. DOC. |
Prends
10.000 balles et casse-toi di
Mahmoud Zemmouri. Francia.
1981. 90 min. Vers.
franc. |
MERCOLEDì
13
h.16.00
e 21.00 |
|
Tomándote
di
Isabel Gardela. Spagna. 1999. 95 min. Vers.
spagn. |
MARTEDì
19 h.16.00
e 21.00 |
Aïd
El Kébir di
Karin Albou. Algeria/Francia. 1998. 35 min. Vers. araba
sott.franc. |
Andalusian
Encounters di
Bensalem Bouabdallah. Gran Bretagna. 2000. 45 min. Vers.
ingl. DOC. |
MARTEDì
26 h.16.00
e 21.00 |
Le
silence di
Safaa Fathy. Francia. 1996. 10 min. |
100%
Arabica di
Mahmoud Zemmouri. Francia/Belgio/Svizzera. 1997.
86
min. Vers. franc. |
MARTEDì
5 h.16.00
e 21.00 |
|
Flores
de otro mundo di
Iciar Bollain. Spagna. 1999. 106 min. Vers.
spagn. sott. franc. |
MARTEDì
12 h.16.00
e 21.00 |
Rue
bleue di
Chad Chenouga. Algeria/Francia. 1997. 24
min. Vers. franc. sott. ingl. |
Alger/Beyrouth,
pour mémoire di
Merzak Allouache. Algeria/Francia. 1998. 90 min. Vers.
franc. |
MARTEDì
19 h.16.00
e 21.00 |
|
Un
été à La Goulette di
Férid Boughedir. Tunisia/Francia/Belgio. 1996.
89 min. Vers.
franc. |
MARTEDì
26 h.16.00
e 21.00 |
Salam di
Souad el-Bouhati. Marocco/Francia. 1999. 30
min. Vers. franc. |
D’ailleurs
Derrida di
Safaa Fathy. Egitto/Francia.
2000. 68 min. Vers.
franc. DOC. |
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Leggendo le notizie apparse sui quotidiani di questi giorni per voce di autorevoli personaggi, pare che il mondo carcerario sia in subbuglio, anzi alla frutta. Sarà così senz’altro, se si diluisce in un unico propellente: il disagio degli Agenti di Polizia Penitenziaria, quello dei Detenuti, e degli Operatori Penitenziari tutti. Eppure siamo entrati nel terzo millennio. Eppure gran parte dell’umanità da questo nuovo secolo molto attende…Eppure non avremo altro da raccogliere che quanto abbiamo seminato…Ieri. Che cosa? Una sterminata sequenza di gestualità dialettiche a pancia a terra, perché quella maturità raggiunta all’interno di una prigione è stata relegata in una solitudine imposta dagli slogan e dai tornaconti elettorali. Infatti ritornano sul palcoscenico penitenziario copioni già scritti e recitati in altri tempi, in un passato che inequivocabilmente appartiene all’era cretacea. Affiorano incredibilmente antichissime pratiche, che sembravano trascorse e trapassate. Perché? Sarebbe facile rispondere con una pseudo sociologia carceraria, sulle ingiustizie che colpiscono gli Agenti di Polizia Penitenziaria, gli Operatori, e infine l’anello più debole e cioè i Detenuti. Ben più semplicemente, la verità sta nel fatto che il dibattito sulla Giustizia e in questo caso sulla pena e sul carcere è costantemente avvelenato dal flusso comunicazionale non sempre corretto e leale. Per cui il bene e il giusto che si riesce a fare in una galera, premessa per ogni conquista di coscienza; rimangono ultimi e dimenticati, rispetto al male commesso dai pochi. Di conseguenza rivendicare la propria dignità, ognuno per sua parte e nel proprio ruolo, sfugge a ogni regolamentazione giuridica e umana, ciò per una politica contrapposta e distante che disgrega e annienta quei “ponti di reciproco rispetto “a fatica costruiti insieme in questi anni di riconciliazione. Con il risultato di dilatare la possibilità di un ripensamento culturale che coinvolga tutti, e negando la speranza di accorciare le distanze e sostituire alla parola paura la parola informazione. Siamo davvero convinti che quel disagio espresso da tanti autorevoli personaggi sia riconducibile solamente ai problemi endemici dell’Organizzazione Penitenziaria? Oppure la non sensibilità Istituzionale risente e soffre a causa di questa post-modernità che divora ideali innovativi e legittime aspettative. A tal punto da sottolineare quella differenza che separa l’umanità ristretta da quella libera, alimentando quel disagio che è stigma e reiezione, e che in ogni momento può diventare motivo per comprimere e quindi rispedire al mittente, le istanze di chi in salita fatica ad affrontare la propria vita, appunto con più dignità. Coinvolgendo chi in carcere lavora, come chi in carcere sconta la propria condanna e tenta di riparare al male fatto agli altri. Per esperienza so che strumentalizzazioni e sovraesposizioni non porteranno mai gratificazioni né mete realizzanti ad alcuno. A questo punto e parlando a me stesso che scrivo, ritengo che occorra consapevolezza di non ripiegare nel passato, ma fermezza a saper guardare ai tanti ieri con occhi e sguardi nuovi, per proiettarsi nel futuro, rimettendo al centro dell’attenzione, accanto alla questione del cambiamento del carcere, anche e soprattutto il cambiamento dell’uomo, perché davvero incombe su ciascuno la responsabilità di ritrovare noi stessi. E questa volta senza distinzione di ruoli.
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Progetto Sorriso El Salvador
«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.
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Pensieri @ltri