L'incontro di Pax Christi in questo mese si terrà LUNEDI' 26 NOVEMBRE, ORE 20,45. Presenti le «Donne in nero», con Giannina Dal Bosco e altre. Luogo d'incontro: Centro Missionario Diocesano, via Duomo 18/a (Verona). Tema: «Intrecciare fili di tenerezza e di solidarietà nei luoghi della violenza» testimonianze di nonviolenza in luoghi di conflitto (Palestina, Balcani, Pakistan-Afghanistan).
26/11/01 - Verona - Cinema africano
Cinema Kappadue, ore 17,00: CLOSE UP ON BINTOU RICHES UN SOIR DE JULIET AVRIL; Cinema San Massimo, ore 21,00:MOBUTU, ROI DU ZAIRE. (Informazioni:: Stefano Gaiga, C.M.D. via Duomo 18/a, tel. 045 8033519 – 596700, e-mail: cmdvr@sis.it )
27/11/01 - Verona - Cinema africano
Cinema Kappadue, ore 21,00, LUMUMBA; Cinema Mazziano, ore 21,00, LE JARDIN PARFUME. (Informazioni:: Stefano Gaiga, C.M.D. via Duomo 18/a, tel. 045 8033519 – 596700, e-mail: cmdvr@sis.it )
27 e 28/11/01 - Verona - Adolescenza e conflitti tra generazioni
27 – 28 novembre, ore 14,00-19,00 presso il Teatro SS.Trinità di Verona (via SS.Trinità) CONVEGNO in collaborazione con l’Università degli Studi di Verona, dal titolo: "Adolescenza e conflitti tra generazioni". Organizzato dal Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale, Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Laboratorio di Mediazione Culturale e XXI Rassegna di Cinema Africano. (Informazioni:: Stefano Gaiga, C.M.D. via Duomo 18/a, tel. 045 8033519 – 596700, e-mail: cmdvr@sis.it )
28/11/01 - Verona - VEGLIA DI PREGHIERA E UNA MARCIA PER LIBERARE LE RAGAZZE SCHIAVE E SFRUTTATE
Le donne schiave per lo sfruttamento della prostituzione che sono sul territorio hanno diritto di essere liberate dallo stato. E’ l’ora di agire, chi deve agire è il governo. Se il governo non agisce si rende complice della criminalità. Se c’è volontà, in pochi mesi si possono debellare i criminali schiavisti che dominano sovrani in Italia. Rimini e provincia sono la prova inconfutabile: da tre anni non c’è più prostituzione su strada e anche nei locali sta diminuendo notevolmente. Migliaia di ragazze Africane, Albanesi, Rumene, dell’est europeo e altre nazionalità, sono sfruttate, punite, picchiate e anche uccise. E’ necessario ribellarsi a questa situazione. Colpevoli sono i trafficanti di esseri umani, ma ugualmente coloro che li usano: tra gli sfruttatori e i clienti nessuna differenza. MERCOLEDÌ 28 NOVEMBRE ti invitiamo a fare una giornata di digiuno che si concluderà con una veglia di preghiera e una marcia sui luoghi più malfamati della prostituzione di Verona. Ti aspettiamo alle ORE 21 in via Dalla Bona – Verona (vicino alla stazione di porta Nuova). Parleranno le vittime liberate. Inviteremo tutte le autorità e le organizzazioni che credono nel valore della donna a partecipare. (Fonte: Don Oreste Benzi, Associazione Comunità papa Giovanni XXIII - per informazioni: 348/2488109)
Dal 28 al 30/11/01 - Verona - Teatro: «San Zen che pianze»
Gianni Franceschini mette in scena l'ultimo testo dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli "San Zen che pianze". Cme tutti sanno il patrono di Verona è un vescovo di colore; l'autore prende spunto da ciò per far parlare la statua che si trova nella basilica. San Zen si rivolge ai veronesi, mutando il suo sorriso famoso in un segno di profonda sofferenza, in quanto la condizione in cui vivono i suoi fratelli nella amata città non è delle migliori. Nasce un monologo di grande umanità che, manifestando l'amore per le città, ne sottolinea i limiti e la superficialità rispetto alla considerazione dei diversi e, in particolare degli immigrati di colore. Lo spettacolo viene presentato al Teatro Camploy di Verona (via Cantarane) mercoledì 28/11, giovedì 29/11 e venerdì 30/11, alle ore 21. Posto unico lire 15.000. (fonte: Viva Opera Circus, compagnia d'arte e teatro)
Cinema Kappadue, ore 21,00, CHEMIN DE TRAVERSE LE MUR MOUKA; Cinema Aurora, ore 21,00, CLOSE UP ON BINTOU RICHES UN SOIR DE JULIET AVRIL (Informazioni:: Stefano Gaiga, C.M.D. via Duomo 18/a, tel. 045 8033519 – 596700, e-mail: cmdvr@sis.it )
cinema kappadue, ore 18,00 – 21,00, ABC AFRICA. (Informazioni:: Stefano Gaiga, C.M.D. via Duomo 18/a, tel. 045 8033519 – 596700, e-mail: cmdvr@sis.it )
ACAT
– VO
(Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento del Veronese Orientale) e
l’Associazione INSIEME
PER NON FUMARE,
con il patrocinio del Comune di Calmiero, organizzano
un
CORSO
INTENSIVO PER SMETTERE DI FUMARE
dal
3 al 7 dicembre 2002.
Ritrovo a CALDIERO
(VR),
Ore
20,30 - 22,00
presso
la Casa Parrocchiale - via Alcide de Gasperi, 14.
Per
informazioni e iscrizioni: 045 6103287 LUNEDI' - MERCOLEDI' -
VENERDI'.
É
prevista una quota di iscrizione di L. 70.000.
10/12/01 - Verona - Spiritualità ebraica
Il Segretariato attività ecumeniche di Verona organizza un incontro sul tema «I doni della spiritualità ebraica». Relatore: Amos Luzzato (presidente comunità ebraiche - Venezia). L'incontro si terrà presso la sala convegni Cariverona, via Garibaldi 2, con inizio alle ore 20,45.
12/12/01 - Venezia - Endometriosi
ll Comitato Pari Opportunita' dell'Unviersita' Ca' Foscari di Venezia organizza il giorno 12 dicembre 2001 una tavola rotonda sull'endometriosi. Informazioni: lamon@oink.dsi.unive.it
13/12/01 - San Bonifacio (VR) - Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza
L'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani di San Bonifacio promuove un incontro con Edo Patriarca (Presidente nazionale dell'AGESCI, e padre Silvano Nicoletto (Superiore Provinciale dei padri Stimmatini) sull'attualissimo tema: «Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza». L'incontro si terrà presso la sala civica "Barbarani" di via Marconi (San Bonifacio), alle ore 20,45.
15/12/01 - Velo Veronese - Il prete dei castagnari
La Falìa di Velo Veronese sarà presente SABATO 15 dicembre alle ore 21.00 presso il teatro di Santa Teresa a Verona, per presentare il libro di Alessandro Anderloni "Il prete dei castagnari". Il libro racconta la vita di don Alberto Benedetti, parroco di Ceredo e prete "scomodo", "anarchico", etichettato in vari modi, ma che noi chiamiamo semplicemente "prete libero". Il coro raccontando il libro a più voci e intervallando le canzoni di Bepi De Marzi, farà sentire la sua voce di protesta contro la Guerra, contro tutte le guerre che si fanno per i soldi, soldi, soldi! E proseguirà il grido disperato del prete costretto a tacere e a restare nella sua casa di Ceredo fino alla sua morte, perchè diceva la VERITA'. (Fonte: Associazione Culturale Le Falìe di Velo Veronese giuliacorradi@libero.it)
15/12/01 - Povegliano (VR) - Pensieri di pace
Sabato 15 dicembre, ore 16, presso la Madonna dell'Uva Secca (Povegliano - VR) incontro di spiritualità conviviale sul tema: "Io penso pensieri di pace" coordinato da fratel Marco Barozzi.
15/12/01 - Verona - Emergency e il popolo afghano
Il Circolo Fagiani nel Mondo, Legambiente ed Emergency organizzano presso Corte Molon (via della Diga 17, proseguendo per il Lungadige Attiraglio) una serata in appoggio ad Emergency, che presenterà le proprie attività in Afghanistan. Seguiranno la cena e la proiezione del video Soran non aver paura. Ritrovo alle ore 19. Per informazioni e prenotazioni, tel. 0458032387 e 045918145 .
15/12/01 - Verona - Diritti e doveri in carcere
Sabato 15 dicembre, presso la Sala Convegni della Banca Popolare (Palazzo Forti – Via Zambelli – Verona) si terrà il convegno sul tema: «Diritti e doveri in carcere» presentazione della “Guida per i detenuti” dei penitenziari del Veneto. Molti gli enti pubblici e le associazioni proponenti. Nel corso dell'incontro regionale interverranno: Carmelo Cantone (Direttore della Casa di Reclusione di Padova), Lucia Cominato (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo), Antonio De Poli (Assessore alle Politiche Sociali della Regione del Veneto), Ornella Favero (Redattrice di Ristretti Orizzonti), Carlo Furlan (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Verona), Massimo Guglielmo (Referente “Sportello giustizia” dei CSV del Veneto), Francesco Maisto (Sostituto Procuratore presso la Procura Generale di Milano), Giuseppe Mosconi (Docente Sociologia Diritto Università di Padova), Antonio Stivanello (Vice Responsabile Dipart. Dipendenza ASL 16 di Padova), Giovanni Tamburino (Direttore Ufficio VI “Studi e Ricerche” del D.A.P.), Ettore Ziccone (Provveditore Triveneto Dipartimento Amm.ne Penitenziaria).
dal 29 al 31/12/01 - Locri - Percorsi di liberazione a partire dai Sud
in primo piano
Care amiche, cari amici, lo so bene. Voi avete tante cose da fare e io vi disturbo troppo spesso. Ma leggete, vi prego, qualche riga di quelle che seguono e ditemi se, sapendo quello che so, posso non chiedere a tutti di intervenire; Safya Husseini Tungar-Tudu è una ragazza nigeriana di trent’anni, senza marito. Senza avere marito ha avuto un bambimo e dunque, secondo la legge fondamentalista islamica che nel suo paese ha valore di legge penale, se non interviene una vasta protesta internazionale, fra un mese o poco più sarà posta in una buca, seppellita sino al seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo villaggio. Chiusa nella sua capanna, lei allatta il bambino che è diventato la sua condanna a morte. Gli potrà dare il suo seno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e la massacreranno. E’ certo che noi possiamo fare qualcosa per salvarla. Per esempio, possiamo scrivere all’Ambasciata di Nigeria, via Orazio 18, 00193 Roma, dicendo che vogliamo che Safya viva, chiediamo che il presidente della repubblica nigeriana le conceda la grazia. E possiamo scrivere al ministro degli Esteri Renato Ruggiero, piazzale della Farnesina !, 00194 Roma chiedendogli un pronto intervento umanitario del governo italiano; Ma bisogna che le nostre lettere siano tante e perciò vi prego di trasmettere questo appello alle vostre amiche e ai vostri amici (ANCHE quelle e quelli che non hanno e-mail) e di scrivere al più presto all’ambasciata: Sapete anche voi che se non lo fate stasera stessa o domani mattina, rischiate di dimenticarvene! Un’ultima cosa: quello di Safya non è un ’affare’ di donne: Come sempre succede in questi casi, il padre del bambino è stato assolto per insufficienza di prove; Noi maschi, mi pare, anche per questo siamo coinvolti nella sorte di Safya. Non possiamo rimanere ai bordi della fossa contemplando inerti l’ennesimo delitto del maschilismo. Un caro saluto.
Ettore Masina (e-mail. ettore.mas@libero.it)
P.S. Se vorrete farmi sapere se avete inviato il messaggio e se potremo avere alle spalle una consistente mobilitazione di opinione pubblica, potremo forse studiare la possibilità di mandare poi una delegazione dall’ambasciatore nigeriano.
“Ricorda che nessuno farà quello che puoi fare tu”
La condanna a morte è stata pronunziata nell’ottobre scorso dalla Upper Sharia Court in Gwadabawa, stato del Sokoto, Il caso è stato portato all’opinione pubblica internazionale dalla National Human Right Commission, Plot 800 Blantyre street, Gidan Aisha- Wuse II, Abuja, Nigeria; L’ambasciatore nigeriano a Roma si chiama Etim Okpoyo e potete scrivergli all’e-mail embassy@nigerian.it Suggerisco di scrivere anche alla vice presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, sen. Patrizia Toia, e-mail: toia_p@posta.senato.it . Testi standard da inviare all’Ambasciata nigeriana e al ministro degli Esteri italiano possono essere trovati nell’attach “testi”: Una bozza di messaggio in inglese da mandare al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, indirizzandolo presso l’ambasciata nigeriana a Roma, via Orazio 18, 00193 , si può leggere sul sito della Comunità di Sant’Egidio che per prima lo lanciò nel gennaio scorso; Il sito è www.santegidio.org/it/pdm/news/ap_safir.htm Si può anche mandare lo stesso testo al presidente nigeriano usando il seguente sito: www.nigeriatoday com/should_president_obasanjo_run_fo.ht Questo indirizzo tuttavia pare funzionare a singhiozzo; un’amica segnala che è meglio usare president.obasanjo@nigeriagov.org . Sappiamo che un gruppo di “Nessuno tocchi Caino!”, dopo avere manifestato davanti all’ambasciata nigeriana, è stato ricevuto dall’ambasciatore stesso il quale ha dichiarato che la sentenza a carico di Safya non sarà eseguita. Con tutto il rispetto per l’ambasciatore, crediamo che questa sia soltanto una dichiarazione di buona volontà da parte sua: E quindi che si debba insistere con la nostra campagna. IMPORTANTISSIMO - E’ più che probabile che nelle prossime ore la casella dell’Ambasciata risulti intasata e dunque respinga il vostro messaggio;, Non crediate che con ciò abbiamo vinto! Questo può nascondere le dimensioni della nostra protesta; Bisogna allora ricorrere alla spedizione di lettere. Allo stesso modo e per le stesse ragioni è importantissimo coinvolgere nella nostra campagna anche le persone che non hanno e-mail: cerchiamo di uscire dal nostro comodo telematismo! ALTRE NOTIZIE - Secondo alcune informazioni che non hanno trovato conferma certa, Safya, che era ali arresti domiciliari in attesa dell’esecuzione capitale sarebbe riuscita a fuggire. E’ una notizia che ci rallegra ma ci lascia col fiato sospeso: potrebbe anche trattarsi di una notizia infondata, fatta circolare per porre termine alla campagna per la sua salvezza che si sta sviluppando in diverse nazioni; IL NOSTRO SFORZO - E adesso qualche esempio della vostra mobilitazione: Luisa Morgantini, la parlamentare europea che onora l’Italia nella sua strenua difesa dei diritti umani e dei popoli, sta cercando di fare inscrivere il caso di Safya nelle “urgenze” di Strasburgo. Il nostro appello è stato pubblicato dal quotidiano “L’Adige” di Trento. Il Coordinamento Sez. Ds Contesacro Roma lo diffonderà fra gli iscritti; così il PRC e il Global Forum di Teramo. Ha scritto al presidente nigeriano l’assessore alle politiche sociali del Comune di Agliana (PT), Eleanna Ciampolini. Speriamo sia l’inizio di un coinvolgimento degli enti pubblici. Angelo Cifatte ha inserito l’appello nella mailing-list dei 5000 aderenti alla Rete Lilliput ligure, Marco Giovannelli lo ha pubblicato su Varesenws, il quotidiano informatico da lui diretto e visitato da 5000 lettori giornalieri; Peppe Sini nel suo quasi eroico bollettino giornaliero del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, inesauribile miniera di cultura nonviolenta. Tristano Sapigni, del Centro Nazionale Universitario di Ferrara ne ha parlato nella lista di discussione di cui è il gestore. Roberta Aiello inserito il nostro appello nella Lista Gaia, Francesco Polcaro nella lista di discussione di politica della ricerca e Luisa Molla nel sito www.consumi.etici Riccardo Alfonso ha pubblicato il caso nel sito www.fidest.net di cui è direttore. Amelia Alberti ha fatto “correre” il messaggio ai 90 aderenti alla Lega Ambiente, Circolo del Verbano. Roberto De Napoli ha diffuso il testo dell’appello frale colleghe e i colleghi della rete RAI della Calabria. Mirella Albano ne sta parlando ai ragazzi del liceo Avogadro di Roma e sempre a Roma Grazia Maria Bertini ha partecipato la vicenda di Safya alle sue colleghe del liceo Virgilio. Grazie a Franca Stephenson, amche al liceo Nomentano di Roma, massima moblitazione; Aldo Borghesi me ha distribuito varie copie fra i genitori dei compagni di scuola dei suoi figli etc.etc, Francesca Astegno ne ha parlato nella sua scuola e ne ha informato alcune parrocchie della diocesi di Vicenza. Adriano Madonna ha segnalato il caso a “Mi manda RAI3” e a “Buoma Domenica”. Mariana, una studentessa di Bologna, ne ha scritto addirittura a “Striscia la notizia”; Siete meravigliosi! Nei prossimi giorni io potrò occuparmi assai meno di questo caso perché assorbito in altri lavori Vi segnalo che se ne occupa con intelligenza e vigore Farid Adly, un giornalista arabo che da tempo vive in Italia e dirige un’agenzia di stampa che si chiama ANBAMED, notizie dal Mediterraneo. Il suo e-mail è anbamed@katamail.com Vi prego di prendere contatto con lui anche perché è importante che, in un periodo come questo, la campagna non si presti a speculazioni anti-islamiche (peraltro inevitabili e già presenti) Ettore Masina
Sua
Eccellenza l'Ambasciatore
Ambasciata di Nigeria, via Orazio 14/18 - 00193 ROMA
Eccellenza, apprezzando il fatto, reso noto da Amnesty International, che nell'anno 2000 nel Suo Paese non sono state eseguite condanne a morte, La prego di inoltrare al Presidente della Repubblica Nigeriana questo appello affinché conceda la Grazia alla cittadina nigeriana Safya Husseini Tungar-Tudu, condannata a morte per lapidazione nell'ottobre 2001 dalla Upper Sharia Court in Gwadabawa, Sokoto State. Certa che vorrà adoperarsi per ragioni umanitarie, La ringrazio sentitamente.
---------
Ministro degli Esteri
Renato Ruggiero,
piazzale
della Farnesina 1,
00184 ROMA
Signor
Ministro, come
cittadina italiana, la prego di sollecitare con urgenza un intervento umanitario
del Governo italiano presso il Presidente della repubblica nigeriana affinché
conceda la grazia alla cittadina nigeriana Safya Husseini Tungar-Tudu,
condannata a morte per lapidazione secondo la legge islamica (Sharia) dal
tribunale islamico di Gwadabawa, nello stato di Sokoto, nell'ottobre
scorso. Safya è
una ragazza di 30 anni, "colpevole" di avere avuto un figlio senza essere
sposata. Terminato il periodo dell'allattamento (144 giorni dopo la nascita del
bambino), sarà posta in una buca e lapidata a morte. Il caso
è segnalato da Amnesty International. La
ringrazio per l'interessamento che certamente vorrà
prodigare.
MASSMEDIA e TAM TAM vari AGENDA DELLA PACE
2002 Vogliamo segnalarti l'agenda della pace 2002, agenda tascabile e
apprezzatissima da chi l'ha vista o ricevuta in regalo (ci sta in tasca o in
borsetta). Mi piace segnalartela per l'amicizia che mi lega a te e anche perchè
ti fa conoscere le feste religiose dei popoli. Per averla tra le tue mani la
puoi trovare presso le librerie paoline o librerie religiose. Altre informazioni
più dettagliate, oltre all'allegato che ti prego di aprire, le puoi trovare
nella nostra HOME PAGE: www.saveriani.bs.it ALMANACCO
2002 L’almanacco
2002, preferiamo chiamarlo così invece di calendario, è sul tema dei diritti
umani in rapporto al fenomeno religioso: più esattamente “RELIGIONI E DIRITTI
UMANI” perché i due temi si sono storicamente intrecciati e condizionati a
vicenda, non sempre in modo positivo. Sono
evidenziate le principali feste delle religioni più diffuse e sono riportati
testi e recensioni inerenti ai temi trattati nel titolo. Il tutto è poi
arricchito da vignette e da 12 tavole illustrate che possono essere considerate
la storia della religione, di tutte le religioni. È possibile fare un regalo
versando l’importo sul conto corrente postale indicando, oltre al versante,
anche il nominativo e l’indirizzo a cui l’Editrice invierà una copia
dell’almanacco e una lettera con l’indicazione di chi ha fatto il regalo. Chi fa
parte di gruppi ed associazioni ha una buona occasione per far acquistare al
gruppo di appartenenza una certa quantità di almanacchi a prezzo scontato
(rivendendoli a prezzo pieno è anche possibile autofinanziarsi): Il prezzo di
una copia è di € 4,75 - lire 9.197, incluse le spese di spedizione, Dieci copie
35,00 ( 3,50 la copia - sconto 26 %) Lire 67.769,Cento copie 250,00 ( 2,50 la
copia - sconto 47 %) Lire 484.068,Per le librerie contratto personalizzato da
concordare. Per
ordinazioni,telefonare al numero 0141-218291, fax 02-700 519 846, e-mail: tempidifraternita@tempidifraternita.it INFORMAZIONI, RIFLESSIONI
& OPINIONI L NIGRIZIA: «ANCHE L'ITALIA IN
GUERRA? VUOL DIRE CHE HA VINTO BIN LADEN» L'Italia in
guerra? Vuol dire che anche in Italia bin Laden ha già vinto, dopo aver vinto a
Washington, a Londra… La sua vittoria non è l'aver abbattuto le Torri gemelle e
mezzo Pentagono, ma l'averci convinto che l'unico, vero terreno di confronto fra
"civiltà" (e religioni) sarà quello di sempre: militare, bellico. Dove ha
ragione il più forte. Nigrizia non ci sta. Perché bombardare un popolo non è
lottare contro il terrorismo ma fomentarlo. È contrapporre ai fuorilegge del
terrorismo la legge del terrore. Bel salto di civiltà. È gettare le fondamenta
di un mondo diverso, sì, ma che gira in senso opposto al mondo sognato da
Seattle a Porto Alegre (e anche a Genova): un mondo, ci illudevamo, un po' meno
distante dal Regno di Dio. I soliti pacifisti sempre in bilico tra utopia e
codardia, senza proposte alternative concrete - ci viene rimproverato di
continuo. E invece le proposte le facciamo, da decenni. Proviamo a riassumerle
in una sola espressione: dare autorevolezza e autorità all'Onu. Certo, adesso –
11 settembre o 7 novembre - non c'è tempo di riformare l'Onu, occorre agire in
fretta. Ogni volta (Golfo, Iugoslavia, Serbia-Kossovo…) non c'è tempo, bisogna
fare in fretta, c'è da pensare alla guerra. Il fatto è che l'Onu è ciò che gli
Stati, i più potenti (i G8, sì), vogliono che sia. Inefficace. Ma non era
l'Italia il Paese all'avanguardia nel mondo quanto a diritto internazionale, il
primo pronto a rinunciare a una fetta della sua sovranità (nell'articolo 11
della Costituzione) in favore di “un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni”, pronta a “promuovere e favorire le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo”? Tutto dimenticato, oggi in Parlamento.
Dimenticato il significato di pace del ramoscello che porta le olive. Tanto più
dimenticato, è ovvio, il Vangelo, Carta costituzionale dell'Occidente che si
riscopre d'improvviso così "cristiano". (NIGRIZIA) La partenza di un gruppo di battaglia della
marina italiana verso il Mare Arabico, per partecipare alla guerra Usa in
Afghanistan, costituisce l'ultimo passo di una escalation interventista,
iniziata dieci anni fa. Ricostruiamone le tappe principali. Nel 1991, con
il governo Andreotti (Dc-Psi-Pri-Psdi-Pli), la Repubblica italiana combatte la
sua prima guerra, partecipando all'operazione "Tempesta del deserto" lanciata
dagli Usa nel Golfo Persico. Sette mesi dopo la guerra, in ottobre, il ministero
della difesa pubblica il rapporto Modello di difesa / Lineamenti di sviluppo
delle FF.AA. negli anni '90. E' l'inizio della mutazione genetica delle
forze armate: il loro compito, secondo il rapporto, non è più solo la difesa
della patria (art. 52 della Costituzione), ma la "tutela degli interessi
nazionali ovunque sia necessario". Contemporaneamente, all'art. 11 sul ripudio
della guerra quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, si
sostituisce il criterio degli "interventi militari per la gestione delle crisi"
ovunque siano toccati gli "interessi vitali" del paese. Viene così enunciata, a
livello istituzionale, una nuova politica militare e contestualmente una nuova
politica estera, con funzioni contrarie a quelle stabilite dalla Costituzione.
Una volta varato, il Nuovo modello di difesa passa di mano in mano, da un
governo all'altro, dalla prima alla seconda repubblica, senza mai essere
discusso in quanto tale in parlamento. A elaborarlo e applicarlo sono i vertici
delle forze armate, ai quali i governi lasciano piena libertà decisionale, pur
trattandosi di una materia di basilare importanza politica per la Repubblica
italiana. Nel 1993, mentre l'Italia sta partecipando all'operazione
militare lanciata dagli Usa in Somalia, e al governo Amato subentra quello
Ciampi (Dc-Psi-Psdi-Pli), lo stato maggiore della difesa dichiara che "occorre
essere pronti a proiettarsi a lungo raggio" per difendere ovunque gli "interessi
vitali", al fine di "garantire il progresso e il benessere nazionale mantenendo
la disponibilità delle fonti e vie di rifornimento dei prodotti energetici e
strategici" (Stato maggiore della difesa, Aggiornamento del modello di
difesa, 1993). Nel 1995, durante il governo "tecnico" Dini, lo stato
maggiore della difesa fa un ulteriore passo avanti, affermando che "la funzione
delle forze armate trascende lo stretto ambito militare per assurgere anche a
misura dello status e del ruolo del paese nel contesto internazionale" (Stato
maggiore della difesa, Modello di difesa, 1995). Cosa penso delle immagini di gioia degli afghani
liberati di Vincenzo Passerini Cosa penso delle immagini
di gioia degli afghani liberati? Se lo chiede polemicamente il signor Romano
Verani di Arco il quale, in una lettera a “L’Adige” del 17 novembre scorso, mi
rimprovera di aver definito questa guerra una fabbrica di menzogna mentre, a suo
dire, era l’unico mezzo per difendere il mondo da azioni ancora più cruente e
ingiuste. Rispondo. Che gli afgani siano contenti è ovvio e giusto. Il regime
dei taliban era oppressivo e crudele. Nel momento in cui cade un regime
oppressivo e crudele è giusto far festa. Anche noi siamo contenti, nessuno
poteva avere una qualche simpatia per un tale regime. Gli afghani hanno gioito più volte in
questi vent’anni: all’arrivo degli invasori sovietici, giunti in aiuto del
governo, minacciato dalla guerriglia fondamentalista; all’arrivo dei
guerriglieri fondamentalisti mujahidin, che cacciarono i sovietici; all’arrivo
dei taliban, nel 1996, che cacciarono i mujahidin (e che impiccarono a un
lampione, tra la solita folla festante, l’ex-presidente comunista Najibullah
dopo aver assalito la sede dell’ONU dov’era rifugiato da quattro anni); adesso
festeggiano il ritorno dei mujahidin, che cacciano i taliban. Ogni volta una
festa di liberazione, ogni volta stermini ed esecuzioni. Tra guerre e
liberazioni un milione e mezzo di morti, la ripetuta distruzione di Kabul e di
altre città e villaggi, un territorio coperto di milioni di mine su cui saltano bambini, e donne, e innocenti in
genere (e che Gino Strada di Emergency, duramente contrario a questi
bombardamenti e alla guerra, cura eroicamente da anni), 5/7 milioni di profughi,
un terzo della popolazione, senza nulla. Lei mi può dire: ma i taliban sono i
peggiori, proteggono i terroristi che hanno ideato la strage delle torri a New
York. Il fatto è, rispondo, che gli islamici fondamentalisti sono stati
finanziati e organizzati dai sauditi e dai pakistani con la benedizione degli
americani. Prima per piegare i sovietici, che erano l’Impero del male fino a
pochi anni fa, poi per dare un governo stabile e affidabile all’Afghanistan.
Affidabile per il Pakistan, per l’Arabia Saudita, e quindi per gli Stati Uniti,
tutti interessati a non avere un Afghanistan ostile e instabile, trattandosi sì
di un paese povero e infelice, e quindi per nulla meritevole di attenzioni, ma
strategico per il passaggio di gasdotti e oleodotti. Disse Zbigniew Brzezinski,
ex consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, per giustificare il
sostegno americano ai fondamentalisti islamici: “Cos’era più importante nella
concezione mondiale della storia? I taliban o il crollo dell’Impero Sovietico?
Pochi musulmani esagitati o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della
guerra fredda?”. Ecco,
ai cosiddetti grandi strateghi, realisti e cinici fino al midollo, sfuggono
quasi sempre le conseguenze dei loro atti. Il loro realismo si dimostra ben
presto follia, incapacità di capire davvero la realtà (adesso viene da ridere, e
da piangere, a pensare a quel “pochi musulmani esagitati…” con cui l’abile
stratega dipingeva gli alleati fondamentalisti, destinati ben presto a diventare
i peggiori nemici dell’America e del mondo, il nuovo Impero del male, a cambiare
il corso della storia, …). La guerra del Golfo (1991) - a ulteriore
dimostrazione che le conseguenze delle guerre e delle guerriglie strategiche,
ciniche, realistiche non sono mai attentamente valutate - provocò la rivolta del
fondamentalismo islamico contro gli americani e i loro alleati. Bin Laden, ma
non solo lui, da amico diventa nemico dell’Occidente, trovando fertile terreno
nel mondo islamico umiliato da quella guerra e dall’occupazione militare
dell’area del Golfo che ne seguì e che perdura (una guerra del petrolio anche
quella). I terroristi fondamentalisti, diventati a questo punto un pericolo per
l’irresponsabile Occidente, potevano essere sconfitti senza la guerra? Intanto,
prendere Kabul è una cosa, sconfiggere il terrorismo un’altra. Il terrorismo non
è stato sconfitto dalla guerra. In
secondo luogo, a detta di K.P. S. Gill (cfr.”Nel mondo di Bin Laden”quaderno
speciale di “Limes”), che è colui che ha sconfitto il terrorismo sikh che uccise
Indira Gandhi, una strada diversa c’era davvero. Ma ci voleva una strategia
politico-economico-finanziaria più paziente, più lenta, più “asiatica”, meno
precipitosa ma dai risultati umanamente più accettabili e politicamente più
solidi e con meno contraccolpi di quanto un attacco militare di questa portata
non comporti. Infine. E’ stato rivelato in questi giorni che alla fine di agosto, pochi giorni
prima dell’attentato alle torri, si ruppero le trattative in corso tra americani
e taliban per il passaggio dell’importantissimo gasdotto attraverso
l’Afghanistan. La strage di New York non nasce, a quanto pare, da un generico
fondamentalismo anti-americano. Ma di questa colossale e complicata guerra
sotterranea per il controllo delle più imponenti riserve di petrolio e di gas
del mondo che vede coinvolti americani, sauditi, pakistani e, a modo loro,
afghani cominciamo solo adesso a percepire qualcosa. Siamo immersi nelle
menzogne, nelle mezze verità, nelle propagande politiche e televisive a suon di
fanfare e fanfaroni. Sbaglierò,
ma per me ce n’era, e ce n’è, abbastanza per dire no, fermamente no ai nostri
bombardamenti su un paese disgraziato e su tanta povera gente martoriata. E per
dire fermamente di no all’invio di nostre truppe. Anche oggi gli strateghi della
guerra, i realisti che sanno sempre come vanno le cose di questo mondo, sembrano
aver avuto ragione. Sembrano.(Vincenzo
Passerini) QUEL
MANIFESTO... L’associazione
Piazza Grande nasce nel 1994 da un gruppo di persone senza fissa dimora con la
volontà di dare voce all’emarginazione,
e di costruire un punto di riferimento per le persone in difficoltà.
L’obiettivo era quello di fornire qualcosa di concreto che dia la possibilità di
riappropriarsi della propria vita senza dipendere dalla carità e da una logica
assistenzialista. Nasce così la cooperativa “La strada” che da lavoro ad oltre
30 persone impegnate nel restauro e nella vendita di mobili usati e di
biciclette. Il giornale da subito ha rappresentato un grande stimolo per dare
voce a chi non ne ha, per raccontare come la vita di una persona possa
drammaticamente cambiare da un giorno all’altro, perdere improvvisamente tutto
ciò che ci rendeva “persone normali” e rimanere chiusi nella propria solitudine
e nel proprio dolore senza trovare un aiuto per uscirne. Il giornale è cresciuto
arrivando alle seimila copie, oltre seicento sono state le persone contattate ed
aiutate ad intraprendere un percorso di ritorno alla normalità, è stato avviato
il servizio gratuito degli avvocati di strada che riceve 7-8 richieste ogni
giorno, sono inoltre 60 i diffusori che vendono il giornale in strada, e una
trentina le persone che lavorano stabilmente all’associazione. E’ stato anche
avviato un progetto di intercultura sociale che ha lo scopo di mettere in
contatto persone che appartengono a mondi diversi per favorire lo scambio ed il
dialogo, il progetto prevede un corso di teatro che ha dato vita ad una
compagnia teatrale, “La fraternal compagnia” che ha riscosso numerosi consensi,
inoltre per il terzo anno partirà il corso di giornalismo aperto a chiunque sia
interessato a questa esperienza. Abbiamo lavorato molto, ma ancora molto c’è da
fare, per questo ti chiediamo di aiutarci sottoscrivendo l’abbonamento annuale a
Piazza Grande che potrai ricevere direttamente a casa. Per abbonarvi fate un
versamento sul c/c postale n. 25736406, o sul c/c bancario 791783 della Banca
Popolare dell’Emilia Romagna, intestati all’Associazione Amici di Piazza Grande,
specificando:”Abbonamento giornale”. Potete anche telefonare allo 051 372223
dalle 9.00 alle 12.00 alla redazione del giornale. Per i privati la quota di
abbonamento è di lire 60.000. Per enti, associazioni e biblioteche lire 160.000.
Per l'estero lire 200.000. L’abbonamento permette automaticamente di divenire
socio, potendo così usufruire di
una serie di sconti sulle iscrizioni alle attività organizzate in seno
all’associazione: corso di giornalismo, corso di teatro, laboratori artigianali
presso il capannone di via Libia e laboratorio di informatica. Vi permetterà inoltre di essere puntualmente informati
sulle attività, seminari, incontri
dibattiti ed eventi organizzati dall’associazione, oltre che ricevere a casa
tutte le pubblicazioni da noi promosse, come il libro sui diritti delle povertà
scritto dagli avvocati di strada attualmente in preparazione. (Fonte:
ASSOCIAZIONE Amici di Piazza Grande O.N.L.U.S., Via Antonio di
Vincenzo 26/f - 40127- Bologna Tel. Fax. 051-372223 e-mail:pg@piazzagrande.it)
Commercio equo e solidale
«La
Rondine», bottega del mondo, comunica che è presente a VERONA,
in via PALLONE, 20 - 37121 - TEL. 045/8013504, Orario: 9-12.30
e 15.00-19.00 (chiuso lunedì mattina) e a
BOVOLONE, P.zza VITTORIO EMANUELE
II, 11 - TEL. 045/6900113, Orario: Sab. 9.00 -12.30 e 15.30 -
19.00.
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Ambrogio di Valpolicella (VR) - ZANZIBAR Coop. La Mazzurega -
S. Ambrogio Valpolicella - P.za
V.Emanuele 15
La cultura del
cinema direttamente con il web a cura di Eudida Multimedia ed AIACE Torino. Un
critico cinematografico in Diretta Televisiva via Internet spiega
(in quattro incontri settimanali a partire dal 10 dicembre) come è utilizzato il
linguaggio visivo per la costruzione di un racconto cinematografico
partendo da spezzoni girati alle origini del cinema fino al cinema dei giorni
nostri. Lo scopo è fornire la cultura della visone di un film per
migliorare la comprensione di un'opera cinematografica nei suoi
aspetti peculiari. In questo corso continua l'evoluzione del progetto
EUDIDA WEB LIVE EDUCATION in cui tramite web, gli insegnanti e gli
interesssati che seguono le lezioni, sono in contatto diretto tramite internet
con gli innumerevoli vantaggi che questo comporta.
Una dimostrazione
multimediale ed ulteriori informazioni al link http://webcast.eudida.com/corsi/cinema/index.htm
di SERGIO FINARDI Il controllo del cibo
La bilancia del potere
Se vogliamo comprendere come dalla
necessità di controllare certi settori si passi ai conflitti o ai confronti,
ovvero alla parte dinamica delle relazioni di potenza, dobbiamo saper tenere
insieme sia le ragioni contingenti che quelle strategiche. Queste ultime
alludono al fatto che lo sviluppo ineguale delle forze economiche nelle varie
regioni del mondo, e lo sviluppo ineguale dei settori che abbiamo visto sopra,
modifica progressivamente l'equilibrio, la bilancia appunto, di potenza di
queste stesse regioni tra loro e tra i paesi che le compongono. Questa dinamica
concorre a creare i presupposti perché si squilibrino poi progressivamente anche
le bilance di potenza militari e politiche. Tenere sotto controllo il progredire
degli squilibri e raggiungere nuovi equilibri è elemento essenziale delle
politiche internazionali, militari ed economiche, delle grandi potenze. Dobbiamo
dunque riflettere al fatto che se è giusto cercare oltre le cortine della
propaganda i motivi economici possibili di un certo conflitto, dobbiamo anche
tenere presente che è la dinamica stessa degli squilibri di potenza a esercitare
un'attrazione fatale su quegli stati che aspirano a mantenre o raggiungere
un'egemonia globale o regionale. Il controllo dello sviluppo dei settori
strategici si esercita anche con il controllo complessivo delle bilance di
potenza regionali. L'attuale crescente tendenza aggressiva, economica non meno
che militare, degli Stati Uniti, dell'Europa occidentale e, più timidamente, del
Giappone non è frutto di un ormai incontrastato potere, come vorrebbe il senso
comune, ma è all'opposto legata alla consapevolezza che gli establishment di
queste potenze hanno del loro inevitabile declino relativo, un declino che
li porterà ad essere in breve simili a paesi come la Cina, la nuova Russia,
l'India, il Pakistan, l'Indonesia, il Brasile, l'Iran. L'orizzonte del declino
relativo delle potenze attuali, ed in particolare degli Stati Uniti, è anche qui
non molto ampio, trent'anni e per certi aspetti molto meno. Dopo di che, lo si è
già ricordato su queste colonne, l'insieme di paesi di cui s'è detto prima
costituirà una serie di poli con potenza economica e militare complessivamente
superiore alla triade Stati Uniti, Europa e Giappone, che tenterà di ritardare
con ogni mezzo o controllare/gestire gli esiti della crescita di tali paesi. Si
guardi con queste lenti all'utilizzo statunitense degli squilibri prodotti dai
primi bagliori della cosiddetta crisi finanziaria asiatica del 1997/98 e si
otterrà la visione di una battaglia fondamentale che l'establishment
statunitense ha condotto per indebolire l'autonomia di Giappone e Cina grazie
all'indebolimento delle aree vicine di penetrazione finanziaria e commerciale, i
paesi emergenti dell'Asia orientale, la Corea del Sud, la Thailandia, la
Malaysia, l'Indonesia. E' noto che dopo la crisi, buona parte degli apparati
industriali e commerciali di questi ultimi paesi è ripassata, a prezzi di
realizzo, nelle mani della finanza Usa.
Il crocevia afghano
Nel 1996,
durante il governo Prodi (Pds-Ppi-Lista Dini-Ud-Verdi), tale concetto viene
ulteriormente sviluppato nella 47a sessione del Centro alti studi della difesa.
"La politica della difesa - afferma il generale Angioni - diventa uno strumento
della politica della sicurezza e, quindi, della politica estera". Essa
costituisce, secondo l'ammiraglio Mariani, una "fondamentale risorsa strategica"
per "ciascun paese che intenda avere un ruolo internazionale e sostenere
adeguatamente lo sviluppo della sua economia". E il generale Arpino rafforza il
concetto affermando che "il potere aereo potrà fornire un contributo di primo
piano quale vero fattore di potenza, per garantire all'Italia quel peso politico
che vorremmo avere, ma che sinora non è stato ancora possibile vederci
riconosciuto" (Informazioni della Difesa, suppl. al n. 4 1996).
Nel 1999 - dopo che il governo D'Alema (Ds-Ppi-Ri-Udeur-Verdi-Sdi-Pdci) ha
fatto partecipare l'Italia, sotto il comando Usa, alla guerra contro la
Jugoslavia - la marina militare annuncia che l'Italia è riuscita ad "affermare
il suo ruolo di media potenza regionale nell'area euro-mediterranea con
interessi economici e commerciali di carattere globale". "Si può dunque parlare
- dichiara orgogliosamente - di un crescente e solido ruolo geostrategico
dell'Italia nel "Mediterraneo allargato": spazio geopolitico comprendente, oltre
al Mar Nero, anche le vie meridionali di accesso al Canale di Suez e cioè il Mar
Rosso fino allo Stretto di Bab el-Màndeb e, più oltre, il Golfo Persico che,
attraverso lo Stretto di Hormuz, è intimamente collegato al sistema mediterraneo
di rifornimenti energetici" (Marina militare italiana, Rapporto
1999).
Nel 2001 - mentre il governo Berlusconi (Fi-An-Ccd-Cdu-Lega
Nord-Biancofiore) manda la flotta italiana a combattere un'altra guerra sotto
comando Usa, a 8.000 km dalle nostre coste - occorre che la marina aggiorni così
la sua geografia militare: "Poiché il Golfo Persico è collegato al Mare Arabico,
su cui si affaccia il Pakistan, confinante con l'Afghanistan, il 'Mediterraneo
allargato' si estende fin sulle montagne afghane".
INTERVISTA
ANNA MARIA
MERLO - PARIGI
Jean Charles Brisard, ex
responsabile dell'antispionaggio economico nel gigante Vivendi, che ha indagato
a lungo sul finanziamento della rete al Qaeda, è anche l'autore di un
Rapporto sull'ambiente economico di Osama bin Laden, che il presidente
Jacques Chirac ha offerto a Bush nel suo recente viaggio-lampo a
Washington.Nel vostro libro date una ragione economica, legata al
petrolio, per la guerra in corso. Affermate che ci sono state trattative tra gli
Usa e il regime dei talibani. Quindi Bin Laden non è un pazzo, ma espressione di
una volontà politica ben precisa cresciuta all'ombra di rapporti contro-natura,
nati con l'obiettivo di assicurare alle compagnie pertrolifere Usa il controllo
dell'Asia centrale, in particolare a partire dall'oleodotto dell'Unocal? La
nostra idea, effettivamente, è di cominciare a capire l'ingranaggio che ha
portato alla situazione attuale, all'attentato dell'11 settembre. Diciamo che da
parte degli Usa c'è stata un'incomprensione del fenomeno talibano, poiché è da
tempo che gli Stati uniti trattano con questo regime. Ai tempi di Bill Clinton,
i negoziati erano avvenuti senza reali contro-partite: il presidente democratico
aveva chiesto ai talibani di consegnare Bin Laden. Ma sotto Bush la situazione
cambia. Si verifica un'accelerazione del processo, a causa di considerazioni di
ordine economico, legate al petrolio. La situazione cambia: gli americani
propongono un tappeto d'oro e minacciano un tappeto di bombe nel caso l'accordo
sia impossibile. E' come se gli Usa non avessero capito che il regime dei
talibani non poteva consegnare Bin Laden, perché è lui che li finanza e li
sostiene. Bin Laden non è un pazzo, ma il prodotto dell'Arabia saudita che
sostiene il radicalismo islamico. L'Arabia saudita ha sostenuto Bin Laden per
ragioni politiche, per mantenere il proprio regime al potere appoggiandosi sul
radicalismo islamico. Il nocciolo del problema sta quindi in Arabia saudita,
paese alleato degli Usa? Certo. Ma il petrolio è un fattore strategico e per
questo motivo gli Stati uniti permettono all'Arabia saudita di perseguire questo
tipo di politica. O'Neill l'ha spiegato bene: le inchieste dell'Fbi non riescono
ad andare avanti, perché appena si sfiora l'Arabia saudita tutto si insabbia".
O'Neill era credibile? Assolutamente. Era un grande personaggio, il numero due
dell'Fbi. La guerra troverebbe quindi una ragione nel fatto che gli Usa si
sono resi conto che con i talebani non è possibile fare affari? Nel libro
provate che la ricerca di una soluzione alternativa ai talebani è iniziata ben
prima dell'attacco dell'11 settembre e che c'erano già contatti con l'ex re e i
rappresentanti delle altre forze in campo nel paese. Alla fine di agosto,
i talebani sono messi con le spalle al muro. Non hanno alternativa: viene
ingiunto loro di consegnare Bin Laden e di aprire il regime alle altre
componenti. Nei negoziati, che dovevano restare nel campo diplomatico, da quando
George Bush è al potere prendono il sopravvento le questioni economiche. Alla
luce di queste informazioni, vede una possibile via d'uscita e, se c'è, quale?
Prima o poi, l'occidente dovrà aprire gli occhi sul sostegno che l'alleata
Arabia saudita dà al radicalismo islamico. Prima o poi, cioè, bisognerà smettere
di far finta di niente sulla vera natura del regime saudita, che da
cinquant'anni viene sostenuto dall'occidente per ragioni puramente economiche.
Sui muri di Roma è apparso un manifesto di Alleanza
Nazionale che proclama: «Kabul è caduta. Crolla il regime terrorista talibano.
Crolla l'ipocrisia dei falsi pacifisti». Ma perché, cosa vuol dire, che c'entra?
Dove sta il nesso? Da dove viene questa pulsione insopprimibile ad aggredire
anche in modi insensati chi la pensa diversamente, questo atteggiamento simile a
quello che induce Berlusconi a vedere ovunque il fantasma di quei comunisti
(anzi, «cumunisti», come dice lui alla lombarda) quasi scomparsi, a indicarli
come organizzatori di complotti mai esistiti, ad attribuire loro tutti quei guai
personali che avrebbe potuto evitare astenendosi dall'agire male? Da dove viene
la volontà di negare la Storia recente che spinge il presidente del Consiglio a
parlar male all'estero delle istituzioni italiane, a definire l'incriminazione
di ladri, corruttori e truffatori da parte della procura di Milano una trama
tessuta per «eliminare un'intera classe politica», che spinge il presidente del
Senato a commemorare nel momento della morte l'ex presidente Leone come quella
vittima che non è mai stato? E' un atteggiamento revanscista che in Italia
neppure la conquista della maggioranza elettorale e del governo è riuscita a
medicare, a guarire: se i pacifisti sono così stolti, se i «cumunisti» sono
stati così sleali, perché nella consapevolezza della propria forza non
ignorarli, non lasciarli perdere, non considerarli irrilevanti? Sarà magari per
il bisogno di autoeleggersi gli unici ad aver ragione al mondo, di
autoassolversi da ogni colpa o errore, di autopromuoversi impeccabili, perfetti.
Sarà il bisogno, a scanso di capovolgimenti politici, di cancellare, di
ammutolire chiunque non sia dalla propria parte o risulti indipendente, non
comandabile, disobbediente, non corrompibile. Sarà l'intolleranza verso ogni
critica, così violenta da nascondere male il timore che le critiche possano
venir considerate ragionevoli, giuste. Sarà la tendenza più o meno presente in
ogni forza politica, persino democratica, ad azzittire e vanificare gli
avversari, anche con la menzogna o la calunnia. Ma ipotesi simili da sole
rimangono insufficienti. Ci dev'essere qualcos'altro. Naturalmente nel corso del
tempo le destre hanno sempre detestato le sinistre non soltanto per motivi
economici, politici, concorrenziali, ma anche perché le sinistre hanno spesso
avuto un'immagine migliore, più idealista, più altruista e avvenirista: come il
commerciante poteva detestare l'artista perché non era costretto ad obbedire
alla prassi, come lo scrittore popolare poteva detestare il letterato perché pur
avendo meno lettori e meno soldi nel comune sentire conservava una maggiore
purezza, una superiorità etica. Ma se tutto nascesse da una propria
insicurezza profonda, dalla paura istintiva, storica, insidiosa, di essere nel
torto? (LIETTA TORNABUONI, LA STAMPA - Giovedì 15 Novembre
2001)
Provincia zona
Sud
Provincia zona
Ovest
(ANSA) - Washington D.C. - oct 5 - 11.00 GMT
Nel corso
della riunione del gabinetto di guerra americano sono state esaminate le opzioni
principali sull'imminente evento bellico. Il segretario di Stato, Colin Powell,
ha ricostruito le ultime due giornate.
Un miliardario pazzo ha deciso
di scatenare una guerra, ha a disposizione una notevole massa di denaro di cui
può disporre a piacimento in quanto depositata in paesi off-shore. Controlla
reti televisive e giornali assolutamente fedeli alla causa. Almeno un'intera
nazione è controllata direttamente. Ha uno stuolo di FEDEli che ne idolatrano
l'immagine senza capire cosa dice. Ha alcune idee fisse sulle quali ritorna con
ossessività. Ha dimostrato di saper sfuggire con abilità alla giustizia.
La
riunione è stata interrotta improvvisamente alcuni minuti fa. Una fonte
accreditata sostiene che il Presidente George W. Bush si sia allontanato
urlando:
- Ma siete pazzi, mica posso bombardare
Arcore!!!
RIEDUCARE NON SOLO A PAROLE
Sui giornali leggo interventi mirati sul carcere, parole espresse con buona volontà da uomini pratici di promozione umana. Lo dico io che sono stato vissuto dal carcere, trapassato e segnato fino a farmi sentire parte del suo sé. Perché la galera ti respira a fondo rubandoti i giorni a venire. Questo pianeta di cui poco si sa e meno ancora si pensa è un contenitore di carne umana destinata a imputridire, tra l’indifferenza o il gaudio dei più. Ho pensato mille volte a questo carcere che alimenta un’esistenzialismo umbratile, dubbioso, precario. Forse occorre finalmente vivere-vivendo senza più lasciarsi respirare passivamente, e tenacemente prendersi in braccio e stringere i denti, senza più ostinati silenzi in cui rifugiarsi. Ma come fare se il carcere attuale è davvero malato, se manca degli strumenti per incidere e fare maturare le personalità latenti, se non possiede un ideale che possa infine piegare a una proficua utilità la pena? Nè è capace di partorire una speranza vera, destrutturando-ristrutturando ciò che rimane dei brandelli di vita ritrovati. Scrivo queste righe senza presunzione di conoscere la strada maestra, ma consapevole dell’esperienza che sto vivendo in prima persona. Infatti, nonostante il carcere e gli anni trascorsi dietro le sbarre, oggi sono qui nella comunità la “Casa del Giovane” di Don Franco Tassone, successore dell’indimenticabile Don Enzo Boschetti ( che qui aleggia dappertutto ). E qui, pur permanendo la mia condizione di detenuto, mi è stato concesso di svolgere il ruolo di tutor. Mi sento parte di questa nuova cultura dell’intendere e del sentire, e sento vive le parole del fondatore di questa comunità, Don Enzo Boschetti: “ Si educa, e si rieduca, solo con la libertà e nell’amore, perché solo nella libertà e nella fiducia reciproca costruita pazientemente e tenacemente, si può costruire e rinnovare una personalità”. In questo senso sono qui a imparare molto e a dare quanto è nelle mie capacità. Il carcere con i suoi molteplici contorcimenti, forse è addirittura irrappresentabile se non lo si tocca con mano. Mi piace quindi significare un tragitto diverso, un cammino, sì, difficile, ma più vicino alle aspettative reali. Un tragitto che consenta un effettivo reinserimento sociale a fronte di una progettualità costruttiva che renda meno ostico il rientro nella collettività. In questa comunità, dove non sono più solo un ospite, ma parte integrante, mi rendo conto della differenza nel modo di operare e di affrontare una stessa esigenza “pedagogica”: il trattamento personalizzato. Infatti all’interno di una prigione, se è vero che l’Ordinamento Penitenziario prescrive un trattamento personalizzato, è altrettanto vero che, a causa dei problemi endemici all’Organizzazione Penitenziaria, il tutto risulta piuttosto aleatorio. Qui, nella “Casa del Giovane”, dove comunque esistono regole precise e finalità ben concepite, e dove tutto si basa sull’amore e sul rispetto reciproco, ognuno si sente parte del proprio progetto di vita. Ciò perché non esiste assistenzialismo parassitario, ma impegno e lavoro, fatica e sacrificio, per il raggiungimento di una meta che consiste in un agire comune per obiettivi comuni. In carcere per i motivi più volte sottolineati - la scarsezza di finanziamenti, di Operatori specializzati, di richiesta e offerta sul mercato del lavoro - ogni sforzo è destinato a rimanere lettera morta, e poco importano i pochi casi ben riusciti a fronte dei tanti fallimenti e peggio dei troppi detenuti in lista di attesa. Un uomo ristretto costa al popolo italiano oltre 300 mila lire al giorno, eppure il degrado e la inefficacia trattamentale rendono il più delle volte questa spesa “ terribilmente superflua”. Allora perché non credere di più nelle capacità di promozione e recupero umano offerte dalle comunità, in particolar modo dalla “Casa del Giovane” per il territorio pavese? Perché non destinare alle comunità i fondi necessari e sufficienti per poter intervenire sulle diverse tipologie di reati e di persone? Occorre prendere atto dell’opportunità di quantificare e amplificare qualitativamente il concetto di solidarietà costruttiva ( e non solo protettiva ), che miri al raggiungimento di una solidarietà anche produttiva, perché nell’aiutarsi reciprocamente, nell’impegnarsi vicendevolmente è sottesa la capacità di ognuno di crescere e compiere il proprio cammino non soltanto interiore, ma proiettato all’inserimento lavorativo esterno alla comunità stessa ( come del resto dovrebbe avvenire in un carcere a conclusione della condanna espiata). Quanto fin qui detto non nasconde le difficoltà in cui opera anche questa comunità, quel che importa, come diceva il suo fondatore e come testimonia il suo successore Don Franco: “ Non è mai lecito arrendersi…Per vincere bisogna lottare, perché si vince quando non si perde l’ultima battaglia”. Per restituire al carcere la sua vera funzione, potrebbe essere salutare e intelligente, come alternativa alla deresponsabilizzazione-infantilizzazione dilagante, alla inutilità della pena fine a se stessa, affiancare il servizio offerto dalle comunità ( per ora affidate a pochi privati e sacerdoti ), che consente di recuperare l’individuo non solo attraverso la fede che professa, ma anche e soprattutto attraverso il riconoscimento di ciò che in ciascuno incombe; la responsabilità di " ritrovare e ricostruire se stesso". Come tanti altri ragazzi qui con me, anch’io ho un vissuto deviante, diciamo pure criminale, e in questa dinamica educativa-formativa-autorealizzante mi viene da dire che: ci siamo messi il passamontagna tante volte, occorre avere il coraggio di togliercelo. Perché se metterlo è un atto di forza, toglierlo è un atto di dignità.
«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.