11/11/01 - Cà Fornelletti, Valeggio sul Mincio (VR) - Banca Etica
Domenica 11 novembre, dalle ore 10.00 si terrà a Cà Fornelletti
(Valeggio sul Mincio) un incontro sul tema:"NUOVI STILI DI VITA: I
PERCHÉ DELLA BANCA ETICA". L'appuntamento è aperto a tutti. Organizzazione:
"Gruppo Brasile '98"
11/11/01 - Pian
Cansiglio - 14° raduno alpinisti ed ambientalisti
Programma. Ore 10.00 – 10.30 - Raduno in località La Crosetta - all’inizio della Foresta per chi proviene da Vittorio Veneto. Si consiglia di lasciare l'automobile in Pian Cansiglio, nei parcheggi del ristorante "La Genziana" e del Rifugio Sant'Osvaldo. Ore 10.30 - Partenza da La Crosetta, davanti alla Casa Forestale, ed imbocco, dopo qualche centinaio di metri, della strada forestale verso la Candaglia. Percorsi circa due chilometri si imbocca il sentiero a sinistra, indicato da un cartello in legno "strada dei Slipari"; un vecchio sentiero recuperato dai forestali del Friuli-Venezia Giulia, che attraversa un bellissimo bosco di faggio, abete rosso e abete bianco, in un ambiente carsico con rocce modellate ricoperte di muschi e licheni. Dopo circa un chilometro, il sentiero si innesta sul sentiero naturalistico "O" in Val Palazzo che ci porta rapidamente sulla strada, prima sterrata, poi asfaltata, di fianco al campo da golf e nei pressi del "bus de la lum". Da qui si raggiunge la Statale 422, in centro al Pian Consiglio; ore 12 - Raduno sul prato tra il rifugio Sant'Osvaldo e i ruderi della Caserma Bianchin, per pranzo al sacco e brevi interventi sui temi del raduno. Chi ritorna al punto di partenza a piedi, può seguire i sentieri naturalistici M-N, attraverso Le Code, Lame dei Negadi, I Bech. Ore 14.30 - Incontro presso il Centro di educazione ambientale Vallorch di Veneto Agricoltura per un dibattito sulle seguenti proposte: L’istituzione, in occasione del 2002, anno internazionale della Montagna, di un'area protetta nella Foresta regionale del Consiglio; L’individuazione, come proposto dalle associazioni ambientaliste, di una Riserva Naturale Regionale, come prima tappa verso un' eventuale area protetta più vasta, che coinvolga la Regione Friuli V. G., i Comuni e le Comunità Montane contigue; La costituzione di un coordinamento gestionale con la Regione Friuli V.G., che possa portare, in futuro, o alla creazione di un'area protetta confinante, oppure ad un'unica gestione; La restituzione, da parte del Ministero della Difesa, dopo anni di rinvii, dell'area della Caserma Bianchin al demanio regionale, sventando il tentativo di inserirla nell'elenco dei beni da alienare, con il conseguente pericolo di speculazione. Organizzazione: CAI Veneto e Friuli Venezia- Giulia, WWF Veneto e Friuli V. G., Legambiente Friuli V. G., Mountain Wilderness, Ecoistituto del Veneto "A. Langer". Per informazioni: Ecoistituto del Veneto Alex Langer 041.935666 dalle 17 alle 18 da lunedì a venerdì; Toio de Savorgnani 0438.581989
12/11/01 - Verona - Geurra santa e guerra giusta. Tra teologia e storia.
Lunedì 12 novembre, alle ore 20,45 , presso la Casa per la Nonviolenza, Via Spagna 8 - Verona (vicino alla Basilica di San Zeno - tel. 045 8009803) si terrà un incontro sul tema: ISLAM, NONVIOLENZA, CRISTIANESIMO. GUERRA SANTA E GUERRA GIUSTA TRA TEOLOGIA E STORIA. Introduce: prof. Claudio Cardelli (Storico, del Movimento Nonviolento) Intervengono: Mohamed Guerfi (Imam di Verona) Don Sergio Pighi (Comunità dei Giovani) Coordinano: Mao Valpiana (Azione nonviolenta) Alberto Tomiolo (Verona città possibile). L'incontro è aperto a tutti.
13/11/01 - Verona - A che serve la guerra?
14/11/01 - Verona - Egidio Meneghetti, l’uomo, il medico, il politico
16/11/01 - Cerea (VR) - Party cubano «Cuba Libre»
L'Arci di Legnago rende noto che il 16 novembre che si terrà all'area ex-perfosfati di Cerea (Vr) alle ore 21,00 un Party cubano "CUBA LIBRE" . Il programma della serata sarà fitto di iniziative. Avremo con noi lo scrittore, saggista nonché giornalista cubano Leonardo Padura Fuentes, del quale vi allego alcune note interessanti. L'incontro avrà inizio alle 21,00 e sarà presentato da Danilo voce e chitarra de "I NOMADI" visto che anche loro, saranno con noi, presenti a questa serata. Alle 22,30 circa suoneranno i "LOS TRINITARIOS", gruppo cubano che ha affiancato "I NOMADI" nel tour 2001. La loro è una musica tradizionale cubana divertente, allegra, ironica e a volte anche pungente. (info: arci@sttspa.it)
19/11/01 - Verona - Contro la violenza
Il Segretariato attività ecumeniche di Verona organizza un incontro sul tema «Un decennio contro la violenza». Relatore: Letizia Tomassone (pastora valdese - Verona). L'incontro si terrà presso la sala convegni Cariverona, via Garibaldi 2, con inizio alle ore 20,45.
dal 23 al 30/11/01 - Verona - XXI Rassegna Cinema Africano
L'incontro
di Pax Christi in questo mese si terrà LUNEDI' 26 NOVEMBRE. Presenti le «Donne
in nero», con Giannina
Dal Bosco e altre. Luogo d'incontro: Centro
Missionario Diocesano, via Duomo 18/a (Verona). Tema: testimonianze di
nonviolenza in luoghi di conflitto (Palestina, Balcani,
Pakistan....)
10/12/01 - Verona - Spiritualità ebraica
Il Segretariato attività ecumeniche di Verona organizza un incontro sul tema «I doni della spiritualità ebraica». Relatore: Amos Luzzato (presidente comunità ebraiche - Venezia). L'incontro si terrà presso la sala convegni Cariverona, via Garibaldi 2, con inizio alle ore 20,45.
in primo piano
La lettera di Ettore Masina
CHI SONO LE VITTIME DEL TERRORISMO? (t.d.r.)
7
novembre 2001. Quella che viene
combattuta in questi giorni è guerra senza onore. E’ una guerra che non
sradica il terrorismo poiché c’è un terrorismo che nasce da condizioni di
umiliazione e di disperazione e le guerre accrescono, nei vinti, l’una e
l’altra: il terrorismo dei “poveri” può essere sradicato soltanto con la
giustizia internazionale, l’uso
della ragione, il dialogo fra le culture. Quanto al terrorismo dei fanatici, dei
feroci come Bin Laden, esso va stroncato innanzi tutto economicamente, con
l’intelligence e con una nuova “igiene” politica. Dico che va stroncato
economicamente perché per il momento sono state colpite soltanto le più
appariscenti “cittadelle” economiche di quel terrorismo; ma ci si è ben guardati
dal penetrare nel sottosuolo del capitalismo, là dove, per esempio, la famiglia
di bin Laden e quella dei Bush erano socie in affari. E dico “igiene” politica
per dire che uno stato il quale si serve di delinquenti non può sperare che
prima o poi essi non si trasformino in nemici. Bin Laden è creatura della CIA ma
la lezione non è servita: la CIA ha annunziato qualche giorno fa di avere
cominciato ad arruolare nuove reclute “senza guanti”, cioè senza badare alla
loro fedina penale: dunque, tanto per fare un esempio che ha già riscontri, i
criminali di quell’”anti-terrorismo” dell’America Latina che ha seminato il
continente di morti sotto tortura. E del resto Negroponte, ambasciatore di Bush
presso l’ONU, è uno di quei delinquenti: proconsole di Regan in Honduras,
promosse desapariciones e omicidi e fiancheggiò apertamente la ferocia dei
contras. In Nicaragaua Quella che viene combattuta in questi giorni è una guerra
senza onore perché scatenata per blandire i peggiori sentimenti di un popolo che
si credeva immune da attacchi distruttivi e che, invece, è stato selvaggiamente
colpito: e dunque la voglia di vendetta e non quella di giustizia; è una guerra,
infatti, che si mangia milioni di miliardi mentre i giornali americani scrivono
che gran parte dei parenti delle vittime delle Torri Gemelle rimane senza
sussidî. E’ una guerra che esporta in chiave di massa la insensata crudeltà
delle esecuzioni capitali, la fosca idea che i parenti degli assassinati possano
trovare consolazione nello spettacolo dell’agonia dei supposti
killer. Quella
che viene combattuta in questi giorni è una guerra senza onore perché, a sua
volta, si è trasformata in
terrorismo. Le bombe “intelligenti” improvvisamente impazziscono: le armi che a
Belgrado centrarono la stanza da letto dei Milosevic e
che,
affidate ad Israele, distruggono con assoluta precisione le auto in movimento
dei dirigenti di Hamas o della Jihad, in Afghanistan colpiscono due, tre,
quattro volte di seguito i depositi della Croce rossa internazionale, ospedali,
villaggi. Qualche giorno fa Gino Strada, di Emergency, che da anni si prodiga
per le vittime dei conflitti afghani senza distinzione alcuna (e che perciò per
il Cavalier Berlusconi “ha le idee confuse”) ha scritto ai suoi
amici:
“La
guerra, questa guerra, e' anche mediatica. Lo e' stata per anni, volutamente
censurando la tragedia del popolo dell'Afghanistan, e lo e' anche oggi, per
mascherare i lutti di una nuova guerra.
E allora abbiamo voluto andare a verificare, per informare in modo
obiettivo e documentato (…). Le vittime che indichiamo qui di seguito le abbiamo
incontrate, visitate, intervistate. Niente "si dice", nessun "portavoce", nessun
intermediario. Abbiamo ritrovato solo quei feriti che in qualche modo hanno
potuto raggiungere presidi sanitari della sola Kabul: questo elenco ha dunque un
valore esemplificativo (…).
Questo
censimento, per così dire casalingo, nel senso che copre soltanto una minima
zona del campo di “operazioni”, contempla un centinaio di civili morti o feriti
fra il 10 e il 27 ottobre. Io voglio qui segnare almeno il nome
dei bambini perché l’Italia sta mandando sul luogo truppe che allungheranno
questo elenco e perché
queste piccole vittime, almeno per un minuto, abbiano un nome nei nostri
pensieri:
Aihasha
Abdul Malik, F, 3 anni, amputazione di gamba, lesioni multiple agli arti,
intossicazione polmonare,
Mikrorajon.
Zarwali
Almar, M,10 anni, amputazione di gamba destra e lesione dei tessuti molli alla
mano destra e gamba sinistra, Saroby.
Jawed
M. Alam, M, 10 anni, frattura bilaterale agli arti inferiori, Boni-hosar.
Saleha
Moheb, F, 10 anni, ferita al torace, Karte Se.
M.
Omar Khan, M, 10 anni, lesione ai tessuti molli gamba destra,
Qargha.
Naiheb
M. Ranq, M, 4 anni, trauma cranico, vicinanze aeroporto
Kabul.
Negena
M. Salem, F, 10 anni, frattura cranica, idem.
Waheda
M. Nesar, F, 4 anni, ferita penetrante all'addome, Rish
Khor.
Breshna
M. Ghous, F, 1 anno, dispnea da inalazione, Badam Bagh.
Zarmina
Amanullah, F, 7 anni, lesione penetrante al fianco destro e gomito destro,
Debury (paziente deceduta).
Fazela
Amanullah, F, 5 anni, frattura di ginocchio destro,
Debury.
Parwana
Amanullah, F, 11 anni, ferita alla gamba destra, Debury.
Ferozan
Amanullah, F, 14 anni, ferita al gluteo destro, Debury.
Najibullah
M. Yassir, M, 12 anni, ferita penetrante all'addome, Debury.
Abdul
Bary, M, 6 anni, ferita al gluteo ed all'avambraccio,
Afshar.
Omel
Ahmad, M, 3 anni, ferita al cranio, Afshar.
M.
Raza M. Wakl, M, 13 anni, ferita penetrante all'addome, Qalav
Shan.
Sulaiman
Agha M., 16 anni, ferita al cranio, Khoshal Khan.
Shabana
Agha M., F, 13 anni, ferita agli arti, Khoshal Khan.
Niaz
Moh Ghulam M., M, 7 anni, ferita al cranio, Pz. In coma, Kolola
Pushta.
Haroon
Agha Sherin, M, 12 anni, ferite agli arti inferiori,
Khairkhana.
Khosh
Abdul Fatah, F, 7 anni, ferita cerebrale penetrante,
Microrayon.
Ahmed
Osman, M, 10 anni, ferita cerebrale penetrante,
Microrayon.
Anisa
Mohammed Gul, F, 8 anni, ferita cerebrale penetrante,
Char-Qalla.
Samir
Zamir, M, 13 anni, ferita cerebrale penetrante,
Khairkhana.
Nadia
Mohammed Sarwer, F, 3 anni, ferita cerebrale penetrante,
Khairkhana.
Najia
Mohammed Sarwer, F, 8 anni, trauma cranico, Khairkhana.
Rabia
Mohammed Sarwer, F, 7 anni, trauma cranico,Khairkhana.
Malyar
Zekria, M, 7 anni, ferita cerebrale penetrante,Khairkhana.
Hasanullah
Zekria, M, 8 anni, ferita cerebrale penetrante,
Khairkhana.
Arif
Mohammed Asif, M, 5 anni, trauma cranico, 21 ottobre,
Khairkhana.
Nesar
Qand Agha, M, 3 anni, ferita cerebrale penetrante,
Khairkhana.
Bilal
Gulam Rasul, M, 4 anni, deceduto, Khairkhana.
Kaled
Gulam Rasul, M, 6 anni, deceduto, Khairkhana.
Wares
Gulam Rasul, M, 12 anni, deceduto, Khairkhana.
Samin
Gulam Rasul, M, 9 anni, deceduto, Khairkhana.
Rowida,
F, 5 anni; Aziza Said, F, 3 anni; deceduto, Chany Khil
Laikhan
Mirza, M, 6 anni; idem
Ahmad
Froh, M, 4 anni, idem
E’ con
lo strazio di questi corpicini che vogliamo costruire un mondo senza violenza ?
E con queste vite stroncate che vogliamo ricordare i morti delle Torri Gemelle?
E’ una guerra senza onore. Sempre le guerre sono senza onore perché,
inevitabilmente, dilaniano i bambini. Una volta forse, non era così. Ma adesso
nessuno può fingere di non saperlo.
La
guerra che viene combattuta in questi giorni è una guerra senza onore, ma in
compenso ha un odore penetrante ed è quello del petrolio. E’ una
guerra voluta delle multinazionali che furono le maggiori sostenitrici
finanziarie di Dobliù Bush nella sua campagna elettorale e che desiderano
costruire e possedere un oleodotto
che
attraversi l’Afghanistan; e che sia vigilato da una base permanente americana
anche dopo la fine del conflitto. Quella
che viene combattuta in questi giorni è una guerra senza onore perché mira al
rovesciamento del feroce governo talebano ma intende attuarlo servendosi della
cosiddetta Alleanza del Nord, i cui componenti, secondo la denuncia di Rawa,
l’eroica forza di resistenza delle donne afghane, non sono meno fondamentalisti,
violenti e misogini dei loro avversarî, Bin Laden compreso.
E’ una guerra di religione: lo è sempre stata nel cervello di Bush che ha
parlato di “crociata” (un lapsus? Freud ci ha insegnato quanto siano espressivi
i lapsus) e nel cervello di Berlusconi che ha parlato di superiorità culturale
dell’Occidente. E’ una guerra che sta devastando i rapporti fra Occidente e Islam e li porterà al limite di tragiche
rotture quando, come Bush ha già deciso, i bombardamenti continueranno durante
il Ramadam: perché il Ramadam è un mese sacro, così fortemente sacro da indurci
vergogna per come noi sperperiamo quaresime e avventi. E una profonda
solidarietà cementa i credenti dell’Islam: “da questo vi riconosceranno: da come
vi amerete”…
Il
tricolore a stelle e strisce
A questa
guerra senza onore, insensata e illegittima, l’Italia si prepara a partecipare
in maniera servile. Il nostro ineffabile presidente del Consiglio –
probabilmente convinto che un conflitto internazionale faccia dimenticare (e
sembra proprio così!) il conflitto di interessi di cui è titolare – è andato con
il cappello in mano da Bush
prima e poi da Blair a chiedere il favore di inviare quelli che lui
chiama
all’americana
“i nostri ragazzi” a rischiare la vita e a mettere tutti noi a maggior rischio.
Il presidente della Repubblica ci incita ad amare il tricolore; ma sembra non
accorgersi della fatale violazione della Costituzione poiché il ripudio della
guerra sancito dalla nostra Carta con una sola limitazione, quella dei patti
internazionali; ma in questo caso non ci sono patti, non è una guerra dell’ONU e
non è neppure una guerra della NATO, NATO e ONU sembrano dissolte, questa è una
guerra americana e il nostro tricolore sarà soltanto la bandiera di una
provincia imperiale. Io
spero che in molti, come già ad Assisi, riusciamo a far sentire alto il nostro
NO, a farlo sentire al presidente della Repubblica, ai partiti dell’opposizione,
ai deputati e ai senatori. L’adesione o meno alla guerra chiarisce molta
politica interna. Io penso che chiarisca anche molta vita
ecclesiale.
E’ importante che sappiamo uscire da una angoscia che ci inchioda all’inazione.
E’nei momenti di crisi che vanno moltiplicati rapporti di amicizia, di intesa,
di riscoperta di ciò che ci unisce al di sopra e al di là di certe convinzioni.
E’ importante che sappiamo il più esattamente possibile ciò che dobbiamo
fronteggiare. La controinformazione diventa ossigeno per i nostri cervelli e i
nostri cuori mentre la Casa Bianca nega ai giornalisti (come già fecero Reagan e
Bush senior) di visitare il fronte. E’ importante che sentiamo la nostra dignità
di cittadini, per non lasciare che i mass-media ci rimbambiscano un poco alla
volta. E’ importante che non perdiamo d’occhio chi lavora nell’ombra dei
tricolori a stelle e strisce per aumentare il proprio potere.
MASSMEDIA e TAM TAM vari
Sergio Albesano ci informa che è stato pubblicato in questi
giorni dalla casa editrice Michele Di Salvo di Napoli il suo romanzo intitolato
«Le vie del male» (pagg. 109, £ 17.000).
Il libro scandaglia i tre livelli del male. Il primo è il più banale: far
soffrire chi si odia. Il secondo è più elevato: far soffrire coloro che ci sono
indifferenti. Come non ricordare al riguardo la terribile macchina di dolore che
erano i campi di sterminio, dove procurare dolore era diventata un’attività
quasi burocratica? Il terzo livello, quello davvero sublime, è procurare il male
a coloro che amiamo, perché in questo modo non si uccide una singola persona ma
si colpisce al cuore il sentimento dell’amore. A che cos’altro di meglio può
aspirare il diavolo? Come riuscirà il protagonista, un uomo qualsiasi, a vincere
questa mortale partita a scacchi con il male? Se la proposta letteraria vi
interessa, potete acquistare il libro direttamente tramite contrassegno (dalla
pagina http://www.disalvoeditore.it/catalogo2001.shtml)
oppure richiedendolo in libreria.
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
Siamo in guerra
Siamo in guerra. Queste tre parole perentorie e ultimative non le leggeremo sui muri, come ci capitò da ragazzi, ma le sentiremo ripetere fino a romperci i timpani. Non è una parata militare, l'esibizione di un governo avventurista. Non è un'altra operazione di polizia internazionale, come vi ha detto un mese fa D'Alema. E' una vera guerra, la prima guerra italiana dal 1945, una guerra senza quartiere. Fa bene a spiegarcelo il professor Panebianco, articolista del più autorevole giornale padano, togliendoci ogni illusione minimalista e buonsensaia. Fa male a ingiungerci di dimettere quindi ogni obiezione e opposizione: silete (in latino), taci il nemico ti ascolta (in volgare). Questo può dirlo a Rutelli e Fassino, che credono al patriottismo di Bossi, Fini e Berlusconi e sventolano la stessa bandiera. Noi preferiamo il disfattismo dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra. Scriverlo è costato molto sangue. Con voce flebile ma sicura coscienza ripeteremo anche noi ossessivamente che la guerra non fermerà il terrorismo ma lo alimenterà. E alimenterà molti altri mali che neppure immaginiamo. Lo sceicco arabo e la sua guerra di religione non piegheranno e neppure scalfiranno la potenza dell'Occidente ma stanno annientando la sua anima democratica già indebolita. Temiamo questo pericolo più degli uomini bomba. Forse la nostra memoria è viziata. Ma la coreografia e la retorica di questa guerra tricolore ci ricordano invincibilmente la giovinezza. La patria italiana ripescata in soffitta, le insegne militari, la bandiera senza stemma sabaudo e i nostri ragazzi senza casco coloniale, sembra la retrospettiva ritoccata di uno spettacolo che non volevamo vedere mai più. I bersagli presi di mira, le vittime designate, non sono però militari ma civili, americani e afghani finora e poi chissà. Anche a questo spettacolo ci tocca assistere in prima fila e a maggior ragione non ne taceremo l'orrore ma lo esprimeremo doppiamente. Il pacifismo sarà imbelle, come diceva il più grande statista del secolo, ma il bellicismo è ripugnante. Badate che sui cippi dove abbiamo portato i crisantemi il 4 novembre e dove sono elencati i nostri padri e fratelli caduti nelle guerre del secolo scorso non c'è più posto per altri nomi. (Luigi Pintor)
Italia in guerra. Perché stupirsi?
In questi giorni leggo molti interventi angosciati, rattristati, delusi, per l'esito del voto parlamentare del 7 novembre che ha approvato l'intervento militare italiano in Afghanistan. Mi chiedo: perchè stupirsi? Cosa ci si poteva aspettare di diverso? Tutto era stato ampiamente annunciato, ed era perciò prevedibile. Mi riferisco all'articolo "Elezioni: qualcuno vincerà ma tutti perderanno" (Azione nonviolenta, maggio 2001, pag. 3) nel quale viene riportato il pensiero di Francesco Rutelli che, ad una nostra sollecitazione, dice testualmente: "Gli interventi militari internazionali cui l'Italia è chiamata possono essere dolorosi ma vanno attuati". L'articolo si concludeva con un'amara considerazione: "Anche con il governo dell'Ulivo i bilanci militari saranno in aumento e la guerra resterà una prospettiva". Dopo sei mesi (anche se l'Ulivo non è andato al governo) questa eventualità si è puntualmente verificata: coerenza politica! Piuttosto, cè da chiedersi che senso abbia ancora (mi riferisco a fatti avvenuti nel recente passato, affichè non abbiano a ripetersi) la logica del "turiamoci il naso" e votiamo il meno peggio. Nei giorni precedenti le ultime elezioni molti appelli ci invitavano a votare comunque l'Ulivo, perchè l'importante era sconfiggere Berlusconi. La vittoria del Polo sarebbe stata una tragedia. Vero. Ma su una questione fondamentale come il rispetto dell'art. 11 della Costituzione (anzi, per noi nonviolenti la questione fondante: l'opposizione integrale alla guerra) Polo e Ulivo si sono comportati allo stesso identico modo, calpestandolo! Norberto Bobbio concludeva così il suo appello a non votare Berlusconi: "Una vittoria della Casa delle libertà minerebbe le basi stesse della democrazia". La Carta Costituzionale della Repubblica Italiana è stata vìolata congiuntamente da centro destra e centro sinistra; ai miei occhi non c'è differenza. Oltre il danno, la beffa. Molti dei deputati ulivisti che hanno votato SI' alla guerra, sono stati eletti con i voti di pacifisti che si sono "turati il naso". Forse è il caso di rivedere la strategia. Mi resta solo la magra consolazione che il mio "inutile" voto è stato ben sprecato... (Mao Valpiana - Verona)
SETTE MILIONI E MEZZO DI AFGHANI SENZA CIBO
"La Fao non e' il Consiglio di sicurezza, non puo' chiedere la
fine dei bombardamenti. Ma e' suo compito attirare l'attenzione sulla tragedia
in corso": cosi' giorni fa, durante un incontro con le Ong (le Organizzazioni
Non Governative di cooperazione internazionale), Henri Carsalade, vicedirettore
generale della Fao (Organizzazione Onu per l'alimentazione e l'agricoltura)
preannunciava un nuovo rapporto speciale sull'Afghanistan. Pubblicato due giorni
fa, e' catastrofico e chiaro. La Fao non e' nuova in questo ruolo "asettico" ma
preciso: sono noti i suoi rapporti annuali sull'Iraq, in cui sottolinea la crisi
alimentare provocata da un embargo della stessa Onu.
Le stime della Fao non
tentano il calcolo di quanti siano gia' morti per fame nel paese a causa della
guerra in corso (impossibile dirlo, vista la dispersione della popolazione in
fuga e le difficolta' nelle comunicazioni), ma contano in almeno 7,5 milioni di
afghani (sei nel paese, 1,5 rifugiati) le persone che non sono in grado di
procurarsi il cibo quotidiano. Oltretutto, "con l'avvicinarsi dell'inverno,
l'approvvigionamento degli aiuti e' destinato a peggiorare: molte persone
potranno morire di fame e malattie collegate alla denutrizione", e in un periodo
in cui anche le disponibilita alimentari dei paesi confinanti sono minime per
una lunga siccita' (Pakistan e Iran, che ospitano 3,5 milioni di profughi,
Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan sono oggetto di aiuto alimentare). Come le
bombe portino anche direttamente morte per fame in una situazione che era gia'
piu' che critica, lo spiega il Rapporto: "Le operazioni militari iniziate il 7
ottobre hanno provocato massicci spostamenti di popolazione aggravando la gia'
precaria situazione umanitaria, ma gli aiuti, per le difficolta' di trasporto e
distribuzione, arrivano in quantita' inferiori" (rispetto all'obiettivo del
Programma alimentare di 52.000 tonnellate al mese); particolarmente a rischio
sono zone inaccessibili come gli altipiani centrali e comunita' isolate da
precedenti distruzioni belliche. Peraltro - il Rapporto non lo dice - il
personale interamente afghano delle organizzazioni umanitarie, rimasto dopo
l'evacuazione del personale straniero, sta svolgendo da solo un eccellente ed
eroico lavoro distribuendo sotto le bombe il poco che arriva: nutrendo e
curando. Una lezione per il futuro della cooperazione? Il presente tragico non
oscura del tutto i timori per il futuro. Assumendo che il piano di consegna
dell'aiuto umanitario sia rispettato - improbabile se continua la guerra - il
deficit totale per il 2001/2002 (fino a giugno-luglio, al prossimo raccolto)
sara' pari a 1,5 o 1,7 milioni di tonnellate di cereali, poiche' a causa dei tre
anni di siccita' il raccolto di grano nel 2001 e' stato di appena 2 milioni di
tonnellate, la meta' rispetto al 1998. E' poi cruciale che gli agricoltori
afghani riescano a seminare il grano, la derrata piu' importante per la dieta
del paese, composta all'80% di cereali. Ma "in varie zone importanti dal punto
di vista agricolo, la stagione della semina sta finendo proprio ora; con la
popolazione in movimento, la mancanza di input e gli ostacoli all'attivita'
agricola provocati dalle operazioni militari, il prossimo anno la situazione
potrebbe essere ancora piu' grave". Proiettandosi in chissa' quale futuro, il
Rapporto Fao avverte poi che "dopo la risoluzione del conflitto, occorrera' un
massiccio programma di riabilitazione del settore agricolo: ricostruire il
sistema irriguo, fornire input agli agricoltori, riabilitare il settore
forestale" (distrutto dalle esportazioni selvagge per finanziare la guerra
"civile"), per una cifra pari ad almeno 200 milioni di dollari; per non parlare
dello sminamento, perche' milioni di ordigni rendono incoltivabili i suoli
(peraltro, prima di questa nuova guerra, oltre un milione di afghani erano
tornati sulle loro terre ripulite). Oggi, mentre "l'inedia di massa e la
carestia assediano la popolazione afghana come mai nella storia del paese", gli
afghani possono solo ricordare un passato di agricoltura prospera e non certo
basata sull'oppio (un altro recente rapporto Fao, comunque, spiega che lo
sradicamento della coltura nel 2001 ha danneggiato all'incirca 480mila
braccianti, e le loro famiglie, in media di sei membri). Le statistiche agricole
dei decenni scorsi dicono di produzioni "mediterranee": frumento, orzo, olive,
uva, mandorle, patate, cipolle e altri ortaggi, pistacchi, sesamo, agrumi, mele,
pere, pesche e nettarine, fichi, angurie, meloni. Gli ulivi erano decine di
milioni nell'est del paese; abbandonati da chi fuggiva dalla guerra, tagliati.
Invece, nelle campagne afghane resistono e sono in uso antiche costruzioni
forate per l'essiccazione solare dell'uva. Nei vecchi rapporti della Fao si
legge che a Herat c'era una "foresta di pistacchi". (di Marinella Correggia,
giornalista impegnata per i diritti umani)
GREENPEACE: PER UNA NUOVA SICUREZZA GLOBALE
E' ora che il mondo abbandoni le armi per
raggiungere una nuova sicurezza globale. Queste armi, siano esse areoplani
carichi di passegeri trasformati in missili assassini o bombe a grappolo e
missili Cruise sganciati su civili inermi, non potranno mai porre fine ai
conflitti né ottenere una giustizia sociale ed economica necessaria per una vera
sicurezza globale. Qualsiasi forma di violenza crea dinamiche che
alimentano le divisioni nel mondo. Per 30 anni Greenpeace e' stata testimone
delle minacce che mettono a rischio il nostro ambiente e la pace. Abbiamo
condotto azioni dirette non violente per denunciare i crimini contro l'ambiente
e la pace. Abbiamo portato le nostre navi in prima linea per fermare i test
nucleari nel Pacifico e per prevenire lo scarico delle scorie di plutonio in
mare. Abbiamo salvato le balene da una caccia sconsiderata che le avrebbe
portate sull'orlo dell'estinizione e protetto le foreste secolari da
pratiche distruttive. Abbiamo denunciato che il pianeta e' esposto ad
un rischio per la continua irresponsabile combustione di
combustibili fossili e per l'avvelenamento dell'aria , dei fiumi e degli oceani
a causa dei composti tossici. Per 30 anni Greenpeace ha perseguito una visione
del mondo libero da queste minaccie, un mondo pacifico e sicuro. Oggi piu'
che mai questa prospettiva e' necessaria per allontanare il mondo dal terrore e
dalla guerra. Dobbiamo agire per costruire un livello di sicurezza che
garantisca a tutti nel mondo liberta' dalla fame, dalla poverta' e dalle
malattie, che garantisca a tutti accesso ad acqua ed aria pulite, cibo
incontaminato e non manipolato geneticamente e la liberta' di vivere senza il
terrore della guerra.
Per ottenere un mondo piu' sicuro e' necessario
abbandonare tecnologie pericolose come l'energia nucleare e la produzione di
materiali tossici, smantellare tutte le armi biologiche, chimiche e nucleari. La
dipendenza dai combustibili fossili alimenta i cambiamenti climatici e
perpetua i conflitti sulle risorse. Alla conferenza del WTO di Doha e' possibile
lavorare per raggiungere questo obiettivo garantendo che anche il
commercio sia sicuro. Vogliamo uno sviluppo sostenibile che integri le
preoccupazioni ambientali e sociali e che sia trasparente, equo e di ampia
partecipazione. Ma non vogliamo che questi principi vengano applicati solo a
Doha. Altrove nel mondo stiamo lavorando per un ambiente sicuro che potra'
derivare solo dal raggiungimento di una reale sicurezza. Siamo rimasti sgomenti
per l'attacco terroristico agli Stati Uniti , non puo' esistere alcuna
giustificazione per quanto accaduto. L'unica risposta possibile a questo tipo di
attacchi e' quella di perseguire la giustizia attraverso azioni non violente. Il
conflitto in corso in Afghanistan e' insensato e richiediamo che cessi al
piu' presto. Noi peroriamo una nuova forma di pace che offra sufficiente
sicurezza ed impedisca al terrorismo di nascere e attecchire; una
pace che possa contribuire a creare un mondo in cui l'interdipendenza sia
portatrice di mutui benefici piuttosto che di inquietanti
apprensioni. Noi siamo alla ricerca di una nuova strada. Di una nuova
sicurezza.
CONSIGLIERI COMUNALI DI MILANO CONTRO LA GUERRA
Esprimiamo il nostro più profondo dissenso per la scelta fatta dal Parlamento italiano di inviare uomini e mezzi nella guerra in Afghanistan. Lo facciamo in nome del realismo perchè sono proprio i fatti che dimostrano la più totale inidoneità di queta guerra a combattere il terrorismo islamico. Dopo un mese di bombardamenti, il collasso del regime di Kabul, premessa per la cattura di Bin Laden, non c’è stato. La rivolta del Sud contro i Taliban non si è materializzata. L’Alleanza del Nord si è rivelata troppo debole per dare la spallata decisiva. Mai le previsioni delle intelligence occidentali sono state così pessimistiche: aumenta l’odio di masse sterminate di poveri nei confronti dei ricchi occidentali, cresce il numero dei fondamentalisti, si preparerebbero altri piani di morte addirittura con l’utilizzo di armi nucleari. L'impulso al raffreddamento della situazione in Palestina non c'è stato e il conflitto continua incandescente, con alta probabilità di un coinvolgimento dell’intera regione medio-orientale. La guerra - per la sua tendenza ad autoalimentarsi, per le risorse econooniche che mobilita, per all'atteggiamento culturale che sottintende - non è in grado di fronteggiare la complessità e la vastità del male. La guerra non risolve. E’ servita in Iraq? Saddam è tuttora regnante. E’ servita in Kossovo? Gli ex "amici" dell’Uck imperversano e stanno propagando il conflitto in Macedonia. La guerra è assurda perchè colpisce sempre i soliti: milioni e milioni di innocenti, che andranno ad aggiungersi alle migliaia morti sulle delle Twin Towers. La guerra, questa sì, serve a coprire il vuoto morale e politico dell’attuale classe politica italiana. Con la guerra pensano che l’Italia possa legittimarsi agli occhi del mondo come una grande nazione. Se sventoli la bandiera e spari, sei di serie A. E’ questo un ragionamento che riteniamo ripugnante. Noi vogliamo continuare ad essere realisti. Il realismo chiede di fare quello che finora non si è voluto fare: Onu con funzioni di governo mondiale, capacità di intelligence per arrivare a colpire i veri colpevoli, lotta all'economia illegale e ai paradisi fiscali, creazione immediata dello Stato palestinese, superamento delle politiche economiche liberiste. Il realismo, soprattutto, non fa perdere la speranza. In quest’Italia sbandata, ci sono ancora molti uomini e donne di pace coraggiosi, che intendono stare su un piano diverso da quello di Bin Laden e dei suoi fanatici assasini - su un piano superiore (qui l’aggettivo va a pennello)-, che si impegnano testardi per un un mondo diverso, senza che tante altre vite umane vengano inutilmente spezzate. Noi vogliamo stare con loro. Firmatari: Giovanni Colombo (indipendente Ds), Marco Cormio (indipendente Ds), Basilio Rizzo (Miracolo a Milano), Milly Bossi Moratti (Verdi), Maurizio Baruffi (Verdi), Gianni Occhi (Rifondazione Comunista), Daniele Farina (Rifondazione Comunista), Davide Atomo Tinelli (Rifondazione Comunista), Andrea Fanzago (Margherita), Giuliana Carlino (Italia dei Valori), Adriano Ciccioni (Italia dei Valori), Letizia Gilardelli (Italia dei Valori). (fonte: Giovanni Colombo)
APPELLO DI PAX CHRISTI INTERNAZIONALE
Il Consiglio internazionale di Pax Christi che si è riunito a Magonza (Germania) dall’1 al 4 novembre 2001 al termine dei suoi lavori ha approvato il testo di una lettera indirizzata singolarmente ai Presidenti George W. Bush e Tony Blair.
Signor Presidente, Pax Christi Internazional invita pressantemente Lei e il Suo governo a fermare immediatamente il bombardamento dell’Afghanistan. Ciò permetterà all’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e alle altre agenzie internazionali di assicurare che gli aiuti necessari possano essere forniti al popolo afgano prima dell’inizio dell’inverno che sopraggiungerà tra poche settimane. Lei, insieme ad i suoi alleati, è impegnato in bombardamenti aerei e in attacchi terrestri contro l’Afghanistan. Ciò include l’uso delle bombe a grappolo, che hanno la caratteristica di colpire in maniera indiscriminata, lo stesso principio fondamentale per cui sono state messe al bando le mine antiuomo. Queste azioni militari hanno peggiorato una preesistente e disastrosa situazione umanitaria e hanno spinto verso gli estremismi le comunità religiose in ogni parte del mondo. Inoltre in questo momento milioni di afgani stanno lottando per sopravvivere in condizioni metereologiche che vanno peggiorando. Pax Christi International conta al suo interno la presenza di persone che hanno vissuto sulla propria pelle la realtà e la paura della violenza del terrorismo e della guerra. E sono proprio queste esperienze che ci convincono che la guerra crea soltanto maggiore violenza e sofferenza e che questa guerra non fermerà le attività terroristiche che possono essere generate in contesti di disperazione e di esclusione. Pax Christi Internazionale è nata dal fuoco della II Guerra Mondiale, quando alcuni francesi e tedeschi cominciarono a trovare una via alternativa per la pace. Oggi Pax Christi attinge la sua forza da membri di 53 Nazioni che lavorano per prevenire, superare e porre fine ai conflitti violenti. Noi comprendiamo pienamente la paura scatenata dai recenti atti e dalle continue minacce terroristiche, che abbiamo fortemente condannato. Noi crediamo che i crimini contro l’umanità commessi dai terroristi debbano essere giudicati secondo le leggi del Diritto Internazionale. Perciò richiediamo l’istituzione, attraverso le Nazioni Unite, di un tribunale speciale per assicurare il compimento della giustizia. La sollecitiamo a lavorare con la Comunità Internazionale per sviluppare mezzi più efficaci per opporsi al terrorismo. L’aspetto militare della Sua risposta al terrorismo non garantirà la sicurezza che voi cercate ma indebolirà ulteriormente molti popoli e nazioni del nostro mondo. Come movimento cattolico internazionale per la pace Pax Christi continuerà ad impegnarsi senza sosta per mobilitare le Comunità di tutto il mondo a costruire la pace, perseguire la giustizia, sostenere i diritti umani, promuovere il dialogo interreligioso e rispettare le differenze. Questi sono i fondamenti di una pace autentica e duratura e della sicurezza nel mondo. Signor Presidente, come leader cristiano, La esortiamo a fare lo stesso. Noi preghiamo per ogni vittima del terrore e della violenza in tutto il mondo. Noi preghiamo per Lei, affinché venga incontro alle sfide da noi proposte. (+ Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme, Presidente di Pax Christi Internazionale)
L’ITALIA IN GUERRA: UNA SCELTA TRAGICAMENTE SBAGLIATA
Il no alla guerra che abbiamo espresso con forza un mese fa all’inizio dei bombardamenti sull’Afghanistan, diventa ancora più forte oggi che l’Italia decide di parteciparvi direttamente. E’ una via tragicamente sbagliata. Così non si combatte il terrorismo. La via politica ed economica alla lotta al terrorismo è stata scartata per quella militare che colpisce tutti, soprattutto gli innocenti: una scelta militare che è strumento di potenza, non di giustizia. Questa non è una operazione di polizia internazionale. L’Occidente sta dando all’umanità l’ennesima dimostrazione di potenza, non una lezione di giustizia. Una dimostrazione di potenza e di controllo del forziere petrolifero mondiale. In questo mese di guerra sono cresciuti in tutto il mondo, anche tra i favorevoli della prima ora, i dubbi sui risultati antiterroristici dei bombardamenti e le preoccupazioni per l’allargarsi di un conflitto che può assumere proporzioni drammatiche. Le persone innocenti uccise dai bombardamenti crescono di giorno in giorno (quanti “errori” tollereremo? quanti innocenti devono ancora morire per fermarsi?), la catastrofe umanitaria sta assumendo proporzioni impressionanti, il solco tra i popoli ricchi e tra quelli poveri si allarga spaventosamente e si riempie sempre più di esasperazione e di odio su cui nuovi fondamentalismi crescono, nuovi terroristi nascono. Intanto i colpevoli della strage di New York sono in libertà. Sette milioni e mezzo di afgani vivono in condizioni di assoluto bisogno. Perché l’Italia invece di mandare il suo esercito, non ha mandato un armata di soccorso ai milioni di disperati afgani, ieri vittime dell’occupazione sovietica, vittime della guerriglia antisovietica, e oggi vittime dei talebani e vittime dei nostri bombardamenti? (Vincenzo Passerini - Presidente del Forum Trentino per la Pace)
ERA SOLO UN SOGNO
Ho avuto un sogno. Si, Raymundo de Oliveira, così come Martin Luter King...ha avuto un sogno. Nel mio sogno, il Presidente Bush, a fronte della gravità della crisi, convoca una conferenza stampa davanti a tutte le televisioni del mondo, dove annunzia la decisione americana, come risposta alla barbara azione terrorista dell’11 settembre. Il Presidente comincia a parlare: “ Cittadini americani, cittadini del mondo. Stiamo vivendo un momento di gravità unica. Il nostro Paese è stato attaccato brutalmente. Ci sono migliaia di morti e centinaia di feriti. La nostra patria, esterrefatta dall’accaduto, aspetta una risposta. Credetemi, ci ho pensato molto. Come possiamo rispondere alla brutalità dell’atto, dove quasi 20 giovani arabi si tolgono la vita, causando la morte di più di 6000 persone e la distruzione di beni dal valore incommensurabile? Come possiamo comprendere quello che è successo? Da dove viene la radice di tanto odio? E’ con una difficoltà enorme, che annunzio al mondo le mie conclusioni. Se tanto odio si è accumulato nei confronti del nostro Paese, ci deve essere un motivo! In seguito alle telecomunicazioni, il mondo è diventato veramente molto piccolo. L’accaduto è stato accessibile a tutti in un battere di ciglia. Gli avanzi tecnologici stanno garantendo all’essere umano una capacità di realizzazione impensabile fino ad alcuni anni fa. Ma, tutte queste scoperte, non sono servite per distruggere la miseria, la fame, le malattie. Noi andiamo sulla luna, e aumenta la popolazione senza una casa dove vivere. Produciamo computer sempre più veloci e nel frattempo, cresce il numero di analfabeti nel mondo. Sviluppiamo l’ingegneria genetica, e milioni di persone muoiono per mancanza di strutture sanitrie, per malattie gastriche e per fame. La tecnologia fa crescere la produttività, e concentra sempre più il reddito generando disoccupazione e indebolendo le organizzazioni dei lavoratori. In questo mondo in crisi, noi rappresentiamo un'insultante opulenza, vivendo nella società dello sperpero: ogni americano produce 2 kg di rifiuti al giorno; abbiamo 100 milioni di automobili con aria condizionata che consumano benzina e inquinano l’atmosfera; la nostra popolazione corrisponde al 4,5 % della popolazione mondiale, e consumiamo il 25% del petrolio prodotto in tutto il mondo; non firmando il trattato di Kyoto, per proteggere le nostre industrie inquinanti, minacciamo la sopravvivenza dell’essere umano come specie; ogni americano consuma 600 litri di acqua al giorno, mentre un europeo consuma 200 litri e l’abitante del Madagascar solo 5 litri; siamo causa diretta di un quarto dell’effetto serra, che minaccia la vita dell’intero pianeta; il consumo energetico di ogni americano corrisponde a quello di 3 svizzeri, 4 italiani, 160 tanzaniani, o 1100 ruandesi; nonostante la nostra competenza tecnologica, non abbiamo avuto rispetto per il pianeta; ogni unità del nostro PIL consumato, in termini energetici, è il doppio di quello consumato dalla Francia o dall’Italia. Non solo. Siamo stati noi a creare Saddam Hussein, ad armare e ad allenare i Talebani. Abbiamo grosse responsabilità nella creazione di dittature sanguinarie come quella di Pinochet, Trujilo, Garrastazu Médici, Somoza, Mobutu . Più di 500.000 bambini muoiono in Iraq per l’embargo da noi proposto, per non parlare di Cuba, il cui embargo dura già da ben 40 anni. E’ questa nostra politica, insieme a quella dei nostri alleati che ha fatto crescere l’odio tra ebrei e palestinesi. D’altra parte, abbiamo bisogno di capire che è un pericolo per l’umanità, il credo, che chi andrà in Paradiso, sarà solo chi eliminerà quell’essere umano che non crede nel suo Dio. Questo credo, non sarà superato con la guerra o con la violenza, ma con la costruzione di un mondo solidale, umano e fraterno. E’ stata proprio la crisi degli ultimi giorni che mi ha fatto aprire gli occhi. Concittadini, il terrorismo non è accettabile! Nè il terrore individuale, nè il terrore di Stato che abbiamo praticato sistematicamente. E’ ora di cambiare! Sto cercando di convocare per domani, tutti i dirigenti delle grandi nazioni, responsabili come noi,della successione degli errori commessi, per una riunione, dove discuteremo dei dettagli, e penseremo alle misure capaci di cambiare la situazione di ingiustizia di questo mondo. Chiederò alle nazioni più ricche di azzerare i debiti del terzo mondo, perchè ho capito che dobbiamo, storicamente, molto più noi a loro, che loro a noi. Non è giusto continuare a trascinare risorse dei paesi poveri, per i paesi ricchi, com’è risultato da questi debiti scandalosi. C’è bisogno di rafforzare il ruolo dell’ONU, delle Nazioni Unite, nella lotta alla fame, alla miseria, alle ingiustizie, includendo tutte le forme di razzismo o di persecuzioni per credo o religioni. Nessuno potrà essere perseguito per la sua razza, e allo stesso modo, nessun paese accetterà nessuna razza o religione, come superiore rispetto alle altre. La questione religiosa, dovrà essere considerata come un argomento intimo, personale, assolutamente fuori dalla gestione statale. Tutti gli stati dovranno essere laici. E’ necessario che tutte le armi di distruzione siano distrutte e la loro produzione sia impedita. Le industrie saranno convocate per rivalutare l’uso delle risorse, in modo che tutti i prodotti dovranno essere durevoli, superando la pratica dei prodotti da scartare, o dell’obsolescenza forzata. E’ fondamentale che la natura sia rispettata e le sue risorse utilizzate in maniera sostenibile. Propongo che le Borse Valori rimangano chiuse per alcuni giorni, evitando così una corsa al vendere o comprare per le incertezze dei cambiamenti, mentre si decidono le mete del nostro intero pianeta. Al posto della guerra,americani, gli Stati Uniti devono chiedere scusa per gli errori commessi. Propongo l’utilizzazione delle nostre ricchezze e della nosra tecnologia per costruire un mondo più fraterno, umano, dove gli uomini siano tutti fratelli e si sentano responsabili delle condizioni di vita di tutti.” Il mondo ascoltava attento. Da ogni parte del mondo rimbombavano gli applausi. Tutti erano sorpresi ma allo stesso tempo ottimisti, per la prima volta in molti anni. Ma gli applausi mi svegliarono. (Raymondo de Oliveira Rio, 18 settembre 2001, Rio de Janeiro)
«IN CERCHIO CON MADRE TERRA - Capanna di
Purificazione (Inipi), Condivisione». E’ l’iniziativa che si terrà il 24-25 NOVEMBRE A Collevecchio di Rieti,
presso il “Convento S. Andrea” . Ci
sarà un incontro esperienziale da sabato 24 novembre 2001 alle ore 10.00 a domenica 25 novembre 2001 alle ore
12.00 (escluso il pranzo) L’esperienza che v’invitiamo a condividere con noi, è
diretta a riconnetterci con le leggi della Natura, della Terra, del Cielo, dei
Quattro Elementi e dei Sacri Luoghi che vivono intorno e dentro ognuno di noi.
Celebreremo insieme secondo le Tradizioni dei Lakota Sioux alcune Sacre
Cerimonie appartenenti alla Tradizione, tra cui la Capanna di Purificazione
(Inipi). Mitakuye
Oyasin.
La
capanna del sudore (cerimonia
di purificazione secondo la tradizione Lakota-Sioux del clan
Oglala)
Nella cosmologia e visione spirituale dei Lakota-Sioux, la capanna del sudore è una delle sette cerimonie sacre ed è chiamata: Inipi. Questa pratica spirituale esiste sostanzialmente dovunque tra i popoli Nativi del nord America anche se, a secondo dei luoghi e delle tradizioni, può cambiare nel nome o in alcuni aspetti della struttura o del cerimoniale. I governi federali oppressori proibirono per molti anni ai Nativi, di utilizzare questa ed altre cerimonie. Gli anziani, uomini e donne, custodirono la conoscenza tenendola viva nei loro racconti ai più giovani. Da trent’anni circa, agli “indiani” è stato restituito il diritto alle loro cerimonie. L’Inipi è stata così conosciuta anche da coloro che non poterono viverla al tempo dell’oppressione. Anziani capi spirituali condivisero le loro cerimonie con altri popoli nativi, favorendo così il recupero delle antiche tradizioni. La saggezza degli anziani leader ha permesso che l’Inipi oltrepassasse i confini delle loro terre. Condividendo questa cerimonia anche con i “bianchi” ed insegnandola a chi secondo loro, può usarla nel rispetto degli altri e della tradizione lakota, hanno tenuto vive conoscenze antiche che possono aiutare ogni essere umano. La capanna del sudore è costruita a forma di cupola, secondo un antico schema, con rami di salice. Un tempo veniva coperta con pelli di animali, mentre oggi si usano pesanti coperte. Al centro della capanna viene creata una buca dove vengono messe le pietre roventi estratte dal fuoco. La persona di “medicina”, che conduce l’Inipi, versa acqua sulle pietre, provocando un intenso vapore che porta i partecipanti a sudare. Sudare è assolutamente necessario per il corpo umano. Attraverso il sudore, la pelle elimina tossine ed impurità di ogni tipo. Una certa quantità di agenti virali non sopravvive a temperature poco maggiori di 37°C. Quando si suda, quindi, si brucia ciò che non serve e che è dannoso. L’Inipi permette soprattutto di accedere al proprio mondo interiore con abbandono e semplicità. I canti sacri, il profumo delle erbe, il suono del tamburo nell’Inipi, favoriscono quello spazio di raccoglimento personale per poter purificare il corpo e la mente, in un clima di condivisione e riconciliazione con ogni cosa. Sempre più persone, oggi, entrano nella capanna del sudore per lasciar andare le zavorre del mondo quotidiano e concedersi di avviare nuovi processi di auto-guarigione per riconnettersi con i ritmi della natura e riscoprire la propria bellezza con semplicità.
CHI
E’ Mariano Romano - Lupo
Grigio
(Sung manitu kota kilowampi)
Ricercatore nell’ambito delle risorse umane, Mariano Romano da oltre vent’anni percorre un cammino di conoscenza e crescita interiore. Durante questi anni ha lavorato con uomini e donne di diverse tradizioni shamaniche. Dai Q’ero delle Ande peruviane (comunità di mistici diretti discendenti degli Incas) ha ricevuto l’alto grado sacerdotale inca di “Altomisayoq” ed è riconosciuto nell’Associazione Mistica Andina. La sua esperienza e conoscenza, però, è particolarmente legata alla tradizione dei Lakota (Sioux) del clan Oglala. Da loro ha ricevuto il nome lakota e l’adozione. E’ portatore della “canupa” (la Sacra Pipa) ed è “Danzatore del Sole”. Si reca ogni anno nella riserva lakota per partecipare alla “Danza del Sole” (wiyang wacin) ed altre cerimonie tradizionali. Conduce inipi, camminate sui carboni e altri seminari per sostenere le persone nel proprio percorso di crescita e condividere gli insegnamenti ricevuti che definisce “spiritualità concreta”. Attraverso le proprie esperienze, Mariano Romano, ha tracciato un percorso che permette di sperimentare gli insegnamenti shamanici anche a uomini e donne occidentali. E’ co-fondatore dell’organizzazione “Cangleshka Oyate” (Cerchio Sacro delle Nazioni) che realizza ogni anno in Italia, incontri e cerimonie con anziani leader lakota e si occupa di trasmettere queste conoscenze attraverso l’esperienza diretta. La capanna del sudore non sostituisce diagnosi né terapie mediche o psicologiche. Per informazioni e prenotazioni: perrone.nicola@libero.it Nicola Perrone – 06.723.04.88 – - 333.346.19.74, Cristina Loreti – 06.72.30.488 – - 347.7684552 , Mariano Romano – 011.650.36.74 – - 347.755.05.96
I DIRITTI MINACCIATI
PAX CHRISTI, CENTRO STUDI ECONOMICO-SOCIALI per la PACE, FONDAZIONE «E. BALDUCCI» organizzano un SEMINARIO di STUDI sul tema «I DIRITTI MINACCIATI» il 30 novembre e 1 – 2 dicembre 2001. Inviare le iscrizioni a: Casa per la Pace, Via Quintole per le Rose, 131/133, 50029 Tavernuzze (FI), tel. / fax. 055 2374505. SCHEMA DEL SEMINARIO: Il Seminario è rivolto all’approfondimento della situazione attuale dell’Italia e del mondo. La gravità delle relazioni tra i popoli e della condizione di molti tra di essi, determinata dalla globalizzazione e dagli squilibri da essa generati, è stata già oggetto dei seminari organizzati dai nostri due centri di studio l’anno passato. Su questo sfondo sono intervenute tutte le incertezze, i pericoli e le tragiche conseguenze provocate dai brutali atti di terrorismo degli scorsi mesi, ai quali ha corrisposto una violenta risposta degli Stati uniti e di altri paesi che sta aggravando ulteriormente la condizione dell’intero pianeta. Nel nostro Paese, direttamente coinvolto in questo scenario, l’atmosfera politica e alcuni particolari episodi quali i gravi fatti svoltisi attorno al G 8 di Genova, hanno acuito lo stato di disagio e di crisi, determinando pericoli di vario genere per i diritti democratici di libertà e sociali, che generano in tutti preoccupazioni e problemi per il nostro futuro. Le relazioni, concentrando l’attenzione sia sul quadro mondiale che sugli aspetti più delicati di quello interno, contribuiranno, con il fattivo apporto nella discussione di tutti i partecipanti, a chiarire la situazione presente, a porre interrogativi su quella futura e a prospettare alcuni dei comportamenti necessari da parte di tutti per far fronte ai problemi. PROGRAMMA: Venerdí 30 novembre: ore 21.00 Alla Badia Fiesolana: "La non violenza è un’utopia?" Mons. Luigi Bettazzi; Sabato 1° dicembre: ore 9.30 Saluto di Mons. Bettazzi ; ore 10.00 "I diritti minacciati tra situazione interna e internazionale" Prof. U. Allegretti – Univ. Firenze; ore 11.00 "I diritti del lavoro" Prof. G. Ghezzi – Univ. Bologna; ore 12.00 Discussione; ore 15.00 "I diritti dei migranti" Prof. C. Corsi – Univ. Firenze ; Ore 16.30 Le minacce al diritto alla salute Prof. C. Peelicanò – Pres. Fond. Balducci – Firenze.; Domenica 2 dicembre: ore 9.30 "Diritto alla cultura ed alla educazione" Prof. G. Codrignani – Bologna; ore 10.30 Discussione; ore 11.30 Conclusioni Prof. U. Allegretti. NOTE TECNICHE: Le iscrizioni vanno inviate con cortese sollecitudine . Quota iscrizione: L. 30.000 da versare sul c/c pt n. 16709503 intestato a Pax Christi - Casa della Pace - 50029 Tavernuzze FI. Quota di soggiorno: L. 80.000 (L. 100.000 per chi arriva giá venerdí sera). Per raggiungere la Casa: dalla Stazione di S. Maria Novella, autobus n. 37; scendere a Bottai e telefonare (0552374505) per essere recuperati . Per chi arriva in auto: uscita autostrada Firenze-Certosa: svoltare a sinistra in direzione Firenze, a 50 mt. sulla destra direzione Via Quintole per le Rose, poi proseguire seguendo la direzione Buruffi. La Casa si trova dopo circa 1500 mt. sulla destra.
23-25 NOVEMBRE: SENTIERI NONVIOLENTI PER I GIOVANI
INCONTRO NAZIONALE PAX CHRISTI GIOVANI il 23-24-25 Novembre 2001 a FIRENZE presso la Casa per la Pace: "SENTIERI NONVIOLENTI" - Itinerari di pace per giovani in cammino. Questi sono i giorni della guerra. Questi sono i giorni in cui sembra impossibile l'ascolto, il dialogo, la costruzione di una prospettiva comune tra i popoli. Il terrorismo da una parte e la "nostra" risposta militare dall'altra sembra che sottilmente affermino che l'unico metodo possibile per risolvere i conflitti sia "schiacciare" l'altro. E questa mentalità sta drammaticamente diffondendosi non solo nel rapporto tra i popoli ma anche sul piano delle relazioni tra le persone. Certo, tutti vogliamo la pace ! Ma , sia ben chiaro, il realismo impone di credere che l'uso della forza sia l'unico modo per ottenerla! ... ... In tutto questo, torna in mente un'affermazione di Ghandi : "Il mezzo è il fine in costruzione". E allora le domande nascono incalzanti: potremo mai costruire rapporti di pace con la violenza? Potremo mai costruire un mondo di pace attraverso la violenza? Noi NON lo crediamo! Anzi, citando un pensiero di Martin L. King quanto mai attuale, "oggi non è più questione di scegliere tra violenza e nonviolenza. Si tratta di scegliere: o nonviolenza o non esistenza". Alla luce di queste provocazioni abbiamo sentito il bisogno di convocarci e di incontrarci per riflettere insieme, come giovani di Pax Christi, sulla scelta della non-violenza. Crediamo che , OGGI PIU' CHE MAI, sia fondamentale scrutare e riscoprire le radici della non-violenza, su tutti i livelli: la non-violenza come metodo di azione sociale, politica del nostro movimento e, soprattutto, la non-violenza come stile di vita personale. Ma non basta parlarne: di fronte al cinismo del mondo in cui viviamo, occorre "fare esperienza" della ricchezza che si scopre nell'accogliere l'altro, nell'ascoltarlo, nel comprendere il tesoro che è la sua storia. Occorre scoprire che la scelta della non-violenza non è una debolezza, ma è la vera forza capace di smuovere le montagne. E per questo abbiamo sentito il bisogno di lasciare, durante questi giorni di incontro, tempi e spazi di scambio e di convivialità. Il futuro è nelle nostre mani; a noi la responsabilità e la gioia di scegliere come costruirlo! Vi aspettiamo numerosi... Da tutte le parti d'Italia !Programma: Venerdi 23 sera: Arrivo & accoglienza; Sabato 24: 9,00 – 9,15Momento di preghiera e silenzio per la pace tra i popoli; 9,30-10,45 "LA PROFEZIA DELLA NONVIOLENZA IN PAX CHRISTI: LA FIGURA DI DON TONINO BELLO" - Incontro con Tonio Dell'Olio -segretario di Pax Christi Italia; 10,45-11,00 Coffee Break; 11,00-12,45 Presentazione dei Punti Pace di Pax Christi Giovani. Racconti giovani per itinerari di pace: I campi estivi di Pax Christi; International youth routes; Youth hostel in London; Marcia della pace di fine anno; Pellegrinaggio in Salvador/Guatemala; Incontro di Pax Christi International a Mainz; Pax Christi nella Rete di Lilliput e nei Social Forum; La voce di Pax Christi: Mosaico, "I Care", Webpage. 13,00 Pranzo. 15,00-17,00 "NONVIOLENZA IN CAMMINO" i valori e i volti di riferimento, gli stili di vita, la nonviolenza attiva Incontro con Massimo Toschi, membro di Pax Christi e consigliere della Regione Toscana per i progetti di cooperazione internazionale. 17,00-17,30 Coffee Break; 17:30-19:30 Lavori di gruppo I VALORI DELLA NONVIOLENZA (Alla riscoperta di antiche speranze, contenuti, significati, per una nuova cultura di pace) GLI STILI DI VITA (Scelte giovani per un tempo nonviolento) ESSERE CITTADINI DEL MONDO (Impegno attivo per una società di giustizia e pace, la presenza in Lilliput, nei Social forum…); 20:00 Cena; 21:00 Grande Festa!!! Mega-Castagnata, Guccini e De Andrè davanti al camino, Teatro dell'oppresso, Trainig nonviolento. Domenica 25 9,00-11,00 Escursione a piedi nelle colline fiorentine; 11,00- 13,00 Super celebrazione Eucaristica; Lettura del documento finale dei giovani di Pax Christi Italia 13:00 Pranzo e bye bye!!! Per informazioni / iscrizioni: Paolo 349-6053229 paolo.fusar.poli@tin.it; Massimo 335-7023780 fere@corecom.it; Eliana swedelia99@hotmail.com
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO FARA' FONDERE LE NEVI DEL KILIMANGIARO ENTRO IL 2015
Il Kilimangiaro, uno dei pochi posti del pianeta dove troviamo neve e ghiacciai all'Equatore, potrebbe perdere le sue nevi perenni entro il 2015, a causa del cambiamento climatico. E' simbolico che proprio l'Africa (dove si svolge, a Marrakech, in questi giorni il summit sul clima) sara' tra le prime aree colpite dall'effetto serra. "Ricordiamo ai ministri dell'ambiente che stanno discutendo dell'applicazione del Protocollo di Kyoto, poco piu' di un'aspirina per la Terra, quali drammatici cambiamenti sono in atto- ha detto Domitilla Senni, direttore di Greenpeace Italia -Non si tratta solo dei ghiacciai. Il Marocco soffre di una grave siccita' da 3 anni sui due terzi del proprio territorio: non nevica quasi piu' sulle montagne dell'Atlante e corsi d'acqua e falde acquifere portano sempre meno acqua". L'Australia, il Canada, il Giappone e la Russia fanno di tutto per indebolire il Protocollo di Kyoto per proteggere interessi industriali. Se non combattiamo il cambiamento climatico, desertificazione, riduzione della produzione agricola e terribili malattie interesseranno i paesi in via di sviluppo. A febbraio 2001, Lonnie Thompson, geologo dell'Universita' dell' Ohio ha evidenziato, in una ricerca, come siano scomparsi un terzo dei ghiacciai e nevai del Kilimangiaro (Tanzania) negli ultimi 12 anni. Piu' dell' 80% dei ghiacciai si sono sciolti rispetto alla prima cartografia realizzata nel 1912. Thompson si basa su 20 anni di ricerche del "Ohio State Byrd Polar Research Center". L'estate scorsa il rapporto dell'IPCC (Gruppo di oltre 2500 scienziati creato dalle Nazioni Unite), nel suo terzo rapporto sul clima ha sottolineato che la tempeartura media registrabile sulla superficie terrestre potrebbe aumentare anche di 6 gradi nel corso del prossimo secolo. Gli ecosistemi, tuttavia, non potranno sopportare piu' di 2 gradi di aumento. (fonte: Greenpeace, Roma, 6 novembre 2001)
Com'è buffo Biffi che da del buffone a Dario Fo
I cristiani devono essere intolleranti? Sì, secondo il cardinale Giacomo Biffi, se per intolleranza si intende il rifiuto delle idee sbagliate: ad esempio, quelle portate avanti da certi "catechismi ideologici" che si sentono in televisione, oltretutto da chi non ne avrebbe assolutamente titolo: come "chi ha vinto il Premio Nobel soltanto perché è capace di fare il buffone, e sentenzia su tutto"; chiaro, e duro, riferimento a Dario Fo. Invece il credente non deve mai essere intollerante se questo significa rifiutare o condannare le persone, che vanno sempre rispettate. Biffi ha espresso queste idee sabato sera, ai ragazzi della diocesi dai 14 ai 16 anni che si erano riuniti nella cripta della Cattedrale per incontrarlo, all'inizio del cammino per giungere alla "Professione di fede", cioè ad una espressione pubblica e consapevole della propria fede cattolica. Il cardinale ha risposto ad alcune loro domande, fra cui c'era appunto quella sull'intolleranza, "della quale – si diceva –spesso i cristiani sono accusati". E ha poi fatto anche una distinzione sul termine "integralismo", altro difetto spesso attribuito ai cristiani. "Per integralismo – ha detto – si intende di solito il mescolare la politica e la religione", magari per giustificare atti orribili come il terrorismo: ma "in questo senso oggi fra i cristiani di integralisti non ce ne sono: lo sono invece coloro che mettono insieme due parole inconciliabili come "guerra" e "santa", o in nome del loro Dio uccidono". Non fra i cristiani quindi, semmai fra i musulmani. Invece se per integralista si intende "chi pensa di avere ragione" allora la questione è semplice, ha spiegato Biffi: bisogna vedere se ce l'ha o no; e la "misura" per saperlo sono le parole di Cristo, "il più grande integralista della storia", visto che non si è limitato a dire "io possiedo la verità", ma addirittura "io sono la verità". Poi Biffi ha spiegato ai ragazzi che occorre sì rispettare tutti i credenti nella varie religioni, ma "ciò non significa che tutte le religioni sono uguali: cristianesimo è credere in un fatto, la risurrezione di Gesù". E ha esercitato la sua graffiante ironia su varie "credulonerie" del mondo odierno, come gli oroscopi ("se ne leggete cinque, sono tutti diversi: e allora a quale si crede?"), la pubblicità; poi sul "mondo di maniaci sessuali", nel senso di una sessualità distorta, esibita in tutti i contesti ossessivamente, "nel quale vi trovate a vivere"; e infine appunto sulle "catechesi ideologiche", espresse nel contesto di dibattiti così squilibrati che "in essi quattro che esprimono le idee del "padrone del vapore" si contrappongono a uno solo, che così la figura dello scemo". (da «Il Resto del Carlino»)
Saggi e
profani insistono a dire che la televisione ferisce e corrode. Scatola magica che
rende imbecilli i bambini. Che
trasforma gli adolescenti in barbari.
Un meccanismo perverso che ammalia con i suoi molteplici disvalori. Penso invece che
la televisione attuale funga da effetto spostamento da ben altro dilemma. Come
se quella sequenza digitale fosse lei a creare i vuoti che poi difficilmente si
colmano. La
televisione, o meglio, le televisioni, non scopriamo l’acqua calda, contengono
messaggi sublimali ormai ben noti, input “estremi” per raccogliere guadagni…e
poco contano i limiti imposti dalle regole, o il bon-ton richiesto dal vivere
civile. Ma questo andazzo, non
autorizza a pensare che ciò induca una ipnosi collettiva. La
deriva che un po’ tutti affrontiamo in questo presente, è sul serio un
cataclisma che ferisce, soprattutto i più giovani, le persone più affaticate,
coloro che non sono in possesso di strumenti difensivi. In particolare coloro che ancora non
hanno capacità critiche. Di certo la televisione non è il nostro genitore,
neppure il nostro educatore, ancor meno il nostro compagno di viaggio. Per cui
affermare che: “la vita mi è passata davanti, e non me ne sono accorto”, perché
la televisione mi ha ipnotizzato, o peggio rapito, è davvero una mera
giustificazione. Il
problema è ben altro, e sta a monte. I
ragazzi, gli adolescenti sono raggruppati in una linea di partenza per
appropriarsi dei valori che sono centro e lato della nostra umanità. Nonché di
quegli ideali che diverranno propulsione per ogni azione; loro e nostra.
La
televisione è l’imputata? La corte che giudica saremmo noi? Coloro che non hanno
tempo neppure per fare l’amore? Per una carezza? Per una preghiera? Mi viene da
pensare che la liceità di una accusa così qualunquista al tubo catodico, sia
espressa per colmare e riempire vuoti e lacune, più volte sottolineati, ma
comodamente licenziati.
La verità, una delle tante e troppe verità, è che siamo noi ad aver creato tanti
bambini spot!!! Perché
non ammettere che quando cominciano i compromessi con le proprie responsabilità
di genitori, di educatori, di accompagnatori, si è destinati a una proiezione
virtuale, che indica nei ragazzi una imbecillità non loro, ma piuttosto
nostra. La
televisione non è il fine che compie il percorso della nostra vita, è solo un
mezzo per informarci e intrattenerci; per un tempo necessario, e non per
intero.
Dovremmo fare nostra la filosofia di S. Agostino, indipendentemente
dalla fede che ognuno professa. Filosofia del dialogo e della relazione
improntata a ribadire il valore della memoria, dell’intelletto, della volontà,
per aiutarci a comprendere i segni di un disagio che è sempre più relazionale.
Per non inciampare nella vulnerabilità delle giustificazioni, nelle incredulità
costruite, nelle inadeguatezze improvvise. È una filosofia
che potrebbe allontanare il pericolo incombente dell’inabitabilità dell’uomo con
se stesso e con gli altri, figuriamoci in una pseudo convivenza
mediatica. Il
mondo comunque sarà sempre più basato sulle comunicazioni, ma ciò non contempla
l’assunzione di un soggettivismo e relativismo che non accetta più alcuna
verità. La
famiglia, la scuola, la società sono sistemi divenuti complessi, e mettere
ordine forzatamente equivarrebbe a creare un surplus di disordine. Perché
dove c’è una complessità essa non sottende una complicanza, infatti la
differenza fondamentale sta nel
tempo. E di tempo non ce n’è mai a quanto pare. Questo è
uno dei motivi per cui ragionare avendo la visione completa della situazione è
pura utopia. Si preferisce
procedere a tentoni verso il punto
più vicino e poi all’altro sempre più vicino. E cosi via. Senza
però giungere alla meta prefissa...per tempo. Ho
l’impressione che non sia la televisione l’accusata, bensì le stagioni di parole
che passano e che non riescono più a disegnare quelle lezioni straordinarie per
non intendere, come ha detto qualcuno che: un semaforo rosso è solo il punto di vista del comune. Non è
una regola stradale. Allora
condannare alla reclusione a vita la televisione non è il vero obiettivo,
infatti questa suggestiva moralità non elimina le dinamiche sociali fondate
sull’ottimizzazione esasperata per conseguire benessere e guadagni. In
questo caos forse sarebbe bene non procedere per assoluti, per risposte
scontate, o peggio per sentito dire. Forse
affidarci a risposte più sfumate non significa andare incontro a conclusioni
errate, ma a un giudizio meno approssimativo.
Esistono geometrie che non conosciamo, incertezze, solo i comandamenti sono
certi, indiscutibili. In
conclusione siamo dentro fino al collo nell’era delle comunicazioni istantanee,
stiamo diventando tutti navigatori-esploratori del multimediale. Proprio
per questo sarebbe bene tendere a fare gli entronauti di noi stessi
quanto meno per ascoltare-guardare con orecchi e sguardi nuovi i tanti figli, al
palo, in attesa. Accompagnare costa sicuramente di più in termini
di tempo e denaro, ma consente di rispettare nei più giovani il diritto a essere
protagonisti attivi della propria crescita personale, e negli adulti di
appropriarsi finalmente di vista prospettica, quanto meno per tentare di evitare abbandoni
devastanti.(giugno 2001)
«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.
altrePAROLE
Con le bombe l'Occidente non dimostra,
ahime',
la superiorita' del suo mondo.
Se tale superiorita', fonte di
rispetto
e di sana imitazione esserci deve,
non sulla tecnologia, ne'
sulla potenza militare,
ne' sull'industria ne' l'economia,
non sulla
violenza o sulla strategia,
ma su valori etici profondi, sulla
giustizia,
sulla pace, sulla verita', ed anche, perche'
no?
sull'amore.
Con le bombe l'Occidente ha perduto,
per sempre
forse, l'occasione e la speranza
di rispondere ai desiderata ed ai
bisogni
di un mondo disperato
(di Davide Melodia)
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